Rivista Anarchica Online
Cronache sovversive a cura della Redazione
Cineserie Strappiamo, per i nostri lettori, alcune
perle (rosse) dal settimanale sinofilo "Servire il popolo", rosso
diadema del proletariato italiano. "Il compagno Segretario Nazionale (Aldo Brandirali, fondatore e
capo carismatico dell'Unione Comunisti
Italiani Marxisti Leninisti, n.d.r.) è la medicina che guarisce il nostro Paese dal cancro
borghese." "Sapere che ci dirigono questi cinque compagni, (l'Ufficio Politico della summenzionata
U.C.I., n.d.r.)
che fra loro vi è tanto amore e tanta unità, è come sapere che nell'inverno
abbiamo sempre garantito in
casa il fuoco del camino acceso". "... il compagno Angelo Arvati (membro del suddetto Ufficio
Politico, n.d.r.) sceso dal palco è stato
portato in trionfo per centinaia di metri". "... e il giorno dell'insurrezione, in prima fila davanti a
questo grande popolo, ci sarà il massimo
edificatore di questo grande fronte unito dei lavoratori, il grande compagno Aldo Brandirali. Lunga,
lunga
vita al compagno Aldo Brandirali!".
Controinformazione in Carnia Il 6-1-'72 i gruppi anarchici del
Friuli Venezia Giulia hanno organizzato in un paesetto della Carnia una
manifestazione di controinformazione sulla strage di stato e l'assassinio di Pinelli e per la liberazione dei
compagni ancora in carcere. Il paese (Prato Carnico) è stato scelto perché situato nella
Val Pesarina, valle
di antiche tradizioni anarchiche nella quale esistono ancora numerose cooperative e stalle comuni
autogestite, nonostante la loro completa distruzione durante il ventennio fascista. La data della
manifestazione è stata scelta in un momento in cui le persone in età lavorativa erano
presenti nel luogo,
in quanto, a causa della depressione economica di tutta la zona, gran parte della popolazione è
costretta
ad emigrare all'estero (soprattutto in Svizzera e in Francia). Nei tre giorni precedenti la manifestazione
è stata svolta una propaganda capillare in tutte le valli attigue. Abbiamo messo manifesti e
volantini in tutti
i paesi ed il nostro volantino è stato accolto con molto interesse dai compagni del luogo coi quali
abbiamo
preso contatto. Alla manifestazione, che si è svolta alla casa del popolo del paese, casa costruita
agli inizi
del secolo da compagni anarchici e dal partito socialista del tempo, tuttora gestita con la collaborazione
degli anarchici, hanno preso parte più di un centinaio di persone (nonostante le difficoltà
di trasporto e
il veto di partecipazione del PSI ai suoi iscritti). Dopo l'introduzione di un compagno di Prato
Carnico, sono stati sviluppati i seguenti argomenti: I) gli inganni della stampa e della propaganda
borghese; II) il ruolo repressivo della polizia e della magistratura; III) il potere economico
responsabile della strage; IV) violenza statale e legittima difesa degli sfruttati.
Il gioco della guerriglia Alla fine di novembre è stata
effettuata nella Sicilia Orientale un'esercitazione militare di
CONTROGUERRIGLIA cui hanno partecipato, oltre la marina, l'esercito e l'aviazione, molti altri corpi
che non dipendono dal ministero della difesa: guardie di finanza, P.S. e carabinieri. Il nemico era
rappresentato da un nucleo di paracadutisti sabotatatori-incursori. Le azioni più significative
sono state condotte lungo una zona costiera della Sicilia. Gli scopi di questa esercitazione erano:
addestramento per azioni di controguerriglia, attivare una rete informativa,
un servizio di vigilanza e
polizia costiera, assicurare pronti interventi di installazione di basi aeree e navali. Il "nemico" invece
doveva: bombardare, condurre attacchi anfibi e di sabotaggio ed attività di
guerriglia. Questa esercitazione, durata 48 ore su un'area di 630 kmq, con largo uso
di uomini e di mezzi, e con la
"segretezza" compatibile con l'impiego di militare di leva, pare la prima del genere. Pare siano state
constatate: 1) l'incapacità dei comandi di tradurre in pratica i piani di difesa contro la guerriglia;
2) la
disponibilità al dissenso da parte dei soldati nei confronti degli ordini più assurdi; 3) la
grande
preparazione tecnica riscontrata nel "nemico" (i paracadutisti sabotatatori-incursori) proporzionale alla
immaturità ed infantilismo di questi elementi (professionisti della guerra cioè "firmaioli").
Siamo certi che
altre seguiranno perché con la sistemazione "pacifica" delle grandi potenze, con il ridursi (per
fortuna)
dell'ipotesi di una guerra mondiale, si va facendo sempre meno frequente l'uso della guerriglia come
guerra localizzata da parte degli stati oltre che dai rivoluzionari e, parallelamente, si va facendo necessario
(Vietnam insegna) l'impiego dell'esercito in funzione di polizia (nazionale ed internazionale)
anti-guerriglia. L'ultima "nota curiosa": l'esercitazione ha avuto il suo punto focale all'interno di una
tenuta di Junio
Valerio Borghese.
Aniasi con la Esse lunga Milano, 25 dicembre. - In occasione
delle feste natalizie l'Amministrazione Comunale, con una lettera
firmata dal sindaco Aldo Aniasi e dal vice-sindaco Andrea Borruso, ha inviato ad un numero imprecisato
di bisognose famiglie milanesi un buono di L. 5.000 valido per l'acquisto di merce in uno dei magazzini
Standa (del gruppo Rinascente). Un compagno operaio, di Gratosoglio, con 7 figli a carico, ha
così risposto all'iniziativa del sindaco. "Ill. Signor Sindaco Aniasi, ho ricevuto, in
occasione del natale, la sua lettera di auguri con allegato il buono di L. 5.000 da spendersi
alla Standa. Mi deve scusare ma, pur ringraziandola per gli auguri, non la posso ringraziare per il buono,
anzi, le rimando il buono stesso per una questione di dignità personale. Lei, signor Aniasi,
per sua fortuna e certo non per suo merito non ha mai provato cosa vuol dire essere
povero, non che per questo io la invidi, perché si invidiano le doti morali e non quelle pecuniarie;
dico
bene? Resta comunque il fatto che il presentarmi alla Standa con quel buono sarebbe un dichiarare
pubblicamente le mie condizioni di povero... di assistito il che le assicuro, non è certo piacevole
anche
se la povertà non è una colpa. Io non sono un socialista (del PSI) ma credo che certe
sfumature, tutt'altro che secondarie ma indici di
un metodo, dovrebbero essere chiare a qualsiasi socialista. Alla Standa, poi, la roba costa piuttosto
cara (lo dica, lo dica al suo signor fratello che è dirigente della
Rinascente che con la Standa e la stessa cosa) ed io mi verrei a ritrovare con 5.000 lire diciamo...
piuttosto corte in barba a tutte le ESSE LUNGHE di questo mondo. La prego di non volermene per
queste mie parole ma, oggi come oggi, perfino gli indiani rifiutano certe
forme caritative, immaginiamoci io che sono italiano come lei. Distinti saluti". segue firma
Nicolò Turcinovich Genova, 2 gennaio. - Con un
corteo preceduto dalla bandiera anarchica portata da un gruppo di giovani
con larga partecipazione di compagni della Liguria, amici e compagni di lavoro, si sono svolti i funerali
del compagno Turcinovich. Parlare di Nicolò Turcinovich, anarchico e rivoluzionario,
significa rievocare tutta l'epoca anarchica
spagnola, dal 1931 al 1939, e la resistenza antifascista nel genovesato, fino alla caduta del fascismo, da
lui intensamente vissute giorno dopo giorno. La sua avventurosa odissea di antifascista ebbe inizio
nel 1928, quando, appena sedicenne, imbarcatosi
come mozzo in una nave della compagnia di navigazione Cosolich, venne provocato da un fascista e ne
seguì un pugilato a bordo. Sbarcato a Buenos Aires, decise di non rientrare nell'Italia fascista ed
entrò
a far parte del movimento anarchico argentino, ma ben presto la nostalgia dell'azione lo spinse ad
imbarcarsi clandestinamente per l'Europa. Rifugiatosi a Parigi, si unì agli altri compagni
fuoriusciti e la sua attività antifascista e anarchica venne
subito segnalata dalla polizia. Espulso dalla Francia, nel maggio 1931, segue i compagni spagnoli che
rientrano in Spagna, dopo sette anni di esilio dalla dittatura di Primo de Rivera, dove cacciata la
monarchia era stata proclamata la repubblica. Durante uno sciopero a Barcellona, nel settembre
1931, venne arrestato e condannato per resistenza a
pubblico ufficiale. Fu solo nel 1933, grazie ad un'amnistia generale, che ottenne la libertà e, con
essa,
l'espulsione dal territorio spagnolo. Arrestato nuovamente e condannato a 4 mesi di carcere, venne
accompagnato dalla polizia alla frontiera portoghese, dove lo si attendeva per essere condotto in Italia.
Accortosi della manovra, riuscì a fuggire e a rifugiarsi a Siviglia. Dopo i moti di Casas
Viejas, nell'ottobre 1934, che furono seguiti da una feroce repressione, braccato
dalla polizia aiutata dalla polizia consolare italiana, dovette lasciare la Spagna, rifugiandosi prima a
Tangeri, poi ad Algeri e Orano, ma perseguitato anche in quelle città, rientrò nel 1935
in Spagna, nella
regione di Valenza, presso i compagni spagnoli. Al momento della sollevazione fascista contro la
repubblica, 19 luglio 1936, Turcinovich corre a
Barcellona, si unisce a Camillo Berneri ed ai suoi compagni italiani e, per incarico ricevuto dalla
Federazione Anarchica Iberica, fa parte della Colonna Francisco Ascaso, alla quale sarà di
prezioso aiuto
(testimonianze di Umberto Calosso e di Carlo Rosselli) nei collegamenti e nelle operazioni belliche sul
fronte Aragonese di Huesca, finché, nel gennaio 1937, è chiamato dalla Federazione
Regionale dei
Contadini di Valenza per adempiervi compiti affidatigli dalla C.N.T., che porta avanti, col metodo che
prenderà poi la qualifica di autogestione, le più efficienti Collettività Agricole
Libertarie - unitamente a
quelle di Aragona e di Catalogna - e vi rimane sino alla fine della guerra, marzo 1939. Chiuso nella
morsa fascista nel porto di Alicante, riuscì a scappare ed a raggiungere Madrid, dove venne
arrestato il 19 marzo 1941 e consegnato alle autorità fasciste che lo deportarono in Italia.
Condannato
nel settembre a 5 anni di confino politico all'isola di Ventotene, venne liberato nel settembre 1943.
Raggiunse subito il movimento partigiano nell'Istria, suo paese nativo, ma, perseguitato dalle
autorità
politiche jugoslave, dovette rifugiarsi a Genova. Nel genovesato, assieme a Marcello Bianconi,
Emilio Grassini, Pietro Caviglia, Pasquale Binazzi, Alfonso
Failla e molti altri anarchici, animatori tenaci delle azioni che la storia ricorda col nome di "Lotta
cospirativa per il movimento di liberazione", che si contraddistinse per spirito di sacrificio e coerenza
anarchica e rivoluzionaria, Turcinovich mise la sua preziosa esperienza spagnola a profitto di tutta la
Resistenza del genovesato e mantenne i collegamenti tra le formazioni partigiane anarchiche e quelle
degli
altri movimenti antifascisti. Senza la benché minima sosta, con la ripresa delle attività
del movimento anarchico, Nicolò Turcinovich,
ha partecipato a tutti i nostri Congressi e Convegni, ha gestito per numerosi anni la Libreria della F.A.I.
superando difficoltà immense e incrementandola della sua appassionata e generosa
attività, è stato
l'animatore della Federazione Anarchica Ligure ed uno dei più attivi componenti la C. di C. della
F.A.L.
e della F.A.I.. In memoria di questa figura modesta di anarchico e di rivoluzionario, ma grande nella
sua semplicità, noi,
suoi compagni giovani e anziani, prendiamo l'impegno di lottare per affrettare l'avvento del terzo
momento rivoluzionario al quale Nicolò Turcinovich, dopo i momenti storici del 1936 spagnolo
e del
1945 italiano, ha largamente contribuito. Perché solo in questo modo potremo onorare la sua
memoria.
Mutua cardinalizia Da "Il Giorno" del 13 gennaio: "I
cardinali di Curia e tutti quelli residenti a Roma, fruiranno di una cassa mutua malattie e potranno
essere ricoverati in cliniche "convenzionate" o comunque ottenere il rimborso delle spese mediche e
ospedaliere. All'assistenza specialistica e ambulatoriale si aggiungerà, per i cardinali, un tipo
di ricovero in clinica con
trattamento di riguardo; i porporati dovrebbero avere una stanza singola, di prima classe, con telefono
e aria condizionata a completo carico della mutua (F.A.S. Fondo Assistenza Sanitaria)". A quando
gli assegni familiari?
Il primo della classe rifiuta il suo ruolo S. Remo (Imperia).
"Clamorosa protesta" è stato definito dai giornali borghesi il gesto compiuto da
Luciano Moro, compagno del gruppo anarchico Sanremese. Il "fattaccio" consiste in questo: Luciano,
quindici anni, liceale, primo della classe, alla consegna delle pagelle ha rifiutato i bellissimi voti che gli
erano stati assegnati, respingendo il voto come strumento di selezione meritocratica. Decidendo di
rifiutare ogni voto superiore al sei, il compagno fa rilevare che a quella "vetta" chiunque potrebbe
arrivare, basterebbe che gli insegnanti si adoperassero a fare imparare, anziché limitarsi a
valutare. È fin
troppo ovvio che i figli di una famiglia colta e con i soldi necessari per pagarsi le lezioni private, sono
avvantaggiati rispetto ai figli di chi, grazie a questa società, ricco non è, e neppure
"colto". La decisione
è stata riportata su un volantino distribuito nel corso di una manifestazione a cui hanno
partecipato alcuni
istituti sanremesi. L'iniziativa è maturata in una serie di riunioni in cui è stata analizzata
la struttura della
scuola, classista e discriminatoria, come giustamente deve essere una fucina destinata a sfornare dirigenti.
Come afferma il compagno, "il successo (anche nella scuola) è determinato dall'insuccesso altrui,
mentre
è scientificamente provato che ogni ragazzo ha in sé le capacità per completare
il normale ciclo di studi
senza eccessive difficoltà. Nel documento stilato dai compagni sanremesi, si sottolinea che
"il compito della scuola è selezionare le
persone da impiegare nell'industria con mansioni qualificate" e poiché non si riuscirà "ad
assorbire
totalmente il numero dei laureati sempre crescente a causa della lotta per il diritto allo studio da parte dei
figli dei proletari, coloro che conseguiranno una bassa votazione resteranno disoccupati o si adatteranno
a fare lavori dequalificati". Perciò in questo momento il voto unico è un obiettivo reale
da raggiungere
per attaccare la meritocrazia.
Obiettori politici È in costante aumento il numero dei
giovani che si rifiutano di indossare la divisa militare per motivi
politici. È l'obiezione come "azione esemplare" di pubblico rifiuto delle strutture autoritarie, della
violenza
al servizio dello stato, come testimonianza attiva di antimilitarismo. Dopo l'obiezione di gruppo dello
scorso anno, i movimenti pacifisti hanno preannunciato per la prossima
chiamata alle armi (febbraio) un'altra sostanziosa obiezione collettiva, che vorrebbe prefigurare una
futura
(quando?) obiezione "di massa". Intanto continuano le testimonianze individuali, nel silenzio quasi
assoluto della stampa. A Godiasco, presso Voghera (Pavia) è stato arrestato nella notte tra
il 13 e il 14 gennaio, Giuseppe
Amari, 20 anni, per diserzione di coscienza (o meglio, secondo la prassi militare che non prevede il reato
di o.d.c., per "rifiuto d'obbedienza"). L'Amari è stato tradotto nelle carceri militari di Peschiera.
Il gruppo
pacifista di Voghera ha diffuso un volantino che, dopo aver informato i concittadini del gesto dell'Amari
e delle sue motivazioni, conclude dicendo "l'obiezione di coscienza e la battaglia antimilitarista non sono
più solo una testimonianza morale, ma lotta politica, lotta di classe, riscossa e redenzione di
deboli e
sfruttati".
Mitra e lupara mandato di comparizione Visti gli atti del
procedimento a carico di Franco Trincale... imputato del reato di cui agli art. 81 cpv e
290 cpv CP per avere, con più azioni esecutive dello stesso disegno criminoso, vilipeso le Forze
di
Polizia, affermando pubblicamente, in Livorno il 30-7-1970 e in Rosignano Solvay il 6-8-1970, che in
Sicilia il mitra ha sostituito la "lupara" e i poliziotti i mafiosi nella esecuzione dell'incarico di ammazzare
la gente per conto dei grossi padroni agrari, ed inoltre in Rosignano Solvay il 6-8-1970, terminando una
"ballata" con la seguente strofa: "parlar di libertà come potete / voi che la libertà
crociffiggete / e gli
assassini di Avola lasciate / in libertà coi mitra per le strade"... ordiniamo agli ufficiali giudiziari
di citare
il suddetto a comparire personalmente avanti di Noi nel nostro Ufficio... il giorno 24-1-1972.
I metallurgici venezuelani riscoprono lo sciopero selvaggio
Ufficialmente definito "conflitto operaio-padronale", lo sciopero siderurgico ha scosso
la società
venezuelana. Uscito dagli schemi social-riformisti, questo sciopero ha costretto a smascherarsi la politica
statale come baluardo dei privilegi delle "caste superiori". Eppure il più alto grado di
combattività e scienza proletaria lo ha mostrato solo una parte, e non grossa,
della totalità dei lavoratori. La SIDOR (Siderurgica dell'Orinoco) è un'impresa statale
che ha il monopolio
della siderurgia nel paese: la più importante impresa dell'economia nazionale. La SIDOR con
la "Petroquimica", dovrebbe fornire le materie prime per le future industrie pesanti,
anelate dalla "borghesia indipendente" oggi al governo; il piano è favorito anche dal Partito
Comunista
Venezuelano, d'osservanza moscovita. Insomma: chimica e siderurgia come fornitori autarchici dello
sviluppo: obiettivo primordiale dello Stato
impresario a metà, attualmente molto interessato agli esperimenti italiani (due incontri tra Rumor
e
Caldera nel giro d'un anno). Quella dei lavoratori della SIDOR è una massa dalla fisionomia
eterogenea. Provengono da diverse parti
del Venezuela, spinti dalla miseria spaventosa di tutto ciò che non è i "quartieri bene"
di Caracas. Sono
indios, meticci, negri, mutilati, bianchi, asiatici: molti sono "servi della gleba" sfuggiti a un padrone
feudale. La loro miseria, economica e culturale, è a un grado disperato. Esiste un notevole
intervento dei partiti conservatori e dei parlamentari "di sinistra", con annesse mafie
sindacali, in quanto questi lavoratori rappresentano una massa notevole di voti. Il sindacato siderurgico,
lì come nel resto del paese, è immobilista e immobilizzato. Democristiani, liberali e
socialdemocratici
hanno ciascuno un rappresentante nella direzione sindacale; anche il Partito Comunista ne ha uno,
contrattato con i socialdemocratici. Unico obiettivo alla scadenza dei contratti è un
insignificante aumento, niente altro. La quota sindacale viene trattenuta dall'impresa sul salario, e
versata ai burocrati sindacali anche se
l'operaio non è iscritto a nessun sindacato. Il sindacato è famoso per la sua politica
collaborazionista;
all'assemblea iniziale della SIDOR i rappresentanti centrali furono "catturati" da quelli locali,
cosicché la
decisione dello sciopero a oltranza è stata presa senza che i burocrati potessero opporsi
("moralmente"
e fisicamente impediti a farlo). I vertici sindacali, passando sulla testa dei lavoratori, trattavano coi
padroni aumenti miserabili e nessun
cambiamento normativo e lavorativo (dieci ore di lavoro a più di 40 °C e con un'umidità
spaventosa, in
cambio della "pace sociale", tanto necessaria al governo clericale). I pochi filocinesi dell'ala sinistra
sindacale cercano d'incanalare il conflitto con parole d'ordine tipo "Sindacato rojo!", "El pais al servicio
del pueblo!" etc. e tentano una manifestazione coi ritratti di Mao, apparato incomprensibile ai lavoratori
o perché analfabeti (85%) o perché indios, estranei a questo tipo di cultura; quanto alla
piccola parte
politicizzata, fin dall'inizio aveva dichiarato di essere "negatrice del sindacato perché
reazionario". Lo sciopero selvaggio è così proseguito per due settimane, nonostante
i tentativi di pompieraggio; alla fine
i "sindacati" sono riusciti a farlo finire, ma gli operai avevano ottenuto dieci volte di più che con
la
precedente lotta "legale" gestita dalla burocrazia sindacale. Soprattutto gli operai hanno compreso
di poter lottare da soli e di poter ottenere di più uscendo dalle
regole del gioco stabilite dai borghesi e accettate dai sindacati. Hanno scoperto, per la prima volta in
trent'anni, l'azione diretta e lo sciopero selvaggio. La mancanza di organizzazioni rivoluzionarie
(necessarie, ma necessariamente antistatali e libertarie, e
aperte a ogni tendenza ed istanza, purché rivoluzionaria e socialista) ha facilitato il "recupero"
di questa
lotta in Venezuela. Ma era la prima: attendiamo la seconda.
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