Rivista Anarchica Online
I nani provocatori di Amsterdam
di L. M. Consoli
Quando, la sera del 13 maggio 1967, uno straordinario ed allucinante
happening nel centro di Amsterdam
decretò la fine del movimento Provo, esattamente venti mesi ed un giorno dopo l'apparizione del
primo
numero del giornale che ne era stato il portavoce lo strumento ideologico, nessuno ci credette. I
"Provocatori" erano allora al culmine della loro notorietà: i vari "piani bianchi" avevano
risvegliato
interesse e simpatia in ogni strato della popolazione, tant'è vero che, un giovane era riuscito ad
essere
eletto al Consiglio Municipale di Amsterdam, raccogliendo su di sé addirittura 13 mila
voti! Chi non ricorda il piano delle "biciclette bianche"? Reso pubblico il 25 luglio del 1965, con
l'avvertenza:
"Provocazione N. 5", era un progetto che mirava a risolvere in maniera radicale, e nel contempo sociale,
il problema dei trasporti urbani, e che, di riflesso, mettendo a disposizione di tutti i cittadini che ne
avessero avuto bisogno, una bicicletta bianca, colpiva il concetto di proprietà privata in uno dei
suoi
capisaldi più idolatrati: l'auto; e, ancora, proponeva una soluzione al problema dell'inquinamento
atmosferico (meno auto = meno gas di scappamento). Ma anche altri "piani bianchi" (il bianco era
solo simbolo di purezza) erano riusciti a far convergere
l'interesse di larga parte dei giovani verso i Provos di Amsterdam. Il 18 marzo del '66, A. Boersma
pubblicava il suo testo teorico sui "polli bianchi", cioè i poliziotti, i quali
dovevano essere restituiti alla loro funzione naturale, che era quella di soccorrere i cittadini nelle piccole
difficoltà quotidiane: aiutare le vecchie signore ad attraversare la strada; fornire informazioni,
sorvegliare
i fanciulli nei giardini d'infanzia; distribuire contraccettivi alle ragazze che ne fossero rimaste sprovviste,
e così via. Il piano dei "camini bianchi" era particolarmente diretto ad un controllo rigoroso
dell'inquinamento
atmosferico, mentre il piano delle "donne bianche", prevedeva l'aborto libero e gratuito per chiunque ne
facesse richiesta. Comunque, l'azione che aveva fatto scrivere la parola PROVO a grandi lettere e
sulle prime pagine dei
quotidiani di mezzo mondo, era stata, il 10 marzo '66, la violentissima opposizione alle nozze della
principessa Beatrice con l'ex-hitlerjugend, Claus von Amsberg, la cui foto, in impeccabile uniforme nazi,
accompagnata dalla scritte in latino "Claus, Persona non Grata", e firmata "Provocazione N.2", era stata
riprodotta su migliaia di volantini ciclostilati e distribuita per tutta Amsterdam fin dal 25 giugno dell'anno
precedente, per iniziativa di Roel van Duyn. Ma come erano nati i Provos? E chi erano,
esattamente? Tra il giugno ed il settembre, del 1964, Robert Jasper Grootveld, un tipo strano, dallo
sguardo vagamente
allucinato e dalla fama "magica", organizzava happenings esoterici contro il vizio del fumo, in piazza
Spui, proprio dinnanzi all'Università, intorno al "Lieverdje": la statua di un ragazzo donata alla
città da
un ricco industriale del tabacco e che era diventata, in poco tempo, uno dei simboli più
caratteristici
dell'Olanda borghese. A questi happenings partecipavano parecchi giovani particolarmente sensibili
alle istanze pacifiste ed
anarchiche, soprattutto del Comitato Inglese dei 100, per la messa al bando delle armi nucleari. (E fu
proprio da qui, sia detto come curiosità "storica", che il tridente rovesciato, scelto da Bertrand
Russell
come simbolo antinucleare poiché rappresentava, in maniera stilizzata, la sagoma del
bombardiere che
distrusse Hiroshima, venne ripreso come simbolo della libertà, e della libertà sessuale
prima di tutto,
accompagnato dallo slogan "Fate l'amore, non la guerra"). Intorno alla statua della "Lieverdje", Roel
van Duyn, studente in Filosofia, gran divoratore di Bakunin
e di Kropotkin, la testa piena delle idee cibernetiche del dottor Eck, e delle teorie artistiche del Dada, nel
maggio del '65, appena arrivato all'Aja, si incontrò con l'ex-operaio di officina, Grootveld. Fu
rapidamente conquistato dall'esperienza apolitica che costui aveva iniziato e che era diretta a liberare
il consumatore schiavizzato dal proprio prodotto. Decisero insieme la compilazione di una lettera aperta
il cui testo, redatto da van Duyn, era nettamente orientato verso una visione anarchica della
società e che,
ormai conosciuta con le due parole iniziali, "Beste Kameraden", è da considerare il primo
documento
Provo (25 maggio 1965), immediatamente seguito, il 21 giugno, da "È bene che ci sia la polizia",
sempre
redatto da Reel van Duyn, ma firmato "Federazione degli Anarchici-Provocazione N.1". Un mese
dopo, l'annuncio del fidanzamento di una delle tante figlie della regina Giuliana con un plebeo
tedesco, ma immediatamente nobilizzato per l'occasione, del quale era ben nota la
precedente militanza
nelle formazioni giovanili del III Reich, fornì l'occasione per la "Provocazione N.2" già
ricordata, e che
portava come indicazione: "Provo, mensile degli anarchici". Dove il termine Provo era
usato in un
documento scritto per la prima volta, strettamente connesso alla anarchia. La polizia olandese non
si risparmiò, e non risparmiò nessuno! Durante la cerimonia nuziale manganellò
a destra e a sinistra; le teste rotte non si contarono! E riuscì a riempire cellulari e camere di
sicurezza
come non succedeva più dai tempi dell'occupazione nazista. L'opinione pubblica, che come
tutti i paesi di tradizione germanica, è amante dell'ordine e della legalità,
sempre disposta a giustificare l'operato delle "autorità", ne fu tuttavia talmente disgustata che,
il 18 giugno
successivo, 1.200 cittadini firmarono un documento di accusa dei metodi polizieschi. Una studentessa
venne arrestata e perquisita fin sulla pelle perché distribuiva zibibbo ai passanti...!
Era troppo: il capo
della polizia ed il borgomastro di Amsterdam persero il posto. Era la vittoria dei Provos! Già il
1° giugno,
alle elezioni municipali Bertrand de Vries era stato eletto al comune, in tutta l'Europa nascevano gruppi
Provo, giornali Provo, si facevano azioni Provo. In Italia, il Gruppo Provo Milano Uno, presso il Circolo
Anarchico Sacco e Vanzetti, fu uno dei più attivi e che durarono più a
lungo. Improvvisamente, un primo segno di crisi: il 22 marzo '67 De Vries si dimette senza fornire
spiegazioni
soddisfacenti, ed è sostituito dal Luud Schimmelpennick, il popolare ideatore del piano per le
"biciclette
bianche". Sul principio si pensa ad un semplice cambio della guardia, ad un avvicendamento
prestabilito per evitare
di prendere troppo piacere a star seduti su di una poltrona municipale. Ma, due mesi dopo, il movimento
fa kara-kiri. Nessuno ci credette. Abituati come erano all'immaginazione dei Provos,
alle loro fantasiose sortite, alle
loro sorprese, al loro humour imprevedibile, sia gli olandesi, che i giovani di tutto il mondo pensarono
che si stesse preparando qualcosa di nuovo, di più divertente, qualcosa di veramente grande, e
aspettarono... Aspettarono tre anni! È vero che Provo non era morto, ma dormiva...
Eppure, quando si risvegliò, era sostanzialmente diverso. Del gruppo originale, in tutto 25
o 30 persone, che aveva dato inizio al movimento, parecchi erano passati
ad altre formazioni politiche, qualcuno si era dato alle droghe, uno, l'ex-consigliere comunale Bertrand
de Vries, era finito a Roma, attore in un film decisamente mediocre. Ben pochi restavano e, tra questi,
e più deciso a ricominciare tutto daccapo, Roel van Duyn. Intanto, anche la società
olandese, in pochi anni, era cambiata di molto, e proprio per merito dei Provos.
Amsterdam era diventata una città più libera e più disponibile, centro della
cultura underground e della
libertà sessuale, sostituendo Londra nelle preferenze dei giovani. Lo "stile" dei Provos, la loro
"immaginazione" era stata usata da altri gruppi progressisti, in patria e all'estero. Lo slogan dei
rivoluzionari francesi, nel Maggio '68, non diceva, forse "L'Immagination au Pouvoir?". E le azioni della
"Dolle Mina" - il Movimento Olandese per la Liberazione delle Donne che prendeva il suo curioso nome
da Wilhelmina Drukker, una suffraggetta "fin de siècle" - cos'altro erano se non una riedizione
delle
"sorprese" Provos, con ben poco di veramente originale, anche se ancora di indubbia capacità
tattica? Alla fine del 1969, Roel van Duyn occupò personalmente il posto vacante dei
Provos nel Consiglio
Municipale di Amsterdam, portandosi dietro un saggio che aveva scritto sul "sabotaggio come arma
alternativa di difesa". In poche settimane riorganizzò i suoi compagni e amici in un nuovo
gruppo. Qualcuno (non si seppe mai
chi fu) propose di sostituire il termine Provo con Kabouter, che vuol dire nanetto, folletto,
gnomo: un
personaggio molto popolare nella mitologia e nella favolistica nordica (chi non ricorda "Biancaneve e i
sette nani", fiaba tipicamente tedesca?). Del resto, il nome ufficiale dell'Olanda non è forse,
Regno dei
Paesi Bassi? E chi, se non degli omini piccoli, dei nanetti, possono abitare i paesi "bassi"? Ancora
poche settimane di intensa attività, ed una nuova iniziativa risveglia una volta di più
l'interesse dei
giovani di tutto il mondo: il primo atto ufficiale dei Kabouters è la loro costituzione in stato libero
e
indipendente; per la precisione, hanno fondato lo "Stato Libero d'Orange" ("Oranje Vrijstaat") per
ricordare la famosissima guerra dei Boeri che nessuno, qui in Olanda, ha mai dimenticato. Lo stesso van
Duyn, come membro del Consiglio Municipale, ne diviene il primo ambasciatore accreditato presso lo
stato straniero dei Paesi Bassi: è il 5 febbraio dello scorso anno. Tutta l'organizzazione viene
interamente copiata dal Black Panther Party statunitense, meno la
componente autoritaria. Ci sono vari ministeri: i più attivi sono quelli della Difesa e quello
dell'Offesa.
Quest'ultimo pubblica addirittura un proprio "organo ufficiale", il "Kabouter Kolonel", che si affianca
al giornale ideologico del movimento: il "Kabouter Krant". Per far capire come i tempi siano
veramente cambiati, ed al pessimismo esistenzialista dei Provos sia
subentrata una decisa volontà di cambiare le cose per mezzo dell'azione, il vecchio simbolo della
mela
bacata, riprodotto dappertutto ed in tutte le occasioni (e che voleva rappresentare il marcio della nostra
società), ha subito una metamorfosi: ora è una bomba con la miccia (il picciolo della
mela) accesa. Inoltre
i pugni chiusi si sprecano. Che l'iniziativa fosse nata nel momento più adatto fu provato nel
giugno del '70 quando, alle nuove
elezioni municipali, i Kabouters riuscirono a far eleggere cinque loro rappresentanti nella sola
Amsterdam, raccogliendo l'11% dei suffragi. Alla stessa epoca, i nanetti pubblicarono un "Manifesto
dei Servitori del Popolo" nel quale, riprendendo
ed ampliando alcuni dei concetti già formulati all'epoca Provo, si preannunciavano azioni contro
l'automobile; contro la sperequazione dei salari; contro l'uso e l'abuso del potere, soprattutto politico e
militare; contro i colpevoli dell'inquinamento atmosferico; e si auspicavano iniziative alternative, come
la creazione di una rete distributiva delle derrate alimentari non trattate da concimi artificiali o,
comunque,
da sostanze chimiche (la cui realizzazione è una delle grandi vittorie dei Kabouters, ormai imitata
da
molte altre organizzazioni commerciali perfino nei centri più piccoli dell'Olanda); o la difesa dei
quartieri
popolari (circa la metà delle case di tutta l'Olanda è stata dichiarata
inagibile e perciò, poco alla volta,
interi caseggiati vengono distrutti per far posto ai "quartieri dormitorio" dei quali Amstelveen, a pochi
chilometri da Amsterdam, è l'esempio più drammatico e più squallido); o la
creazione di scuole
antiautoritarie, o ancora, lo sviluppo di una cultura alternativa, o underground, che dir si voglia. Ma
quali sono, più particolarmente, le differenze che caratterizzano il movimento dei Kabouters dai
Provos, che li hanno preceduti e dai quali, in ultima analisi, "discendono"? Il Kabouter, nonostante
il linguaggio bellicoso e catastrofico, anzi, proprio per questo, ha più "amore"
ed ottimismo del Provo. Infatti, gli atteggiamenti estremisti sottintendono sempre una fede nella
possibilità
di cambiare. Il Provo era più calmo perché più rassegnato. Sapeva che la sua
lotta contro la società
autoritaria era inutile, che aveva valore solo per sé stessa, ma che non sarebbe mai riuscita a
scalfire il
potere. Lo stesso suicidio del movimento è comprensibile solo sotto questo punto di vista di totale
impotenza. I Kabouters non provocano la società, preferiscono metterla a confronto con i
problemi reali
e con le loro possibilità di soluzione: è questo il significato delle strutture "alternative"
da contrapporre
alle strutture "ufficiali" (i Provos credevano nell'esistenza di una "contro-società" da liberare, e
disperavano di riuscirci; i Kabouters credono che questa contro-società debba ancora essere
costruita,
e vi si accingono con passione ed ottimismo). Non vogliono essere spettatori, ma attori. Inoltre, i
Kabouters sono convinti che l'attuale società autoritaria morirà senza usare la violenza
per sopravvivere,
attraverso quella che già nel 1951, Peter Heintz, nel suo libro "Anarchismus und Gegenuvart",
definì una
"tranquilla rivoluzione anarchica". È possibile tutto ciò? In ogni caso sembra che
l'opinione pubblica olandese, seguendo una tendenza già manifestatasi in altri
paesi occidentali, si stia decisamente spostando a destra. Le ultime elezioni politiche, il 28 aprile scorso,
che hanno portato alle urne 7 milioni di votanti a scegliere tra 28 partiti, non sono riuscite a dare un solo
seggio ai nanetti del Libero Stato d'Orange, che si sono dovuti accontentare di uno scarsissimo 0,4% del
totale. E tutti gli altri raggruppamenti della sinistra olandesi hanno subito una vera e propria emorragia
di voti. Il Partito Socialista Pacifista, che si aspettava una conferma del proprio prestigio, ha addirittura
visto dimezzare la propria rappresentanza al Parlamento (da quattro seggi è sceso a due), mentre
il partito
che ha avuto il più grande successo, è stato "Democrazia '70": ex-ala scissionista del
Partito Laburista,
presentatosi per la prima volta alle urne, e con un programma di "centro", ha guadagnato ben 8 seggi.
Ed a giugno l'"Atheneum Boekhandel" la libreria degli universitari situata proprio dinnanzi al
"Liverdje",
il centro più importante e significativo dell'extra-parlamentarismo olandese, ha tolto il
"KabouterKrant"
dalle vetrine, annunciando che non lo venderà più poiché troppo
commercializzato ed integrato, ormai. Tutto ciò mentre la New Left ed i marxisti olandesi,
che non hanno mai perdonato ai Provos né ai
Kabouters, la loro politica "avventurista", sono tornati alla carica, accusando i nanetti di non aver voluto
svolgere un'efficace campagna elettorale perché pagati dalla monarchia. È la fine dei
Kabouters? È finita, dopo la meteora-provo, anche la meteora-Kabouter? Forse non
è più tempo per la ribellione
fantasiosa, per lo sberleffo sovversivo. O forse il "provotariato" di Amsterdam preparerà nuove
maschere
di cartapesta, giocosi portabandiera di quella rivoluzione che il fiacco proletariato olandese sembra essersi
dimenticato.
Amsterdam, ottobre 1971
L. M. Consoli
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