Rivista Anarchica Online
I diritti (negati) delle donne
Cari compagni di Rivista Anarchica,
a seguito di maltrattamenti subiti da
alcuni genitori nell'ospedale di S.M. Annunziata (Ponte a Niccheri,
USL 10/H) per colpa di alcuni ginecologi, ostetriche e pediatri
dell'ospedale, sono partite due lettere di rimostranza nei riguardi
del presidente della USL 10/H Luciano Masini, scritte dai medesimi
genitori.
Siccome sono soci del "Marsupio"
(Associazione per la nascita a domicilio) il presidente se l'è
presa con l'intera associazione, minacciando con una lettera di
risposta, una possibile denuncia per "turbativa o interruzione
di pubblico servizio" contro i genitori e le ostetriche del
"Marsupio"che dovessero in futuro criticare o opporsi a
certi comportamenti disumani "routinari" anche solo
formulando semplicemente domande. Il presidente in questione,
pressato dal primario di Ostetricia Ginecologica dott. Lo Stumbo, fa
sapere alle ostetriche del "Marsupio", che d'ora innanzi
nei loro corsi dovranno insegnare alle mamme che si preparano al
parto, ad essere... PASSIVE e ad affidarsi a GAMBE APERTE e
CIECAMENTE a TUTTO CIO' CHE VERRA PRATICATO SUL LORO CORPO. Immediata
una lettera di protesta dell'associazione "criminalizzata" e la
risposta della legale avv. Elisabetta Bavasso.
I soci del "Marsupio" si sono
riuniti in assemblea il giorno 11 maggio (ma i rappresentanti
dell'ospedale si sono guardati bene dal partecipare). La riunione era
gremita di almeno una quarantina di persone, senza contare i
vivacissimi bambini che hanno portato alla serata una nota allegra e
caotica... Abbiamo parlato a lungo, molte hanno espresso una condanna
dei fatti, c'è stata una riflessione sulla nascita in
ospedale, dai più è emersa una voglia di muoversi per
fare pressione sull'istituzione ospedaliera ma soprattutto per
cambiare le cose nel nostro quotidiano. Messo da parte un certo
vittimismo piagnone che ha caratterizzato una certa fase del
femminismo, abbiamo parlato di come molte donne, non solo accettino,
ma chiedono anche la massima medicalizzazione possibile, fornendo
così una certa "giustificazione" a comportamenti da
noi recepiti come aberranti e disumani. Perciò sentiamo
l'esigenza di cambiare le cose partendo da noi stesse, correggendo
ogni nostro atteggiamento passivo e di resa, a cominciare da uno
degli eventi più significativi della nostra vita: la nascita
dei nostri figli.
Sono emersi altri "piccoli"
episodi di "ordinaria violenza", sempre giustificati come
"necessari"... Una donna in travaglio è stata
chiamata BAMBOLA dal medico che la visitava e questo basti senza
altri aneddoti (che non ci mancano davvero!) a commentare la
mentalità distorta e psicopatica di alcuni operatori della
cosiddetta sanità.
Ma se sono bastate due lettere
(peraltro educate e formali) a scatenare tutto questo baccano,
avevano una bella coda di paglia!
Abbiamo deciso di riunirci nuovamente e
di costituire un gruppo di pressione formato dai genitori
interessati. Dell'episodio si è già interessata una
giornalista della pagina locale di "La Repubblica" con un
articolo apparso (sic!) DOPO le elezioni (il presidente della USL
10/H era candidato nelle liste del PCI)...
Il parto in casa sta diventando un
fenomeno sempre più consistente, ma noi stiamo ancora
aspettando le Case di Maternità, dove andare a partorire in
modo normale e fisiologico con la garanzia di una massima sicurezza
se ci sono dei problemi.
La nascita, nella maggior parte degli
ospedali, è ancora un fatto PATOLOGICO da trattare con farmaci
e bisturi, e persino con cattiva educazione e con offese. Ciò
vuol dire che nessun parto può svolgersi normalmente, sono
tutti PATOLOGICI.
Denunciamo all'opinione pubblica il
perpetrarsi di comportamenti lesivi della nostra dignità.
Denunciamo alla magistratura e al tribunale per i diritti del malato,
i medici che si rendono colpevoli di LESIONI COLPOSE sul corpo della
donna.
Informiamo i mass-media e la USL di
appartenenza sui fatti accaduti, con lettere di protesta. Ma
soprattutto, organizziamo pubbliche assemblee dove potersi
confrontare sul tema della nascita attiva, partendo dalle esperienze
concrete dei genitori e delle ostetriche che fanno parti a domicilio;
mostre di materiale informativo, video, e quanto altro svolga una
funzione di informazione. Documentiamoci personalmente,
preventivamente sulla "routine" attuata in ciascun
ospedale, sulla percentuale dei parti cesarei, delle episiotomie,
ecc.; se ci sono sufficienti posti letto oppure la madre viene
sbattuta in corridoio e il bambino lontano; se la presenza del padre
in sala parto è solo "simbolica" in stile
attaccapanni; se il bambino viene lasciato tra le braccia della madre
dopo il parto oppure bruscamente allontanato con motivazioni spesso
fasulle e di comodo; se il bambino viene avviato all'allattamento al
seno CORRETTAMENTE oppure se si ricorre al latte artificiale mediante
pressioni materiali e psicologiche, o ricatti del tipo: "Se non
gli diamo il latte in polvere non cresce di peso, perciò lo
teniamo ancora in osservazione"; ecc... Ricordiamo che è nostro diritto
CHIEDERE che cosa stanno facendo ed eventualmente RIFIUTARE qualsiasi
intervento o medicinale che non ci sembri effettivamente importante e
attuare una DIMISSIONE PRECOCE dall'ospedale anche il giorno stesso
firmando un foglio semplice di dimissioni. Questo vale, ovviamente,
anche per altri ricoveri in genere.
Spero che altre donne raccontino il
loro vissuto in modo più positivo di quanto non abbia fatto io
raccontando fatti documentabili, ma che possono essere limitati
all'Ospedale di Ponte a Niccheri (migliore di quello di Careggi,
dicono)... Mi auguro di cuore che le cose stiano effettivamente
cambiando anche nelle strutture pubbliche, anche se, il fatto di
essere anarchica, e donna di sesso femminile, mi porta per forza a
rimboccarmi le maniche perché dubito fortemente delle
istituzioni che tutelano il nostro Bene. Aspetto altre lettere sul
tema, e finisco con un'inquietante domanda: il taglio cesareo è
un tipo di taglio alla moda?
Saluti salati e pepati. Patrizia Diamante socia del "Marsupio"
(Firenze)
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