donne e musica
L'altro canto
di Laura Pescatori
Un breve viaggio nella vita artistica di cinque esponenti del canto sociale e rivoluzionario, che hanno lasciato un repertorio importante, spesso dimenticato, fatto di canti di lotta, ma non solo.
Giovanna Marini
Partiamo in questa avventura con la cantautrice e ricercatrice
etnomusicale romana Giovanna Marini, in fiorente attività
dal finire degli anni cinquanta.
Figlia del noto compositore Giovanni Salviucci si approccia
allo studio della chitarra classica diplomandosi all'eta di
ventidue anni, ma la chitarra non è l'unico strumento
musicale a cui si dedica, intraprendendo anche lo studio di
alcuni strumenti a corda come il liuto.
Gli anni sessanta sono decisamente molto importanti per Giovanna
Marini sia a livello artistico che personale: in questo periodo
ha modo di conoscere personaggi di spicco come l'amato e compianto
Pier Paolo Pasolini (al quale dedicherà il canto “Lamento
– per la morte di Pasolini”), Italo Calvino e moltissimi
altri.
Arriva la scoperta del canto sociale e successivamente l'esperienza
con il Nuovo Canzoniere Italiano; indimenticabile lo scandalo
dello spettacolo “Bella Ciao” in cui venne proposto
un canto integrale della prima guerra mondiale “O Gorizia,
tu sei maledetta”, il cui testo denuncia esplicitamente
capitani, generali e forze dell'ordine.
All'interno del Nuovo Canzoniere Italiano nasce un piccolo
nucleo di “nuova canzone politica” tra cui, oltre
a Giovanna Marini, troviamo Ivan Della Mea, Giovanna Daffini,
Caterina Bueno, etc. La sua ricerca etnomusicale prosegue però
a oltranza, riportando in auge canti popolari della tradizione
musicale italiana attraverso numerosi spettacoli.
Nel 1966, Dario Fo produce “Ci ragiono e canto”
spettacolo in cui l'obiettivo primario era portare all'attenzione
in che condizione era il mondo del proletariato in Italia mediante
repertori tradizionali, e Giovanna Marini collabora al suo fianco
anche come assistente.
Nel 1979 collabora come sceneggiatrice, interprete e musicista
per il film “I giorni cantati” di Paolo Pietrangeli
partecipando (anche) con i brani “I sopravvissuti”
e “Ragazzo gentile” al suo fianco i colleghi Ivan
Della Mea e Francesco Guccini.
Dopo numerosi viaggi di studio e vari riconoscimenti, nel 1976
decide di fondare un “Quartetto vocale” spostando
l'attenzione sulla musica polifonica, fu così che nacquero
grandi capolavori come “Cantate de tous les jours”,
che si rifà ai cantastorie meridionali, “Cantate
profane à quatre voix”, lavoro commissionato dal
Ministero della Cultura francesce, e “Cantata del secolo
breve”, ispirata all'opera dello storico Hobsbawm e molte
altre.
Con l'avvento degli anni zero arriva, in collaborazione con
il drammaturgo Marco Paolini, lo spettacolo “I-TIGI canto
per Ustica”, un'esplicita narrazione attraverso la musica
corale della tragedia del 1980. Collabora all'album “Il
fischio del vapore”, inciso assieme al collega e amico
di gioventù Francesco De Gregori e si dedica al dramma
sull'emigrazione in Belgio, componendo le musiche per “Villarosa”.
Dopo aver musicato due celebri componimenti letterari dello
scrittore inglese Oscar Wilde, rispettivamente, “Ballata
del carcere di Reading” e “De Profundis”,
compone le musiche per “Le ceneri di Gramsci”, la
raccolta di poesie firmate Pier Paolo Pasolini di cui verrà
anche pubblicato un disco “Le ceneri di Gramsci - Oratorio
a più voci - dal canto di tradizione orale al madrigale
d'autore”.
Nel 2015 collabora alla relizzazione del primo festival dedicato
all'incontro tra la musica popolare contadina e la musica classica:
“Incontro tra musica colta e musica contadina”;
l'anno successivo realizza il secondo Festival Cantate Domino
“La cantata narrativa ed epico lirica”.
Ricordiamo tra le varie e innumerevoli collaborazioni anche
la scrittura delle musiche per l'opera “Fabbrica”
di Ascanio Celestini e nel 2016 per il documentario su Riace
“Un paese in Calabria” di Catherine Catella.
Numerosi i premi vinti tra cui il Tenco nel 1983 e 2003 e il
Premio Palmi nel 2006 - per citarne qualcuno; di recente uscita
(2019) l'ultimo lavoro letterario “In Viaggio con Giovanna
Marini: un'esperienza di insegnamento, ricerca e creazione musicale”
edito per Nota Edizioni.
Discografia consigliata
1965 – “Le canzoni di Bella Ciao” –
I dischi del sole
1966 – “Vi parlo dell'America” – I dischi
del sole
1967 – “Chiesa chiesa” – I dischi del
sole
1984 – “Le cadeau de l'empereur” – Le
chant du monde
1999 – “Si bemolle - O dell'ineffabile incertezza
del non temperato” – Nota
2002 – “Il fischio del vapore” – Columbia
2006 – “La ballata del carcere di Reading. Oscar
Wilde” – Nota
Giovanna Daffini
Possiamo tranquillamente collegarci, tenendo come anello di
congiunzione il Nuovo Canzoniere Italiano, a Giovanna Daffini,
che nasce come musicista di strada e successivamente, abitando
in un luogo di risaie (provincia di Mantova), si dedica alla
raccolta del riso diventando mondina. È proprio tramite
questo durissimo lavoro che entra in contatto con tutta una
serie di canti popolari, divenendo da lì a poco riconosciuta
nel periodo della Resistenza per la sua reinterpretazione politica
di questi repertori.
“A morte la casa Savoia” è un chiaro canto
legato alla liberazione dal Nazi-Fascismo, “Le ultime
ore e la decapitazione di Sante Caserio” e “Sacco
e Vanzetti” sono omaggi ad anarchici e martiri politici.
Il contatto con il Nuovo Canzoniere Italiano arriva all'inizio
degli anni sessanta quando anch'essa come Giovanna Marini prese
parte allo spettacolo “Bella Ciao” – in cui,
fra i vari canti popolari interpretati, troviamo anche “Bella
Ciao delle Mondine”, una denuncia della durezza e della
malsanità in cui le mondine sono costrette a lavorare
– e allo spettacolo diretto da Dario Fo “Ci ragiono
e canto” con il canto dei primi anni del dopo guerra “Vi
Ricordate quel Diciotto Aprile”.
Moglie del violinista Vittorio Carpi, per tutta la vita la affiancherà
anche a livello artistico, nel 1967 pubblicheranno insieme l'album
“Una voce, un paese” (I Dischi del Sole) e non solo.
Il 7 luglio 1969, dopo una lunga malattia, Giovanna Daffini
muore nella sua casa di Gualtieri; annualmente viene celebrata
la sua memoria attraverso un concorso nazionale per testi inediti
da cantastorie denominato “Il Giorno di Giovanna”.
Discografia consigliata
1967 – “Una voce, un paese” – I Dischi
del Sole
1975 – “Amore mio non piangere” – I
Dischi del Sole
1991 – “L'amata genitrice” – I Dischi
del Mulo
Caterina Bueno
È grazie (anche) al minuzioso lavoro di ricerca e riscoperta
di Caterina Bueno se siamo a conoscenza di numerosi canti popolari
toscani andati persi nel periodo della guerra.
Dopo essersi approcciata in maniera autonoma all'uso della chitarra,
all'inizio degli anni sessanta registra in fonografia l'esibizione
del cantastorie estemporaneo Mario Andreini nella celebre piazza
di Prato; quest'esperienza è per lei folgorante, e decide
di dedicare la sua vita alla ricerca etnomusicale.
Anche lei diventa molto presto “membro” del Nuovo
Canzoniere Italiano assieme alle colleghe già citate
Giovanna Marini e Giovanna Daffini. Nello spettacolo “Bella
Ciao” reinterpreta un canto popolare toscano che diventerà
per lei iconico “Tutti mi dicon Maremma Maremma (Maremma
Amara)”; partecipa inoltre a “Ci ragiono e canto”
diretto da Dario Fo, e alle attività teatrali dell'associazione
Società di Mutuo Soccorso e del gruppo “Nuova Resistenza”.
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Francesco De Gregori, Caterina Bueno e Antonio De Rose durante un concerto nel 1971 |
Dopo la pubblicazione del suo primo album “La brunettina,
canzoni rispetti e tornelli toscani” e un tour in Canada
sul finire degli anni sessanta, Caterina diventa la protagonista
del documentario “Caterina Raccattacanzoni” del
giornalista e regista Luciano Michetti Ricci.
Arriva la pubblicazione di un ulteriore LP “La veglia”
in cui troviamo la bellissima villanella toscana “E cinquecento
catenelle d'oro” (successivamente ripresa nella canzone
“Caterina” che ritroviamo anche nell'album “Titanic”
di De Gregori); segue un periodo molto proficuo fatto di spettacoli,
pubblicazioni, caroselli, concerti e partecipazioni televisive
come “Canti popolari toscani” in diretta su Rai
1.
Nei tardi anni ottanta inzia a partecipare ai metting anticlericali
di Fano, e nel 1995 assieme ad altri colleghi (Claudio Lolli,
Paolo Pietrangeli, Giovanna Marini, etc.) aderisce a una raccolta
fondi per salvare il noto locale romano Folkstudio arrivato
in procinto di chiusura; in quell'occasione eseguono il canto
anarchico di Pietro Gori “Stornelli d'Esilio”.
Da ricordare la pubblicazione nel 1997 della raccolta di brani
“Canti di Maremma e d'Anarchia” allegato come supplemento
al settimanale Avvenimenti.
Nel 2005 partecipa alla 2^ vetrina dell'editoria anarchica e
libertaria e l'anno successivo tiene il suo ultimo concerto
a San Giuliano Terme; scompare prematuramente il 16 luglio 2007
nella sua amata Firenze.
Continuano ancora numerosi gli omaggi a Caterina, come quello
tenutosi nel 2009 al Teatro Rozzi di Siena all'interno della
conferenza spettacolo “Caterina raccattacanzoni –
ragionando e cantando di Caterina Bueno” ove si esibirono
numerosi musicisti tra cui Marco Rovelli (che pubblicò
anche un cd-book in suo omaggio denominato “Bella una
serpe con le spoglie d'oro. Omaggio a Caterina Bueno”)
e i The Gang gruppo folk rock.
Discografia consigliata
1964 – “Le canzoni di Bella Ciao” –
I Dischi del Sole (Nuovo Canzoniere Italiano)
1966 – “Ci Ragiono e canto” – I Dischi
del Sole (Nuovo Canzoniere Italiano)
1968 – “La Veglia” – I Dischi del Sole
2007 – “Pia come la canto io” – Gianna
Nannini (brano “Contrasto”)
Paola Nicolazzi
“Siamo la ciurma anemica di una galera infame”,
così recitava nel 1967 l'anarchico toscano Belgrado Pedrini
nella sua “Il Galeone” (tratto dalla sua famosa
poesia “Schiavi”), suggesstivo canto anarchico riadattato
da Paola Nicolazzi e incluso nel disco “Quella sera a
Milano era caldo... antologia della canzone anarchica”
pubblicato nel 1978 per I Dischi del Sole.
Cantautrice dal cuore anarchico, legata da una storia d'amicizia
molto importante con il collega Giorgio Gaber, nel 1975 al Teatro
Uomo di Milano interpretò la celebre “Addio a Lugano”
assieme a lui e al cantautore Francesco De Gregori, in uno storico
concerto di sottoscrizione per questa rivista anarchica.
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Milano, 10 ottobre 1975 Paola Nicolazzi e il figlio Roberto |
Nel corso degli anni '70, Paola ha “accompagnato”
musicalmente le lotte di numerosi compagni/e, ha fatto parte
del movimento anarchico italiano e co-fondato l'Archivio Germinal
di Carrara.
Tra i suoi maggiori successi, oltre a “Il Galeone”,
ricordiamo “Fermiamo le centrali nucleari” pubblicato
anch'esso durante il periodo delle contestazioni e dei movimenti
di liberazione dal 1967 al 1979, e “Ciurma” (Belgrado
Pedrini) nel periodo della seconda guerra mondiale e della Resistenza
tra il 1939 ed il 1945.
Scompare a Carrara, dopo una lunga ed estenuante malattia, all'età
di 81 anni.
Discografia consigliata
1974 – “Compagno Marini” (accompagnata da
Paolo Ciarchi) – Linea Rossa
1978 – “Quella sera a Milano era caldo... antologia
della canzone anarchica” – I Dischi del Sole
Maria Carta
Maria Carta è stata una memorabile cantautrice in grado
di aggiornare canti popolari tradizionali sardi a sonorità
moderne e originali.
Dopo essersi trasferita a Roma nel 1960, e aver sposato lo sceneggiatore
Salvatore Laurani, Maria si dedica, in parallelo ad altri progetti,
alla ricerca musicale ed etnografica che la porterà,
all'inizio degli anni settanta, a pubblicare due album: “Sardegna
Canta”, una raccolta di canti tradizionali sardi ove troviamo
il componimento poetico gallurese “Antoneddu Antoneddu”,
e “Paradiso in Re”, anch'esso repertorio di canti
tradizionali sardi del Cantu a chiterra.
Nel 1972, al Teatro Sistina di Roma, tiene un concerto insieme
alla cantante portoghese Amàlia Rodrigues che diverrà
successivamente un album; nell'esibizione troviamo due splendide
ninne nanne, una in gallurese e l'altra in logudorese, un canto
poetico tradizionale gallurese “Corsicana”, un componimento
di epoca sabauda scritto durante i moti rivoluzionari sardi
“Su patriotu sardu a sos feudatarios” e il canto
popolare “Amor dammi quel fazzolettino” in cui si
menziona il ferro a vapore quindi risalente, si presume, al
finire degli anni venti.
Qualche anno dopo arriva seconda nel girone della musica folk
di Canzonissima con il singolo “Amore disisperadu”,
canto che poi riprese assieme al maestro Angelo Branduardi e
nel 1976 viene eletta nel consiglio comunale romano per il Partito
Comunista Italiano.
È del medesimo anno il bellissimo album “Vi canto
una storia assai vera” intriso di canti anarchici e della
resistenza come “Funeral de um lavrador” di Chico
Buarque e Melo Nuto, “Hasta Siempre” di Carlos Puebla,
“Fischia il Vento” di Felice Cascione, “Addio
Lugano Bella” e “Stornelli d'esilio” di Pietro
Gori.
Ma Maria non è solo attivista politica e cantautrice,
ma anche scrittrice, poetessa e attrice. Nel 1975 scrive una
silloge di poesie dal titolo “Canto Rituale”, interpreta
diversi ruoli nei film degli amici Francis Ford Coppola (“Il
padrino – parte II”), Giuseppe Tornatore (“Il
Camorrista”) e Jean-Louis Comolli (“Cecilia –
storia di una comune anarchica”).
Tenne il suo ultimo concerto in terra francese a Tolosa il 30
giugno del 1993, morì di tumore l'anno successivo nella
sua abitazione capitolina.
In seguito al suo decesso nacque la Fondazione Maria Carta atta
a promuovere la cultura etnomusicale e popolare sarda, che attribuisce
ogni anno il Premio Maria Carta (vinto anche dall'amica e collega
Elena Ledda, che con grande e meticoloso lavoro porta avanti
la ricerca musicale di Maria Carta).
Discografia consigliata
1971 – “Adiu a mama/Antoneddu Antoneddu” –
RCA
1974 – “Delirio – In s'amena campagna dilliriende”
– RCA
1975 – “Dies Irae” – RCA
1976 – “Vi canto una storia assai vera” –
RCA Lineatre
1978 – “Umbras” - Polydor
1978 – “No potho reposare/Ballada ogliastrina/Muttettu”
– Polydor
1992 – “Chelu e mare” – Music of the
World
Laura Pescatori
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