Capodanno da ergastolano
Non posso non continuare a pensare ai miei ex compagni, li
voglio ricordare con questo racconto che ho scritto quando pensavo
che non sarei mai uscito vivo dal carcere.
C.M.
Quando si è soli, chiusi in una cella umida, piccola
e stretta, ad aspettare l'anno nuovo, l'ultimo giorno dell'anno
sembra lungo un secolo. Le ultime ore dell'anno non passano
mai. Fra qualche ora l'anno vecchio finirà e dovrò
trascorrere un altro anno d'inferno e così sarà
per tutti i prossimi anni, fino all'ultimo dei miei anni.
“Su via non ti abbattere, ci sono molte possibilità
diverse... Ma tu le scarti tutte fuorché la peggiore:
quella di continuare a vivere. Non capisci che continuare a
vivere così è una pazzia.”
Ci risiamo, sei fissato, la tua scelta è sempre una:
la morte, il nulla, io invece preferisco nonostante tutto vivere
perché “cogito ergo sum”.
“Ma se pensi, esisti... soffri anche!”
Che importa... È tutta la vita che soffro, ho imparato
prima a soffrire che a camminare. Se soffro, penso ed esisto,
e ho anche il tempo per pensare e amare, c'è sempre un
motivo per vivere, per amare e anche per soffrire. Certo, passo
dei momenti di malinconia, di tristezza, ma chi non li ha?
“Chi non li ha? I morti, quelli non sono mai tristi,
non soffrono mai, dormono felici, contenti e beati come bambini.
Morire è un po' come venire al mondo. Coraggio, ora o
mai più! A che serve la vita umana senza la libertà?
Se ti tiri indietro adesso, ti tirerai indietro in tutte le
battaglie della vita e sarà peggio per te, morirai di
vecchiaia e da vecchio il carcere è ancora più
brutto.”
Ma il tuo è un chiodo fisso che mi martella la testa,
lasciami in pace almeno per la notte di Capodanno, sarebbe di
malaugurio impiccarsi l'ultimo giorno dell'anno.
“Con te non si può ragionare, pensi alla morte,
ma ragioni da vivo.”
Fra poco chiudono i blindati, il lavorante mi ha portato lo
zampone con le lenticchie e una fetta abbondante di crostata
di mele che mi ha mandato Ercole. Poi, di nascosto, con una
cordicella, tramite la finestra del piano di sopra, mi è
arrivata mezza bottiglietta di grappa fatta in casa (diciamo
fatta in cella, sic!). Io ho tagliato il panettone per dividerlo
con le celle più vicine. Un compagno sardo, del secondo
piano, mi ha mandato un pezzo di formaggio con salsicce fresche
e quattro cartoni di vino con un bigliettino di auguri di buon
anno. Faccio i conti, ho già tre cartoni di vino più
la grappa, se bevo troppo poi mi assale la tristezza.
“Così forse è la volta buona che ti decidi
a metterti la corda al collo.”
Apro un altro panettone e insieme a quattro fette di panettone
prendo i quattro cartoni di vino e li mando due in una cella
e due in un'altra. A loro volta, due miei compagni mi mandano
un aperitivo di vino con dentro bucce di limone, arancia, foglie
di menta e zucchero. Ormai sono le sette, mentre ci chiudono
i blindati ci gridiamo gli ultimi auguri di buon anno. Mi guardo
intorno, mi sembra che non mi manchi nulla, ho tutto, per modo
di dire, per aspettare l'anno nuovo nel migliore dei modi. “Se
fosse per me nell'anno nuovo non ci saresti.”
Mangerò verso le undici di sera come fanno ai cenoni.
Intanto ascolto qualche canzone napoletana e incomincio a camminare,
andando avanti e indietro, immerso nei miei pensieri. A un tratto
mi sento solo e abbandonato. Per Natale e Capodanno si è
più tristi del solito, le feste in carcere trasmettono
malinconia e penso che mi piacerebbe avere compagnia questa
notte, andrebbe bene anche un cane, ma in carcere non si possono
tenere cani, chissà poi perché.
“Ma ci sono io a tenerti compagnia...”
Presidenti, carceri e tiranni
Bella compagnia con i tuoi soliti discorsi funebri. Sono le
otto di sera, accendo la televisione per sentire il telegiornale,
poi ascolto il messaggio di fine anno agli italiani del Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano. Appena spengo il televisore,
sento battere il muro, apro la finestra, entra un freddo cane,
e sento un compagno della cella accanto che mi chiede:
“Carmelo, hai sentito il messaggio di Napolitano? Ha fatto
gli auguri a tutti senza citare i carcerati... che cazzo di
comunista è?”
“Noi non esistiamo, né per la destra, né
per il centro, né per la sinistra... In tutti i casi,
con un governo di centrosinistra è uscito l'indulto,
invece con Berlusconi sono aumentati gli anni di carcere...”
gli rispondo.
Si intromette un compagno della cella del piano di sopra:
“Si sa niente dei due compagni che hanno portato in isolamento
alle celle di punizione?”
“Che vuoi che si sappia? Il direttore è sempre
lui, dopo la carota, per i suoi scopi di immagine sulla rappresentazione
del libro di poesie, è tornato a mostrare il bastone.”
“Ha deciso proprio di rovinarci le feste e c'è
riuscito.”
“Ci vuole proprio ricordare che è un tiranno e
purtroppo siamo totalmente indifesi contro di lui.”
“Più di non andare a messa per Natale, per protesta,
non abbiamo potuto fare.”
“Il mondo del carcere è un sotto mondo, per questo
molti detenuti abbaiano alla luna... A proposito guardate come
splende questa sera!”
“Mi dispiace per loro, finire e iniziare l'anno nuovo
in isolamento non è bello... Per me è meno doloroso
quando vengo punito io, che quando vedo punire gli altri.”
“Ragazzi io rientro, fa troppo freddo con la finestra
aperta... ancora auguri.”
“Anche a te, ciao.”
“A domani e buon anno.”
Chiudo la finestra e continuo ad ascoltare musica napoletana.
Inizio con una canzone che parla di una figlia che va a trovare
il papà in carcere:
Ciao papà, come ti va? Ciao, ti stavo aspettando...
È un po' che non ti vengo a trovare... Non fa niente
pensa a studiare...
Sai, mi manchi tu...
Pure tu bella mia mi manchi assai... fatti più qua...
fatti baciare. Pure io sono prigioniera senza te... io sono
cresciuta insieme alla solitudine... dormendo a letto con mamma
che freddo fa senza un papà... Sei tu l'unica ragione
di questo cuor... sei tu la speranza che mi fa sognare... Papà,
fatti coraggio io sono a casa ad aspettarti...
Tutte le volte che ascolto questa canzone mi commuovo. La maggior
parte degli ergastolani vive ormai di sogni e di ricordi, hanno
cancellato dalla loro mente l'oggi e il domani, e infatti i
loro discorsi iniziano quasi sempre con: “Quand'ero fuori...”
“Puoi
fare la stessa cosa nell'Aldilà e dire: Quand'ero vivo”.
L'ergastolano non può contare più su nulla, pochi
possono contare sulla sola forza di volontà, io sono
uno dei pochi fortunati che possono contare anche sull'amore.
Cammino per la cella a testa bassa e lentamente, come se fossi
stanco, viaggio dentro di me e penso ai miei figli, quando penso
a loro, in momenti del genere, il mio cuore si riempie di speranza.
Amare è ancora più bello che essere amati.
Con occhi sognanti mi fermo a guardare le foto del mio nipotino
attaccate al muro e ogni volta che vado avanti e indietro per
la cella vedo che mi sorride in maniera diversa, in certi momenti
mi ricorda mio figlio, quand'era piccolo.
Molti detenuti per sopravvivere si creano un proprio mondo sognato
e immaginario. Io sono più fortunato degli altri, infatti
non ho bisogno di sognare l'amore perché questo, grazie
ai miei cari, è già dentro di me. Mi guardo intorno,
la mia cella è stata modificata dai biglietti di Natale
tridimensionali che mi ha mandato mia figlia, per attaccarli
ai muri e così sento più la sua presenza. Vado
a leggere per l'ennesima volta la sua lettera:
“Caro Papà, l'augurio più grande che ti
posso fare è che finalmente con l'arrivo di questo nuovo
anno le cose inizino ad andare per il verso giusto, perché
te lo meriti tanto! Ma se anche non fosse così, vorrà
dire che aspetteremo ancora, perché qualsiasi difficoltà
il futuro ci metta davanti, noi la supereremo insieme. Sarai
sempre in tempo per tutto, perché io ti aspetterò
finché ce ne sarà bisogno! Ho tanto bisogno di
te, di sapere che mi sei vicino ogni giorno... Non riesco ad
immaginare un genitore migliore di te, perché non mi
hai fatto mancare niente, neanche la tua presenza, perché
sei stato sempre con me. Mi hai insegnato a lottare per le cose
in cui credo, anche se le possibilità di cambiare qualcosa
sono scarse, perché lottando per le giuste cause si vince
sempre. Papà continua sempre ad illuminare il mio mondo.
Ti voglio un'infinità di bene.”
Mancano meno di due ore a mezzanotte, continuo a camminare per
la cella, avanti e indietro, a passi lenti. I pensieri tristi
mi si affollano nella testa, così numerosi che invece
dell'ultimo giorno dell'anno mi sembra l'ultimo giorno della
fine del mondo. Si può uccidere un uomo in tanti modi,
torturandolo, impiccandolo, sulla sedia elettrica, ma lasciarlo
morire lentamente con la pena dell'ergastolo è qualcosa
di più mostruoso.
“Siamo tutti mortali e morire è solamente una
questione di tempo. Prima muori e più sofferenza e galera
risparmi.”
No! Bisogna sempre lottare, anche quando non si sa come fare
per vincere, perché solo lottando si può sperare
di vincere. E male che vada, se perdi, lo puoi fare con il sorriso
sulle labbra.
Pensare alla morte mi ha fatto venire fame. Come al solito!
Apparecchio sul letto così ho più spazio, metto
lo sgabello di traverso, in questa maniera riesco a sedermi
all'altezza del letto. Musica di sottofondo, mi bevo l'aperitivo
e brindo a voce alta ai miei familiari. E inizio a mangiare.
Ormai manca mezz'ora a mezzanotte, non so come ammazzare il
tempo e mi metto a camminare con animo depresso.
“Io, un'idea per ammazzare il tempo, ce l'avrei!”
La so già la tua idea, porta sfortuna impiccarsi a Capodanno.
“Sei incorreggibile, continui ancora a credere e ad
aggrapparti alla vita, anzi ci dormi e ci sogni pure sopra,
fai finta di non accorgerti che se anche tu non hai abbandonato
la vita, è lei che ha abbandonato te e ti ha sepolto
per sempre fra sbarre e cemento.”
Non è così, fin quando io avrò qualcosa
in cui credere, qualcuno d'amare, la vita sarà sempre
con me. L'amore è la mia debolezza, ma anche la mia forza.
“Piuttosto che darmi retta, sei disposto a giurare
che il giorno è la notte, e la terra è il cielo.”
Perché non è così? È solo il nome
che si dà alle cose che fa la differenza fra di loro.
“Ma non sei ancora stanco di questa vita e di questa
disperazione? Perché non scegli di morire a testa alta
come fece Socrate piuttosto di stare prigioniero per tutta la
vita?”
A parte che non ho la cicuta, lui preferì morire che
scappare, io, invece, preferirei scappare che morire!
“Nulla come la morte riuscirà a farti sentire
vivo.”
Dici! A me fa sentire vivo l'amore della mia compagna, dei miei
figli e del mio nipotino.
“Sei il solito stupido sognatore. Nelle tue condizioni
la morte ti potrà dare di più di quello che ora
ti sta dando la vita.”
Illudersi di essere altrove
Avanti e indietro per la cella, ormai mancano pochi minuti a mezzanotte. Mi prende una specie di tranquilla malinconia. Accendo la televisione per illudermi di essere in compagnia, ma le immagini di festa mi mettono ancora più tristezza e la spengo subito. La solitudine, la tristezza e il silenzio mi fanno venire voglia di essere in un altro luogo... accanto alle persone che amo. È l'ora! Si sentono i primi fuochi d'artificio fuori! Qualche detenuto sbatte il blindato. Qualche altro si mette a gridare. Io preferisco continuare a camminare e a pensare. Il vecchio anno è morto e il nuovo anno è arrivato, ma per me è come se fosse già nato morto anche questo.
Dopo mezz'ora, i rumori dei festeggiamenti di fuori non si sentono più. La sezione è silenziosa, molti detenuti sono andati a letto. Apro la finestra, mi riempio i polmoni d'aria fredda. La luna splende alta nel cielo e la notte ora è straordinariamente silenziosa. Mi sembra persino di sentire il battito del mio cuore, probabilmente perché batte così forte d'amore per tutte le persone che amo e che mi vogliono bene. E vado a dormire pensando, purtroppo, anche al prossimo capodanno da ergastolano.
Carmelo Musumeci
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