Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 137
maggio 1986


Rivista Anarchica Online

Ho iniziato a 18 anni, poi...

Cari compagni,
ho letto con molta attenzione il "Dossier droga" da voi pubblicato sul numero 6 di agosto-settembre su A rivista anarchica.
Anch'io sono giunto alle vostre medesime conclusioni, naturalmente, ed anzi, per quanto riguarda il sig. Muccioli, probabilmente penso che meritasse una critica più dura; ma tant'è...
Mi chiamo Dal Monte Mariano, ho 32 anni, sposato e padre di un bimbo di 9 anni, Marco. Ho iniziato a drogarmi all'età di 18 anni e solo da poco tempo "forse" sono riuscito a venirne fuori...
Non vorrei sembrarvi patetico, ma io scrivo, l'ho sempre fatto, anche durante gli anni tossici, più per un bisogno mio di autoliberazione che per altro. Non so fino a che punto tutto questo possa interessarvi - voi e la rivista - ma in questi ultimi tempi sono riuscito a riordinare cronologicamente appunti, scritti, ritratti ecc. dei miei 10 anni e più di vita da tossicomane... Da tutto ciò ho tratto (è meglio dire che sto ancora facendo in quanto non è ultimato) un racconto composto da tanti piccoli racconti, dove cerco di mettere in primo piano una certa "fauna" giovanile, il razzismo vero e proprio degli ambienti benpensanti-cattolici e borghesi, la Cattiveria con la C maiuscola delle forze di polizia e l'isolamento che infine ne deriva a chi, come me, non aveva la più pallida idea di farsi fagocitare in comunità più o meno modello o altre istituzioni statali e non... (...ma solo tanta voglia di morire con l'ago piantato in vena, perché - ormai non c'era proprio più niente da fare -...). Ridevo di tutti coloro impegnati in qualcosa; specie gli anarchici, che credevano come bambini a quell'utopia meravigliosa...
Ora ne sto uscendo, ed è terribile; vorrei tanto anch'io credere... se non altro nei miei scritti, nelle mie poesie, dunque in me stesso...Vorrei non avere scritto queste ultime righe. Vabbè, la proposta è questa: pensate voi che in un giornale prettamente politico quale il vostro ci possa stare naturalmente a puntate, e naturalmente dopo la presa visione della redazione e conseguente (?) sì - se sì sarà - il mio manoscritto? E se no, conoscete il nome di un buon editore dalla mente aperta e che non si scandalizzi per qualche porcoddio?
Vorrei terminare qui, ma scrivere - lo sapete - mi piace e m'intriga e poi, se devo esser sincero, da troppi anni ormai non ho una corrispondenza con gente che fondamentalmente la pensi come me... E quindi ne approfitto! D'altra parte leggo di A, un'esortazione a tutti i compagni a scrivere, farsi vivi con suggerimenti, lettere, articoli... E poco più su e ancora prima e dopo, insistete sul vostro "ottimismo" dicendo che "c'è, ma non basta".
Ecco, è proprio questo che in fondo io cerco: "rubare" un po' del vostro raro e prezioso ottimismo... Non è facile infatti, possederlo! Guardare il mondo senza i paraocchi imposti dai media, cercare di vivere la propria esistenza nella più schietta tradizione anarchica, dire e scrivere ciò che si pensa porta, oggi come ieri, ad angosce e frustrazioni, a pazzeschi compromessi con un mondo e un modo di vivere che hanno fatto del conformismo più bieco la loro bandiera... Eppure noi viviamo in questo stato di costrizione, e le armi per scalzarlo a me paiono purtroppo lance spuntate...
Ricordo tanti anni fa - una quindicina, forse più - aprii un centro anarchico qui, al mio paese. Era una semplice e umida cantina rivestita alla meno peggio da manifesti, disegni, citazioni anarchiche persino sul basso soffitto... In capo a poche settimane era stracolma di giovani; tutti volevano sapere, capire, iscriversi, fare, fare, fare. Eravamo colmi di entusiasmo e d'ottimismo (era il '68...) le nuove idee crescevano spontaneamente, prendevano piede, si discuteva, ci si informava, spontaneamente ripeto, e le idee di Bakunin e di Malatesta ecc. circolavano come non mai, e c'era ottimismo, sì, allora c'era, anche in me...
Ora ripenso a molti di quegli amici, ai compagni morti, suicidi-assassinati, colpi di rivoltella al cuore, veleni ingurgitati come fossero elisir; e i morti impiccati, stanchi, delusi, o quelli ritrovati con ancora piantata nel braccio la "spada", la "nina", l'ultima siringa... E da tutti lo stesso limpido identico messaggio: non c'è più niente da fare oramai, solo andarsene...
L'ottimismo, compagni, io l'ho perduto, assieme alla giovinezza e ai miei ideali... d'altra parte appartengo a quella categoria che chiamano "i deboli" o ancor peggio. Bene. Non so far altro che scrivere - e forse nemmeno questo - ma sento che è l'unico mezzo per riscattarmi, sento che non mi devo fermare, no, non ora, non finché esiste ancora gente come voi, con i vostri - i nostri - ideali forse utopistici ma, infine cosa importa? Come sempre diceva un mio vecchio compagno: viva l'incredibile anarchia!
Forse "sono passato un po' di là", e ho abusato della vostra attenzione; scusatemi, non volevo essere prolisso né tantomeno piagnone, ma voi sapete bene in che stato mi trovi attualmente...
Sento il bisogno (nuovo!) di reagire, di ricostruirmi, ho bisogno di ri-crescere attraverso gli ideali che ho tanto amato e ritrovare momenti che siano degni della mia dignità di uomo libero... Spero che tutto questo serva a qualcosa. Vi ringrazio ancora per l'attenzione e vi invio i miei più fraterni saluti.

Marino Del Monte (Brisighella)