Ci risiamo. Prima le balene di Point
Barrow (Alaska), poi il delfino di Broad Bay... speriamo che
l'inverno polare incalzi e la faccia finita...
Resta però in sospeso una
domanda: come mai tanto casino? Dipende forse dal senso di colpa che
affligge la nostra specie di fronte all'ecocatastrofe imminente o
dalle comprovate capacità di manipolazione fuorviante della
"società dello spettacolo"?
Un'occasione ghiotta per ostentare
buoni sentimenti da parte di uno sputtanatissimo ma apparentemente
intramontabile sistema capitalista (come dire: vedete che produce
anche "valori", non solo prezzi)? Vaneigem & C. hanno
dato ampie e insuperate dimostrazioni del nesso inscindibile tra
merce, profitto e "spettacolo"; chissà, forse
meriterebbero una ripassata.
Senza arrivare all'"estremismo"
di alcune riviste cattoliche-terzomondiste (che le avrebbero
semplicemente consegnate ai famelici eschimesi) è doveroso
avere qualche perplessità in merito alle tanto pubblicizzate
operazioni-salvataggio. In casi del genere la contraddizione rasenta
il limite della schizofrenia, però in qualche modo
istituzionalizzata e "codificata" (quindi legittima e
socialmente accettabile, soprattutto perché funzionale allo
"stato di cose"). Lo stesso del resto era avvenuto durante
la recente moria di foche nel Mare del Nord: prima si inquina
indiscriminatamente in nome del sacrosanto profitto e poi ci si
straccia le vesti per le povere creature intossicate ed agonizzanti.
Idem, dicevo, con le tre balene grigie ("Eschrichtius robustus",
il leggendario "pesce-diavolo" dei vecchi balenieri):
massacri su massacri di intere generazioni di cetacei in cambio di un
mucchietto di quattrini e poi si spende l'ira di dio per salvarne tre
(anzi due: una prece per Kanik-Fiocco di Neve).
Ma il caso del delfino intrappolato
sulle coste della Virginia manda particolarmente in bestia perché
"riesuma" nella memoria i suoi fratellini inviati, nel
novembre dell'87, in missione nel Golfo Persico. In quella occasione
solo alcuni organismi (protezionisti, umanitari, ambientalisti ecc.)
avevano espresso la loro legittima preoccupazione per la sorte dei
neo-coscritti. Si temeva che più d'uno sarebbe saltato in aria
grazie alle mine della Valsella. In realtà questo non è
avvenuto e la maggior parte ha potuto tornarsene in "patria"
(negli acquari della Marina USA) sana e salva.
Uso e abuso
Tutto è bene quel che finisce
bene? Mica tanto, visto che nel giro di qualche mese un gran numero
dei reduci è morto per malattia (spesso di polmonite). Il
tutto è stato preceduto da inequivocabili sintomi di
deterioramento del sistema immunitario con conseguente caduta delle
naturali capacità di difesa dalle malattie. Le diagnosi hanno
individuato come causa principale una grave forma depressiva, dovuta
allo stress (in un "animale", si badi bene, universalmente
noto per la sua "gioia di vivere"). Certo comunque che
tutta la storia dei delfini spediti a supportare la "bonifica"
degli stretti (per individuare mine, sommozzatori, barchini ecc.) era
stata particolarmente disgustosa.
Dopo l'ormai plurisecolare uso e abuso
da parte di stati e affini (capitalisti o "socialisti" non
cambia poi granché) delle classi subalterne e dei popoli
oppressi come forza-lavoro e/o carne da macello cominciava a
profilarsi uno scenario impostato sullo sfruttamento sistematico di
tutte le altre specie del pianeta. Una particolare predilezione
sembrava essere rivolta a quelle che finora (forse grazie proprio
allo sviluppo di particolari doti intellettive) erano miracolosamente
scampate alle pratiche dell'allevamento e dell'addestramento.
Nel caso in questione questo accadeva
dopo che per anni stampa, libri, cinema ecc. avevano ampliamente
informato la pubblica opinione sulle qualità del delfino,
sulle sue capacità di elaborare un linguaggio, di comunicare
con gli esseri umani (da pari a pari, si diceva... e infatti).
Una volta scoperto che il loro cervello
è quanto di più simile esista a quello umano, promosso
il cetaceo giocherellone al rango di specie superiore (ma non certo
dominante, ruolo questo che compete ad una élite di nostri
"simili", quelli di Razza Bianca e Padronas) a cosa si è
subito pensato? Ma ad arruolarli, cribbio, a metterli "a
lavorare" (come è noto "nobilita" e "rende
liberi") in condizioni di alto rischio approfittando del fatto
che le simpatiche creature non hanno ancora acquisito l'abitudine
alla diserzione e allo sciopero. Finalmente si capiva dove andavano
miseramente a parare tanto ostentato impegno scientifico e sforzi
finanziari "disinteressati" nel campo della ricerca
etologica. Non certo a stabilire un "ponte" su basi di
reciproco rispetto tra due specie diverse (e nemmeno a riconoscere
finalmente che l'Uomo non è stato investito per volontà
divina del diritto esclusivo a disporre delle "risorse" del
pianeta) ma soltanto a procurarsi nuovi mezzi da impiegare in quello
che si conferma sempre più come il vero "business"
del secolo: LA GUERRA, comunque intesa.
In nome del profitto
Insomma, la ricerca bellica, già
settore trainante nel campo delle telecomunicazioni, dei progetti
spaziali, dell'informatica... diventa ora fondamentale per lo
sviluppo dell'etologia. Più ancora della successiva sorte
degli infelici cetacei da prima linea dà da pensare l'infame
precedente creatosi. Episodi del genere non possono che rafforzare la
pretesa degli oppressori di ogni risma di poter tranquillamente
disporre di tutto e di tutti per i propri progetti di
militarizzazione e sfruttamento del mondo in cui viviamo.
Siamo ancora una volta di fronte a
nient'altro che ad una pesante riaffermazione della immorale (posso
dire spregevole?) "etica capitalista": in guerra ed in
affari, in nome del profitto, tutto è permesso.
Perché non si organizzano
campagne per liberare "tutti" i delfini, non solo quelli
imprigionati dal ghiaccio ma anche quelli schiavizzati e reclusi
nelle scuderie degli apparati militari? Forse perché si
considera "normale" far combattere le proprie sporche
guerre ad altri considerati inferiori (popoli o specie diverse che
siano). Oggi come oggi questa costante della storia occidentale (dai
neri africani, costretti dalla Francia a combattere contro i
vietnamiti, ai nepalesi, spediti alle Malvinas (o Falkland) dalla
signora Thatcher) è stata messa "un po'", in crisi
dalle lotte per l'autodeterminazione. Bisognava correre ai ripari,
trovare dei sostituti meno sensibili alle "insane" teorie
sul Partito dei Popoli.
A questo punto non è nemmeno
tanto improbabile che il discorso si allarghi e, forse, non è
lontano il giorno in cui verranno impiegati esemplari addestrati di
cetacei e pinnipedi di ogni genere. Paventiamo l'arruolamento di
Orche assassine (Orcinus Orca), di ferocissime Foche-leopardo
(Hydrurga leptonyx), di combattivi trichechi (Odobenus rosmarus,
l'unico della famiglia in grado di tenere testa anche agli orsi
polari, grazie ai suoi "fendenti") magari proprio contro i
disgraziati "delfini artificieri".