Rivista Anarchica Online





La lavastoviglie

Aveva comprato una lavastoviglie moderna, tecnologica, intelligente. Gliel'avevano garantita per tre anni. Tre mesi dopo si ruppe. Andò dal rivenditore, un tipo grassoccio, ben vestito, impostato per l'ottimo servizio al cliente.
<Vede> gli spiegò quello <ci sono pezzi soggetti a usura, la cui durata non è prevedibile per la loro composizione. Materiale raro, pregiatissimo, all'avanguardia, il cui arco di vita però è indefinito...>
<Che cosa sta cercando di dirmi?> chiese lui aggressivo.
<Le sto dicendo che questo tipo di guasto non è coperto da garanzia perché non è prevedibile>
<Quale cazzo di guasto lo è?> obiettò lui, ancora più aggressivo.
<Si calmi, non deve perdere la pazienza... come le ho detto questo tipo di materiale...>
<Sì, sì vabbè ho capito. Trovate sempre il modo di fregare il cliente.>
E se ne andò. Decise di passarci sopra per il costo modesto del ricambio. All'avanguardia della fregatura rimuginò lui, ma poi dimenticò l'inconveniente per abbracciare la stagione del cambiamento.
Due mesi dopo la lavastoviglie si ruppe di nuovo. Questa volta sembrava più grave, perché la macchina non dava segni di vita. Tornò dal rivenditore. Quando entrò nel negozio, credette di riconoscere lo stesso tipo grassoccio della prima volta, ma quando lo strattonò si accorse che era un altro cliente.
<E che cazzo...> fece quello.
<Mi scusi...>
Gli andò invece incontro un commesso giovane, dal ciuffo biondo che cadeva laterale sull'occhio destro, lasciando libero solo l'altro. Un mezzo sguardo che non sembrava brillare per intuito.
<Buongiorno sono Nicolas, come posso esserle utile?>
<Io sono Franco, e ho un problema con la vostra lavastoviglie. Ho avuto un altro guasto, il secondo in cinque mesi. La volta scorsa un suo collega...>
<Ricorda il nome?>
<Non so... era un tipo grassottello, il capo credo.>
<Ah, il nostro precedente store manager...> rimarcò il commesso.
<Lo chiami come vuole. A me preme evitare la fregatura. Questa volta si è rotto il motorino, la lavastoviglie è muta, non potete fare storie sulla garanzia... che c'è da ridere?>
<No, mi scusi. Il fatto è che il guasto va segnalato all'assistenza, ma da come me lo descrive sembra che riguardi la pompa motore. Ha sempre usato il prodotto coadiuvante anticalcare?>
<No, non l'ho usato per il semplice motivo che nessuno mi ha detto di farlo.>
<E quando esce di casa ha bisogno che qualcuno le ricordi di mettere le scarpe?>
Perdere il controllo fu quasi scontato: <Cosa? Ma come ti permetti, coglione, ti arriva una scarpata in faccia!>
Fu indotto a lasciare il negozio sotto la scorta di due buttafuori. Difficile, a quel punto, far valere la garanzia, a meno di intentare una causa. Cosa che fece.
Iniziò così la sua lunga guerra alla multinazionale, il tempo come campo di battaglia, l'attesa come chiave strategica. Le armi: ingiunzioni, notifiche, raccomandate, parcelle di avvocati, citazioni per stanare la trincea dei numeri verdi che rimandavano sempre al punto di partenza.
Il punto di resistenza era sempre quella lavastoviglie che si ostinava a rimanere muta, specchio di una caducità precoce del prodotto e insieme dell'obsolescenza programmata della sua mente. Non era più una banale disputa commerciale ad armi impari. Era una sfida esistenziale. Il motore di una nuova stagione doveva tornare a girare.
Fu fissata la prima udienza, ma deciso subito il rinvio. Nella seconda udienza, quattro mesi dopo, il giudice ascoltò le parti e chiese con aria svogliata se non fosse il caso di arrivare a una transazione. Lui si oppose recisamente a una soluzione che gli appariva come una trappola travestita da compromesso. E attese.
Fu solo alla quarta udienza che il legale dell'azienda si disse disponibile alla sostituzione della lavastoviglie. Lui accettò. Due settimane dopo gliene portarono una nuova.
Aveva speso settemila trecento euro e quasi un anno della sua vita, ma aveva vinto. Aveva piegato il potere e il tempo alle esigenze del nuovo. Adesso la lavastoviglie cantava il suo ritornello purificatore, era la melodia del risciacquo che toglieva le incrostazioni, restituiva pulizia e ordine al suo stile di vita.
Finito il lavaggio, aprì lo sportello e si fermò a rimirare il risultato. Piatti lucenti, luminosi, profumati. Ancora caldi come il corpo di una donna...
Sì. Era tempo di festeggiare con una cena allargata. Massimo carico di stoviglie. Almeno dieci invitati. Quindici. C'era solo un problema. Adesso che ci pensava non gli veniva in mente neppure un nome.

Paolo Pasi