Rivista Anarchica Online
Sindacato: coma profondo
a cura della Redazione
Dovevi vedere che scena. Lui, un vecchio militante del P.C.I., membro della cellula
dell'ospedale, che si avviava verso il reparto dopo aver partecipato allo sfondamento dei
picchetti; ed io, dietro, che lo seguivo gridandogli in continuazione "crumiro". dopo venti metri,
tutto rosso in volto non ne potè più e mi rispose con l'epiteto di "autonomo". Fu tra i pochi a non
aderire a quella prima giornata di sciopero.
Mentre Enzo, infermiere ausiliario all'ospedale milanese San Carlo, membro del nucleo anarchico
San Carlo, mi sta parlando delle lotte degli ospedalieri, lo sciopero è in corso ormai da molti
giorni ed ha raggiunto le prime pagine dei giornali. I mass-media sono impegnati al massimo nel
diffamare le lotte in corso, creando e sfruttando una campagna di vero e proprio terrorismo,
facendo credere alla gente che in ospedale i malati sono lasciati morire senza assistenza.
Non è assolutamente vero - precisa Enzo - tant'è che fin dal primo giorno abbiamo stilato degli
ordini di servizio per assicurare il funzionamento dei servizi essenziali dell'ospedale. D'altra
parte, questa è una prassi ormai consolidata qui da noi: le lotte, anche le più dure, sono sempre
state gestite con il massimo senso di responsabilità. Un esempio concreto si trova anche nel
preavviso di due giorni che è stato dato alla direzione prima di far entrare in sciopero il settore
cucine, in modo che la direzione è stata in grado di provvedere altrimenti, affidandosi ad apposite
ditte esterne che hanno rifornito i degenti.
Sgombrato subito il terreno dall'accusa di criminale irresponsabilità che il regime ha
strumentalmente lanciato contro gli ospedalieri in lotta, cerchiamo di andare con ordine e di
iniziare con il "retroterra" di queste lotte.
I problemi della sanità sono sempre stati aperti e la legge Mariotti, che introdusse la "riforma
ospedaliera", non ha fatto che lasciare deluse le aspettative che molti nutrivano. Vi sono
problemi salariali, di strutture, di organici, di qualificazione del personale e più in generale di
gestione della sanità. Va poi tenuto presente che gli ospedalieri avevano fatto un unico contratto
nazionale nel '74 che, scaduto a fine '76 non è stato rinnovato che ai primi di ottobre di
quest'anno (dopo quasi due anni!): per di più il nuovo contratto è un vero schifo, con in più - in
generale - la contrazione della spesa pubblica e la politica dei sacrifici. Tutto ciò, in una
categoria tanto mal pagata quanto sfruttata (si fanno anche tre turni di 8 ore nell'arco di 48
ore!) come quella degli ospedalieri, non poteva essere accolto che malissimo. Al San Carlo, poi,
già nel gennaio e nel giugno di quest'anno avevamo avuto lotte molto significative per delle
vertenze interne.
Così, quando siamo venuti a conoscenza di quello che era successo prima nel Veneto e poi a
Firenze, abbiamo capito che era giunto il momento di far sentire la nostra voce: e, nel corso di
un'assemblea affollatissima di lavoratori, abbiamo decretato lo sciopero.
In Veneto gli ospedalieri erano riusciti a strappare alla Regione un ulteriore aumento salariale, che
(come si è appreso in un secondo tempo) la F.L.O. (il sindacato di categoria aderente a CGIL-CISL-UIL) aveva mercanteggiato con una riduzione delle nuove assunzioni (5.000 in meno) e dei
posti-letto (10.000 in meno). Anche le lotte in Veneto, pare siano nate spontanee, anche se
successivamente vi è entrata alla testa la F.L.O.. In Toscana gli ospedalieri hanno richiesto
l'adeguamento delle loro condizioni a quelle ottenute in Veneto, ma la "regione rossa" si è
opposta ed è scoppiata la lotta, che da I Careggi di Firenze si è poi estesa a macchia d'olio. Le
richieste sono chiare: aumento salariale di 40.000 lire uguale per tutti, arretrati dal gennaio '77
(cioè dalla scadenza del precedente contratto nazionale), mantenimento del mansionario (che
stabilisce i compiti di ognuno ed è l'unica difesa contro l'utilizzazione selvaggia dei lavoratori),
ampliamento degli organici per raggiungere i 120 minuti/ammalato previsti dalla legge Mariotti
(che prevede appunto che ogni degente abbia diritto ad un'assistenza di almeno due ore da parte di
un infermiere: oggi si arriva a malapena ad 80 minuti - precisa Enzo). Vi sono inoltre una serie
di punti relativi alla qualificazione professionale, strettamente specifici della categoria ma non per
questo meno significativi. Questi obiettivi di lotta sono stati fatti propri dall'assemblea dei
lavoratori del San Carlo che quasi all'unanimità hanno deciso lo sciopero, mentre la mozione
contraria presentata dalla F.L.O. ha ottenuto meno di 30 voti su oltre 400.
Anche nella base della F.L.O. si può dire ci sia una grande confusione ed anche un
coinvolgimento nella lotta: a difendere le posizioni sempre più sputtanate della F.L.O. sono
rimasti solo quei lavoratori che hanno al medesimo tempo la tessera della F.L.O., quella della
C.G.I.L. e quella del P.C.I.. Anche la maggioranza del consiglio dei delegati - osserva Enzo - è
autonoma rispetto al sindacato, e non da oggi: vi sono militanti di L.C., del P.C.d'I (m.l.) ed
anche compagni libertari: da sottolineare poi la presenza di un collettivo femminista.
Chiedo al mio interlocutore, che ne è membro, come si caratterizzi l'intervento del Nucleo
Anarchico San Carlo in seno alle lotte. Naturalmente noi partecipiamo alle lotte, prendiamo la
parola alle assemblee, soprattutto cerchiamo di essere presenti in tutti gli organismi di base
autonomi rispetto al sindacato: attualmente siamo presenti sia al comitato di sciopero sia in
quello stampa. Non siamo molti ma il nostro parere è stimato e spesso richiesto da molti
lavoratori: in ogni caso, non perdiamo occasione per ribadire le nostre posizioni. Qualche
giorno fa, per esempio, c'è stata un'assemblea cittadina di tutti gli ospedalieri milanesi in lotta,
affollatissima: qualcuno ha proposto di mandare una delegazione per spiegare le ragioni della
nostra lotta ad una riunione della F.L.M. che si svolgeva nella sala della Provincia. Noi
anarchici siamo stati gli unici a non approvare questa proposta, come a sottolineare il nostro
completo rigetto del sindacato CGIL-CISL-UIL in tutte le sue forme.
Ma allora gli altri accettano il sindacato? No, non si può dirlo, anche se è vero che solo noi
anarchici sosteniamo una posizione così rigidamente contraria nei suoi confronti. Soprattutto
alla base lo slogan "La nostra lotta non è contro l'ammalato, ma contro la regione, il governo e
il sindacato"ha trovato ampia risonanza e molti dicono di voler strappare la tessera della
F.L.O.. Più di tutto, comunque, conta la partecipazione attiva dei lavoratori a questa lotta
autonoma, e questo per noi è della massima importanza. Il nostro impegno specifico é proprio
diretto a mantenere e ad estendere questo carattere autonomo della lotta. Noi del Nucleo
Anarchico continuiamo a batterci per il rifiuto della delega, per la partecipazione di tutti in
prima persona alla determinazione delle decisioni comuni, per il mantenimento dell'assemblea
generale come unico momento decisionale.
La questione della medicina va ben oltre i problemi della categoria degli ospedalieri ed investe
l'intera società: la medicalizzazione dell'intero contesto sociale non può essere ignorata da chi
voglia lottare contro la presenza sempre più capillare e tentacolare del potere nella vita dei singoli
"sudditi". Ve lo siete mai posto il problema? Non c'è il pericolo di limitarsi ad un'aspetto tutto
sommato limitato e limitante della più generale questione della salute? Enzo risponde di sì, lui ed
altri compagni hanno presenti questi problemi, che anche loro li giudicano essenziali per una lotta
rivoluzionaria. Ma, diciamocelo francamente, noi un discorso chiaro sulla medicina "anarchica"
non ce l'abbiamo e quindi non possiamo nemmeno pensare di proporlo in assemblea. Fra di noi
ne parliamo, convinti che sia un problema qualitativo di primaria importanza. Niente di più, per
ora. Purtroppo la situazione degli ospedali è talmente carente di personale, attrezzature ed altre
cose indispensabili, che il solo pensare di parlare di una medicina "diversa" a lavoratori tanto
sfruttati è francamente irrealistico.
L'ultima grossa questione da affrontare è quella del rapporto con i degenti, alla luce della
massiccia campagna diffamatoria condotta dal regime (governo, mass-media, sindacati, ecc.). Nei
reparti in cui si è data la necessaria importanza al quotidiano lavoro di sensibilizzazione degli
ammalati - precisa Enzo - i risultati si vedono: i degenti comprendono le ragioni della nostra
lotta e la maggior parte è al nostro fianco. Bisogna però riconoscere che troppo spesso si è
trascurato questo lavoro capillare di informazione e di confronto, lasciando così il terreno
migliore alla propaganda strumentale degli avversari. Né si può dimenticare che i mass-media
ricorrono alle più squallide mistificazioni per cercare di sputtanarci. Valga per tutti questo
semplice episodio verificatosi al San Carlo qualche giorno fa, mentre eravamo tutti in assemblea
generale. Un cronista dell'Unità è entrato in un reparto, ha rovesciato per terra i bidoni della
spazzatura e si è messo a fare fotografie, che sarebbero poi servite a denunciare
"l'irresponsabile comportamento" degli scioperanti. Per fortuna una suora l'ha visto e indignata
si è fatta consegnare il rullino, cacciando via il cronista in malo modo. Più a destra delle suore:
ecco dove è arrivato il P. C. I.!
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