Caso e fortuna
Harraga
“Come si dice? It's me! Is Spartaco Amerigo Massimo Philanselmo Anfibiano Monterosso! Ah, is good to be back giorno. I'm dj for you today from Radio Harraga. As you may capisce, I'm stuck here in americani because a little problem (...) demi americani and demi italianio. Americanitalianio. Perché Italia have a lot problema and I cannot bring my bambini mericani na Italia. I'm a tutto italiano tanti and you make pepe prosciutto with fat americani baby. I know. So how about amerexit, ameringlis, amerexeunt! E poi we make a novo americano e nova italiano e nova taliano or america e più e più. Che pensare te?”
Leggerle qui sopra fa davvero tutt'altro effetto che ascoltarle: queste parole anche senza base hanno addosso una musica irresistibile. Spartaco Amerigo eccetera mi ha preso all'amo senza preavviso: parla come se cantasse e usa come esca quella sua voce che sa di sole e di mare di chissà dove e anche di montagne di casini e disastri.
Lo ascolto ed ecco un sorriso che mi nasce sulla faccia - mi pare di averlo qui davanti, un amico che non ho mai visto ma che strano di me pare sappia tutto. Spartaco Amerigo eccetera è una delle tante voci di Radio Harraga: se la cercate in rete ci andate vicini senza però fare mai centro, potreste capitare in Algeria in Tunisia in Catalogna, vi verranno offerti dei testi scritti in lingue altre difficili da comprendere.
Jacopo Andreini ha messo in piedi con pazienza ed energia infinita una trasmissione radio di un'ora: si è messo letteralmente in cammino, ha viaggiato e incontrato persone e ragionamenti, scrittori e viandanti e cantastorie sparsi tra città grandi e paesetti, rifugi costruiti sulle coste e centri di sostegno, associazioni di volontariato e case semplici dove oltre la porta resta aperta anche la testa. Ha chiesto aiuto e ospitalità ad amici e compagni musicisti, e se li è tutti ritrovati vicini: quest'ora di trasmissione è frutto di quattro anni di avvistamenti, oltre che di scarpe è stato un lavoro lungo di seduzione e intreccio, di ragionamenti e pensieri che si avvicinano un passo alla volta.
Se risulta facile fare una lista di nomi dei partecipanti, e allora no, è invece piuttosto complicato raccontare cosa c'è dentro al cd: parole parole parole e una lista nutrita di strumenti artigianali e marchingegni elettronici, nonché oggetti facilmente riconoscibili come violino e bouzouki e altri che hanno nomi come bendir e riqq che non saprei identificare senza fare prima due passi su Wikipedia (l'ho poi fatto - sono strumenti a percussione).
A ritrovarmela davanti, confesso che di primo acchito quest'ora monolitica di parole suoni storie canzoni mi ha un po' spaventato. Mi sono poi deciso e ci sono passato attraverso con un certo disagio iniziale ma vergognandomi presto della mia diffidenza, per poi scoprirmi a star quasi fisicamente male una volta finita quest'ora di immersione. Così, ho rimesso su il cd daccapo e mi sono immerso ancora, stavolta più profondamente. Ho cominciato a seguire anch'io la linea di costa ma a un certo punto faccio confusione ecco sono salito su un barcone e c'è tutto mare intorno improvvisamente mi ritrovo in acqua io che non so nuotare e poi eccomi in ginocchio sulla spiaggia mi hanno dato da bere e da mangiare e finisco con altri cento dentro a una stanza con una grata alla finestra e mi portano in un cortile chiuso fra muri alti sorvegliato da gente col fucile ed eccomi che scappo via una notte due notti di corsa a un certo punto non ce la faccio più e mentre intorno fa freddo mi vedo stringere tra le mani un tesoro di dieci euro di monetine di elemosina per ricaricare il telefono e chiamare casa ciao mamma sono io sono vivo sono qui.
Contatti:
Afoforo Music Club: afoforomusicclub@gmail.com
su Bandcamp: afoforomusicclub.bandcamp.com
Gli ultimi cinque minuti
Se nel caso precedente e più ricorrente la creazione
musicale è frutto di trascorrere del tempo, meditazione
e costruzione, può succedere anche che un progetto di
altrettanto interesse e consistenza possa nascere e svilupparsi
da un misto di caso e fortuna. Di uno di questi sono stato testimone
diretto. Immaginiamo due persone che si incontrano da qualche
parte, senza essersi organizzate prima, addirittura senza conoscersi
se non vagamente. Magari non si sono mai viste. Nel caso specifico,
le due persone sono Alberto Carozzi del gruppo milanese Sparkle
in Grey e il sottoscritto e la qualche parte è la sede
(dopo trent'anni di attività da qualche tempo è
stata disgraziatamente chiusa) dell'associazione culturale Valdapozzo.
Alla presentazione del cd della Piccola Orchestra degli Improvvisatori
(vedi “A”
417) succede che verso la fine della serata, in quei quattro-cinque
ultimi minuti, si viene a formare nella stanza come una nuvola
- difficile per me descriverla altrimenti. Nuvola di suggestioni
direi, oltre che di suono, fatta di bei ragionamenti e di cose
non dette, di tempo sospeso e rallentato, di domani possibili
e ieri già sgocciolati via, di sogni infranti e sogni
rimasti tali e altri sogni ancora rimasti a metà. Nuvola
che invece di dissolversi, come succede sempre e come ci si
potrebbe ragionevolmente aspettare, rimane lì sospesa
in aria a guardare giù. E tutti noi là sotto,
come presi di sorpresa a ricambiare lo sguardo e osservare quei
contorni incerti, le pieghe di luce ed ombra, a sorprenderci
delle sfumature e rimescolamenti del colore - in una parola
a cercare tracce in cui ognuno possa intravedere qualcosa di
sé.
Ripensandoci adesso, penso che quella nuvola potesse rappresentare
la nostra poca pochissima zero voglia di andarcene: la musica
di quella sera ci aveva davvero sorpreso e incantato tutti,
ed era stato bello essere lì a vederla e ascoltarla accadere.
Della serata serbo un ricordo di grande affetto, condivisione,
fratellanza, complicità. Una specie di gioco all'inizio,
che si è presto trasformata in una questione di principio,
in un carattere fondante che allunga radici giù dentro,
addirittura in un qualche cosa in cui credere. Chiusa parentesi.
Chi prima chi dopo a malincuore pare a Valdapozzo smettono
tutti di darsi da fare, tranne Alberto che continua a suonare,
anzi non proprio a suonare, la chitarra. È più
come se la accarezzasse, se ci giocasse teneramente insieme:
le mani che si muovono spinte da quel misto così speciale
di gratitudine e affetto che si dedica a chi ti è caro,
e la chitarra che risponde e sembra ricambiare l'affetto come
un cucciolo riconoscente. Hanno addosso gli occhi di tutti.
La cosa è durata giusto quei cinque minuti. A un certo
punto anche Alberto e la sua chitarra smettono: ci si guarda
e capiamo che la musica per quella giornata è davvero
finita. Eppure nessuno se ne va via. Mi guardo intorno e mi
sembra si faccia tutti come fatica a ritornare indietro, fatica
a ritornare ciascuno ai propri pensieri e alle proprie cose,
alla propria normalità. Sembriamo viaggiatori di ritorno
presi in una fotografia mossa, in faccia l'imbarazzo leggero
di chi è sovrappensiero e non si era accorto che gli
stavi parlando, la mente a vagare non qui non adesso.
Mi sarebbe piaciuto tantissimo riportare con me a casa un po'
di quella nuvola, per cercare di provare ancora quello straniamento,
così a un certo momento mi ritrovo a parlare con Alberto
e gli chiedo di provare a ricostruire con la chitarra quegli
ultimi cinque minuti una volta ritornato a casa, senza fretta,
quando possibile. Il bello è che lui poi lo fa sul serio:
un giorno mi arriva a casa una registrazione che a quello sbarco
da altrove assomiglia parecchio. La registrazione finisce anche
a casa di Matteo Uggeri, che si ingegna a manipolarla. Il risultato
ha entusiasmato loro e anche me, così abbiamo pensato
di metterci insieme e pubblicarla: ne abbiamo fatto un cd, disponibile
tramite Silentes (link www.silentes.it),
Grey Sparkle (www.sparkleingrey.com)
e stella*nera (info: stella_nera@tin.it).
Marco Pandin
stella_nera@tin.it
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