L'amore ai tempi della Borsa
È tutta colpa del rating. Ci hanno declassato. Eppure
lei lo sapeva. Nessun indugio era ammesso, nessuna titubanza,
nessun segnale che allarmasse il mercato. Ma il mercato ha fiutato
la crisi, ha drizzato le antenne e udito i litigi, captato le
nostre banali incomprensioni, i messaggini senza risposta o
inviati in ritardo, l'emoticon sbagliato, i silenzi ambigui
in un mare di parole sussurrate a tu per tu con lo specchio.
Così lo spread si è allargato. Intendo dire il
divario tra le aspettative e la realtà.
Ma
quali erano le nostre aspettative, in fondo? Quali i desideri?
L'amore è rischio, certo, ma non è “amore”
la parola che nutre l'istinto dei buoni azionisti. Conta l'affidabilità.
Per questo avevano deciso di investire su di noi, due trentenni
in carriera, belli, attratti l'una dall'altro, con prospettive
di reddito tali da consolidare l'idea di un'intesa vincente,
forte, consumatrice. Un sicuro mercato di sbocco, uno dei tanti
tasselli che compongono la fotografia statistica del segmento
“coppia” nella cornice di una camera da letto.
Ci hanno dato mobili, cucine, librerie, sofà senza particolari
qualità, stoviglie e lavatrici. I mercati hanno creduto
nel nostro progetto, ma i rumors hanno incrinato le certezze.
Come quella sera che siamo rimasti l'uno accanto all'altra sul
letto, guardando il soffitto nell'imbarazzo di incontrare i
nostri sguardi. E come dimenticare quel pomeriggio in cui abbiamo
litigato per il report annuale degli azionisti che sollecitava
interventi mirati e politiche espansive per ridare slancio al
nostro titolo? Fare un figlio... facile a dirsi. Né io
né Claudia avevamo messo in conto le paure, il divario
tra le sue aspirazioni e le mie. Abbiamo preso tempo. Lo spread
si è ulteriormente allargato. Il nervosismo ha iniziato
a filtrare e il nostro titolo è stato sospeso per eccesso
di ribasso. Triste metafora della nostra vita sessuale.
No, signori, non ci saranno pannolini né sponsor per
gli omogeneizzati. Il viaggio finisce qui. A 35 anni, nel punto
medio statistico della vita, abbiamo perso la scommessa. Siamo
stati declassati a unione di rango B, appunto. Il divorzio sarà
necessario.
L'amore è rischio, l'ho già detto, ma in questo
caso è stato più alto il rischio finanziario.
Decidendo di quotare il nostro matrimonio in borsa, ci siamo
affidati a una speculazione sentimentale. L'amore imperfetto
è un salto nel vuoto, un volo che segue una traiettoria
imprevedibile e genera eventi fuori dalla portata di qualunque
proiezione statistica. Neppure la più accorta operazione
di insider trading riuscirebbe a dare le coordinate giuste per
anticipare l'andamento dell'ingarbugliata matassa che ci ostiniamo
a definire amore. Per conto mio mi è bastata questa esperienza
bruciante. Ora so da dove ricominciare. Il mio consulente finanziario
mi ha indicato la strada. Il futuro, dice, sta nei fondi comuni
di investimento emotivo. In sostanza si tratta di distribuire
il rischio su più amanti e di incassare i dividendi dell'amore
da più relazioni, senza essere ostaggio di nessuna.
L'anno è il 2037. Siete avvisati.
Paolo Pasi
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