Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 169
dicembre 1989 - gennaio 1990


Rivista Anarchica Online

Quelle bandiere nere
a cura della Redazione

Al controcorteo, che a Mosca si è idealmente contrapposto a quello ufficiale sulla Piazza Rossa nell'anniversario della rivoluzione d'ottobre, hanno partecipato anche gli anarchici con le loro bandiere nere. Anarchici sono attivi anche in Polonia ed Ungheria. Per aiutarli, lanciamo una sottoscrizione straordinaria.

Con il senno di poi, tutti (o quasi) l'avevano previsto. "Era chiaro che prima o poi... I segni premonitori lasciavano chiaramente intendere che...". Tutte balle.
Se solo qualche mese fa - diciamo, all'inizio dell'89 - qualcuno avesse affermato che a fine anno il muro di Berlino sarebbe stato abbattuto; che Dubcek avrebbe parlato ad un milione di persone entusiaste nel cuore di Praga; che 15.000 persone sarebbero sfilate a Mosca in una contro-manifestazione per l'anniversario della rivoluzione d'ottobre, innalzando scritte tipo "Proletari di tutto il mondo, scusateci!"; che in Polonia ci sarebbe stato un primo ministro di Solidarnosc; che il centro di Sofia avrebbe ospitato folti raduni dell'opposizione su temi ecologici; ecc. ecc... Ebbene, questo qualcuno si sarebbe beccato perlomeno dell'ingenuo, del precorritore della storia: gli sarebbe stato detto che non è sano, in politica, scambiare i desideri e le proprie fantasie per realtà.
E invece la realtà è proprio questa. Una realtà in continuo rapido movimento, ricca di speranze ed altrettanto gravida di pericoli, contraddittoria, per tanti aspetti difficile da capire. Ma sicuramente entusiasmante.
La citazione del poeta Giovanni Raboni, riprodotta sul retro di copertina di questa rivista, sintetizza felicemente il nostro pensiero, la nostra speranza. Che cioè la messa in discussione del "comunismo reale" da parte di popolazioni che per decenni hanno vissuto quotidianamente, sulla loro pelle, la realtà del "marxismo realizzato", non porti - non debba necessariamente portare - alla restaurazione del capitalismo e della "democrazia reale".
Già gli sviluppi di queste settimane, a Varsavia come a Praga, a Berlino come a Budapest, non lasciano prevedere granché da un punto di vista libertario.
Vecchi stalinisti riciclati, nuovi burocrati "dal volto umano", oppositori di ieri vogliosi di sostituire i loro persecutori (magari accordandosi con loro), si affollano intorno ai centri di potere. La lezione polacca è quantomai chiara: Solidarnosc, una volta uscita dalla semi-clandestinità e dall'opposizione, in quattro e quattr'otto si è fatta "Stato". E gli aumenti del 700% (esatto: settecento per cento!) di molti generi di prima necessità, che difficilmente Jaruzelski avrebbe potuto imporre al popolo polacco, sono stati annunciati ed applicati... in nome del nuovo potere più democratico e più cristiano.
Dopo decenni di totalitarismo comunista, di dittatura del partito unico, di bavaglio a qualsiasi voce anche solo di dissenso (per non parlare di opposizione), sarebbe assurdo attendersi qualcosa di diverso, a livello di potere. È già significativo ed importante che il vecchio sistema si stia disgregando, che le oligarchie immobili da decenni al vertice del potere siano state spazzate via.
Ma soprattutto è eccezionale - bellissimo, anche - vedere le piazze e le strade riempirsi di cortei multicolori, di facce allegre, di voglia di esserci, di testimoniare con la propria presenza la voglia più generale di libertà. Ed è altrettanto positivo, che nonostante decenni di dittatura addobbata di "socialismo" e "comunismo", una parte almeno della gente non rinunci a questi ideali, non accetti di gettarli alle proprie spalle insieme con l'angosciante ricordo dell'espressione statale "socialista" e "comunista".

*****

Ma c'è dell'altro, per noi anarchici. Vedere le bandiere nere dell'anarchia sventolare nelle strade di Budapest (vedi "A" 167) o di Varsavia (vedi "A" 168) , ed ancor più vedere quelle due bandiere nere, con tanto di "a" cerchiata, svettare in mezzo al citato contro-corteo del 7 novembre a Mosca, ha provocato anche in noi un soprassalto di speranza.
Si pensi un attimo a quale è stato il destino storico dell'anarchismo in URSS, in particolare. Si rifletta sulla drammaticità della repressione bolscevica, all'indomani stesso della rivoluzione d'ottobre: agli arresti, alle persecuzioni contro i nostri compagni, alla distruzione materiale delle sedi e delle organizzazioni. Ci si ricordi, per non citare che due episodi particolarmente rilevanti (uno al Nord, uno al Sud) del massacro dei marinai e dei rivoltosi di Kronstadt, e della campagna sistematica di calunnie e di azioni militari contro il movimento contadino libertario che in Ucraina fu "guidato" da Nestor Machno. All'inizio degli anni '20, un movimento anarchico come quello russo ed ucraino, che vantava eccezionali radici culturali (Bakunin, Kropotkin, ecc.) e sociali, era già stato sterminato, ridotto al silenzio.
Un silenzio di quasi 70 anni, rotto ogni tanto da notizie frammentarie che segnalavano qua e là (principalmente nel gulag siberiano) la presenza di singoli militanti anarchici. Il silenzio.
Poi, quasi all'improvviso, qualche spazio di libertà si schiude anche in URSS. E subito gli anarchici sono di nuovo lì, tra la gente, a scrivere un nuovo capitolo di quella fatica di Tantalo che è la lotta per la libertà. Alla faccia di Lenin, Trotzki, Stalin, Breznev. Ed anche alla faccia del ex-capo del KGB Gorbaciov.
Una presenza eccezionalmente significativa, questa degli anarchici. Quasi una garanzia che nel movimento d'opposizione al regime, sul quale già stanno calando come falchi i loschi figuri di cui sopra (dai burocrati "pentiti" ai cantori del paradiso occidentale), c'è e ci sarà chi in nome della libertà, dei diritti concreti dell'individuo e della comunità, non si piegherà ai nuovi padroni, alle nuove forze politiche che in nome di nuovi "ideali" cercheranno di prendere il timone dello Stato. Una presenza eccezionalmente significativa, si diceva. Ma di per sé insufficiente ad incidere sul corso della storia se non saprà farsi portatrice, non solo ideale, di istanze concrete, di esperienze pratiche, di una progettualità che non affidi alle calende greche la verifica delle sue proposte. Numerosi e difficili sono gli interrogativi che la realtà in trasformazione propone ai nostri compagni dell'est, alle soglie del 2000. In gran parte, sono gli stessi interrogativi - gli stessi dubbi, gli stessi problemi - che si pongono a noi qui in Occidente.
Est ed Ovest sono oggi molto più vicini. Già la nube di Chernobyl, d'altra parte, si era incaricata di dimostrare l'esistenza - già allora - di una "casa comune europea". Figuriamoci oggi, dopo la scomparsa del muro di Berlino.
La distinzione tra anarchici dell'ovest e dell'Est sarà sempre più un ricordo del passato. Tutti insieme dobbiamo riesaminare il comune patrimonio di idee e di lotte, analizzare il presente, studiare, proporre e vivere nuovi progetti e nuove realtà.
I nostri compagni dell'Est hanno sicuramente bisogno del nostro aiuto, e non solo di quello economico. Ma anche noi abbiamo bisogno di loro: se un nuovo anarchismo saprà conquistarsi spazi di credibilità e di agibilità nei movimenti di opposizione, che sicuramente nasceranno anche contro i nuovi volti del potere e le nuove repressioni, la cosa sarà tutt'altro che indifferente per noi , anarchici e libertari "occidentali".
Nel nostro piccolo, come redazione, ci proponiamo due obiettivi: innanzitutto sostenere concretamente le attività dei nostri compagni dell'est. Quindi sviluppare l'informazione e la riflessione sugli avvenimenti di questi mesi e, come primo momento, stiamo preparando un dossier che pubblicheremo in uno dei prossimi numeri.


 

Si pensa (si dice) che i grandi mutamenti
in corso nell'URSS siano determinati
dal desiderio dei cittadini di
"conquistare"
le condizioni economiche e politiche
dell'Occidente.
Perché pensare sempre al peggio?
Quando, nel '68,
centinaia di migliaia di giovani occidentali
scendevano nelle strade e costruivano barricate,
nessuno ha mai pensato seriamente che volessero
"conquistare"
le condizioni del socialismo reale.
Per una volta, la dissoluzione del vecchio ordine
potrebbe anche non risolversi
nella riscoperta di un ordine
altrettanto decrepito e ripugnante.
Leggo con un soprassalto di speranza
che a Mosca, nei cortei alternativi,
sono comparse le bandiere nere
dell'anarchia.

Giovanni Raboni
("7", 25.11.89)