Rivista Anarchica Online
Dove va la CNT?
a cura della Redazione
Nove interviste con compagni spagnoli
Cristobal Valls / Se 35 ore vi sembran poche
Il primo contatto con il movimento sindacale lo ebbi nel '76 con le Comisiones Obreras: era
l'unico sindacato presente dove lavoravo. Poi nel '77 io e numerosi altri compagni di lavoro ci
rendemmo conto che agivano strumentalmente sulla base delle direttive del PSUC (il partito
comunista catalano): abbandonammo le CCOO e aderimmo alla CNT. Cristobal Valls, 23 anni, un nonno anarchico che nel '31 partecipò ad un congresso della CNT, è
ormai nella CNT da cinque anni e mezzo, da quando ne aveva 18. Si ricorda molto bene la data
della sua entrata nell'organizzazione anarcosindacalista: il 28 luglio 1977. E' un montatore di
antenne, di fatto lavora nel settore della Construcción (edilizia), ma il suo sindacato è quello del
Metal (metalmeccanici). Vive e lavora a Santa Coloma de Gramanet, alla periferia di Barcellona.
Da noi - precisa - non ci sono grandi fabbriche. La CNT conta su un centinaio di iscritti distribuiti
in due sindacati: quello del Metal ed il solito degli Oficios Varios. Vi sono però sezioni sindacali
cenetiste in alcune imprese, tra cui la Limasa. E' qui che da due anni si sono ottenute le 35 ore
settimanali di lavoro. Cristobal nel raccontare come si sia raggiunto questo obiettivo tradisce l'orgoglio che sia stato
proprio l'impegno dei militanti cenetisti di Santa Coloma de Gramanet a ottenere una conquista che
è unica nell'attuale panorama spagnolo. Racconta come nel '79 un gruppo di lavoratrici abbandonò
le CCOO entrando nella CNT senza ben sapere che cosa fosse, solo con la speranza che questo
nuovo sindacato le potesse meglio tutelare. E poi il lungo lavoro di coscientizzazione, le prime
lotte, il riconoscimento da parte del padrone della sezione sindacale della CNT, lo studio attento del
contratto e delle varie normative vigenti, infine la dura lotta finale, con scioperi, licenziamenti, ecc.,
fino alla stipula del contratto aziendale che sancisce le 35 ore. E' un fatto ormai acquisito e dopo due anni per il padrone non è possibile tornare indietro. Risultati concreti, questo è ciò di cui la CNT ha bisogno: questa la sostanza dell'intervento che
Cristobal ha appena fatto al Congresso, citando - è naturale - il caso della Limasa. A proposito di
risultati concreti, gli chiedo che cosa pensa della recente controversa partecipazione della CNT alle
elezioni sindacali della Metropolitana di Barcellona. Molto positiva. Alcuni sindacati fanno una questione di principio a proposito della partecipazione
alle elezioni sindacali, ma a mio avviso si sbagliano. Nemmeno condivido la posizione di coloro
che criticano comunque i Comités de empresa (Comitati di fabbrica) perché irrevocabili,
centralizzatori, ecc. Nel caso si vinca noi, c'è la possibilità di trasformarli in senso assembleario,
rendendo revocabili le deleghe, ecc. Quello di cui in definitiva abbiamo bisogno come CNT, e che
spero prevalga in questo 6° Congresso, è una linea più flessibile, più duttile, che ci permetta di
operare concretamente nel mondo del lavoro. Pensare infatti che il nostro sindacato debba essere
come una federazione anarchica è un errore.
Lola Fernandez / Alle pompe funebri siamo i primi
Per una quindicina di ore consecutive ha coordinato, dal banco della presidenza, il dibattito
congressuale: un compito difficile, estenuante, continuamente sollecitati come si è dalle mille
esigenze del dibattito. Chi vuole parlare e magari non è il suo turno, chi si lamenta che il suo
emendamento non è stato messo ai voti, chi esige le fotocopie e propone di saltare al punto
successivo dell'ordine del giorno, ecc. Uno stress continuo, che esige una forte personalità e una
perfetta conoscenza dei meccanismi di funzionamento organico di un congresso libertario come è
quello della CNT. Uno stress che Lola Fernandez, 27 anni, nella CNT da quasi 7 anni (dopo una
breve esperienza in un gruppo marxista antiautoritario che c'era allora a Malaga ed ora è
scomparso - precisa), ha retto bene, nonostante ripetute contestazioni da parte di delegati critici con
alcune sue decisioni: ma alla fine, dopo un'ennesima contestazione da parte del congresso, al
termine di una notte intera di ininterrotto dibattito, è crollata e in lacrime ha lasciato la presidenza
dei lavori, sostituita da un altro compagno. Dopo qualche ora, era di nuovo al microfono, questa
volta come delegata del suo sindacato, quello della Sanità di Malaga. Parliamo con Lola prima della sua esperienza alla presidenza dei lavori congressuali. Quanti iscritti
ha il tuo sindacato della Sanità a Malaga? Attualmente ce ne sono 105: abbiamo anche una sezione sindacale in un istituto ospedaliero ora
governato dal PSOE (il partito socialista), un' altra nella Sicurezza Sociale (che dipende dal
ministero) ed infine siamo l'unico sindacato presente nelle pompe funebri. Lola mette in risalto il fatto che dal 5° Congresso ad oggi anche nel settore della Sanità c'è stata una
forte contrazione di attività e presenze, anche per la CNT. Con che spirito sei venuta a questo 6°
Congresso? Nonostante la crisi che ti ho detto, con molta speranza. Ci sono le condizioni oggettive per un
rilancio dell'anarcosindacalismo nel nostro paese, per cui la nostra speranza poggia su basi
concrete. Noi pensiamo che si debbano un po' modificare alcune decisioni e atteggiamenti
precedentemente stabiliti, per esempio per quanto riguarda la possibile partecipazione ad elezioni
sindacali, sempre che si tratti di eleggere organi di coordinamento dell'attività sindacale e mai e
poi mai organi con potere decisionale. Riteniamo che si debbano potenziare al massimo le sezioni
sindacali e che si debba esigere dal governo una legge sindacale ampia che assicuri una libertà
sindacale totale. Il discorso passa inevitabilmente alla vicenda della Metropolitana di Barcellona. Lola è contraria
alla partecipazione ai Comité d'empresa, ma il problema per lei non è quello di attaccare i compagni
che hanno fatto quella scelta: si tratta di capire come siano giunti alla decisione di partecipare a
quel tipo di elezioni e soprattutto è il momento di elaborare una strategia alternativa concreta, che
dia una risposta a quelle istanze stesse che hanno spinto la CNT della Metropolitana a presentarsi.
Noi siamo contro quel tipo di elezioni e non vorremmo che simili episodi si ripetessero. Ma sta a
tutti noi trovare delle alternative che permettano di dare uno sbocco concreto alla nostra attività
sindacale.
Julio Ruiz / Manca un periodico di autentica qualità
Come Barcellona è per così dire la capitale dell'anarchismo mondiale, intendendosi per capitale la
città più cara al cuore dei libertari di tutto il mondo, quella che evoca ricordi e sensazioni ed anche
speranze, così «Solidaridad Obrera» è di tutte le migliaia di testate anarchiche che sono uscite in
oltre un secolo quella che inevitabilmente colpisce di più. Fondata nel 1909 quale organo
dell'omonima organizzazione anarchica, nata all'indomani dell'assassinio di Francisco Ferrer e dei
fatti noti come «Settimana Tragica», «Solidaridad Obrera» ha precorso la fondazione della CNT
(1911) e ne è stata da allora l'organo della Federazione Regionale di Catalogna. La Soli (come la
chiamano qui tutti) ha seguito e segue, da tre quarti di secolo, le vicende dell'anarcosindacalismo
catalano: ne ha registrato gli alti e i bassi, con il milione di copie stampate di alcuni numeri speciali
negli anni '30, con il ruolo giocato quotidianamente negli anni della rivoluzione, ma anche con la
soppressione dopo la vittoria franchista, l'uscita saltuaria in Francia ad opera di militanti in esilio,
ed infine la ricomparsa nel dopo-Franco, prima mensile, poi quindicinale (con una parentesi,
qualche anno fa, settimanale). Nel '76 la nostra rivista insieme con il «Comitato Spagna Libertaria»
lanciò una sottoscrizione per aiutare i compagni spagnoli in vista della progettata uscita di
«Solidaridad Obrera» quotidiano. Oggi, con la tiratura di 4.000 copie, è il secondo dei due giornali anarcosindacalisti distribuiti in
varia misura a livello nazionale: l'altro è CNT, organo del Comitato nazionale della CNT (tiratura,
15.000). Lo dirige una compagna, Carmen Diaz Majo, nominata dal Plenum della Federazione
Regionale di Catalogna, che ne risponde appunto all'organizzazione. Nella redazione ci sono una
decina di persone, tra cui Julio Ruiz, 21 anni, una breve esperienza alle spalle nella gioventù
socialista, militante del Sindacato degli Oficios Varios di Vilanova i la Geltrù. Fuori dalla Spagna - afferma Julio - c'è un'immagine mitica dell'anarchismo spagnolo oggi,
mentre la nostra realtà è ben differente da quella degli anni '30. Certo l'esperienza rivoluzionaria
del '36, con la realizzazione delle collettività, è della massima importanza, ma oggi è importante
che l'anarchismo per così dire tradizionale recepisca quegli stimoli nuovi, a livello culturale e di
analisi, che sono stati espressi dalla ripresa del nostro movimento a livello internazionale a partire
dagli anni '60. A giudicare, per esempio, dalle pubblicazioni oggi esistenti in Spagna, pare che questa sintesi che
tu auspichi, sia tuttaltro che realizzata. Manca, tra l'altro, una pubblicazione che funga da luogo di
dibattito, di analisi, di riflessione, aldilà dei problemi contingenti della tattica sindacale. L'unica
rivista oggi esistente, «Ideas» non svolge questa funzione. Che ne pensi? E' proprio così. Non c'è alcun periodico di autentica qualità oggi, che sappia proiettarsi al di
fuori, recepire quegli stimoli nuovi cui prima alludevo. Anche «Ideas» è decisamente vecchia,
nell'impostazione redazionale e grafica. Da segnalare una pubblicazione, nata l'anno scorso a
Valenza, che si chiama «Malahierba» , il cui progetto è quello di dar vita ad un periodico che
raccolga le nuove istanze libertarie nel campo culturale, letterario, ecologista.
Sindicat de barri St. Andreu / Un sindacato diverso
Noi siamo partiti da una considerazione. C'è nella vita quotidiana dei lavoratori una netta frattura
tra il posto di lavoro dove tradizionalmente è presente il sindacato e il quartiere, perlopiù un
quartiere-dormitorio, dove passano il resto del tempo. Noi riteniamo che ci si debba far carico
anche di questo secondo aspetto e per questo abbiamo dato vita ad un Sindacato di quartiere,
esattamente il «Sindicato de barrio de S. Andres» (o, in catalano, «Sindicat de barri de St.
Andreu»). Nel corso di una riunione, gli altri sindacati CNT di Barcellona ci hanno riconosciuto a
tutti gli effetti come un sindacato della CNT. E così nel nostro sindacato di quartiere ci sono sì
delegazioni del sindacato dei metalmeccanici e di quello dei trasporti, così come c'è un ufficio
giuridico, come in altri sindacati della CNT, ma ci sono anche una cooperativa di consumo
alimentare, un gruppo che distribuisce e vende libri, un collettivo di lavoratori aperto ai non-iscritti alla CNT. Mentre lo sto intervistando, Placido, giovane militante del Sindicat de barri St. Andreu, ogni tanto
si interrompe per dar retta a chi vuole comprare un libro: siamo infatti dietro il banchetto di
vendita-libri che fin dal primo giorno della Settimana Culturale Internazionale il suo sindacato ha
fatto funzionare nell'atrio del salone dell'AISS, dove si susseguono conferenze, dibattiti, proiezioni
di film. Accanto, ci sono altri due banchetti: quello della CNT di Catalogna e quello dell'Ateneo
Libertario del quartiere S. Antonio. Placido ripercorre le tappe storiche del Sindicat de barri. Parte dal lontano 1934 quando si costituì
nel quartiere il Sindicato de barrio «Farigola», che due anni dopo, nella famosa notte tra il 19 e il
20 luglio '36, organizzò l'assalto alle caserme di Sant Andres e procurò armi fondamentali per
l'immediata risposta popolare al golpe franchista. Dopo il buio quarantennio della dittatura, subito
all'indomani della morte del generalissimo, le attività libertarie riprendono in quartiere alla luce del
sole. Altre esperienze simili avvengono nei quartieri vicini. Oggi siamo circa 15-18 militanti, anche se evidentemente la gente che fa riferimento al nostro
locale è molto più numerosa. Oltre alle iniziative che ho già citato prima, va citato un gruppo di
donne, che da poco ha iniziato a riunirsi: uno dei primi argomenti che hanno affrontato è quello
del maschilismo nella società e anche nel nostro ambiente. E' questo un grosso problema che noi,
con il nostro pensiero, dovremmo poter risolvere meglio di altri. Placido ci tiene a sottolineare che tutte le spese connesse con l'attività del loro Sindicat de barri le
sostengono in prima persona: ai sindacati di categoria, infatti, inviano tutta intera la loro quota,
senza nulla trattenere per l'affitto o altro. Anche a lui chiedo un'opinione sulla questione delle
elezioni sindacali. Da dodici anni sto lottando sul posto di lavoro (prima come edile, ora alla centrale telefonica)
contro la delega, contro l'elettoralismo. Se nel Congresso in corso la CNT prendesse posizione a
favore di tali scelte, per me sarebbe gravissimo. Io sono nettamente contrario e mi pare basti dirsi
anarcosindacalisti per chiarire la nostra opposizione alle elezioni.
Pep Castells / Purtroppo c'è solo la CNT
Al 5° congresso aveva partecipato quale delegato del sindacato della Construcción di Barcellona
nonché redattore di « Solidaridad Obrera». Faceva allora parte di quella tendenza che il quotidiano
«El Pais» aveva definito «gli apaches», sottolineando la loro volontà di uscire dallo stretto ambito
sindacale per fare riferimento in generale alle lotte degli emarginati. Al 6° congresso, invece, non
partecipa: conserva la tessera della CNT ma da due anni non paga più le quote. Contrariamente ai
molti che si sono ritirati nel privato, Pep Castells continua però a seguire con attenzione ed
interesse l'evolversi della situazione spagnola e del movimento libertario in particolare. Gli chiedo
innanzitutto quali sono stati i principali cambiamenti in Spagna dalla fine del '79 ad oggi. Pep cita
innanzi tutto la vittoria elettorale dei socialisti, inaspettata almeno nelle dimensioni che ha assunto.
Ciò che più interessa la CNT ed il movimento libertario in generale - sottolinea Pep - è la sempre
più marcata integrazione del movimento operaio, per mezzo dei due sindacati maggiori (UGT e
CCOO), nello Stato. Il patto della Moncloa prima, quindi il Marco Interconfederal ed infine l'ANE
(il più recente accordo tra le cosiddette parti sociali, con il quale i sindacati si impegnano a
disinnescare la conflittualità in cambio di una promessa di maggiore occupazione), segnano le
tappe di questo processo che, insieme con il continuo strombazzamento della crisi, ha frenato lo
sviluppo di lotte spontanee ed autonome. Si può tranquillamente affermare che dal '79 ad oggi non
ci sono state lotte né scioperi significativi, che in qualche modo abbiano segnato un'inversione di
questa tendenza. In questo contesto si è assistito alla pratica scomparsa di tutte le altre
organizzazioni sindacali minori. E' rimasta la CNT, costretta però perlopiù ad un ruolo di
testimonianza per così dire storica. Ci sono state lotte e settori nei quali la CNT ha fatto sentire la
sua presenza,ma il quadro generale è quello che è. Sul tema della partecipazione della CNT alle elezioni sindacali, reso più acceso dalla recente
vicenda della Meropolitana di Barcellona, Pep ha una sua opinione precisa. In maniera quasi naturale gli uomini sono attratti dal possibilismo e la possibilità di raggiungere
«risultati concreti» (di cui la vicenda del Metro è un esempio concreto) esercita una sua attrattiva.
Ma ciò è in contrasto con il ruolo proprio della CNT: è un po' come la questione della
partecipazione alle elezioni politiche. E' invece il momento di mantenere una posizione ferma,
anche se ciò comporta il rischio di non ingrandire le fila dell'organizzazione. Partecipare alle
elezioni, comunque presentate, aprirebbe la strada alla cogestione aziendale con la Patronal (la
Confindustria spagnola). Pep sottolinea che anche la questione delle elezioni sindacali è legata alla più generale discussione
sul sindacalismo: dalla fabbrica il discorso deve allargarsi al sociale, ai problemi della vita urbana,
ai tanti temi che si possono riassumere nell'espressione «qualità della vita». E' su questi temi
concreti che secondo Pep si deve agire. Gli faccio osservare che anche nella CNT c'è chi la pensa
così, per esempio i compagni del Sindicat de barri de St. Andreu, che a dieci metri da noi sono
sempre impegnati con il loro banchetto di vendita-libri. E' vero - osserva Pep - ma sono relativamente pochi. E i paralleli, cioè quelli usciti (o espulsi) al Congresso di Madrid su posizioni decisamente
possibiliste, che fine hanno fatto? Contano poco o niente. Sono ormai un coacervo attraversato da polemiche interne. Molti se ne
sono andati o ritirandosi nel privato o a volte proseguendo altrove l'attività sindacale. Ma allora al di fuori della CNT non c'è niente di niente, che abbia un minimo di organicità ed
esprima qualcosa? Non c'è proprio niente, nessuna struttura organizzata. Certo, ci sono compagni che partecipano ai
movimenti ecologisti, a comitati antirepressivi, ad atenei libertari (qui a Barcellona, per esempio).
Ma non si tratta di strutture organizzate. Purtroppo c'è solo la CNT.
Magdalena Fernandez Lopez / Ma a pulire sono sempre io
Non è certo un caso che nei locali della redazione, di cui io sono l'unica donna, nessuno all'infuori
di me si degni di prendere in mano la scopa e di dare, almeno ogni tanto, una pulita. Sono sempre
io che, quando proprio sui tavoli non c'è più posto nemmeno per un pezzetto di carta, quando i
portacenere sono stracolmi, do una pulita generale. Se ho protestato? Certo che l'ho fatto e lo
faccio regolarmente, e regolarmente mi sento dire che ho ragione. Ma alla fine la storia si ripete.
Il fatto è che la società spagnola è maschilista, ed i compagni della CNT sono inseriti in questa
società. Devono cominciare a rendersene conto, se vogliono davvero superare le tare di
un'educazione maschilista che ci condiziona tutti. A parlare così è Magdalena Fernandez Lopez, 27 anni, del Sindacato dei bancari di Madrid,
direttrice (uscente) di CNT, l'organo ufliciale della CNT. Formalmente sono la direttrice ed in effetti sono io la responsabile del giornale di fronte
all'organizzazione - precisa Magdalena - ma in pratica le decisioni le prendiamo tutti assieme,
collegialmente. Oltre a me, all'amministratore e ad un fotografo, in redazione ci sono altri 7
redattori. Con le 15.000 copie stampate mensilmente copriamo praticamente tutta la Spagna,
ovunque è presente la CNT. Dell'attuale impostazione redazionale di CNT nemmeno lei, che pure ne è la direttrice, è
soddisfatta. Il giornale si dibatte tra l'essere un bollettino interno dell'organizzazione e l'esigenza, sentita in
redazione non solo da me, di andare molto più in là, svolgendo per esempio quell'opera di
denuncia che la stampa borghese non compie e che invece è necessaria per raggiungere ed
interessare il mondo del lavoro. Noi ci siamo mossi in questa direzione, ma va detto che
l'infrastruttura del giornale qual è oggi è di ostacolo a queste esigenze. Evidentemente non si tratta solo di problemi redazionali e organizzativi. E' in ballo tutta una
concezione dell'anarcosindacalismo e del suo ruolo nella società contemporanea. La speranza con la quale sono venuta al congresso è che la CNT si dia una linea operativa ben più
progressista dell'attuale. Dobbiamo farci carico dei problemi concreti, quotidiani della gente: non
si può proporre come soluzione il comunismo libertario e basta, né ridurci ad un gruppo
marginale, magari con una sua forte coerenza ideologica ma pur sempre marginale. Non ci si può
limitare a dire che la disoccupazione è un frutto del capitalismo e che in alternativa proponiamo la
collettivizzazione delle imprese. Non è così che possiamo arrivare alla gente, avvicinarla alla
nostra organizzazione.
José Luis Garcia Rua / Perché no alle elezioni
Al «mitin de clausura», la manifestazione con cui domenica mattina 16 gennaio si è formalmente
chiuso il 6° congresso della CNT, l'oratore più lucido e al contempo il più appassionato è stato José
Luis Garcia Rua, 57 anni, ex-professore universitario, segretario della CNT andalusa,
nell'organizzazione dal '69. Poche ore prima, la sua candidatura alla segreteria nazionale era stata
battuta da quella di Antonio Perez Canales, ex-segretario della CNT andalusa e candidato del
settore favorevole alla partecipazione alle elezioni sindacali. Parteciparvi sarebbe un passo falso - afferma Garcia Rua - che contrasta con la chiara posizione
fin qui tenuta dalla CNT. E' proprio grazie a questa posizione coerente, che ci ha visto puntuali
critici del collaborazionismo dei sindacati ufficiali (UGT e CCOO), che oggi il momento è propizio
per noi. UGT e CCOO stanno sempre più perdendo la faccia, mentre la CNT ha un'immagine
pulita perché mai si è confusa con il sindacalismo statale. In questo contesto, partecipare alle
elezioni provocherebbe un profondo turbamento in quei lavoratori che vedono nella CNT qualcosa
di radicalmente diverso dal sindacalismo ufficiale. C'è poi il fatto che le elezioni sono funzionali a
quella concezione delegazionista che noi abbiamo sempre combattuto opponendovi l'azione
diretta. Chiarita subito la questione delle elezioni sindacali, passiamo a parlare un po' dell'Andalusia che -
afferma Garcia Rua - appartiene al terzomondismo iberico. L'agricoltura è dominante,
caratterizzata per il 50% dal latifondo. La disoccupazione è una necessità fondamentale per i
signori delle terre, che possono così contare sulla continua disponibilità di manodopera a basso
costo. A questa disoccupazione congenita si è aggiunta negli ultimi tempi quella dovuta al forzato
rientro in Andalusia di una parte dei molti emigranti andalusi in tutto il mondo, costretti al rientro
dalle crisi nei rispettivi paesi d'emigrazione. Garcia Rua spiega con chiarezza la situazione economico-sociale andalusa, fornisce dati, risale ad
oltre un secolo fa quando iniziarono le prime lotte contadine. Ricorda quando negli anni '30 la CNT
contava in Andalusia su 200.000 aderenti. E oggi? Oggi stiamo rinascendo, ma con molte più difficoltà che in passato. C'è un moltiplicarsi di falsi
profeti, abilissimi nell'ingannare la gente. C'è una repressione statale più raffinata ed efficace che
in passato. Ci sono stati 40 anni di franchismo che hanno lasciato un segno. Eppure in varie
località e settori la CNT, anche quando non può contare su molti militanti, gode di un prestigio che
già l'ha resa protagonista - da sola o a volte con altre forze sindacali (che però venivano a
rimorchio) - di lotte e scioperi significativi. Garcia Rua cita vari esempi negli ultimi due anni e sottolinea come la parola d'ordine cenetista sia
sempre quella di una volta: la collettivizzazione della terra, con la distruzione del latifondo ed una
più razionale coltivazione del suolo. Gli chiedo la sua opinione sulla modestia del lavoro culturale
sviluppato in Spagna negli ultimi anni. La CNT - risponde - è sempre stata intesa innanzitutto come un'organizzazione legata al lavoro
quotidiano, alle esigenze del mondo del lavoro. C'è scarsità di mezzi economici ed umani. E molti
uomini che potrebbero dedicarsi ad attività intellettuali sono impegnati oggi nel far sì che la CNT
si radichi sempre più nella realtà sociale. Garcia Rua è uno di questi.
Carmen Diaz Mayo / Ma la «soli» mia non muore
Prendiamo per esempio il manifesto di questo congresso: appena l'ho visto mi sono arrabbiata,
perché è un manifesto decisamente maschilista. Davanti c'è un operaio, sullo sfondo Anselmo
Lorenzo: niente da eccepire sulla figura di Lorenzo, ma con tutte le compagne che hanno dato un
contributo attivo all'organizzazione sono riusciti a metterci solo due uomini. Non è un caso. Carmen Diaz Mayo, 38 anni, iscritta al sindacato degli Oficios Varios (sezione Sanità) della CNT
di Barcellona, nell'organizzazione dal novembre '77 e dallo scorso maggio direttrice del
quindicinale «Solidaridad Obrera», ha le idee molto chiare sul problema del maschilismo. La CNT è un'organizzazione sociale e risente logicamente dell'ambiente circostante, che in Spagna
è fortemente maschilista. Ma questo problema delle donne è innanzitutto un problema che le donne
stesse devono risolvere. Il fatto, per esempio, che oggi siano due donne a dirigere le due testate
principali della CNT e che anche in altre pubblicazioni locali si trovino articoli scritti da donne
dimostra che quando sviluppiamo un'attività i compagni non possono bloccarci. E' innanzitutto
una questione nostra, una questione di iniziativa per prenderci gli spazi. Un altro argomento che sta a cuore a Carmen è quello del pluralismo delle testate. Nel corso dei
lavori congressuali, infatti, la commissione incaricata di studiare la situazione e le prospettive della
stampa confederale aveva proposto di concentrare tutti gli sforzi (economici, redazionali, ecc.) su
di una sola testata, precisamente «CNT» che è l'organo del Comitato Nazionale. La Soli avrebbe
dovuto essere soppressa, e con lei tutte le numerose pubblicazioni locali, espressione delle
federazioni regionali e dei singoli sindacati. Sull'argomento c'è una nota indignata sulla prima
pagina della Soli di domenica 16 gennaio, venduta massicciamente durante il meeting conclusivo
del congresso: «per potenziare la stampa, ci chiedono di chiudere la Soli» è il sarcastico titolo della
nota redazionale. Carmen rincara la dose e parla di un atteggiamento centralista ed autoritario. L'anarchismo si è caratterizzato storicamente per aver sempre avuto una quantità di pubblicazioni.
Se dei compagni non trovano interesse nel collaborare con un organo e preferiscono dar vita ad
un loro foglio locale, è perfettamente logico che lo facciano, se lo paghino, lo distribuiscano. Tutto
quel che si può fare va fatto. Certo con l'attuale carenza di mezzi e di militanti sarebbe positivo
riuscire a concentrare gli sforzi. Dell'attuale difficile situazione della CNT Carmen trova riscontro nell'ospedale dove lavora: anni fa
c'era un'attiva sezione sindacale della CNT, oggi sono rimasti in tre e partecipano ad un collettivo
autonomo che ha rifiutato di presentarsi alle elezioni per il comité d'empresa dal momento che la
loro precedente esperienza elettoralistica era stata completamente negativa. Militanti della CNT siamo pochi sul posto di lavoro, ma la nostra influenza è notevole anche per il
modo in cui ci comportiamo con i colleghi.
Juan Gomez Casas / I rischi del possibilismo
Questo 6° Congresso si chiude con una prospettiva un po' oscura. C'è una tendenza che si distacca
dall'anarcosindacalismo per così dire «classico» e manifesta un forte desiderio di ottenere risultati
rapidamente. Non saprei come definirla questa tendenza: da una parte c'è il desiderio, comune a
tutti i militanti cenetisti, di radicare sempre più la CNT nella società spagnola; dall'altra c'è una
forma di possibilismo tendenzialmente pericolosa. Possibilismo può significare infatti fare ciò che
è possibile, ciò che è a portata di mano, rinunciando alla connotazione rivoluzionaria
dell'anarcosindacalismo. Il meeting di chiusura del congresso è appena finito e all'entranta del Palazzo dello Sport due
compagne stanno strillonando la Soli. Con me è Juan Gomez Casas, 61 anni, nella CNT dal '36, 15
anni di galera alle spalle per attività antifranchiste, storico dell'anarcosindacalismo iberico,
militante del sindacato delle Artes Graficas di Madrid nonché primo segretario nazionale della
CNT dopo la ricostituzione post-franchista. La sua preoccupazione per la piega che ha preso il
dibattito interno sulla partecipazione della CNT alle elezioni sindacali è evidente. Questo congresso - afferma - ha marcato un interregno, una pausa di tre mesi in vista del prossimo
congresso straordinario. Certo è che la questione delle elezioni sindacali non può esser
considerata solo una questione di tattica, non foss'altro perché la tattica deve essere coerente con
la strategia ed i principi dell'anarcosindacalismo. Partecipando alle elezioni si entra in una
prospettiva cogestionaria e noi non vogliamo proprio cogestire un bel niente di questa società.
Tuttalpiù vogliamo, per così dire, cogestire la società futura, nella misura in cui riusciremo a
realizzarla. Molto interesse Juan dimostra per la situazione italiana: lo hanno colpito le notizie sui recenti
scioperi selvaggi, sulla mobilitazione spontanea di tanti lavoratori avvenuta al di fuori e anche
contro le organizzazioni sindacali ufficiali. Aldilà delle sue capacità concrete di mobilitazione, infatti, è bene che la CNT segua con molta
attenzione l'emergere di simili movimenti in tutta Europa. Un dato positivo emerso dal congresso è
la presenza di una nuova generazione militante, molto valida e ben preparata, che potrà dare un
grosso contributo alla crescita dell'anarcosindacalismo. Delle carenze culturali dell'attuale movimento libertario spagnolo Juan è cosciente: lui è stato, negli
anni scorsi, il promotore della rivista «Adarga», una delle più vivaci del post-franchismo. Oggi è
attivo anche in seno alla Fondazione libertaria «Anselmo Lorenzo» che a Madrid ha ricevuto già
buona parte degli archivi storici della CNT, relativi agli anni della rivoluzione, dagli anni '30 fino a
poco fa depositati presso l'Istituto di storia del movimento sociale ad Arnsterdam. Non si tratta solo di raccogliere la memoria storica dell'anarcosindacalismo iberico: c'è tutto un
lavoro di trasmissione all'oggi di quel patrimonio di lotte e di idee, che io ritengo possano essere
di grande utilità, con tutti i loro insegnamenti, per meglio impostare le nostre lotte oggi.
Per saperne di più
Tra i volumi (in italiano) disponibili nelle librerie, ne segnaliamo qui alcuni, senza alcuna pretesa di
completezza. Un testo «classico» nella formazione di intere generazioni di militanti libertari
spagnoli è stato per decenni e decenni Il proletariato militante di Anselmo Lorenzo (Edizioni
Anarchismo, 1978, lire 10.000). Sulla storia della CNT, Juan Gomez Casas ha scritto Storia
dell'anarcosindacalismo spagnolo (Jaca Book, 1975, lire 3.000). Il testo fondamentale per chi
voglia affrontare lo studio dell'esperienza rivoluzionaria del '36 è quello di José Peirats La CNT
nella rivoluzione spagnola (Edizioni Antistato, 4 volumi per complessive 14.000 lire). Le pesanti
contraddizioni della rivoluzione spagnola, le responsabilità della sconfitta e i processi di
burocratizzazione sono affrontati, tra l'altro, da Vernon Richards in Insegnamenti della rivoluzione
spagnola (Edizioni RL, lire 3.000), da Carlos Semprun Maura in Rivoluzione e controrivoluzione in
Catalogna (Edizioni Antistato, 1976, lire 5.000) e da G. Della Casa in Rivoluzione e fronte
popolare in Spagna (Jaca Book, 1973, lire 1.200). Una testimonianza diretta di un giornalista
inglese nella Barcellona rivoluzionaria è quella di George Orwell, Omaggio alla Catalogna (Il
Saggiatore, 1982, lire 4.500). Sulla figura «mitica» di Buenaventura Durruti sono disponibili La
breve estate dell'anarchia (Feltrinelli, 1978, lire 4.500) di H.M. Enzesberger e Buenaventura
Durruti, un popolo in armi di Abel Paz (La Salamandra, 1980, lire 12.000). Segnaliamo qui anche indirizzi e prezzi delle due principali pubblicazioni anarcosindacaliste
spagnole, alle quali ci si può abbonare inviando un vaglia postale internazionale. L'organo della
CNT si chiama CNT, è mensile, una copia costa 30 pesetas, l'abbonamento estero a 24 numeri costa
960 pesetas (sostenitore 1.700 pesetas), l'indirizzo è: CNT, C/ Magdalena 6-2°, Madrid. Il
quindicinale Solidaridad Obrera, organo della Federazione Regionale Catalana della CNT, costa 35
pesetas, l'abbonamento estero è indicato in 100 franchi francesi, l'indirizzo è: Solidaridad Obrera,
C/ Reina Cristina 12, 2°2a (Esc. Izq.), Barcellona.
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