Genova 1920
Quelle occupazioni a febbraio
di Marco Genzone / foto della Fondazione Ansaldo
Nel genovesato l'occupazione delle fabbriche iniziò sette mesi prima che nel resto d'Italia. L'Unione Sindacale Italiana (con i suoi militanti anarchici, socialisti e sindacalisti puri) ne fu protagonista.
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Lavorazione di una paletta per turbina nello Stabilimento Meccanico di Sampierdarena (1925) |
La fine della guerra, nel novembre
del '18, provoca una grande smobilitazione sia dell'esercito
che dell'industria. I conflitti sociali, mai sopiti nonostante
la repressione e la censura, trovano nuova linfa e nuove rivendicazioni
nella povertà e nella penuria di generi alimentari che
la disoccupazione generava.
A livello nazionale, già nel 1919 iniziano le rivendicazioni
per una maggiore “democrazia“ nei luoghi di lavoro,
con la richiesta di creazione dei Consigli di Fabbrica1.
A livello locale, nel genovesato, la fine della guerra provoca
la quasi immediata crisi del gruppo Ansaldo, forse il maggior
gruppo industriale italiano. Gli operai del gruppo, che al 31
ottobre 1918 erano complessivamente 36'314, già al 31
dicembre dello stesso anno erano scesi a 20'7792, per scendere
ancora a 15'216 nel dicembre del '193.
Questo è il quadro tra la fine del 1919 e le prime settimane
del '20 nel ponente industriale genovese.
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Colata da forno Martin - Siemens nelle Fonderie e Acciaierie di Cornigliano - Campi (1920) |
Negli ultimi giorni del dicembre 1919, a seguito di uno sciopero
degli elettrici e la relativa mancanza di energia, le fabbriche
misero in libertà le proprie maestranze con l'impegno
che le giornate sarebbero comunque state retribuite. Subito
iniziarono le contrattazioni tra la Camera del Lavoro di Sestri,
aderente all'Usi, e il Consorzio Industriale Ligure. La Questura
di Genova, in un'informativa al Prefetto4, riportava che il
3 gennaio Antonio Negro, durante un'assemblea con 150 operai,
aveva affermato che durante gli incontri con gli industriali
era stato stabilito un acconto di 90 lire per gli uomini, 54
per le donne e 45 per i ragazzi. Inoltre veniva stabilito di
istituire una commissione paritetica sulla vertenza, formata
dal Consorzio Industriali, l'Unione Sindacale e la Fiom. L'informativa
affermava anche che per gli industriali nulla era dovuto, in
quanto la mancanza di energia elettrica sarebbe stata dovuta
a causa di forza maggiore (tale consideravano lo sciopero degli
elettrici) e in base ad un precedente accordo firmato dalla
Fiom in questi casi nulla era dovuto alle maestranze.
Le trattative proseguirono fino alla prima metà di febbraio,
quando il 14, al pagamento della prima quindicina, molte ditte
applicarono una trattenuta di 5 lire a settimana per rientrare
dell'acconto.
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Cantiere Officina Savoia di Cornigliano (1920) |
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Impianti al Cantiere Navale di Sestri Ponente (1920) |
La linea sindacale della Camera del Lavoro di Sestri fu chiara
da subito: venne promosso l'ostruzionismo in fabbrica, rallentando
tutta la produzione nelle fabbriche a maggioranza Usi nell'area
di Sestri e Cornigliano.
A dire il vero alcune ditte accettarono le richieste operaie
(ad esempio, le Ferriere fratelli Morteo di Multedo o la Società
Commercio e Lavorazioni Metalli o ancora le Officine Bagnara),
altre trattennero dalla busta paga 80 lire per le giornate perse5.
L'ostruzionismo provocò la reazione industriale con la
decisione di chiudere tutti gli stabilimenti in agitazione.
Già la sera del 16, Questore e Prefetto concordarono
per inviare rinforzi, sia di Guardie di Pubblica Sicurezza,
sia di Regi Carabinieri, sia di uomini di truppa del battaglione
Piacenza.
Al mattino, quando gli operai si recarono in fabbrica, trovarono
i cancelli serrati e subito venne deciso di sfondare gli stessi,
entrare in fabbrica e riprendere la produzione, cosa che sconvolse
gli industriali, che subito, allarmati, avvisarono la Prefettura
e le forze di polizia6.
Nonostante i rinforzi di guardie e truppa, infatti, diversi
stabilimenti entrarono in autogestione, alcuni saranno sgombrati
prima di sera ma rioccupati il mattino seguente e così
via fino al 19.
La mattina del 18, mentre stavano iniziando in Prefettura le
trattative tra i rappresentanti degli industriali, l'Usi, la
Fiom e le rispettive Camere del Lavoro, la Questura provò
a sgombrare le fabbriche. Ci furono pesanti incidenti alle Fonderie
di Multedo, con militari disarmati7 e guardie respinte da una
sassaiola.
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Componente di locomotore prodotto alle Fonderie Ghisa di Multedo (1920) |
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Trasporto di una carcassa per alternatore prodotto alle Fonderie Ghisa di Multedo (1920) |
Autogestioni e sgomberi
L'unica occupazione che durò per tutto il periodo fu quella delle Acciaierie di Campi, circondate e sgombrate armi in pugno da un centinaio di militari la mattina del 20 febbraio, quando ormai l'accordo era quasi concluso.
Nel materiale esaminato in Archivio di Stato sono interessanti due note. La prima, redatta il 17 febbraio dal Questore per il Prefetto, riporta il numero delle forze militari coinvolte: a Sestri le truppe di presidio sono normalmente formate da 140 uomini che sono state rinforzate da altre 230 unità per un totale di 370 uomini. I Regi Carabinieri di stanza sono 40, rinforzati da altri 50 per un totale di 90 unità. Si trova anche il dettaglio del dispiegamento: nello Stabilimento San Giorgio 60 uomini di truppa e 4 carabinieri, alla Piaggio 20 uomini di truppa e 2 carabinieri, ai Cantieri Navali Ansaldo 60 di truppa, 1 mitragliatrice, 4 carabinieri, al Proiettificio Ansaldo 40 di truppa, e 2 carabinieri, allo Stabilimento Fossati 20 di truppa e 2 carabinieri, alla Fonderia Ghisa Ansaldo 60 di truppa, 1 mitragliatrice, 4 carabinieri, allo Stabilimento Ilva di Multedo 10 di truppa, allo Stabilimento Ilva ai bagni Spinola 8 carabinieri. In totale 270 uomini di truppa e 28 Carabinieri. Le truppe di riserva sono composte da 90 fucilieri che si trovano nel locale Comando Stazione Regi Carabinieri, mentre i Carabinieri di riserva sono 19 presso il Comando Stazione e 47 nella sede del distaccamento.
La seconda nota è un consuntivo, datato 23 marzo 1920, dalla Questura di Genova al Ministero Industria, Commercio e Lavoro – Direzione Generale Lavoro che riepiloga i quattordici stabilimenti (otto Ansaldo) coinvolti durante l'agitazione.
Il 20 febbraio si chiude la vertenza, tra Consorzio Industriali, Fiom, Usi con il supporto del sindaco socialista di Sestri. Viene siglato un accordo che riduce l'entità delle trattenute in busta paga, anziché 5 lire a settimana verranno trattenute solo 1 lira a settimana. Parallelamente l'accordo prevede anche un aumento dell'indennità caroviveri.8
Marco Genzone
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Pianta dello Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo (1920) |
- Già nel maggio 1919 “Guerra di Classe”, organo nazionale dell'Unione Sindacale Italiana, pubblicava un articolo indicativo fin dal titolo Per la presa di possesso, ora in Alibrando Giovannetti Il sindacalismo rivoluzionario in Italia, Zero in Condotta-Usi-Collegamenti Wobbly 2004.
- Fondazione Ansaldo, Archivio Perrone, serie Scatole Numero Blu, scatola 665 fascicolo 2 (d'ora in avanti FA AP SSNB, sc, f).
- FA, AP, SSNB, sc 50, f 1.
- Tutta la corrispondenza tra Questura, Prefettura e altre autorità civili e militari si trova in Archivio di Stato di Genova, fondo Prefettura ex Sala 21, unità 19, fascicolo 12 “1920 - Metallurgici - agitazioni”.
- “Lotta Operaia”, organo della Camera del Lavoro di Sestri Ponente, n. 5 del 28 febbraio 1920.
- È indicativo il telegramma che l'ing. Giuseppe Pozzo, direttore delle Acciaierie Ansaldo, manda a Mario Perrone, amministratore delegato del gruppo: “Pregiomi informare la S.V. che Acciaierie chiuse dal giorno 17 sono state occupate dagli operai che lavorano tuttora per conto loro senza capi” (in FA, AP, SSNB, sc 724, f 2).
- Sul numero dei disarmati e su attriti tra esercito e Guardie si discuterà anche nei giorni seguenti il 18. La stampa cittadina, soprattutto “Il Caffaro” del 19 febbraio, esagererà il numero, parlando di 70 militari disarmati, come notato dalla stessa Questura nel fascicolo in Archivio già citato (visto che gli operai riuscirono a entrare in possesso di solo 8 moschetti). Il Corpo d'Armata trarrà in arresto, per accertamenti, una decina di militari, colpevoli di non essere intervenuti in difesa delle Guardie (la loro difesa fu che nessuno aveva richiesto il loro intervento e, nella catena di comando, era la Questura a dover richiedere l'intervento dell'esercito).
- Fonte Ansaldo: gli aumenti per il caroviveri accordati sono in linea con quelli di Milano ma inferiori al Piemonte e alla Lombardia (Vallino, direttore generale Stabilimenti Meccanici a Mario Perrone, amministratore delegato in FA, AP, SSNB, sc 724 f 2).
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