Un
numero tutto sommato “normale” il 109
(aprile 1983), nessun tema dominante, le consuete (per allora)
44 pagine. Un bel disegno in copertina, il primo interno per
far pubblicità alla nostra rivista cugina “Volontà”
(edita in quegli anni, e per 13 anni ancora, nell'ambito della
comune cooperativa Editrice A), il secondo interno di copertina
dedicato alla presenza di “A” nelle edicole delle
stazioni ferroviarie e la quarta di copertina dedicata a uno
degli scritti più stimolanti all'interno: la presa di
posizione del collettivo “Le Scimmie” in polemica
con il gruppo femminista “Sottosopra”. Questo per
quel che riguarda le quattro “copertine”, stampate
in bicromia rispetto all'interno della rivista stampato in monocromia
(nero).
La redattrice Maria Teresa Romiti si occupa della situazione
della destra politica. Ampio spazio è dedicato al partito
comunista. Ne scrivono Luciano Lanza, Piero Flecchia e P. Macaluso.
In linea lo scritto di Violette Marcos sulla nuova dissidenza
in Urss e la prima lista di sottoscrizioni a favore dell'opposizione
libertaria nella patria di Lenin e di Stalin.
Otto piccole notizie, raccolte sotto la testata della rubrica
delle “Cronache sovversive”, riferiscono di aspetti
della presenza anarchica in Italia. Ne segnaliamo solo una,
da Ragusa: si riferisce dell'arresto del militante anarchico
ragusano Franco Leggio, attivo da decenni nella propaganda anarchica
e in quei mesi nelle lotte contro l'apertura di una base missilistica
Usa a Comiso, in provincia appunto di Ragusa.
Dalla vivace rivista libertaria canadese “Our generation”
viene ripreso e tradotto un scritto antimilitarista e antibellico
di Michael T. Klare. Si parla poi di cinema, di psichiatria,
c'è la rubrica delle lettere (cinque, questa volta).
Lo scritto più significativo di questo n. 109 ci pare
oggi il citato saggio del collettivo “Le Scimmie”,
che polemizza in maniera approfondita con uno dei gruppi che
vanno per la maggiore in campo femminista. Due componenti del
collettivo redazionale che gestì questa rivista nel corso
di quasi tutti gli anni ‘80, cioè Fausta Bizzozzero
e la citata Maria Teresa Romiti, erano le anime del collettivo.
Scriveva a volte sulla rivista un'altra “Scimmia”,
Tiziana Ferrero Regis, per un periodo anche lei nel nostro collettivo
redazionale.
Presenti nel generale dibattito interno al femminismo, “Le
Scimmie” rappresentarono – per i pochi anni di esistenza
del collettivo – un controcanto critico rispetto alle
posizioni più esasperate del femminismo, a partire dalle
proprie componenti di integralismo separatista. “Le Scimmie”
erano un gruppo esclusivamente composto da donne, ma già
la presenza di due (e anche di tre di loro) nel collettivo redazionale
di “A” segnalava la loro disponibilità a
“lavorare” anche con individui dell'altro genere.
Interessante sottolineare come allora la redazione di “A”
non fosse a maggioranza maschile, come quasi sempre capitava
e capita nelle redazioni e più in generale nei gruppi
politici e nelle strutture di movimento. Anche anarchiche e
libertarie. Composizione anomala e simpatica, che ha caratterizzato
la nostra rivista per 40 dei suoi quasi 50 anni. E ne ha caratterizzato
anche le origini, quando negli anni ‘70 – secondo
una nostra stima dell'epoca – solo il gruppo anarchico
Germinal, di Trieste, aderente alla Federazione Anarchica Italiana,
e appunto la redazione di “A” non erano a maggioranza
maschile. E i gruppi e le realtà organizzate del movimento
anarchico erano molte di più di un centinaio.
Può sembrare a qualcuno una questione piccola, che riguarda
pur sempre un collettivo che è stato composto al massimo
da sei persone. Ma per noi non lo è. E ora, che con lo
scorso numero siamo entrati nel 50° anno di vita ininterrotta
di “A”, esser stati per 4/5 della nostra storia
un collettivo redazionale non a prevalenza maschile ci sembra
degno di nota.
Spesso, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. In
questo caso, no. E scusate se è poco.
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