Panottico Digitale
Panottico è una parola composta da pan che in greco significa “tutto” e optikon che significa “vedere”, panopticon o panottico indica dunque la capacità di “vedere tutto” con un unico sguardo.
Panottico ovvero l'architettura di un potere invisibile
Si tratta di una locuzione che viene da un'idea architettonica; lo spazio panottico serve a controllare in modo completo tutto ciò che è posto al suo interno, nascondendo invece la presenza della sorveglianza:
Il panottico è una macchina per dissociare la coppia
vedere-essere visti: nell'anello periferico si è totalmente
visti, senza mai vedere: nella torre centrale, si vede tutto,
senza mai essere visti1.
Definiamo le piattaforme di condivisione gratuita dei “panottici
digitali”. Per capire cosa stiamo descrivendo occorre
fare luce su quando e perché questa particolare architettura
sia stata creata, poi anche su quali elementi ha modificato
e ibridato per conservare e migliorare se stessa nel suo oggi
digitale. Il filosofo Michel Foucault, per dare corpo alle sue
tesi sulla società disciplinare, nel saggio Sorvegliare
e punire. Nascita della prigione analizza negli anni Settanta
l'architettura panottica che il giurista Jeremy Bentham aveva
ideato sul finire del XVIII secolo come “carcere ideale”.
Tale idea di reclusione dimostra che è possibile manipolare
il comportamento delle persone senza alcun intervento diretto,
ma solo sottoponendo gli individui a un regime di visibilità
costante. In un carcere panottico2
la presenza del sorvegliante diventa superflua perché
la trasparenza radicale3 dell'architettura garantisce
l'introiezione completa delle norme e assicura il funzionamento
automatico del potere.
Il panoptismo dunque è il luogo privilegiato della disciplina
perché l'individuo sottoposto a questo campo di visibilità:
prende a proprio conto le costrizioni del potere; le fa giocare
spontaneamente su se stesso; inscrive in se stesso il rapporto
di potere, diventa il principio del proprio assoggettamento4.
L'architettura e le norme che in essa sono inscritte sono massimamente
economiche: hanno l'obiettivo di fabbricare individui utili.
L'ordinamento panottico fornisce la formula per una generalizzazione
che dal carcere passa alle altre istituzione disciplinari: la
scuola, l'esercito, l'ospedale, la fabbrica5.
Il destino compirà il desiderio di dominio di Bentham:
il suo modello diventerà coestensivo all'intero corpo
sociale, mutandosi in uno “standard” che non abbisogna
più di luoghi fisici: La “disciplina”
non può identificarsi né con un'istituzione, né
con un apparato; essa è un tipo di potere, una modalità
per esercitarlo, comportante tutta una serie di strumenti, di
tecniche, di procedimenti, di livelli di applicazione, di bersagli:
essa è una fisica o una anatomia del potere, una tecnologia6.
Il “panottico digitale” nelle piattaforme di condivisione gratuita
Quale
tecnologia oggi rappresenta e implementa le caratteristiche
della disciplina panottica? Senza dubbio tutto il cosiddetto
web 2.0, quello dei servizi “gratuiti” si basa sul
controllo e la manipolazione degli utenti, ma in particolare
è l'idea di media sociale che definisce meglio i confini
di uno spazio chiuso di manipolazione massiva.
Si tratta di un luogo in cui entriamo senza costrizione, così
come è apparentemente senza costrizione ogni desiderio
di consumo. Eppure la disposizione è ancora simile a
quella di un panottico settecentesco: il potere centrale rimane
inverificabile e costantemente all'opera, gli spazi sono ridotti
al minimo e uguali per tutti, gli unici movimenti possibili
sono rigidamente stabiliti. Siamo in un quadrillage che
organizza uno spazio analitico cellulare, antica eredità
delle comunità monastiche. Infatti la piattaforma gratuita
lavora per impiegare il nostro tempo con le stesse tecniche
di cui per secoli furono maestri gli ordini religiosi: stabilire
scansioni, costringere a determinate operazioni, regolare il
ciclo delle ripetizioni7.
Le regole non scritte di un mondo trasparente e positivo
Il panottico digitale è dunque in continuità con il panoptismo disciplinare, ma sostituisce l'obbedienza con la performance. Si crea così un soggetto prestazionale agevolmente addestrato. Il conflitto, il dissenso, la carica trasformativa, che mantengono il loro antagonismo fuori dal network commerciale, vengono abilmente sfogati (dunque resi docili) allo stesso modo delle altre scariche emotive che attraversano senza sosta il corpo dello spazio. Non vi è più alcun dovere, ma un poter fare illimitato. La scomparsa della dialettica della negatività si accompagna ad un eccesso di positività che carica l'utente di una sempre maggiore ansia da prestazione.
Il filosofo coreano Byung-Chul Han ne ha discusso in maniera illuminante nel suo breve saggio La società della stanchezza. In questa saturazione di spazio eticamente liscio non esistono più “gli altri” (gli anormali, gli stranieri, i devianti, gli abietti) perché sono stati inglobati in macro categorie compatibili: amici, followers, persone della tua vita. Apparentemente non esiste più nemmeno un “fuori”, ma solo un grande interno interconnesso senza distinzioni di razza, classe, età, orientamento sessuale. Un unico grande frame, un quadro, una matrice per operazioni condivise la cui semplicità (al limite del deficit cognitivo) è perfetta per dare una sensazione di egualitarismo e presa di parola pubblica.
Il piacere come motore del panottico digitale
La grande differenza tra il panoptismo disciplinare e quello
digitale-prestazionale è, in una parola, il piacere.
Il piacere della comunità che si vuole operosa, sempre
in movimento, dove la singola individualità non è
costretta a una forma rigida, ma viene stimolata a esprimere
e mostrare la propria straordinaria diversità. Il panottico
digitale accoglie e attribuisce senso, anche in termini di valutazione,
a ogni gesto su di essa compiuto. La quantificazione numerica
crea piacere, il consumo di questo piacere reso in forma sociale
crea reddito psichico, un termine introdotto da Foucault
durante il corso del 1978- 1979 al Collège de France,
Nascita della biopolitica. Reddito in senso stretto,
perché questa misurazione e quantificazione (quantified
self8) ci fa sentire più ricchi in una prospettiva
di investimento sul nostro futuro. Indica che il nostro agire
(che è anche un'identità, che è anche un
prodotto) è stabile, o in salita, oppure sta calando.
Il tenere traccia delle piattaforme dunque non è puramente
descrittivo, ma diventa prescrittivo perché ci induce
a modificare le nostre abitudini in base a un optimum di crescita
illimitata.
Il panottico digitale sovrappone nel modo più efficace le caratteristiche dell'homo criminalis del carcere benthamiano con quelle dell'homo oeconomicus perché predispone uno spazio dove l'individuo viene lasciato fare (laissez-faire) in un regime di controllo assoluto.
Ippolita
info@ippolita.net
- Michel Foucault, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino 2014, p. 220.
- In Italia, sull'isola di Ventotene, esistono ancora, anche se fatiscenti, i resti di un carcere panottico. Tra i suoi reclusi più illustri ricordiamo Sandro Pertini e Gaetano Bresci.
- Si veda “A”
rivista, anno 47, n. 419, ottobre 2017.
- Michel Foucault, Sorvegliare e punire, cit., p. 221.
- La sistematizzazione in senso istituzionale di questi luoghi avviene lungo il XVIII secolo per rispondere a una congiuntura storica ben nota. Da una parte la grande spinta demografica, dall'altra la crescita dell'apparato produttivo. Tuttavia, il secolo in questione è anche il secolo del diritto, della razionalità, della rivoluzione francese: i Lumi dell'Illuminismo che hanno scoperto le libertà, hanno anche inventato le discipline, come dice Foucault, che chiama infatti il panoptismo “l'arte oscura della luce”.
- Michel Foucault, Sorvegliare e punire, cit., p. 235.
- Ivi, p. 163.194.
- Per una definizione di Quantified Self si veda “A”
rivista anno 48 n. 429 novembre 2018.
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