Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 8
novembre 1971 - dicembre 1971


Rivista Anarchica Online

I nani provocatori di Amsterdam
di L. M. Consoli

Quando, la sera del 13 maggio 1967, uno straordinario ed allucinante happening nel centro di Amsterdam decretò la fine del movimento Provo, esattamente venti mesi ed un giorno dopo l'apparizione del primo numero del giornale che ne era stato il portavoce lo strumento ideologico, nessuno ci credette.
I "Provocatori" erano allora al culmine della loro notorietà: i vari "piani bianchi" avevano risvegliato interesse e simpatia in ogni strato della popolazione, tant'è vero che, un giovane era riuscito ad essere eletto al Consiglio Municipale di Amsterdam, raccogliendo su di sé addirittura 13 mila voti!
Chi non ricorda il piano delle "biciclette bianche"? Reso pubblico il 25 luglio del 1965, con l'avvertenza: "Provocazione N. 5", era un progetto che mirava a risolvere in maniera radicale, e nel contempo sociale, il problema dei trasporti urbani, e che, di riflesso, mettendo a disposizione di tutti i cittadini che ne avessero avuto bisogno, una bicicletta bianca, colpiva il concetto di proprietà privata in uno dei suoi capisaldi più idolatrati: l'auto; e, ancora, proponeva una soluzione al problema dell'inquinamento atmosferico (meno auto = meno gas di scappamento).
Ma anche altri "piani bianchi" (il bianco era solo simbolo di purezza) erano riusciti a far convergere l'interesse di larga parte dei giovani verso i Provos di Amsterdam.
Il 18 marzo del '66, A. Boersma pubblicava il suo testo teorico sui "polli bianchi", cioè i poliziotti, i quali dovevano essere restituiti alla loro funzione naturale, che era quella di soccorrere i cittadini nelle piccole difficoltà quotidiane: aiutare le vecchie signore ad attraversare la strada; fornire informazioni, sorvegliare i fanciulli nei giardini d'infanzia; distribuire contraccettivi alle ragazze che ne fossero rimaste sprovviste, e così via.
Il piano dei "camini bianchi" era particolarmente diretto ad un controllo rigoroso dell'inquinamento atmosferico, mentre il piano delle "donne bianche", prevedeva l'aborto libero e gratuito per chiunque ne facesse richiesta.
Comunque, l'azione che aveva fatto scrivere la parola PROVO a grandi lettere e sulle prime pagine dei quotidiani di mezzo mondo, era stata, il 10 marzo '66, la violentissima opposizione alle nozze della principessa Beatrice con l'ex-hitlerjugend, Claus von Amsberg, la cui foto, in impeccabile uniforme nazi, accompagnata dalla scritte in latino "Claus, Persona non Grata", e firmata "Provocazione N.2", era stata riprodotta su migliaia di volantini ciclostilati e distribuita per tutta Amsterdam fin dal 25 giugno dell'anno precedente, per iniziativa di Roel van Duyn.
Ma come erano nati i Provos? E chi erano, esattamente?
Tra il giugno ed il settembre, del 1964, Robert Jasper Grootveld, un tipo strano, dallo sguardo vagamente allucinato e dalla fama "magica", organizzava happenings esoterici contro il vizio del fumo, in piazza Spui, proprio dinnanzi all'Università, intorno al "Lieverdje": la statua di un ragazzo donata alla città da un ricco industriale del tabacco e che era diventata, in poco tempo, uno dei simboli più caratteristici dell'Olanda borghese.
A questi happenings partecipavano parecchi giovani particolarmente sensibili alle istanze pacifiste ed anarchiche, soprattutto del Comitato Inglese dei 100, per la messa al bando delle armi nucleari. (E fu proprio da qui, sia detto come curiosità "storica", che il tridente rovesciato, scelto da Bertrand Russell come simbolo antinucleare poiché rappresentava, in maniera stilizzata, la sagoma del bombardiere che distrusse Hiroshima, venne ripreso come simbolo della libertà, e della libertà sessuale prima di tutto, accompagnato dallo slogan "Fate l'amore, non la guerra").
Intorno alla statua della "Lieverdje", Roel van Duyn, studente in Filosofia, gran divoratore di Bakunin e di Kropotkin, la testa piena delle idee cibernetiche del dottor Eck, e delle teorie artistiche del Dada, nel maggio del '65, appena arrivato all'Aja, si incontrò con l'ex-operaio di officina, Grootveld.
Fu rapidamente conquistato dall'esperienza apolitica che costui aveva iniziato e che era diretta a liberare il consumatore schiavizzato dal proprio prodotto. Decisero insieme la compilazione di una lettera aperta il cui testo, redatto da van Duyn, era nettamente orientato verso una visione anarchica della società e che, ormai conosciuta con le due parole iniziali, "Beste Kameraden", è da considerare il primo documento Provo (25 maggio 1965), immediatamente seguito, il 21 giugno, da "È bene che ci sia la polizia", sempre redatto da Reel van Duyn, ma firmato "Federazione degli Anarchici-Provocazione N.1".
Un mese dopo, l'annuncio del fidanzamento di una delle tante figlie della regina Giuliana con un plebeo tedesco, ma immediatamente nobilizzato per l'occasione, del quale era ben nota la precedente militanza nelle formazioni giovanili del III Reich, fornì l'occasione per la "Provocazione N.2" già ricordata, e che portava come indicazione: "Provo, mensile degli anarchici". Dove il termine Provo era usato in un documento scritto per la prima volta, strettamente connesso alla anarchia.
La polizia olandese non si risparmiò, e non risparmiò nessuno! Durante la cerimonia nuziale manganellò a destra e a sinistra; le teste rotte non si contarono! E riuscì a riempire cellulari e camere di sicurezza come non succedeva più dai tempi dell'occupazione nazista.
L'opinione pubblica, che come tutti i paesi di tradizione germanica, è amante dell'ordine e della legalità, sempre disposta a giustificare l'operato delle "autorità", ne fu tuttavia talmente disgustata che, il 18 giugno successivo, 1.200 cittadini firmarono un documento di accusa dei metodi polizieschi. Una studentessa venne arrestata e perquisita fin sulla pelle perché distribuiva zibibbo ai passanti...! Era troppo: il capo della polizia ed il borgomastro di Amsterdam persero il posto. Era la vittoria dei Provos! Già il 1° giugno, alle elezioni municipali Bertrand de Vries era stato eletto al comune, in tutta l'Europa nascevano gruppi Provo, giornali Provo, si facevano azioni Provo. In Italia, il Gruppo Provo Milano Uno, presso il Circolo Anarchico Sacco e Vanzetti, fu uno dei più attivi e che durarono più a lungo.
Improvvisamente, un primo segno di crisi: il 22 marzo '67 De Vries si dimette senza fornire spiegazioni soddisfacenti, ed è sostituito dal Luud Schimmelpennick, il popolare ideatore del piano per le "biciclette bianche".
Sul principio si pensa ad un semplice cambio della guardia, ad un avvicendamento prestabilito per evitare di prendere troppo piacere a star seduti su di una poltrona municipale. Ma, due mesi dopo, il movimento fa kara-kiri.
Nessuno ci credette. Abituati come erano all'immaginazione dei Provos, alle loro fantasiose sortite, alle loro sorprese, al loro humour imprevedibile, sia gli olandesi, che i giovani di tutto il mondo pensarono che si stesse preparando qualcosa di nuovo, di più divertente, qualcosa di veramente grande, e aspettarono...
Aspettarono tre anni!
È vero che Provo non era morto, ma dormiva... Eppure, quando si risvegliò, era sostanzialmente diverso.
Del gruppo originale, in tutto 25 o 30 persone, che aveva dato inizio al movimento, parecchi erano passati ad altre formazioni politiche, qualcuno si era dato alle droghe, uno, l'ex-consigliere comunale Bertrand de Vries, era finito a Roma, attore in un film decisamente mediocre. Ben pochi restavano e, tra questi, e più deciso a ricominciare tutto daccapo, Roel van Duyn.
Intanto, anche la società olandese, in pochi anni, era cambiata di molto, e proprio per merito dei Provos. Amsterdam era diventata una città più libera e più disponibile, centro della cultura underground e della libertà sessuale, sostituendo Londra nelle preferenze dei giovani. Lo "stile" dei Provos, la loro "immaginazione" era stata usata da altri gruppi progressisti, in patria e all'estero. Lo slogan dei rivoluzionari francesi, nel Maggio '68, non diceva, forse "L'Immagination au Pouvoir?". E le azioni della "Dolle Mina" - il Movimento Olandese per la Liberazione delle Donne che prendeva il suo curioso nome da Wilhelmina Drukker, una suffraggetta "fin de siècle" - cos'altro erano se non una riedizione delle "sorprese" Provos, con ben poco di veramente originale, anche se ancora di indubbia capacità tattica?
Alla fine del 1969, Roel van Duyn occupò personalmente il posto vacante dei Provos nel Consiglio Municipale di Amsterdam, portandosi dietro un saggio che aveva scritto sul "sabotaggio come arma alternativa di difesa".
In poche settimane riorganizzò i suoi compagni e amici in un nuovo gruppo. Qualcuno (non si seppe mai chi fu) propose di sostituire il termine Provo con Kabouter, che vuol dire nanetto, folletto, gnomo: un personaggio molto popolare nella mitologia e nella favolistica nordica (chi non ricorda "Biancaneve e i sette nani", fiaba tipicamente tedesca?). Del resto, il nome ufficiale dell'Olanda non è forse, Regno dei Paesi Bassi? E chi, se non degli omini piccoli, dei nanetti, possono abitare i paesi "bassi"?
Ancora poche settimane di intensa attività, ed una nuova iniziativa risveglia una volta di più l'interesse dei giovani di tutto il mondo: il primo atto ufficiale dei Kabouters è la loro costituzione in stato libero e indipendente; per la precisione, hanno fondato lo "Stato Libero d'Orange" ("Oranje Vrijstaat") per ricordare la famosissima guerra dei Boeri che nessuno, qui in Olanda, ha mai dimenticato. Lo stesso van Duyn, come membro del Consiglio Municipale, ne diviene il primo ambasciatore accreditato presso lo stato straniero dei Paesi Bassi: è il 5 febbraio dello scorso anno.
Tutta l'organizzazione viene interamente copiata dal Black Panther Party statunitense, meno la componente autoritaria. Ci sono vari ministeri: i più attivi sono quelli della Difesa e quello dell'Offesa. Quest'ultimo pubblica addirittura un proprio "organo ufficiale", il "Kabouter Kolonel", che si affianca al giornale ideologico del movimento: il "Kabouter Krant".
Per far capire come i tempi siano veramente cambiati, ed al pessimismo esistenzialista dei Provos sia subentrata una decisa volontà di cambiare le cose per mezzo dell'azione, il vecchio simbolo della mela bacata, riprodotto dappertutto ed in tutte le occasioni (e che voleva rappresentare il marcio della nostra società), ha subito una metamorfosi: ora è una bomba con la miccia (il picciolo della mela) accesa. Inoltre i pugni chiusi si sprecano.
Che l'iniziativa fosse nata nel momento più adatto fu provato nel giugno del '70 quando, alle nuove elezioni municipali, i Kabouters riuscirono a far eleggere cinque loro rappresentanti nella sola Amsterdam, raccogliendo l'11% dei suffragi.
Alla stessa epoca, i nanetti pubblicarono un "Manifesto dei Servitori del Popolo" nel quale, riprendendo ed ampliando alcuni dei concetti già formulati all'epoca Provo, si preannunciavano azioni contro l'automobile; contro la sperequazione dei salari; contro l'uso e l'abuso del potere, soprattutto politico e militare; contro i colpevoli dell'inquinamento atmosferico; e si auspicavano iniziative alternative, come la creazione di una rete distributiva delle derrate alimentari non trattate da concimi artificiali o, comunque, da sostanze chimiche (la cui realizzazione è una delle grandi vittorie dei Kabouters, ormai imitata da molte altre organizzazioni commerciali perfino nei centri più piccoli dell'Olanda); o la difesa dei quartieri popolari (circa la metà delle case di tutta l'Olanda è stata dichiarata inagibile e perciò, poco alla volta, interi caseggiati vengono distrutti per far posto ai "quartieri dormitorio" dei quali Amstelveen, a pochi chilometri da Amsterdam, è l'esempio più drammatico e più squallido); o la creazione di scuole antiautoritarie, o ancora, lo sviluppo di una cultura alternativa, o underground, che dir si voglia.
Ma quali sono, più particolarmente, le differenze che caratterizzano il movimento dei Kabouters dai Provos, che li hanno preceduti e dai quali, in ultima analisi, "discendono"?
Il Kabouter, nonostante il linguaggio bellicoso e catastrofico, anzi, proprio per questo, ha più "amore" ed ottimismo del Provo. Infatti, gli atteggiamenti estremisti sottintendono sempre una fede nella possibilità di cambiare. Il Provo era più calmo perché più rassegnato. Sapeva che la sua lotta contro la società autoritaria era inutile, che aveva valore solo per sé stessa, ma che non sarebbe mai riuscita a scalfire il potere. Lo stesso suicidio del movimento è comprensibile solo sotto questo punto di vista di totale impotenza. I Kabouters non provocano la società, preferiscono metterla a confronto con i problemi reali e con le loro possibilità di soluzione: è questo il significato delle strutture "alternative" da contrapporre alle strutture "ufficiali" (i Provos credevano nell'esistenza di una "contro-società" da liberare, e disperavano di riuscirci; i Kabouters credono che questa contro-società debba ancora essere costruita, e vi si accingono con passione ed ottimismo). Non vogliono essere spettatori, ma attori. Inoltre, i Kabouters sono convinti che l'attuale società autoritaria morirà senza usare la violenza per sopravvivere, attraverso quella che già nel 1951, Peter Heintz, nel suo libro "Anarchismus und Gegenuvart", definì una "tranquilla rivoluzione anarchica". È possibile tutto ciò?
In ogni caso sembra che l'opinione pubblica olandese, seguendo una tendenza già manifestatasi in altri paesi occidentali, si stia decisamente spostando a destra. Le ultime elezioni politiche, il 28 aprile scorso, che hanno portato alle urne 7 milioni di votanti a scegliere tra 28 partiti, non sono riuscite a dare un solo seggio ai nanetti del Libero Stato d'Orange, che si sono dovuti accontentare di uno scarsissimo 0,4% del totale. E tutti gli altri raggruppamenti della sinistra olandesi hanno subito una vera e propria emorragia di voti. Il Partito Socialista Pacifista, che si aspettava una conferma del proprio prestigio, ha addirittura visto dimezzare la propria rappresentanza al Parlamento (da quattro seggi è sceso a due), mentre il partito che ha avuto il più grande successo, è stato "Democrazia '70": ex-ala scissionista del Partito Laburista, presentatosi per la prima volta alle urne, e con un programma di "centro", ha guadagnato ben 8 seggi.
Ed a giugno l'"Atheneum Boekhandel" la libreria degli universitari situata proprio dinnanzi al "Liverdje", il centro più importante e significativo dell'extra-parlamentarismo olandese, ha tolto il "KabouterKrant" dalle vetrine, annunciando che non lo venderà più poiché troppo commercializzato ed integrato, ormai.
Tutto ciò mentre la New Left ed i marxisti olandesi, che non hanno mai perdonato ai Provos né ai Kabouters, la loro politica "avventurista", sono tornati alla carica, accusando i nanetti di non aver voluto svolgere un'efficace campagna elettorale perché pagati dalla monarchia.
È la fine dei Kabouters?
È finita, dopo la meteora-provo, anche la meteora-Kabouter? Forse non è più tempo per la ribellione fantasiosa, per lo sberleffo sovversivo. O forse il "provotariato" di Amsterdam preparerà nuove maschere di cartapesta, giocosi portabandiera di quella rivoluzione che il fiacco proletariato olandese sembra essersi dimenticato.

Amsterdam, ottobre 1971

L. M. Consoli