Il senso di colpa, la più terribile delle pene
Sono fortemente convinto che non esista alcuna persona irrecuperabile e che nessuno debba essere identificato solo con il male che ha fatto. Con un po' di aiuto, potrebbe emergere anche il bene che ha già in sé e che potrebbe esprimere. Inoltre, penso che non ci sia miglior “vendetta” per la società che educare le persone, perché solo se cambia interiormente il colpevole può rendersi conto del male che ha fatto e solo allora potrà emergere il senso di colpa e l'onesta consapevolezza del danno commesso. Il senso di colpa, infatti, è la più terribile delle pene, peggiore del carcere e dell'ergastolo.
Per fortuna (o per sfortuna) molti lo ignorano e preferiscono solo tenerci in carcere e buttare via le chiavi. Sì, è vero, forse qualcuno di questi potrebbe ritornare a fare del male, ma molti lo fanno anche se non sono mai stati in carcere e comunque alcuni di loro potrebbero rimediare parzialmente al male fatto facendo del bene. In ogni caso, il rischio zero non esiste per nessuna persona, perché siamo umani. In noi c'è il bene e il male e, a volte, spetta anche alla società rischiare, pur di trarre fuori il bene. Inoltre, credo che sia sbagliato cedere parte della nostra umanità per vivere in una società più sicura.
Oggi mi è capitato di leggere un articolo con l'ingannevole titolo “Ogni sei mesi un ergastolano torna libero grazie alla liberazione condizionale” L'autore inizia con questa premessa: “Negli ultimi dieci anni sono state 19 le persone condannate alla massima pena del nostro ordinamento giuridico che sono uscite dal carcere grazie alla liberazione condizionale” ma si dimentica però di scrivere che quei pochi ergastolani che ce la fanno ad uscire in liberazione condizionale sono l'eccezione che conferma la regola, che è quella che la stragrande maggioranza degli ergastolani usciranno dal carcere solo da cadaveri. L'autore dell'articolo cita anche il mio caso e alcune parole mi hanno ferito e riportato indietro di molti anni. Mi hanno fatto capire che mi devo rassegnare perché, nonostante tutti i miei sforzi, per alcuni rimarrò sempre l'uomo del reato.
Desidero ricordare all'autore di questo articolo che per me è molto più “doloroso” e rieducativo adesso fare il volontario in una struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII (fondata da Don Oreste Benzi) da libero vigilato, che non gli anni passati murato vivo in isolamento totale, soprattutto durante il regime di tortura del 41bis. Trattato in quel modo dalle Istituzioni, mi sentivo innocente del male fatto; ora, invece, che sono trattato con umanità, mi sento più colpevole delle scelte sbagliate che ho fatto nella mia vita.
E penso che questo potrebbe accadere anche alla maggioranza dei ergastolani. Sono convinto che anche il peggiore criminale, mafioso o terrorista potrebbe cambiare con una pena più umana e con un fine pena certo. Ci sono persone che sono sottoposte al regime di tortura del 41bis da decenni, ergastolani che quando sono entrati in carcere avevano compiuto da poco diciott'anni e che ora hanno passato più anni della loro vita dentro che fuori. Persone che sono cambiate, o potrebbero cambiare, ma che non potranno mai dimostrarlo perché nel certificato di detenzione c'è scritto che la loro pena finirà nel 9.999.
A fronte del luogo comune che in Italia l'ergastolo di fatto non esiste, è solo il caso di ricordare che in Italia ci sono oltre 1.740 ergastolani, di cui la maggior parte ostativi ad ogni beneficio penitenziario e quindi realmente destinati a morire in galera, senza aver mai messo piede fuori, in decenni e decenni di carcere, a parte quei 19 ergastolani che in dieci anni sono usciti dal carcere.
Per ultimo mi piace ricordare all'autore di questo articolo che non tutte le vittime dei reati cercano la giustizia camuffata da vendetta, ad esempio Agnese Moro afferma spesso che: “I mandanti e gli assassini di mio padre sono stati individuati e condannati, ma questo non mi ha liberata dal dolore. Se qualcuno pensa che starà meglio quando il “carnefice” sarà in galera, si illude. Non aiuta per niente a guarire dal tuo dolore. Io ho trovato davvero la pace solo quando ho perdonato”.
Carmelo Musumeci
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