I beep-sensori
Beep... Be-beep... Beepbeepbeepbeepbeepbeepbeep!!!
L'allarme moltiplicava il suo richiamo, sempre più incalzante,
rapido, necessario. Il soggetto A era a pochi centimetri dall'Apif
(Area di protezione integrità fisica) del soggetto B
che stava arrivando dalla direzione opposta. Procedere oltre
avrebbe significato un contatto illegale passibile di multa
e perfino di arresto.
Beep...
Beep... Beep
L'allarme continuò, sebbene il suo richiamo stesse calando
in intensità. Il soggetto A, evidentemente, reagiva allo
stimolo, e adesso si stava allontanando dalla zona di potenziale
pericolo. Tecnicamente si chiamava “Invasione di corpo”.
Un reato che esisteva da quando la legge aveva garantito a tutti
il diritto a una zona d'intangibilità fisica che copriva
il raggio di un metro. L'intrusione in questa fascia di inviolabilità
configurava appunto un reato, a meno di chiedere e ottenere
il permesso di soggiorno temporaneo nell'area altrui. Il rispetto
delle nuove regole, pressoché unanime, aveva ridotto
al minimo le violazioni e la casistica giudiziaria. Tutto grazie
ai beep-sensori applicati in varie parti del corpo, dalla fronte
alle mani passando per il fondoschiena. Un'estensione tecnologica
obbligatoria da un paio d'anni, decisa per la sicurezza dei
cittadini. Proprio come accadeva da tempo per le automobili,
i sensori sorvegliavano la porzione di territorio più
vicina al soggetto, e lo avvertivano della presenza di ostacoli
sul suo cammino.
Pensate a una sorveglianza senza tregua e avrete l'immediata
rappresentazione di quella mattina. Simili a tante auto perse
negli ingorghi del traffico, le persone si muovevano in modo
caotico, come in un cieco labirinto, pronte a schivare qualunque
contatto. Sembravano slalomisti da marciapiede un po' impauriti
e frenetici, atomi in vorticosa solitudine che potevano camminare
a testa bassa sui display di connessione senza rischiare lo
scontro, perché un navigatore pedonale ne orientava i
passi attraverso piccole scariche elettriche e completava l'opera
dei sensori. Ogni bipede in movimento, che stesse percorrendo
il marciapiede o attraversando la strada, poteva dunque abbandonarsi
ai contatti invisibili delle reti, e non faceva eccezione il
soggetto A, cui abbiamo affidato l'incipit di questa storia.
Era un uomo di circa 40 anni, di discrete fattezze, non bello
ma dotato di una carica di fascino, se solo qualcuno lo avesse
notato. Altezza media, capelli scuri, occhi castani. Professione:
insegnante di scuola media. Il suo nome era Giovanni. Anche
lui procedeva a capo chino sul proprio display, l'andatura zigzagante,
l'occhio fisso su quella fonte di luce artificiale che rimandava
dati e messaggi come uno specchio digitale. Ecco però
che d'un tratto il beep-sensore frontale riprese a strillare
la sua cantilena.
Be-beep... Be-beep...
Un contatto ravvicinato.
Beeeep
Troppo.
Che cosa stava succedendo? Giovanni alzò lo sguardo dallo
schermo e vide una donna dalla bellezza sfacciata, giovane ma
dai tratti vissuti, una luce intensa di erotismo e mistero,
gli occhi complici, eppure ancora inconsapevoli.
BEEP!!! BEEP!!! BEEP!!!
Ora l'allarme stava strillando più forte, a caratteri
maiuscoli, ma non c'era verso di correggere l'andatura. Quella
donna era una calamita invincibile che nessuna logica di buon
senso avrebbe potuto neutralizzare. Lui si preparò all'inevitabile
e oltrepassò la linea. Una luce rossa si irradiò
dal sensore frontale e un nuovo allarme acustico certificò
la violazione.
INVASIONE DI CORPO
Si trovò di fronte a quella donna, e da vicino poté
coglierne i dettagli: mani affusolate, occhi profondi castani,
la linea della bocca che finiva su fossette accattivanti, il
profumo di lei...
I due erano ormai alla soglia di pericolo cinque, la più
alta, che definiva la possibilità di un abbraccio. Era
un incontro illegale, e proprio per questo ormai irreversibile.
Nessuna possibilità di scelta diversa dall'abbandono.
<Lei è bellissima> disse Giovanni alla donna con
il massimo del trasporto sentimentale.
Per tutta risposta, quella tirò fuori dalla borsa uno
spray al peperoncino e glielo spruzzò in faccia. Poi
gridò <Aiuto!>
Ciò che seguì, Giovanni riuscì solo a intuirlo:
il dolore accecante negli occhi, i passi in rapido avvicinamento,
le voci minacciose dei poliziotti che lo trascinavano via, tra
un calcio e uno spintone, lo slalom dell'auto a sirene spiegate
verso il commissariato...
Ora che la vista è tornata, Giovanni può solo
constatare le conseguenze della sua condotta: i muri grigi della
prigionia e i beep-sensori in riparazione. Meglio diffidare
dell'amore a prima vista.
<La prossima volta presenterò regolare domanda>
dice a se stesso.
Paolo Pasi
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