Neppure un minuto
Se ne stava seduto sui gradini della Darsena, l'antico porto
milanese dove confluiscono i Navigli. Sul bacino d'acqua spirava
un vento in direzione contraria al mare, e la città appariva
solare e tramortita. A una decina di metri da lui aveva notato
una donna distesa su una coperta, la gamba destra sollevata,
una mano sugli occhi a protezione dalla luce, l'altro braccio
afflosciato su un fianco.
Di lei poteva vedere solo la testa, i capelli biondi che scendevano
in modo disordinato sulla nuca. Occhi e viso erano fuori dal
suo campo visivo, eppure lo aveva colpito la rassomiglianza
con Roberta.
Sarà lei?
Non la vedeva da mesi. Era finita male, con una rottura senza
spiegazioni, e quel silenzio diventava ogni giorno più
dilagante, fitto di congetture, ossessivo. Non era esigenza
di riallacciare i contatti, quelli ormai erano compromessi.
Avrebbe però voluto sapere di lei, e forse per questo
s'illudeva di poterla incontrare per caso, così, in mezzo
alla città, tra i fumi del traffico e l'umanità
a riposo parcheggiata in un angolo turistico.
Tornò a osservarla per studiare meglio i dettagli. La
donna sembrava sprofondata in un sonno disperato e fuggitivo,
come immersa in un sogno che faticava a mettere a fuoco. I capelli
fini e spettinati potevano essere quelli di Roberta, così
come la corporatura. Ma l'abbigliamento la rendeva diversa.
Indossava una maglietta bianca e un paio di jeans strappati
all'altezza del ginocchio, così distanti dai gusti della
sua ex. E poi, pochi minuti prima, c'era stato quel gesto altrettanto
estraneo ai suoi ricordi. La donna si era accesa una sigaretta
con disinvoltura, quasi con sfacciataggine, mentre Roberta si
era sempre limitata a fumare con lui in modo sporadico, timidamente.
Era possibile, tuttavia, che le cose fossero cambiate. Il
muro dell'orgoglio aveva revocato le parole, consolidato i silenzi,
reso definitive le distanze. Si erano dati per persi, tristi
e rinunciatari, pur di non fare un passo di riavvicinamento.
In tutto questo tempo, forse, Roberta era diventata un'altra
donna; forse era sempre stata come la vedeva adesso, e lui non
aveva mai voluto conoscerla veramente. Per questo diventava
difficile perfino riconoscerla.
Eppure c'erano dei momenti, dei flash luccicanti di consapevolezza
in cui era sicuro che quella donna fosse proprio Roberta, prima
che subentrassero nuovi dubbi. Aveva paura di una simile rivelazione.
Cosa sarebbe accaduto se lei si fosse improvvisamente alzata
e avesse voltato gli occhi nella sua direzione? Lo avrebbe salutato
con un cenno di mano? Gli avrebbe sorriso? Si sarebbe fermata
a parlare? Oppure lo avrebbe ignorato?
Era divorato dalla necessità di sapere, ma non aveva
il coraggio di andarle incontro. Agitato nel cuore e nella mente,
decise di alleggerire i pensieri riaprendo il libro che si era
tenuto a fianco. Era una breve raccolta di racconti umoristici
di fine Ottocento. Si sdraiò e aprì il volume
in modo da precludere a se stesso qualunque altra visuale.
Davanti agli occhi scorrevano righe e righe di testo che seguiva
meccanicamente prima di accorgersi di aver perso il filo della
narrazione e di dover tornare al punto di partenza. Nonostante
si fosse immerso nelle pagine con il massimo dell'impegno, faticava
a trovare la concentrazione. Nei pensieri c'era sempre e soltanto
lei, quella donna sosia di Roberta, oppure Roberta travestita
da sosia; era impossibile capire quale fosse la verità,
a meno di osservare da vicino l'originale e accettare il rischio
di una reazione ostile, sgradita o, ancora peggio, l'indifferenza.
Il racconto del libro si era ormai distaccato dal presente per
seguire una vita propria da cui ormai lui si era autoescluso.
Il sole gli martellava sulle tempie, amplificava la sua disattenzione
impregnata di sudore, lo consegnava a una strana forma di stanchezza
agitata.
Basta.
Chiuse con violenza il libro e rimase per qualche secondo supino
in osservazione del cielo, come a raccogliere le energie in
vista della mossa successiva. Poi rialzò la testa e tornò
a guardare in direzione della donna, ma non vide nulla. Niente
più coperte né capelli biondi e fini. Lei aveva
fatto sparire le tracce in meno di due minuti, tanto era durata
la lettura. Come poteva essere andata via così rapidamente?
Mi avrà riconosciuto e avrà avuto fretta di
andarsene... ipotizzò d'istinto. Più probabile
che la donna si fosse allontanata senza badare a lui, risucchiata
dagli impegni nella città che stava tornando ad assumere
una scolorita tinta uniforme.
Era stato troppo titubante per meritare il premio di una sorpresa.
Il caso aveva deciso per lui.
Roberta... chissà sussurrarono i suoi pensieri.
Gli sembrò di riconoscere il viso di lei sulla superficie
ondulata dell'acqua della Darsena, prima che si perdesse nel
riflesso di una luna precoce che galleggiava distratta. Poi
si addormentò.
Dietro di lui, a una ventina di metri, una donna appoggiata
a una balaustra si interrogò sulla rassomiglianza tra
quell'uomo che le dava le spalle e il suo ex che non vedeva
da mesi. Impossibile, dalla sua posizione, ricostruire i dettagli
del viso, per cui, dopo neppure un minuto, decise di proseguire
il suo cammino, l'andatura svolazzante e sbarazzina come il
suo vestito color fucsia.
Paolo Pasi
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