Rivista Anarchica Online
Quelle bandiere nere
a cura della Redazione
Al controcorteo, che a Mosca si è
idealmente contrapposto a quello ufficiale sulla Piazza Rossa
nell'anniversario della rivoluzione d'ottobre, hanno partecipato
anche gli anarchici con le loro bandiere nere. Anarchici sono attivi anche in
Polonia ed Ungheria. Per aiutarli, lanciamo una
sottoscrizione straordinaria.
Con il senno di poi, tutti (o quasi)
l'avevano previsto. "Era chiaro che prima o poi... I segni
premonitori lasciavano chiaramente intendere che...". Tutte
balle.
Se solo qualche mese fa - diciamo,
all'inizio dell'89 - qualcuno avesse affermato che a fine anno il
muro di Berlino sarebbe stato abbattuto; che Dubcek avrebbe parlato
ad un milione di persone entusiaste nel cuore di Praga; che 15.000
persone sarebbero sfilate a Mosca in una contro-manifestazione per
l'anniversario della rivoluzione d'ottobre, innalzando scritte tipo
"Proletari di tutto il mondo, scusateci!"; che in Polonia
ci sarebbe stato un primo ministro di Solidarnosc; che il centro di
Sofia avrebbe ospitato folti raduni dell'opposizione su temi
ecologici; ecc. ecc... Ebbene, questo qualcuno si sarebbe beccato
perlomeno dell'ingenuo, del precorritore della storia: gli sarebbe
stato detto che non è sano, in politica, scambiare i desideri
e le proprie fantasie per realtà.
E invece la realtà è
proprio questa. Una realtà in continuo rapido movimento, ricca
di speranze ed altrettanto gravida di pericoli, contraddittoria, per
tanti aspetti difficile da capire. Ma sicuramente entusiasmante. La citazione del poeta Giovanni Raboni,
riprodotta sul retro di copertina di questa rivista, sintetizza
felicemente il nostro pensiero, la nostra speranza. Che cioè
la messa in discussione del "comunismo reale" da parte di
popolazioni che per decenni hanno vissuto quotidianamente, sulla loro
pelle, la realtà del "marxismo realizzato", non
porti - non debba necessariamente portare - alla restaurazione del
capitalismo e della "democrazia reale". Già gli sviluppi di queste
settimane, a Varsavia come a Praga, a Berlino come a Budapest, non
lasciano prevedere granché da un punto di vista libertario. Vecchi stalinisti riciclati, nuovi
burocrati "dal volto umano", oppositori di ieri vogliosi di
sostituire i loro persecutori (magari accordandosi con loro), si
affollano intorno ai centri di potere. La lezione polacca è
quantomai chiara: Solidarnosc, una volta uscita dalla
semi-clandestinità e dall'opposizione, in quattro e
quattr'otto si è fatta "Stato". E gli aumenti del
700% (esatto: settecento per cento!) di molti generi di prima
necessità, che difficilmente Jaruzelski avrebbe potuto imporre
al popolo polacco, sono stati annunciati ed applicati... in nome del
nuovo potere più democratico e più cristiano.
Dopo decenni di totalitarismo
comunista, di dittatura del partito unico, di bavaglio a qualsiasi
voce anche solo di dissenso (per non parlare di opposizione), sarebbe
assurdo attendersi qualcosa di diverso, a livello di potere. È
già significativo ed importante che il vecchio sistema si stia
disgregando, che le oligarchie immobili da decenni al vertice del
potere siano state spazzate via.
Ma soprattutto è eccezionale -
bellissimo, anche - vedere le piazze e le strade riempirsi di cortei
multicolori, di facce allegre, di voglia di esserci, di testimoniare
con la propria presenza la voglia più generale di libertà.
Ed è altrettanto positivo, che nonostante decenni di dittatura
addobbata di "socialismo" e "comunismo", una
parte almeno della gente non rinunci a questi ideali, non accetti di
gettarli alle proprie spalle insieme con l'angosciante ricordo
dell'espressione statale "socialista" e "comunista".
*****
Ma c'è dell'altro, per noi
anarchici. Vedere le bandiere nere dell'anarchia sventolare nelle
strade di Budapest (vedi "A" 167) o di Varsavia (vedi "A"
168) , ed ancor più vedere quelle due bandiere nere, con tanto
di "a" cerchiata, svettare in mezzo al citato contro-corteo
del 7 novembre a Mosca, ha provocato anche in noi un soprassalto
di speranza. Si pensi un attimo a quale è
stato il destino storico dell'anarchismo in URSS, in particolare. Si
rifletta sulla drammaticità della repressione bolscevica,
all'indomani stesso della rivoluzione d'ottobre: agli arresti, alle
persecuzioni contro i nostri compagni, alla distruzione materiale
delle sedi e delle organizzazioni. Ci si ricordi, per non citare che
due episodi particolarmente rilevanti (uno al Nord, uno al Sud) del
massacro dei marinai e dei rivoltosi di Kronstadt, e della campagna
sistematica di calunnie e di azioni militari contro il movimento
contadino libertario che in Ucraina fu "guidato" da Nestor
Machno. All'inizio degli anni '20, un movimento anarchico come quello
russo ed ucraino, che vantava eccezionali radici culturali (Bakunin,
Kropotkin, ecc.) e sociali, era già stato sterminato, ridotto
al silenzio.
Un silenzio di quasi 70 anni, rotto
ogni tanto da notizie frammentarie che segnalavano qua e là
(principalmente nel gulag siberiano) la presenza di singoli militanti
anarchici. Il silenzio.
Poi, quasi all'improvviso, qualche
spazio di libertà si schiude anche in URSS. E subito gli
anarchici sono di nuovo lì, tra la gente, a scrivere un nuovo
capitolo di quella fatica di Tantalo che è la lotta per la
libertà. Alla faccia di Lenin, Trotzki, Stalin, Breznev. Ed
anche alla faccia del ex-capo del KGB Gorbaciov.
Una presenza eccezionalmente
significativa, questa degli anarchici. Quasi una garanzia che nel
movimento d'opposizione al regime, sul quale già stanno
calando come falchi i loschi figuri di cui sopra (dai burocrati
"pentiti" ai cantori del paradiso occidentale), c'è
e ci sarà chi in nome della libertà, dei diritti
concreti dell'individuo e della comunità, non si piegherà
ai nuovi padroni, alle nuove forze politiche che in nome di nuovi
"ideali" cercheranno di prendere il timone dello Stato. Una
presenza eccezionalmente significativa, si diceva. Ma di per sé
insufficiente ad incidere sul corso della storia se non saprà
farsi portatrice, non solo ideale, di istanze concrete, di esperienze
pratiche, di una progettualità che non affidi alle calende
greche la verifica delle sue proposte. Numerosi e difficili sono gli
interrogativi che la realtà in trasformazione propone ai
nostri compagni dell'est, alle soglie del 2000. In gran parte, sono
gli stessi interrogativi - gli stessi dubbi, gli stessi problemi -
che si pongono a noi qui in Occidente.
Est ed Ovest sono oggi molto più
vicini. Già la nube di Chernobyl, d'altra parte, si era
incaricata di dimostrare l'esistenza - già allora - di una
"casa comune europea". Figuriamoci oggi, dopo la scomparsa
del muro di Berlino.
La distinzione tra anarchici dell'ovest
e dell'Est sarà sempre più un ricordo del passato.
Tutti insieme dobbiamo riesaminare il comune patrimonio di idee e di
lotte, analizzare il presente, studiare, proporre e vivere nuovi
progetti e nuove realtà.
I nostri compagni dell'Est hanno
sicuramente bisogno del nostro aiuto, e non solo di quello economico.
Ma anche noi abbiamo bisogno di loro: se un nuovo anarchismo saprà
conquistarsi spazi di credibilità e di agibilità nei
movimenti di opposizione, che sicuramente nasceranno anche contro i
nuovi volti del potere e le nuove repressioni, la cosa sarà
tutt'altro che indifferente per noi , anarchici e libertari
"occidentali".
Nel nostro piccolo, come redazione, ci
proponiamo due obiettivi: innanzitutto sostenere concretamente le
attività dei nostri compagni dell'est. Quindi sviluppare
l'informazione e la riflessione sugli avvenimenti di questi mesi e,
come primo momento, stiamo preparando un dossier che pubblicheremo in
uno dei prossimi numeri.
Si pensa (si dice) che i grandi mutamenti in corso nell'URSS siano determinati
dal desiderio dei cittadini di "conquistare" le condizioni economiche e politiche dell'Occidente.
Perché pensare sempre al peggio? Quando, nel '68,
centinaia di migliaia di giovani occidentali scendevano nelle strade e costruivano barricate,
nessuno ha mai pensato seriamente che volessero "conquistare" le condizioni del socialismo reale.
Per una volta, la dissoluzione del vecchio ordine potrebbe anche non risolversi
nella riscoperta di un ordine altrettanto decrepito e ripugnante. Leggo con un soprassalto di speranza
che a Mosca, nei cortei alternativi, sono comparse le bandiere nere dell'anarchia.
Giovanni Raboni ("7", 25.11.89)
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