Dal
30 ottobre al 5 dicembre 2004 si è svolta, presso
le Sale Espositive dei Chiostri di S. Domenico a Reggio
Emilia, la mostra Un attimo di verità:
Vernon Richards fotografo a cura di Fiamma
Chessa, Laura Gasparini e Massimo Mussini.
Promossa dal Comune di Reggio Emilia – Biblioteca
Panizzi e Archivio Famiglia Berneri – Aurelio
Chessa, l’esposizione ha inteso illustrare e documentare
con circa duecento immagini l’attività
fotografica cui Vernon Richards si dedicò tra
gli anni Trenta e Sessanta, attività che si sviluppa
parallelamente al suo percorso intellettuale.
Una preziosa documentazione della sua attività
pubblicistica ed editoriale è stata recentemente
acquisita dall’Archivio Famiglia Berneri –
Aurelio Chessa della Biblioteca Panizzi che ha potuto
così arricchire il proprio patrimonio con una
vera e propria biblioteca specializzata sulla storia
del movimento anarchico e sulla Guerra di Spagna.
Fa parte della raccolta anche un prezioso e consistente
fondo fotografico, attualmente conservato nella Fototeca,
che consta di oltre cinquemila immagini tra negativi,
stampe in bianco e nero e diapositive – da cui
sono state selezionate quelle proposte nel percorso
espositivo. .
Molte le immagini inedite e i vintage prints dell’autore,
già noto per i quattro volumi fotografici pubblicati
a Londra tra il 1996 il 1999, che ci regalano il fascino
di “quegli attimi di verità” registrati
senza mutamenti che, secondo Richards (19 luglio 1915
– 10 dicembre 2001), sono l’essenza stessa
della fotografia. Fotografia da godere come oggetto
visivo a prescindere da ogni altra significazione, scattata
seguendo la propria ispirazione e senza i condizionamenti
della committenza. Il suo definirsi “fotografo
dilettante” nasce dal rifiuto della specializzazione
di ricerca per sposare l’assoluta libertà
del pensiero e dell’azione che insegue la casualità
dell’esplorazione, mantenendosi così fedele
all’ideologia libertaria.
Pubblichiamo qui una biografia di Vernon Richards tracciata
da Fiamma Chessa, alcune sue fotografie e alcune immagini
che si riferiscono alla mostra reggiana. |
Nato il 19 luglio
Il 19 luglio 1915 nasce a Londra nel quartiere di Soho, Vero
Benvenuto Costantino Recchioni (Vernon Richards).
…
pensa che sono nato il 19 luglio che gli anarchici considerano
la data d’inizio della rivoluzione spagnola del 1936!
(1)
Suo padre Emidio, noto militante anarchico, amico di Errico
Malatesta, scontato il periodo di assegnazione al domicilio
coatto di Pantelleria, emigra a Londra nel 1899 dove nel 1909
apre a Soho un negozio di prodotti italiani, “King Bomba”,
e continua la sua militanza finanziando e organizzando attentati
contro Mussolini.
Ed è questa l’aria che Vero respira fin dalla prima
infanzia.
…
sebbene mio padre fosse ateo, mi mandò in una locale
scuola primaria (quasi tutte erano o cattoliche o protestanti)
fino a 11 anni quando cominciai a frequentare l’ottima
Scuola pubblica (Emmanuel in Wandsworth), ma nel contempo andavo
con mio padre ogni domenica allo Speaker’s Corner ad ascoltare
gli atei! (2)
Dall’età di 11 anni studia violino prendendo lezioni
dallo zio del grande maestro John Barbirolli e suona in un quartetto
con professionisti nella Regent St. Poly Orchestra.
Nel 1931 è all’Hotel Terminus di Parigi con il
padre, grande amico e compagno d’idee di Camillo Berneri,
e ne incontra la figlia, Maria Luisa, che ha tre anni meno di
lui. Da quel momento se ne innamora.
Comincia una fitta corrispondenza tra i due e l’estate
seguente Vero si reca a Parigi per apprendere il francese da
Giovanna Caleffi moglie di Camillo Berneri e madre di Maria
Luisa.
Di seguito ci piace riportare l’estratto di una lettera
di quest’ultima, in cui esprime con l’entusiasmo
tipico della sua giovane età, il desiderio di avere una
scuola libertaria, che descrive con espressioni candide e un
poco ingenue:
Sai
faccio tanti sogni! Vuoi che te ne dica uno? Vorrei avere una
scuola… Adesso ridi un po’! In mezzo a una grande
foresta… Le classi sarebbero (come in certe scuole socialiste
in Germania) di diversi colori, i bambini vestiti dello stesso
colore della loro classe che sarebbero grandi, ridenti, con
tanti fiori. I bambini farebbero loro stessi la pulizia. Sarebbero
completamente liberi… Addio Vero mio, non pensare che
sono troppo matta ma che ti voglio tanto, tanto bene. Mille
baci pieni d’amore (3).
Vernon
Richards, Autoritratto, 1960
King Bomba, King’s College
Nel 1934 gli muore il padre, e Vero si prende cura della madre
e della gestione del negozio “King Bomba”; contemporaneamente
s’iscrive alla facoltà d’ingegneria presso
il King’s College, dove si laureerà nel 1939; comincia
quindi a tessere una fitta rete di corrispondenza con anarchici
di tutto il mondo fra i quali: Camillo Berneri, Luigi Fabbri,
Max Nettlau, Raffaele Schiavina (Max Sartin). Per il suo attivo
antifascismo, nel gennaio del 1935 è arrestato a Parigi
ed espulso dalla Francia.
Il 25 aprile 1936, contribuisce con Camillo Berneri alla pubblicazione
di “Italia libera/Free Italy” (Parigi), quindicinale
dell’emigrazione italiana in Inghilterra che esce per
soli quattro numeri, cessando le pubblicazioni il 30 giugno
dello stesso anno.
Se
Richards non avesse iniziato “Spain and the World”,
l’intera storia del moderno anarchismo britannico non
solo sarebbe stata differente, ma inesistente (4).
A dicembre fonda e dirige “Spain and the World”,
giornale inglese che opera a favore della Spagna repubblicana
e che si occupa di una colonia di bambini orfani e figli di
militanti impegnati nella lotta contro il franchismo; di fatto
la continuazione della testata “Freedom” fondata
nel 1886 da Pëtr Kropotkin. A “Spain and the World”
seguono “Revolt! – incorporating Spain and the World”
e, dal 1939 al 1944, “War Commentary”, che svolge
un’attiva propaganda contro la guerra. Collaborano al
primo: Emma Goldman, Tom Keel, Max Nettlau.
A quei
lettori che hanno contribuito al Fondo degli Orfani. Noi chiediamo
a tutti i compagni e amici che hanno donato così generosamente
al Fondo degli Orfani, di continuare e intensificare la loro
attività nell’interesse degli orfani spagnoli.
Noi speriamo di poter annunciare a breve che costituiremo una
nuova colonia “‘Spain and the World’ Colony”
e di ospitare 40-50 bambini. Noi siamo certi che queste informazioni
incontreranno la completa approvazione dei nostri lettori e
che possa essere un incentivo per tutti coloro che continueranno
a donare così generosamente (5).
Il 5 maggio del 1937, Camillo Berneri è assassinato
da agenti staliniani, Maria Luisa è così costretta
ad abbandonare gli studi alla facoltà di Lettere della
Sorbona e si trasferisce a Londra, dove sposa Vero, che nel
frattempo ha anglicizzato il suo nome in Vernon Richards, e
ottiene così la cittadinanza inglese.
Alla fine del 1944 Vero è accusato di cospirazione e
incitamento alla diserzione, insieme ai tre redattori del giornale,
Philip Sansom e John Hewetson, e Maria Luisa Berneri, la quale
non sarà condannata, nel febbraio del 1945, con la singolare
motivazione che “una moglie non può cospirare insieme
al marito” Per i due coniugi, l’imputazione riguarda
un manifestino “Fight? What for?” che riporta la
seguente poesia:
Mi vogliono “far andare sotto le armi”
Bene, che cosa vogliono che faccia?
“dovrai ammazzare i tuoi fratelli
se uno di questi non ucciderà te”.
Mi vogliono “far andare sotto le armi”
Dimmi, che cosa ci guadagno?
“Contribuirai a salvare la tua patria
dai fratelli oltre mare.”.
La mia patria? Chi dice che ho una patria?
Vivo nell’appartamento di un altro uomo
che non ha neppure la porta sul giardino,
e perché dovrei combattere per questo?
Non ho terreno né palazzi,
nessun fiore, nessun giardino, nessun albero,
i padroni si sono ingozzati di terra
lascia che siano loro a combattere e non io.
Celia Baldwin Whitehead
(An Anthology of Revolutionary Poetry), 1944 (6).
L’ultimo violino
La condanna richiesta dal tribunale è severa (14 anni
di detenzione), ma grazie ad un comitato di intellettuali, tra
cui figurano anche Herbert Read e George Orwell, che si mobilita
in loro favore, i tre vengono condannati “solo”
a 9 mesi di carcere, ridotti poi a sei mesi per Philip Sansom
e a sette per John Hewetson e Vero.
In carcere, quest’ultimo avrà l’opportunità
di suonare il violino e di creare una piccola orchestra con
altri detenuti.
Questa sarà l’ultima volta che suonerà lo
strumento, chiudendo così uno dei “cicli”
della sua vita.
…
credo di essere critico con me stesso, e comprendo quando ho
raggiunto i limiti della mia capacità e/o l’interesse
in un particolare campo e considerando che la vita è
breve e il numero d’interessi molti, non si ha il tempo
di specializzarsi in alcuno di essi… (7).
Quando esce dal carcere, Vero non riprende più nemmeno
il suo lavoro di ingegnere (era stato licenziato prima di essere
condannato), e decide di dedicarsi alla fotografia, occupandosi
nello stesso tempo del negozio.
Sono di quel periodo alcune delle foto migliori: paesaggi, ritratti
di bimbi, scrittori, musicisti, intellettuali (tra cui Bertrand
Russell, Jankel Adler, Alex Comfort, Herbert Read, Gerald Brenan),
soprattutto George Orwell con il quale è in buoni rapporti
di amicizia e che gli chiede di essere fotografato nella sua
quotidianità con il figlio adottivo Richard (8).
Se
riesco a portare Richard giù a Londra per una breve visita,
e voglio fare il possibile, lo porterò da te per un’altra
fotografia. Avrà 5 anni a maggio ed è molto grande
e robusto, ma è piuttosto indietro nell’esprimersi,
probabilmente perché non è stato abbastanza con
altri bambini. È molto sicuro di sé ed è
bravo nel meccano e sembra interessato all’agricoltura.
Se decidesse in seguito di voler fare il coltivatore quando
crescerà, ne sarei felice (9).
Ogni scatto di Vero rivela una profonda conoscenza della fotografia
e dimostra un amore ed un rispetto per i soggetti ritratti che
sconfinano nella complicità e che gli derivano in particolare
dalla sua sensibilità di anarchico.
Maria Luisa è per lui il centro dell’universo,
e Vero intende trasmettercelo.
Le foto vengono da lui talvolta rimaneggiate in camera oscura,
tagliate e modificate rispetto allo scatto iniziale, dando al
soggetto un’identità e un’angolatura diverse.
Niente è casuale pur nella sua apparente casualità.
…non
essere professionista mi ha lasciato fuori dal racket, per questo
ritengo di essere riuscito, talvolta, a fare belle foto, perché
non studiate e commerciali… (10).
Filo
di ferro, 1965 ca.
Duplice tragedia
Nel 1946 Vero riattiva “Freedom” assumendo un ruolo
predominante e dominante (i suoi detrattori dicono che è
autoritario e spesso despota).
Ha un carattere complesso e difficile, litiga con tutti i suoi
più cari amici, ma per oltre sessant’anni è
la figura emergente del gruppo anarchico, del giornale e delle
edizioni Freedom Press, la casa editrice più conosciuta
in lingua inglese, che pubblica svariati titoli libertari ed
anarchici.
Ho
scritto 3 milioni di parole dal 1936 con “Spain and the
World” al 1998 con “Freedom” a parte le traduzioni
da Kropotkin a Malatesta alle Collectives in the Spanish
Revolution di Gaston Leval. Il mio libro Lessons of
the Spanish Revolution è ancora pubblicato in inglese,
francese, italiano. È stato pubblicato anche in olandese
e in spagnolo… (11).
Cesare
Zaccaria, 1946 ca.
Nel 1946 Vero si reca in Italia con Maria Luisa per raggiungere
a Napoli la madre di lei e riabbracciarla dopo anni di detenzione.
Fa prima una sosta a Milano per incontrare un gruppo d’intellettuali
antifascisti, che hanno partecipato alla Resistenza e che si
sono avvicinati al movimento anarchico grazie a Cesare Zaccaria:
Giuliana e Giancarlo De Carlo, i coniugi Scalorbi, i coniugi
Galasso e Luisa Castiglioni.
Con tutti rimarrà in rapporto epistolare quasi fino alla
morte.
Hans Deichmann, che diventerà compagno di Luisa Castiglioni
sarà un attivo sostenitore di “Freedom” e
renderà possibile la pubblicazione dei quattro libri
di fotografie di Vero.
In seguito a Napoli incontra Cesare Zaccaria, compagno di Giovanna
Caleffi dal 1943.
Entrambi collaborano alla rinascita del movimento anarchico
nell’Italia meridionale insieme a Pio Turroni, Armido
Abbate ed altri.
Tra la fine del 1948 e i primi mesi dell’anno successivo
Vero deve affrontare una duplice tragedia familiare: la morte
della sua bambina appena nata e quella di Maria Luisa che non
riesce a riprendersi dal dolore e, il 13 aprile 1949, muore
a causa di una polmonite virale.
Risale allo stesso anno la decisione di pubblicare due libri
della moglie: Workers in Stalin’s Russia (12);
Marie Louise Berneri, 1918-1949. A tribute (13),
per ricordare la donna e la militante che tanto ha fatto per
“Freedom” e Freedom Press.
Nel 1950 esce un altro libro di Maria Luisa Berneri: Journey
through Utopia (14), che Lewis
Mumford considera: “…lo studio più esauriente
e più acuto di quella terra ideale che io abbia trovato
in qualsiasi lingua...”.
L’opera di Mumford, definito da Malcom Cowley “l’ultimo
dei grandi umanisti”, è divulgata in Italia in
particolare da Carlo Doglio, architetto urbanista anarchico
e studioso di Kropotkin e di Geddes, il quale approfondisce
nuovi “modelli” di città non perdendo mai
di vista un’urbanistica libertaria (15).
Dal 1955 al 1960 Doglio si reca Londra come inviato della rivista
“Comunità” per conto di Adriano Olivetti:
qui frequenta la redazione di “Freedom” e diventa
vicino di casa di Vero, con il quale stabilisce una solida amicizia.
Stringe amicizia anche con Colin Ward, John Papworth e Kenneth
Kaunda, che diventerà in seguito Presidente dello Zambia.
Vero si dedica alla fotografia e nel contempo progetta e realizza
giardini, coltiva legumi e fiori, sperimentando nuove tecniche
di coltura biologica, attività queste ultime apprese
da Eugenio, che ha lavorato al negozio “King
Bomba” e che considera come un padre.
Esercita anche l’attività d’accompagnatore
turistico free-lance che gli consente di esprimere
appieno la sua voglia di fotografia, creando “immagini
dal VERO”, di rara bellezza e poesia.
Nel 1957, in Spagna conosce un villaggio di pescatori della
Costa Brava, La Escala, e scatta una serie di fotografie, che
donerà nel 1999 a quel Comune.
Il Centro per gli Studi catalani pubblica nell’occasione
un catalogo con 31 di queste foto, a testimonianza di un tempo
che non c’è più (16).
…
conoscete La Escala sulla costa? Federica Montseny, in uno dei
suoi scritti menziona “i pescatori intellettuali anarchici
di La Escala”. Giunsi nel 1957 a La Escala (quando facevo
l’accompagnatore free-lance) e mi feci molti amici là,
ma in particolare una famiglia, lui è pescatore come
suo fratello, i quali aggiunsero subito dei “letti”
nella loro casa per ricevere i turisti in estate. Joaquím
è anarchico fin dal 1936… (17).
Hélène Senninger,
nipote di Camillo Berneri, 1954 ca.
Per il disarmo nucleare
Nel 1952 s’innamora di Peta (Dorothy Sutcliffe, 1915-1997),
con la quale andrà a vivere nel 1962 in Ellerby Street
(Fulham), accudendo Alan e Douglas, figli di sua sorella Vera,
rimasti orfani, mentre Judith Edsall (nata nel 1936) e Charlotte
Hewetson (nata nel 1944), figlie di Peta sono ormai indipendenti.
Sempre nel 1952 pubblica Neither East nor West, Selected
Writings di Maria Luisa Berberi (18),
mentre l’anno successivo edita la propria opera (ripubblicata
più volte): Lessons of the Spanish Revolution (1936-1939)
(19), nella quale analizza la sconfitta
degli antifascisti nella guerra di Spagna, trovando incomprensibile
e incongruente la collaborazione al governo degli anarchici
(20). Per la terza edizione del libro,
l’amico e compagno Peter Flanagan, scrive a Vero nel 1984:
Noam
Chomsky (un vecchio amico dei giorni dell’Università,
Dipartimento di Filosofia)… apprezza molto la tua opera,
e molto volentieri amerebbe avere una copia di Lessons…
(21).
Dalla fine degli anni Cinquanta all’inizio dei Sessanta,
si sviluppa a Londra una grande mobilitazione da parte di lavoratori
e di intellettuali contro la guerra e a favore del disarmo nucleare.
Ogni Pasqua, per alcuni anni, migliaia di persone marciano da
Aldermaston a Londra.
Il 18 febbraio del 1961 una dimostrazione organizzata da un
comitato di 100 personalità tra cui spiccano, tra gli
altri, Bertrand Russell, Herbert Read, Hugh MacDiarmid, Michael
Foot, Kingsley Martin, si muove per tutto il centro di Londra,
sosta a Trafalgar Square, per poi proseguire fino al Ministero
della Difesa e culminare in un sit-in di protesta non violento,
definito da Herbert Read “azione istintiva” in “Peace
News” (20/1/61). Gli anarchici partecipano massicciamente
e Vero documenta con la macchina fotografica l’evento
con un grande coinvolgimento.
La
dimostrazione deve essere non violenta e qualsiasi individuo
che permetta a se stesso di diventare violento sarà
disarmato dal Comitato (22). (Bertrand
Russell)
In quello stesso periodo riesce a vendere l’attività
“King Bomba”, mentre la madre si trasferisce in
Italia in casa di una nipote.
Dopo trent’anni di attività editoriale, passa nel
1964 la conduzione di “Freedom” e di Freedom Press
ad un collettivo redazionale, rimanendone però amministratore.
Nel 1965 cura il volume Errico Malatesta. His life &
ideas (23), un tributo al grande
anarchico, intimo amico di suo padre, che sarà pubblicato
in traduzione italiana nel 1968 (24).
Mentre è ancora residente a Londra, acquista una piccola
proprietà, Golden Pightle, nella contea del Suffolk,
dove si trasferisce nei primi mesi del 1969 insieme all’amata
Peta. Si dedicherà alla coltivazione di verdure e frutta
per ventotto anni fino alla morte di lei, avvenuta nel 1997.
Londra, 18 febbraio 1961. Campagna
per il disarmo nucleare, Bertrand Russel
Conclusione d’un altro ciclo
Vero conclude così il secondo ciclo della sua vita.
Come ha fatto col violino, che non ha mai più suonato
dal 1945, così non scatterà più fotografie,
per proiettare il proprio interesse verso la coltura biologica.
Molti sono i titoli pubblicati da Freedom Press alcuni dei quali
di Vernon Richards: The Impossibilities of Social democracy
(25), che è una collezione
di articoli politici pubblicati su “Freedom”; Protest
without Illusions (26), contro
il disarmo nucleare; Why Work?, Argument for the Leisure
Society (27), Vernon Richards
(Editor); Freedom, Centenary Edition. A hundred years October
1886 to October 1986 (28); AA.VV.,
The May days Barcelona 1937 (29).
Verso gli anni Novanta Vero inizia a scrivere una sorta di biografia
(che si ferma ad una dozzina di pagine) col titolo Notes
on a working life (me lo comunica in una lettera del 1999):
Non
sai quanto vorrei scrivere queste Notes, perché
sono convinto che sarebbero una buona propaganda anarchica,
perché l’argomento sarebbe che prima di fare la
rivoluzione nazionale, internazionale, bisognerebbe fare prima
la rivoluzione personale, e credo che valga di comunicare
questo fatto. Non importa chi la scrive, io sono niente, ma
sono io. E quando più di noi saranno “io”,
il mondo potrà cambiare…
Qualche anno prima in una lettera a Peter Flanagan, parlando
della autobiografia di George Woodcock, scrive:
Riguardo
a scrivere la mia autobiografia, il suggerimento mi fa ridere.
Cari amici, siete molto gentili, mi incoraggiate molto, e, come
vi ho già detto, so quando ricevo omaggi invece di dure
critiche o accuse di essere un dittatore o troppo reticente.
Questi omaggi li ricevo con gratitudine a parte qualsiasi altra
cosa e se ricevessi soltanto critiche dovrei riconsiderare i
miei pregi per quanto concerne il mio lavoro! Ma ad un certo
punto avevo intenzione di recensire il libro di Woodcock per
i tipi di Freedom Press e volevo cominciare. Mi ripeto la frase
molto profonda di qualcuno che “l’autobiografia
è il miglior lavoro di narrativa”, e quel pensiero
in se stesso è più che abbastanza per impedirmi
di scrivere il mio lavoro di narrativa!… (30).
Negli ultimi anni, in Vero si acuiscono tristezza e misantropia,
anche se dedica ogni domenica alla vendita di giornali locali
insieme ad un compagno e amico.
George Orwell, Londra, 1946
Per le edizioni di Freedom Press pubblica grazie all’aiuto
di alcuni suoi estimatori e soprattutto di Hans Deichmann,
quattro libri di fotografie: A Week-End Photographer’s
Notebook, 170 Photographs (1996); George Orwell at
home (and among the Anarchists), Essays and Photographs
(1998); A part-time Photographers Portrait Gallery
(1999); Beauty is more than ‘in the Eye of the Beholder’.
Photographs of Women and Children (1999).
Vende Golden Pightle e si trasferisce in un appartamento a Hadleigh,
dove vive solo ascoltando musica.
Muore il 10 dicembre 2001.
Le corde del violino vibrano
arricchendo la mia vita
vera memoria di
nostalgici suoni e
onirica visione
mai dimenticati. (31)
Fiamma Chessa
«Era un ottimo
fotografo, precursore, in un certo senso, di un ramo
particolare del verismo che si era formato tra la cultura
italiana positivistica e la cultura inglese della ricerca
sperimentale anni ’60.»
Giancarlo
De Carlo, 2004
|
- Lettera ms. a Peter Clements del 24/3/1999, inviata in copia
a Fiamma Chessa.
- Ibid.
- Lettera ms. di Maria Luisa Berneri a Vero Recchioni, Parigi,
28/6/1935, Fondo Vernon Richards, Archivio Famiglia Berneri
– Aurelio Chessa, Reggio Emilia.
- Philip Sansom, Freedom Press and the anarchist movement
in the ’50s and ’60s, in: Freedom Centenary
Edition. A Hundred years October 1886 to October 1986,
London, Freedom Press, 1986.
- “Spain and the World”, London, Vol. 2, No. 29,
2nd February 1938, p.4.
- “Revolt!”, Vol. 3, No.5 [52], May 1st
- Fondo Vernon Richards, I.I.S.G. Amsterdam, n. 33-Correspondence
with Pat Flanagan (1983-1985), Lettera dt. di Vernon Richards
a Pat Flanagan del 21/3/1984, 2pp.
- Queste foto saranno pubblicate per la prima volta nel 1955
su “Picture Post”, Vol. 66, No. 2, 8 January 1955,
George Orwell: prophet of ‘1984’; He became
a legend in his own lifetime, di Kenneth Allsop, pp.
38/39/41.
- Fondo Vernon Richards, I.I.S.G. Amsterdam, n. 41-Correspondence
with George Orwell (1946-1949), Lettera dt. di George Orwell
a Vernon Richards dal The Cotswold Sanatorium, 10/3/1949,
2 pp.
- Testimonianza orale di Vernon Richards a Fiamma Chessa,
6 giugno 2001.
- Lettera ms. a Peter Clements del 24/3/1999, inviata in copia
a Fiamma Chessa.
- London, Freedom Press, 1949.
- Published by the Marie Louise Berneri Committee, London,
1949.
- Special edition published for the Marie Louise Berneri,
Memorial Committee, London, Routledge and Kegan Paul, 1950.
- Nel 1953 pubblica: L’equivoco della città
giardino (Napoli, RL).
- V. Richards (Londres, 1915. Collecció de 31 fotografies,
1 L’Escala, 1957/61 – La visió d’un
estranger, Ajuntament de L’Escala, 1999. Fondo Vernon
Richards, I.I.S.G. Amsterdam, n. 33-Correspondence with Pat
Flanagan (1983-1985), Lettera datt. di Vernon Richards a Pat
Flanagan dell’ 11/2/1984.
- Published for the Marie Louise Berneri Memorial Committee,
London, Freedom Press, 1952.
- London, Freedom Press, 1953.
- L’opera è tradotta in italiano nel 1957 con
il titolo: Insegnamenti della rivoluzione spagnola (1936-1939),
traduzione di Lidia Sautto, Genova-Nervi, RL, 1957.
- Fondo Vernon Richards, I.I.S.G. Amsterdam, n. 33-Correspondence
with Pat Flanagan (1983-1985), Lettera dt. a Vernon Richards
di Pat Flanagan dell’ 11/2/1984.
- “Freedom”, London, Vol. 22, No.7, February 18th,
1961, p. 1.
- E. Malatesta. His life & ideas. Compiled and
edited by Vernon Richards, Freedom Press, London, 1965.
- E. Malatesta. Vita e idee. A cura di Vernon Richards
[Pistoia] Edizione Collana Porro, 1968.
- London, Freedom Press, 1978.
- Afterwords by Gillian Fleming, London, Freedom Press, 1981.
- AA .VV., London, Freedom Press, 1983.
- London, Freedom Press, 1986.
- London, Freedom Press Centenary Series, Supplement to Volume
2. Spain and the World, 1987.
- Fondo Vernon Richards, I.I.S.G. Amsterdam, n. 33, Correspondence
with Pat Flanagan (1983-1985), Lettera datt. di Vernon Richards,
a Pat Flanagan del 21/3/1984, 2pp.
- “Freedom”, London, Vol. 64, No.1, 11th January
2003.
Vero
Volteggi
eterei in spazi senza fine
esaustive risposte
a molti interrogativi
ricordi struggenti
di tempi consumati
nel nulla
ouvertures
di strumenti mai ascoltati
nei sogni svaniti
Rosso lo sfondo
dell’umano dolore
ieri concluso
con leggiadri
movimenti
hah! parole
soffiate lontano……
allontanate
da tenero pudore
raggiunte solo
da arcani desideri
di suoni mai
espressi
silenzi e ancora
silenzi……
Fiamma
Chessa, 2001
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