Rivista Anarchica Online
Arte e anarchia
(1916)
di Margaret C. Anderson
Settant'anni fa,
sulla rivista "The little review" (1914-29) da lei diretta,
Margaret C. Anderson pubblicava questo articolo. La Anderson seguì
con attenzione e simpatia il dadaismo. "Una
ribelle alla ricerca della sua libertà individuale" la definì
Emma Goldman, più volte sua ospite a Chicago.
Arte e anarchia
sono al mondo per le stesse identiche ragioni. Anarchico è chi
prende coscienza dell'abisso che divide il governo dalla vita;
artista è colui che prende coscienza dell'abisso che divide la vita
dall'amore. Il primo sa che non potrà mai ottenere dal governo
quanto gli serve per vivere; il secondo sa che non potrà mai
ottenere dalla vita tutto l'amore che sogna. Ora, c'è una sola
classe che queste cose non le sa: è la classe incolta, (...) la
grande anima della classe media americana. Quella che o non pensa
affatto o pensa cose come questa: "(... L'anarchia, senza il suo
alone romantico, è solo una teoria che non si potrà mai applicare
finché la natura non avrà trasformato radicalmente l'uomo (...)". Mi piacerebbe
spiegare l'anarchia alla classe media. Ecco come farei: Di che hai bisogno
per vivere? Di cibo, di vestiti, di una casa. E per estrarre, dal
processo del vivere, la vita? Di amore, di lavoro, di ricreazione.
D'accordo. Le prime tre cose, il governo te le fornisce? Per nulla.
Cibo e vestiti non vengono dal governo ma dall'organizzazione
efficiente di chi li produce e di chi li vende. (...) Dirai che il
governo esiste per impedire a quell'organizzazione di farti pagare
troppo i suoi prodotti. E allora, perché non lo impedisce? Di
governo ne abbiamo fin troppo, e i prezzi sono esorbitanti. La casa, il governo
te la dà? Sì, se sei un ambasciatore, no, se sei un postino. (...)
Qualche volta aiuta a rubarla, ma non aiuta certo te della classe
media. Vorrei sapere, a questo punto, perché al governo ci tieni
tanto. Passiamo al lavoro.
Che cos'è il lavoro? Passare otto ore al giorno in un ufficio per
aiutare qualcuno a fare affari, e marginalmente per guadagnare il
denaro per il pane e burro? Ma si tratta di un terzo del tempo che ti
è concesso sulla terra. (...) Questa io la chiamo
schiavitù. Il lavoro è una cosa a cui si possono dedicare, se si
vuole, ventiquattr'ore su ventiquattro, Per dare un senso alla vita;
è come l'arte. E col tuo lavoro che cosa ha a che fare il governo?
(...) Che cos'è la
ricreazione? Se è oziare nell'atrio di un albergo, spettegolare al
tavolino da tè, andare al cinema, che c'entra il governo? Se è
passeggiare , cavalcare, leggere, prendere il sole, il governo non ti
dà buone gambe, l'automobile, i libri o la spiaggia; può anzi
toglierti i libri migliori e chiudere le spiagge nei giorni più
caldi d'autunno. Se è ri-creazione, cioè il tempo e la
tranquillità che invitano l'anima (...) tu il governo ce l'hai, ma
il tempo e la tranquillità dove sono? Quanto all'amore... Ecco, riconoscilo,
che cosa fa il governo per te in questo campo. Se pensi che amore
vuol dire libertà, il governo ti può mettere in prigione. Se ti sposi perché
rispetti il governo, e poi tra coniugi vi odiate, il governo non ti
dà certo il divorzio solo perché ti rispetta. Se ti sposi per
fare una concessione al governo, e per evitare di rovinarti la
carriera o di veder insultare la tua donna, il governo ti dà il
divorzio come una concessione; ma per entrambe le concessioni a
pagare sei tu. Se credi che l'amore è l'amore, anche se non ti dà
figli, il governo può mettere in prigione il tuo medico. Se sei
povera e malata e non dovresti avere figli, il governo può impedirti
di conoscere gli strumenti contraccettivi, e può mettere in prigione
chi tenta di informarti. Se dovessi morire
di aborto - e morirai di certo se prendi una setticemia; e la prendi
di certo se devi farti operare di nascosto da una persona inesperta -
il governo può impiccare il tuo medico. Perché ci tieni
tanto al governo? Perché governare
qualcuno o qualcosa - anche gli impulsi? Nietzsche ha detto di non
economizzarci ma di spendersi. Perché non usare anche gli impulsi
oltre ai miti sentimenti? Perché governare tuo figlio? Per dargli un
carattere? Ma la vita è fatta forse per costruirsi un carattere? E
se anche fosse, il carattere si costruisce passando per molte
esperienze, e se tu lo governi, tuo figlio le esperienze non le avrà
mai. (...) Chi ha detto che l'anarchico vuole cambiare la natura
umana? Che l'ideale anarchico non si realizzerà finché la natura
umana non sarà migliore? La natura umana non "migliorerà"
mai. E non importa se è buona o cattiva. Quello che importa è
pensare. Chiaritevi le idee. Se credi in queste
cose - no, non basta: se le vivi - sei un anarchico. (...) E infine, quando
vedrai che la vita non ti dà tutto l'amore che speravi; che sei in
trappola e vuoi uscirne; che l'uscita è qui, dove non c'è nulla, e
che qui comincia il miracolo della vita, allora sarai un artista, e
l'amore "in sovrappiù" troverà la sua musica e le sue
parole. (traduzione di
Margherita Leardi da "The little
review", n. 1 marzo 1916, pagg.
3-6)
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