Rivista Anarchica Online
L'immaginario in rivolta
di Alessandro Bresolin
Science fiction, tradizione del romanzo popolare, pseudo-cyberpunk italiano, Carmilla, ecc. A colloquio con un
letterato "politico", molto politico
Una frase di Carlo Fruttero e Franco Lucentini di qualche anno fa la diceva lunga
sull'incapacità della Science
Fiction italiana di trovare una sua identità: «Un disco volante non può atterrare a
Lucca». Bene. Valerio Evangelisti ha una formazione da storico, è tra i fondatori della rivista
Progetto memoria-La
Comune che si occupa di satira contemporanea. Al contempo si occupa di fantascienza, pubblicando su
Urania
tre romanzi pirotecnici, che vedono protagonista Nicolas Eymerich, inquisitore medievale: tutto
questo negli
ultimi tre anni. Una buona media, se si considera inoltre che questa estate La Repubblica ha
pubblicato su Il Venerdì il nuovo
romanzo (Il mistero di Eymerich) di questa saga, in dieci puntate settimanali. Come non
bastasse, è uno dei responsabili di Carmilla, rivista di narrativa fantastica e altro, che si pone
come
obiettivo «semplicemente» quello di capovolgere l'immaginario dominante per riappropiarci di sogni e
fantasie. Insomma, in una calda serata bolognese scopro che magari dischi volanti no, però forse
Zapata può essere un
extraterrestre di Lucca.
A. B. Il dato che forse più affascina è la tua
capacità di passare dal saggio fantascientifico a romanzi di
ambientazione storica (Inquisizione, guerra d'Algeria, USA anni '50). Se ne deduce che per te le due cose
non sono in contraddizione, ma complementari. In che modo? Io ho l'idea che una rigida
suddivisione in generi è una cosa che è destinata a decadere sempre più in fretta. La
SF pura è stata un fenomeno relativamente circoscritto, legata all'epoca in cui si avevano molte speranze
nei
viaggi spaziali, nelle missioni esplorative sui pianeti...e quindi è legata ad un momento storico ben
preciso. Di
lì è nata una letteratura che prendeva dei temi scientifici e costruiva delle storie modellate su
questi temi. Oggi la società è completamente cambiata. A parte il declino delle missioni
spaziali e questo tipo di cose, è la
fiducia nella scienza che sta venendo meno. Non la scienza intesa come ricerca, conoscenza, ma la scienza
come dogma di stampo positivistico. É logico che
di fronte a questa crisi, anche la letteratura basata su questi presupposti debba necessariamente modificarsi. Io
penso che la parte più vitale della fantascienza fosse non quella che ricalcava l'immaginario tecnologico
seguendo i canoni dominanti, ma quella che è stata capace di imporre un genere letterario sui sogni e sugli
incubi
legati al progresso scientifico. Quindi una letteratura che abbia per oggetto non la scienza, ma un particolare
immaginario legato ad essa, ai suoi pericoli ed alle sue promesse. Penso che questa parte
rimarrà e sia ancora vitale, però il genere va rinnovato, e l'unica via di rinnovamento è
la
commistione. Nell'ambito della letteratura popolare si sono fatti dei passaggi dal
romanzo di appendice, al poliziesco, al noir
fino all'hard boiled, etc. Questa è una evoluzione che deve avere anche la fantascienza. Io
non mi ritengo capofila
di nulla, ma tu troverai dei romanzi molto contaminati proprio perché ho questa visione.
Vedi delle evoluzioni significative in Italia in quella che usualmente viene definita letteratura
di genere? Va detto che la narrativa italiana di genere ha avuto, a seconda dei settori, delle
evoluzioni diverse. Per esempio
quella poliziesca, che si è poi evoluta nel noir, in Italia è stata legittimata molto
prima di quanto lo è stata la SF.
I giallisti hanno saputo molto prima accordarsi, discutere tra loro, muoversi insieme...per cui hanno preceduto la
maturità della SF di almeno dieci anni. Quindi nel campo noir una evoluzione c'è
stata, e anche tra loro l'esigenza
di sfondare la gabbia del genere è altamente sentita. Ormai solo la letteratura rosa rimane strettamente
di genere.. . Tu ami molto la definizione di «romanzo popolare»... Certo.
Io non mi rifaccio alla sola fantascienza, ma alla tradizione del romanzo popolare. Io non ho mai preteso
di scrivere dei capolavori della letteratura; scrivo della letteratura di consumo e tento di iniettarci delle idee, di
rifletterci sopra.
In una tua frase dici che viviamo «in un tempo in cui sembra che allo squallore non esistano
alternative».
Che ruolo può avere la fantascienza e la narrativa in genere nella ridefinizione
dell'immaginario? Dobbiamo tenere presente di quello che è (sembra una parola grossa)
il capitalismo contemporaneo, il quale ha
capito che può operare non solo sull'economia ma anche sulla psiche, sull'introiezione dei suoi valori.
Mentre
una volta cercava di regolare il processo lavorativo, adesso tenta di regolare ed invadere anche il tempo dedicato
al riposo. Il discorso che fa una rivista come Carmilla è: innanzitutto riprendiamoci
l'immaginario. Ma tu chiedevi cosa
può fare la SF...al momento poco o nulla; in genere si tratta di una letteratura che non ha saputo tenere
il passo
coi tempi. Non era così negli anni '60, con l'esperienza della fantascienza psicologica, che era un tipo di
letteratura che conteneva una forte carica di critica sociale. Pensa che uno degli autori più rappresentativi
era Mc
Raynolds, dirigente del partito trotzkista americano. Ora qualcosa di simile non esiste più. I romanzi
di oggi copiano il mondo di Gibson; il pseudo-cyberpunk italiano ripropone lo scenario da lui descritto
più di dieci anni fa. Peccato che lo scenario sia cambiato e non sia più così. La differenza
è che Gibson leggeva
anche di economia, questi italiani no. Il problema della letteratura di genere in Italia è la mancanza di una
cultura
complessiva di quelli che vi si dedicano.
Carmilla è nata come rivista di narrativa fantastica. Ma già nel
secondo numero c'è stata una apertura ad
altri generi. A che cosa è dovuta questa trasformazione? L'apertura è dovuta
alla ribellione degli altri generi. Eravamo partiti occupandoci di fantastico, SF, horror... poi
Machiavelli ed altri autori noir ci hanno detto: anche noi facciamo letteratura fantastica, tutta la
letteratura è
fantastica. Ed avevano ragione. Poi noi dicevamo che la nostra distinzione era... una letteratura che non segue
canoni strettamente realistici. E loro hanno detto: anche noi facciamo la stessa operazione di trasfigurare il
quotidiano. A quel punto ci siamo arresi e li abbiamo fatti entrare in massa. Ed è stato un apporto utile
perché
rispetto al campo fantascientifico la letteratura noir e gialla in questo paese è
politicamente più matura,
consapevole, ed ha degli scrittori di rango.
Leggendo Carmilla si ha l'impressione che come rivista abbia le idee chiare, quasi
un obiettivo preciso... Carmilla è una rivista assolutamente politica. Sotto
l'apparenza della letteratura vuol fare un discorso più vasto,
che riguarda appunto la colonizzazione dell'immaginario. Carmilla spererebbe di creare una propria
scuola, ma
in un campo del genere avrebbe bisogno di un periodo lunghissimo. Per ora è l'unica rivista di questo tipo
e così
riusciamo a raggiungere dei lettori che altrimenti non leggerebbero A Rivista anarchica...
Nella narrativa contemporanea c'è stata una riscoperta di tematiche libertarie, parallela
alla crescita di
diverse correnti letterarie quali quella del nuovo romanzo d'avventura, i noir francesi
di Le Pulpe, etc. Nella
fantascienza si assiste a qualcosa di simile? Per chiunque si ponga oggi in una dimensione
antagonista, è chiaro che non si può fare riferimento alle
teorizzazioni del marxismo classico, che ha mostrato alla prova dei fatti la sua incosistenza e la sua
brutalità di
fondo. Per cui è ovvio che oggi vi sia una riscoperta delle tematiche libertarie...la storia in qualche modo
vi ha
dato ragione. In una società come quella attuale, in un certo senso ultrastatale, in cui, ripeto, uno dei
problemi è la conquista
dell'immaginario, è chiaro che chiunque pretenda di fare un discorso critico, che ha una forte
consapevolezza di
ciò che lo circonda, non può che muoversi in senso libertario. E quindi cercare di esplorare strade
diverse, sia
nella critica che in quanto di costruttivo può proporre. Per quanto riguarda l'ambito fantascientifico,
ti ho già parlato della sua povertà. Puoi trovare delle tematiche che
possono essere sì libertarie, ma in senso estremamente vago. Non è possibile trovare oggi una
consapevole critica
anticapitalistica ed antistatalista nella letteratura fantascientifica... mentre nel noir si può
trovare comunque una
descrizione della società aspra e violenta, per cui si capisce che qualcosa non funziona. Il
cyberpunk nella SF è
la punta più avanzata, politicamente più evoluta, però è sicuramente più
arretrata di quanto non fosse la
fantascienza psicologica. E se altrove tutto ciò è arretrato, in Italia lo è ancora di
più.
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