Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 20 nr. 174
giugno 1990


Rivista Anarchica Online

I diritti (negati) delle donne

Cari compagni di Rivista Anarchica,
a seguito di maltrattamenti subiti da alcuni genitori nell'ospedale di S.M. Annunziata (Ponte a Niccheri, USL 10/H) per colpa di alcuni ginecologi, ostetriche e pediatri dell'ospedale, sono partite due lettere di rimostranza nei riguardi del presidente della USL 10/H Luciano Masini, scritte dai medesimi genitori.
Siccome sono soci del "Marsupio" (Associazione per la nascita a domicilio) il presidente se l'è presa con l'intera associazione, minacciando con una lettera di risposta, una possibile denuncia per "turbativa o interruzione di pubblico servizio" contro i genitori e le ostetriche del "Marsupio"che dovessero in futuro criticare o opporsi a certi comportamenti disumani "routinari" anche solo formulando semplicemente domande. Il presidente in questione, pressato dal primario di Ostetricia Ginecologica dott. Lo Stumbo, fa sapere alle ostetriche del "Marsupio", che d'ora innanzi nei loro corsi dovranno insegnare alle mamme che si preparano al parto, ad essere... PASSIVE e ad affidarsi a GAMBE APERTE e CIECAMENTE a TUTTO CIO' CHE VERRA PRATICATO SUL LORO CORPO. Immediata una lettera di protesta dell'associazione "criminalizzata" e la risposta della legale avv. Elisabetta Bavasso.
I soci del "Marsupio" si sono riuniti in assemblea il giorno 11 maggio (ma i rappresentanti dell'ospedale si sono guardati bene dal partecipare). La riunione era gremita di almeno una quarantina di persone, senza contare i vivacissimi bambini che hanno portato alla serata una nota allegra e caotica... Abbiamo parlato a lungo, molte hanno espresso una condanna dei fatti, c'è stata una riflessione sulla nascita in ospedale, dai più è emersa una voglia di muoversi per fare pressione sull'istituzione ospedaliera ma soprattutto per cambiare le cose nel nostro quotidiano. Messo da parte un certo vittimismo piagnone che ha caratterizzato una certa fase del femminismo, abbiamo parlato di come molte donne, non solo accettino, ma chiedono anche la massima medicalizzazione possibile, fornendo così una certa "giustificazione" a comportamenti da noi recepiti come aberranti e disumani. Perciò sentiamo l'esigenza di cambiare le cose partendo da noi stesse, correggendo ogni nostro atteggiamento passivo e di resa, a cominciare da uno degli eventi più significativi della nostra vita: la nascita dei nostri figli.
Sono emersi altri "piccoli" episodi di "ordinaria violenza", sempre giustificati come "necessari"... Una donna in travaglio è stata chiamata BAMBOLA dal medico che la visitava e questo basti senza altri aneddoti (che non ci mancano davvero!) a commentare la mentalità distorta e psicopatica di alcuni operatori della cosiddetta sanità.
Ma se sono bastate due lettere (peraltro educate e formali) a scatenare tutto questo baccano, avevano una bella coda di paglia!
Abbiamo deciso di riunirci nuovamente e di costituire un gruppo di pressione formato dai genitori interessati. Dell'episodio si è già interessata una giornalista della pagina locale di "La Repubblica" con un articolo apparso (sic!) DOPO le elezioni (il presidente della USL 10/H era candidato nelle liste del PCI)...
Il parto in casa sta diventando un fenomeno sempre più consistente, ma noi stiamo ancora aspettando le Case di Maternità, dove andare a partorire in modo normale e fisiologico con la garanzia di una massima sicurezza se ci sono dei problemi.
La nascita, nella maggior parte degli ospedali, è ancora un fatto PATOLOGICO da trattare con farmaci e bisturi, e persino con cattiva educazione e con offese. Ciò vuol dire che nessun parto può svolgersi normalmente, sono tutti PATOLOGICI.
Denunciamo all'opinione pubblica il perpetrarsi di comportamenti lesivi della nostra dignità. Denunciamo alla magistratura e al tribunale per i diritti del malato, i medici che si rendono colpevoli di LESIONI COLPOSE sul corpo della donna.
Informiamo i mass-media e la USL di appartenenza sui fatti accaduti, con lettere di protesta. Ma soprattutto, organizziamo pubbliche assemblee dove potersi confrontare sul tema della nascita attiva, partendo dalle esperienze concrete dei genitori e delle ostetriche che fanno parti a domicilio; mostre di materiale informativo, video, e quanto altro svolga una funzione di informazione. Documentiamoci personalmente, preventivamente sulla "routine" attuata in ciascun ospedale, sulla percentuale dei parti cesarei, delle episiotomie, ecc.; se ci sono sufficienti posti letto oppure la madre viene sbattuta in corridoio e il bambino lontano; se la presenza del padre in sala parto è solo "simbolica" in stile attaccapanni; se il bambino viene lasciato tra le braccia della madre dopo il parto oppure bruscamente allontanato con motivazioni spesso fasulle e di comodo; se il bambino viene avviato all'allattamento al seno CORRETTAMENTE oppure se si ricorre al latte artificiale mediante pressioni materiali e psicologiche, o ricatti del tipo: "Se non gli diamo il latte in polvere non cresce di peso, perciò lo teniamo ancora in osservazione"; ecc...
Ricordiamo che è nostro diritto CHIEDERE che cosa stanno facendo ed eventualmente RIFIUTARE qualsiasi intervento o medicinale che non ci sembri effettivamente importante e attuare una DIMISSIONE PRECOCE dall'ospedale anche il giorno stesso firmando un foglio semplice di dimissioni. Questo vale, ovviamente, anche per altri ricoveri in genere.
Spero che altre donne raccontino il loro vissuto in modo più positivo di quanto non abbia fatto io raccontando fatti documentabili, ma che possono essere limitati all'Ospedale di Ponte a Niccheri (migliore di quello di Careggi, dicono)... Mi auguro di cuore che le cose stiano effettivamente cambiando anche nelle strutture pubbliche, anche se, il fatto di essere anarchica, e donna di sesso femminile, mi porta per forza a rimboccarmi le maniche perché dubito fortemente delle istituzioni che tutelano il nostro Bene. Aspetto altre lettere sul tema, e finisco con un'inquietante domanda: il taglio cesareo è un tipo di taglio alla moda?
Saluti salati e pepati.

Patrizia Diamante socia del "Marsupio" (Firenze)