Rivista Anarchica Online
Ho iniziato a 18 anni, poi...
Cari compagni, ho letto con molta
attenzione il "Dossier droga" da voi pubblicato sul numero
6 di agosto-settembre su A rivista anarchica. Anch'io sono giunto
alle vostre medesime conclusioni, naturalmente, ed anzi, per quanto
riguarda il sig. Muccioli, probabilmente penso che meritasse una
critica più dura; ma tant'è... Mi chiamo Dal Monte
Mariano, ho 32 anni, sposato e padre di un bimbo di 9 anni, Marco. Ho
iniziato a drogarmi all'età di 18 anni e solo da poco tempo
"forse" sono riuscito a venirne fuori... Non vorrei
sembrarvi patetico, ma io scrivo, l'ho sempre fatto, anche durante
gli anni tossici, più per un bisogno mio di autoliberazione
che per altro. Non so fino a che punto tutto questo possa
interessarvi - voi e la rivista - ma in questi ultimi tempi sono
riuscito a riordinare cronologicamente appunti, scritti, ritratti
ecc. dei miei 10 anni e più di vita da tossicomane... Da tutto
ciò ho tratto (è meglio dire che sto ancora facendo in
quanto non è ultimato) un racconto composto da tanti piccoli
racconti, dove cerco di mettere in primo piano una certa "fauna"
giovanile, il razzismo vero e proprio degli ambienti
benpensanti-cattolici e borghesi, la Cattiveria con la C maiuscola
delle forze di polizia e l'isolamento che infine ne deriva a chi,
come me, non aveva la più pallida idea di farsi fagocitare in
comunità più o meno modello o altre istituzioni statali
e non... (...ma solo tanta voglia di morire con l'ago piantato in
vena, perché - ormai non c'era proprio più niente da
fare -...). Ridevo di tutti coloro impegnati in qualcosa; specie gli
anarchici, che credevano come bambini a quell'utopia meravigliosa... Ora ne sto uscendo,
ed è terribile; vorrei tanto anch'io credere... se non altro
nei miei scritti, nelle mie poesie, dunque in me stesso...Vorrei non
avere scritto queste ultime righe. Vabbè, la proposta è
questa: pensate voi che in un giornale prettamente politico quale il
vostro ci possa stare naturalmente a puntate, e naturalmente dopo la
presa visione della redazione e conseguente (?) sì - se sì
sarà - il mio manoscritto? E se no, conoscete il nome di un
buon editore dalla mente aperta e che non si scandalizzi per qualche
porcoddio? Vorrei terminare
qui, ma scrivere - lo sapete - mi piace e m'intriga e poi, se devo
esser sincero, da troppi anni ormai non ho una corrispondenza con
gente che fondamentalmente la pensi come me... E quindi ne
approfitto! D'altra parte leggo di A, un'esortazione a tutti i
compagni a scrivere, farsi vivi con suggerimenti, lettere,
articoli... E poco più su e ancora prima e dopo, insistete sul
vostro "ottimismo" dicendo che "c'è, ma non
basta". Ecco, è
proprio questo che in fondo io cerco: "rubare" un po' del
vostro raro e prezioso ottimismo... Non è facile infatti,
possederlo! Guardare il mondo senza i paraocchi imposti dai media,
cercare di vivere la propria esistenza nella più schietta
tradizione anarchica, dire e scrivere ciò che si pensa porta,
oggi come ieri, ad angosce e frustrazioni, a pazzeschi compromessi
con un mondo e un modo di vivere che hanno fatto del conformismo più
bieco la loro bandiera... Eppure noi viviamo in questo stato di
costrizione, e le armi per scalzarlo a me paiono purtroppo lance
spuntate... Ricordo tanti anni
fa - una quindicina, forse più - aprii un centro anarchico qui,
al mio paese. Era una semplice e umida cantina rivestita alla meno
peggio da manifesti, disegni, citazioni anarchiche persino sul basso
soffitto... In capo a poche settimane era stracolma di giovani; tutti
volevano sapere, capire, iscriversi, fare, fare, fare. Eravamo colmi
di entusiasmo e d'ottimismo (era il '68...) le nuove idee crescevano
spontaneamente, prendevano piede, si discuteva, ci si informava,
spontaneamente ripeto, e le idee di Bakunin e di Malatesta ecc.
circolavano come non mai, e c'era ottimismo, sì, allora c'era,
anche in me... Ora ripenso a
molti di quegli amici, ai compagni morti, suicidi-assassinati, colpi
di rivoltella al cuore, veleni ingurgitati come fossero elisir; e i
morti impiccati, stanchi, delusi, o quelli ritrovati con ancora
piantata nel braccio la "spada", la "nina",
l'ultima siringa... E da tutti lo stesso limpido identico messaggio:
non c'è più niente da fare oramai, solo andarsene... L'ottimismo,
compagni, io l'ho perduto, assieme alla giovinezza e ai miei
ideali... d'altra parte appartengo a quella categoria che chiamano "i
deboli" o ancor peggio. Bene. Non so far altro che scrivere - e
forse nemmeno questo - ma sento che è l'unico mezzo per
riscattarmi, sento che non mi devo fermare, no, non ora, non finché
esiste ancora gente come voi, con i vostri - i nostri - ideali forse
utopistici ma, infine cosa importa? Come sempre diceva un mio vecchio
compagno: viva l'incredibile anarchia! Forse "sono
passato un po' di là", e ho abusato della vostra
attenzione; scusatemi, non volevo essere prolisso né tantomeno
piagnone, ma voi sapete bene in che stato mi trovi attualmente... Sento il bisogno
(nuovo!) di reagire, di ricostruirmi, ho bisogno di ri-crescere
attraverso gli ideali che ho tanto amato e ritrovare momenti che
siano degni della mia dignità di uomo libero... Spero che
tutto questo serva a qualcosa. Vi ringrazio ancora per l'attenzione e
vi invio i miei più fraterni saluti.
Marino Del Monte
(Brisighella)
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