Rivista Anarchica Online





Terra promessa

Con la loro storia di laicità dello stato e libertà di credo, gli USA sono oggi fra i paesi più religiosi del “nord del mondo”. E resta forte la convinzione di essere la nazione eletta da dio.

Sono apparsi all'imbrunire di un sabato d'inverno, poco più di un anno fa, indossando strani paramenti sopra gli abiti lisi. Rincasando sono finito quasi addosso al gruppo, che si era messo proprio accanto al portone. Sul marciapiede avevano sistemato una piccola telecamera, in cima a un treppiede; poco più in là un cartello pieno di scritte, di cui riuscivo a distinguere solo il titolo: “le dodici tribù di Israele”. Uno di loro aveva in mano un grosso libro, forse una Bibbia. Leggeva ad alta voce, mentre gli altri scrutavano tutto attorno. Si filmavano, e la telecamera conferiva alla scena qualcosa di grottesco, nel contrasto tra la sua moderna tecnologia e quegli uomini che sembravano provenire da un'altra epoca.

New York, Harlem - Alcuni adepti della setta delle dodici tribù di Israele

Storici e sociologi concordano in genere nell'affermare che gli Stati Uniti sono stati fin dagli albori della loro storia profondamente influenzati dai valori del protestantesimo: lo spirito stesso della nazione ne sarebbe imbevuto. Eppure il principio di separazione tra stato e chiesa è nato qui e, quando ancora in Europa valeva la legge del cuius regio, eius religio, il primo emendamento della costituzione americana già vietava allo stato di favorire una particolare religione o di limitare la libertà religiosa dei cittadini: all'epoca in cui Charles de Montalembert e Alexandre Vinet lanciarono il motto libera chiesa in libero stato, ripreso più avanti anche da Cavour, il principio già si praticava da decenni fra i cittadini liberi del nuovo mondo.
I padri fondatori erano uomini di profonda fede cristiana, ma non potevano certo consentire ai sovrani inglesi di controllare le anime degli ex sudditi e costrinsero gli anglicani a distaccarsi dalla madre chiesa, perché agli occhi dei rivoluzionari americani il clero che giurava fedeltà alla corona inglese era reo di tradimento. L'idea di stato laico prese forza proprio dalla frattura con l'anglicanesimo, da cui nacque la Chiesa Episcopale, che a lungo è stata espressione delle classi privilegiate, ma oggi vanta una notevole apertura teologica ed una solida tradizione progressista1.
Con la loro storia di laicità dello stato e libertà assoluta di credo gli USA sono oggi, fra i paesi cosiddetti sviluppati, quello più profondamente religioso. Nel 2002, rispondendo a un sondaggio del Pew Reserch Center, il 60% degli americani confermava come la religione giocasse un ruolo determinante nella propria vita2 e, in una rilevazione Gallup del 2016, solo il 18% indicava di non avere alcuna affiliazione religiosa, ascrivendosi al variegato gruppo degli atei, agnostici, umanisti e spirituali non religiosi.
La maggioranza aderisce alle varie confessioni cristiane, ma sono censite nel paese oltre 330 religioni attivamente praticate. Fra gli americani si contano anche cultori di Odino, sacerdoti voodoo, adepti dei culti del cargo e persino seguaci della religione della forza, ispirata dalla saga di Star Wars e registrata ufficialmente nel 2005 in Texas come Tempio dell'Ordine dei Jedi, con tanto di esenzione fiscale federale.
New York, città moderna e trasgressiva, non è da meno del resto del paese ed è ricca di chiese e templi, congregazioni dai nomi strani e gruppi religiosi stravaganti. Nei parchi può capitare di incrociare gruppi new age intenti in cerimonie danzanti al suono dei tamburi, quasi che gli indiani fossero tornati ad accamparsi al centro di Manhattan, e in città è facile incontrare annunciatori della fine dei tempi che mettono in guardia i passanti dalla dannazione eterna. Incrociando questi gruppi ho collezionato libretti, volantini e opuscoli a fumetti che contengono minacce di eterna sofferenza, ricette per salvarsi l'anima, ma anche strani calcoli per scoprire dove si annida il demonio.
L'America è terra di profeti e predicatori e Gesù vi è apparso, o almeno così credono i mormoni3. Chissà, forse anche il Grande Spirito torna talvolta a smuovere i lunghi fili d'erba delle grandi praterie.

Un volantino della setta delle dodici tribù di Israele

Chiese e fucili

Da quella volta sono tornati ogni sabato, con il libro e la telecamera. Sistemati nella piazzetta, poggiati al muretto scuro della fontana, ritti in piedi per ore, con qualsiasi clima, a declamare i loro versi, rivolti proprio verso le mie finestre. Le loro litanie, miste al suono dei clacson, sono presto diventate familiari, l'ineluttabile liturgia di ogni sabato sera.

Harlem, il quartiere afroamericano dove vivo, è pieno di chiese e chiesette dai nomi fantasiosi, fondate da chissà quale pastore a caccia del proprio gruppo di fedeli. Alla domenica arrivano i turisti attratti dai gospel che risuonano ad ogni angolo di strada. Le signore del vicinato escono vestite a festa per andare alla funzione, con in testa quei grandi cappelli vistosi e un po' ridicoli, col velo e le fantasie floreali, che prima di venire qui avevo visto solo nei vecchi film americani. Sono le pronipoti degli schiavi, donne in età e quasi sempre sole, coi figli altrove e i parenti lontani, in qualche stato del sud, da cui sono un giorno partite per venire a New York. Durante la settimana sono le anonime abitanti di appartamentini grigi nei palazzi-dormitorio, intente a guadagnarsi da vivere, avanti e indietro sui mezzi affollati. Nel giorno dedicato al culto incontrano la loro vera comunità e vanno in chiesa allegre, sorridenti, pronte al canto e alla preghiera.
Osservo questo esodo e mi chiedo che parole ascolteranno dai loro strani preti cittadini. Non so immaginarlo, mi è più facile ipotizzare le prediche dei tanti pastori di campagna, nella grande provincia americana, bianca e bigotta, che parlano dai pulpiti con parole di fuoco e rimandano i fedeli alle loro case con le menti piene di visioni apocalittiche.
Secondo un sondaggio Gallup del luglio 2019, nel 40% degli americani è ancora oggi fortemente radicata la convinzione che il mondo e l'universo siano stati creati, nelle forme attuali, circa 10.000 anni fa. Del resto in molte scuole e università, anche pubbliche, trova ancora dignità di cattedra il cosiddetto creazionismo scientifico, le cui astruse teorie vengono insegnate accanto o, qualche volta, al posto di quelle evoluzioniste.
Ho nella testa l'immagine degli imbonitori dei tempi della frontiera e li vedo esprimersi con le stesse parole di allora. Immagino sacerdoti malati di americanismo4, che predicano il patriottismo, mettendo in scena la rappresentazione dell'America-terra-promessa, nuova Israele, nazione posta da Dio in cima al colle affinché la sua luce giunga a tutto il mondo.
Mi raffiguro chiesette conchiuse nel provincialismo del gregge che amministrano, legate alle piccole vite di quei fedeli, che quasi mai hanno varcato i confini delle loro contee e conducono l'esistenza nell'ottusa certezza che il loro modo di intendere la vita e la civiltà debba valere per tutto il mondo.
Solo osservando la scena da questa angolazione riesco a spiegarmi certi fatti accaduti in tempi assai recenti, come la funzione del febbraio 2018 nel World Peace and Unification Sanctuary, in Pennsylvania, quando il reverendo Sean Moon, capo di quella confessione, ha chiesto ai suoi seguaci di portare in chiesa i loro fucili mitragliatori AR15, la cui diffusione era sotto accusa in quei giorni dopo il terribile massacro in una scuola di Parkland, in Florida. Per quel pastore l'AR15 simboleggerebbe lo scettro di ferro menzionato nell'Apocalisse di Giovanni5 e in quell'occasione pregò “per un Regno di polizia e di milizie di pace dove i cittadini, attraverso il diritto concesso loro da Dio onnipotente di possedere e portare armi, siano capaci di proteggersi fra loro e difendere il fiorire dell'umanità”6.
È invece del gennaio 2020 la sparatoria nella West Freeway Church of Christ, in Texas, dove un uomo è entrato facendo fuoco sui fedeli, radunati per la funzione domenicale, uccidendone due, ed è stato subito freddato da Jack Wilson, un anziano parrocchiano che, come d'abitudine, si era recato alla messa con la pistola, perché in quella chiesa è volontario per la sicurezza. Wilson è stato celebrato come un eroe che, con coraggio e determinazione, ha impedito una strage più grande, e il governatore lo ha subito insignito di un'alta onorificenza, che lui è andato a ritirare con in testa l'immancabile cappello da cowboy. Non è chiaro cosa avesse spinto quell'uomo, che già frequentava la parrocchia, a far fuoco sui fedeli, e nessuno sembra essersi soffermato a riflettere sul suo gesto, su quel triste episodio. Non ho sentito qualcuno chiedersi perché una chiesa avesse bisogno di fedeli-sceriffi o cercare di capire quale fosse, per quei credenti, il significato del comandamento di non uccidere, scritto nel libro che essi ritengono sacro. Tutto è sembrato accadere nella normalità di un qualsiasi episodio di cronaca e sulla vicenda è presto calato il sipario. Wilson è tornato alle sue domeniche di vigilanza armata in chiesa, consentita da una legge del 2017, approvata in risposta al terribile massacro avvenuto quell'anno nella chiesa battista di Sutherland Springs, dove un giovane, ex militare, uccise 26 fedeli e ne ferì altri 20 camminando su e giù per la navata centrale con un fucile mitragliatore.
Nello stato che reca nello stemma la stella da sceriffo, due uomini che si recano in chiesa armati, l'uno per pregare e l'altro per uccidere, non suscitano stupore. Con la medaglia appuntata sul petto, il cowboy reticente e schivo come un vero texano ha confermato: “Non mi sento un eroe, ho fatto solo quello che c'era da fare”.
Aveva solo fatto il suo dovere.

New York, Harlem - La scritta fuori da una chiesa

Odio, violenza e preghiere

Nemmeno la pandemia li ha scoraggiati. Quando già qui la gente cominciava a guardarti con sospetto, a scansarsi al tuo passaggio, loro hanno continuato ad assieparsi al sabato pomeriggio davanti a quel muretto, declamando le loro litanie. Avvicinandomi incuriosito, ho incontrato sguardi ostili e ho preferito allontanarmi.

Quel giorno ho sentito il bisogno di approfondire, capire chi fossero e cosa volessero e ho scoperto così la strana, assurda dottrina di questa setta, nata nel cuore di Harlem, la Israelite Church of God in Jesus Christ, costola di un più ampio movimento, conosciuto come Black Hebrew Israelite.
Le organizzazioni di difesa dei diritti civili hanno classificato il nucleo di Harlem come “Hate group”, un gruppo che fomenta e diffonde l'odio, contro i bianchi in genere e contro gli ebrei in particolare. La setta, che crede ispirati da Dio sia l'antico che il nuovo testamento, ma anche una serie di testi apocrifi, ha una sua peculiarissima teologia: identifica l'Israele biblica con il continente americano e insegna che i discendenti delle dodici tribù di Israele menzionate nella Bibbia non sono gli ebrei ma gli odierni afroamericani, i neri delle indie occidentali, i nativi americani e gli ispanici delle Americhe.
A dicembre 2019 il gruppo harlemita è stato al centro di indagini a seguito di aggressioni armate a danno di ebrei durante le celebrazioni della ricorrenza di Hanukkah, ma è pur sempre un culto, protetto dalla costituzione e nessuno può impedire ai suoi adepti di ingannare chi li ascolta con le sue menzogne.
Si muovono nel quartiere a caccia di adepti. A volte sono uomini soli che si sistemano all'angolo di una strada. Altre volte sono gruppi dall'aspetto minaccioso, con le voci roboanti e la stella di Davide usurpata, incisa su polsini da lottatori. Sempre filmano la scena e fra di loro non ho mai visto una donna.
Donne pie ne ho incontrate in altri contesti, di quelle che ti salutano sorridendo e ti invitano ad entrare quando passi davanti alle porte delle loro chiese, all'ora del gospel. Ma mi torna in mente soprattutto una manifestazione in favore del Rojava quando, al momento di congedarsi, si sono fatte avanti due donne e hanno chiesto ai manifestanti di pregare assieme a loro e hanno poi guidato un canto di ringraziamento, una preghiera piena di riconoscenza, sorridenti e rapite. Confesso di essermi guardato attorno sconcertato, quella volta, vedendo i manifestanti, molti dei quali curdi, fino a un attimo prima vocianti, partecipare al rito con rispetto. Un episodio che, forse, solo qui può accadere in quella forma, rappresentazione del mistero di questo paese che, per un verso o per l'altro, finisce sempre per sorprenderti.
Del resto, in un paesino non lontano da New York, vive il reverendo John Shelby Spong, pastore della chiesa episcopale, fautore di una totale libertà del pensiero teologico, che nei suoi studi ha rivoluzionato l'idea di Dio con immagini talmente innovative da far tremare i polsi ai vertici delle chiese cristiane di tutto il mondo. I suoi scritti hanno certo suscitato clamore, polemiche, ma nessuno qui ha mai messo in dubbio il suo diritto di pubblicarli. Nessuna scomunica è arrivata dai vertici della sua chiesa.
Mi tornano in mente così le belle conversazioni con padre Gianni, un anziano francescano che da decenni, in Italia, promuove il dialogo interconfessionale e un pacifismo radicale, ispirato dalla sua fede. L'ho incontrato in tante marce per la pace, il disarmo, la giustizia. Sempre in prima fila, sempre allegro e amichevole. Mi raccontò una volta come quella sua coscienza l'avesse maturata non nei seminari in Italia ma proprio qui, negli Stati Uniti, negli anni settanta, lavorando con le suore e i monaci impegnati in prima fila nella resistenza contro la guerra in Vietnam e la corsa agli armamenti.
Tutte queste immagini mi corrono nella mente, si scontrano, si accavallano e faccio fatica a metterle a fuoco. Ancora una volta l'America mi appare come un complesso mosaico di pezzi che non combaciano fra di loro e nell'immagine finale che cerco di mettere assieme non mi raccapezzo.

New York, Times Square - Alcuni fedeli

All'imbrunire di un sabato di marzo il silenzio mi ha sorpreso. Dalla finestra non entravano le voci dei sedicenti sacerdoti delle dodici tribù di Israele. Mi sono affacciato sulla piazza deserta. La pandemia deve averli costretti a rintanarsi nelle loro case o forse sono stati allontanati dalla polizia, per motivi sanitari. O hanno finito per infettarsi fra di loro, a forza di stare assiepati sotto l'occhio delle loro telecamere.

Chissà se torneranno, quando tutto questo sarà passato. Al momento c'è un silenzio irreale, interrotto quasi solo dalle sirene. A due passi da qui un'organizzazione evangelica ha allestito un ospedale da campo per i malati di Covid-19, analogo a quello installato al centro di Cremona. La coincidenza non poteva non colpirmi. All'inizio c'è stata qualche contestazione: l'organizzazione è accusata di discriminare, reclutando personale solo fra i credenti. Ma dentro quei tendoni c'erano malati gravissimi e medici e infermieri in prima linea, e anche quei pochi manifestanti hanno desistito.
Adesso, ogni sera, all'imbrunire, invece delle voci inquietanti delle dodici tribù mi arriva in casa l'eco dell'applauso, caldo e generoso, che la città dedica da settimane ai sanitari impegnati contro la pandemia. Medici e infermieri sono arrivati anche da lontano per aiutare New York ferita. Una gratitudine sincera, entusiasta, chiassosa verso di loro si esprime ogni sera alle sette dalle finestre di tutta la città e non importano il credo o il colore della pelle. Si affaccia gente di ogni religione e nazione che esista sotto le stelle e nemmeno i passanti per la strada restano indifferenti. Almeno in questo tutti sono solo newyorchesi, spaventati e riconoscenti. Impossibile non farsi coinvolgere da questo rito, senza pretesa di salvezza o dannazione.

Santo Barezini

  1. Fra le aperture più note della chiesa episcopale americana vi sono l'ordinazione sacerdotale delle donne e degli omosessuali dichiarati, la riforma liturgica, il matrimonio religioso per coppie gay e l'impegno contro apartheid e razzismo.
  2. Il dato scendeva al 33% nel Regno Unito, al 27% in Italia e al 12% in Giappone.
  3. Secondo il Libro dei mormoni un gruppo di ebrei, ispirato e guidato da Dio, sarebbe emigrato nel continente americano nel 600 a.C. circa. Sei secoli più tardi, ai loro discendenti sarebbe apparso Gesù, dopo la resurrezione e prima dell'ascensione, fondando la sua Chiesa nella nuova Terra Promessa. Su tale base si fonda la fede della “Chiesa Di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni”, fondata nel 1830, comunemente nota come Chiesa mormone.
  4. L'Americanismo è una teoria filosofico-politica costituita da valori patriottici che, secondo i suoi fautori, definiscono collettivamente l'identità del paese, cui toccherebbe il ruolo di guida morale delle nazioni.
  5. Apocalisse 19:11-15.
  6. Qui tradotto da “Worshippers clutching AR15 rifles hold commitment ceremony” di Michael Rubinkam, pubblicato su USA TODAY, 28 febbraio 2018.