"Le analisi sullo stato, sul potere corporativo degli intellettuali e sui mass media
che servono i loro interessi
hanno dato a noi una visione più profonda all'interno della realtà sociale".
Questo è un tributo offerto da chi si interrogava (Paul Marshall, Chomsky's Anarchism,
in The Raven del
Gennaio-Marzo 1991 p. 84-95) sulla concezione anarchica dell'infaticabile Noam. Le sue connessioni con la
concezione marxiana restano sullo sfondo di questo lavoro (Noam Chomsky, Illusioni
necessarie, Milano,
Elèuthera 1991 , p.232, L. 25.000) che verifica come la "democratizzazione dei media" sia del tutto
estranea
alla riflessione in corso su questi: "La partecipazione popolare verrebbe infatti considerata una infrazione al
principio della libertà di stampa, un attacco all'indipendenza dei media che vedrebbero così
distorta la propria
missione di informare il pubblico senza timori o parzialità" (p. 24). La nominalità della
democrazia è definita
di lì a poco: "perché la democrazia sopravviva, la gente comune deve smettere di partecipare
al dibattito e
all'azione politica ed essere ricondotta alla sua tradizionale apatia ed obbedienza" (p. 26). Il gioco di parole che
il potere mette in atto è necessitato dalla sua urgenza persuasiva: ecco allora la "libera informazione"
diventare
un "libero mercato delle idee" gestito direttamente da chi detiene le inserzioni pubblicitarie. "La struttura stessa
dei media è concepita per indurre ad uniformarsi alle ideologie dominanti" (p. 37) in base alla
inamovibile
scansione imposta dagli spot, pertanto la pretesa "funzione sociale" dei media altro non è che la
volontà di
creare una sorta di cordone ombelicale tra il governo e il popolo, mero soggetto della testazione delle tecniche
dell'ingegneria del consenso. L'intero testo è intessuto di riferimenti alla "democrazia perfetta", agli
USA cioè
al luogo in cui la democrazia è "un sistema dove il potere economico controlla la politica e le principali
istituzioni" (p, 58). Interessante per noi abitatori della Grande Area è notare come dal centro arrivino
sino alla
periferia gli stessi input: all'unisono si risponde ai soliti "incantesimi nazionalistici" con una guerra e con le
benedizioni invocate dal picconatore. Gli esiti ideologici dell'orwelliana riscrittura della storia in USA sono
così
smaccatamente palesi dalla lettura di come il Primo Maggio (nato in risposta agli scontri di Haymarket) sia stato
tramutato nel 1984 da Reagan in Festa della Legge (senza cui ci sarebbe solo "caos e disordine").
Il percorso seguito per allineare l'intera società segue criteri rigidamente verticistici: "la fabbricazione
del
consenso è innanzitutto indirizzata verso quelli che sono ritenuti "i membri più saggi della
"comunità", gli
"intellettuali", gli "opinion leader" " (p.77) che poi vengono utilizzati come grancassa delle già vagliate
"notizie".
Si assiste, nei momenti propizi, a critiche dei media alla politica governativa e questi "insistono per l'adozione
di nuove strategie i cui fini non vengono mai messi in discussione e spesso nemmeno presi in considerazione"
(p. 140). I media escono da questa analisi come "vere e proprie articolazioni del governo", (p.184), ma il pregio
maggiore dell'analisi è di fornire tutta una serie di materiali sulla manipolazione delle informazioni
sull'America
Latina e sulla vicenda israeliana. "Illusioni necessarie" è un elaborato dalla lettura mai stancante e dalla
notevole
capacita penetrativa dei meccanismi "elastici" del potere, capace di fornire delle sommarie griglie d'analisi
sperimentate da quello che è considerato il più grande linguista contemporaneo.