Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 197
febbraio 1993


Rivista Anarchica Online

Non accetterò mai
di Dino Davide Taddei

Al Distretto Militare di Milano
Alla Procura Militare di Padova
Al Comandante della Caserma

Ricevuta in data 27 novembre 1992 vostra comunicazione di presentarmi il giorno 11 dicembre 1992, a Venezia Lido per essere inquadrato nell'ente addestrativo lagunari "truppe anfibie", debbo comunicarvi la mia indisponibilità a compiere il servizio militare o qualsiasi altro servizio sostitutivo.
La mia coscienza di uomo mi impedisce di accettare che lo stato, con mezzi coercitivi, possa decidere di un anno della mia vita, ancor più uno stato nel quale io non mi riconosco ed al quale non ho sottoscritto nessun contratto sociale o delega di sorta. Non mi sento nel dovere di difendere nessuna riga tracciata sulla carta geopolitica col sangue di milioni di vite spezzate in nome dell'imperialismo, del militarismo, di interessi particolari e soprattutto dell'irrazionalità. In particolare l'esercito rappresenta in modo esplicito e concentrato tutto ciò che questa società può produrre di negativo.
Partiamo dal mito storico, vero humus alla cultura militarista (non esiste paese italiano che non abbia un monumento alle nostre glorie patrie, fin dalle elementari veniamo bombardati da stucchevoli aneddoti che spaziano dalla piccola vedetta lombarda, agli eroi del Piave, ai poveri alpini sul Don); si instilla nelle menti ancora acerbe la certezza della necessità di un esercito e che, guarda caso, il nostro in particolare, si è sempre trovato agnello tra lupi; omettendo il fatto che dal 1848 ad oggi le vostre forze armate sono sempre state dalla parte dell'aggressore e, per capirci meglio, parlo di tre guerre di indipendenza (nella seconda si è fatto di tutto per essere aggrediti), la presa di Roma, le guerre coloniali, l'occupazione di Corfù, l'Etiopia, la Spagna e due guerre mondiali.
Certo, oggi il ministero della guerra si chiama ministero della difesa (esiste per caso un Tornado ad uso aggressivo ed uno ad uso difensivo?) ma il buon Gian Battista Vico mi mette in guardia dai ricorsi storici. Così se oggi difficilmente (speriamo!) i cannoni aprirebbero il fuoco su chi protesta come fece il carnefice Bava Beccaris, ciò non toglie che l'esercito italiano venga sempre più usato a scopi di repressione interna come in modo eclatante è stato dimostrato con la militarizzazione di intere regioni (Sicilia, Sardegna e l'Aspromonte calabrese); che sinistramente i soldati italiani si riaffacciano nel palcoscenico di misfatti precedenti non ancora cicatrizzati quali l'Albania, i Balcani e la Somalia; che il nuovo corso interventista inaugurato con il Libano e con il progressivo potenziamento dell'apparato militare ci ha portato a vere azioni belliche quali la guerra chirurgica del Golfo (probabilmente il bisturi ci è scappato un po' di mano... 200 mila morti.. il buon senso ci dice ancor prima della ragione che questo si chiama genocidio di massa più che guerra).
Chiaramente oggi le classi dominanti di cui l'esercito è da sempre diretta espressione ed estrema ratio per la difesa dei propri privilegi, hanno buon gioco a mascherare le proprie nefandezze sotto abiti puliti che di volta in volta si chiamano polizia internazionale, ONU, difesa della democrazia, difesa degli interessi vitali e quant'altro si possa mettere in campo per creare il solito rassicurante mattatoio a cui seguirà la promessa che questa è l'ultima volta, mentre già si mettono in cantiere nuove imprese per sfamare la sete di onnipotenza, arricchire l'industriale di turno, dare un colpo di spugna alla cattiva coscienza.
Mi si vorrà obiettare che l'esercito italiano, essendo di leva, è una forza popolare destinata alla salvaguardia delle istituzioni democratiche. Permettetemi di dubitare, la storia insegna che l'istituzione militare basa la sua compattezza sull'obbedienza cieca dei suoi componenti e proprio questo annullamento di volontà ha portato ad uccidersi tra fratelli, il proletario in divisa a sparare su altri proletari, a commettere i crimini più efferati adducendo come giustificazione il tragico ritornello "ho eseguito gli ordini"; come fosse un merito delegare ad altri la capacita di decidere cosa è buono e cosa è cattivo, quasi fossimo non uomini con capacità di discernimento ma automi acefali. Quanto alla difesa delle istituzioni democratiche mai sono state minacciate come dalle deviazioni di alcune frange dell'esercito stesso, il generale Di Lorenzo insegna. In sostanza se Don Milani affermava che oggi l'obbedienza non è più una virtù, io rincaro affermando che non lo è mai stata. Ossequiosità all'autorità praticata sino al parossismo nelle forze armate ma che viene inculcata con metodo da tutte le strutture educative fin dalla nascita, per creare l'uomo perfetto che produce, consuma, crepa; in nome dei disvalori della sopraffazione e della meritocrazia del profitto.
Qualcuno potrà pensare che questa è demagogia ma non lo è forse mandare un esercito a sfamare la Somalia quando la povertà di 4 miliardi di uomini è dovuta proprio agli stessi paesi che adesso si prodigano per il caso somalo; i quali sperperano immoralmente ricchezze rubate al Terzo Mondo oltre che per un distruttivo gioco al consumo per riempire gli arsenali di morte? Non accetto, né accetterò mai, di servire questa subcultura basata sulla violenza e sulla morte. MAI una società è diventata più libera e giusta grazie alla violenza, piuttosto malgrado essa. La liberazione dell'uomo non passa per l'obbedienza e tanto meno per il fucile ma per un processo di rivoluzione culturale, ove la responsabilità diretta e la dignità umana siano gli elementi focali di un mondo rigenerato. Per quanto concerne il servizio civile sostitutivo, pur valutandolo una grande conquista civile, non posso esimermi dal rifiutarlo per i seguenti motivi:
1- giudico quantomeno offensivo il fatto che lo stato mi obblighi a lavorare nel sociale quando le sue stesse strutture alimentano il disagio contro il quale io mi batto da anni nel carcere minorile, nelle scuole popolari, nei centri di iniziativa popolare;
2- se si dovesse osservare solo la composizione sociale degli obiettori di coscienza, c'è da pensare che questo strumento legislativo sia in molti casi una comoda scappatoia di classe; mentre la massa di operai e proletari finisce nelle caserme del Friuli, la gioventù universitaria che ha strumenti culturali infinitamente maggiori vive una situazione di privilegio;
3- il servizio civile sostitutivo sta assumendo sempre più l'aspetto d'una servitù feudale ove lo Stato/Signore al posto di assumere personale comanda i suoi sottoposti alle corvée, decidendo lui stesso cosa sai fare meglio.
In conclusione, di fronte all'obbligo di regalarvi un anno della mia esistenza, un anno del mio cervello, la risposta non può essere che negativa per una questione di valori ancor prima che politica. Alla vostra richiesta di assecondare la legalità della violenza io mi sento in dovere di contrapporre la centralità dell'uomo, la fratellanza non teorica ma costruita sull'interazione delle diversità, ove l'essere italiano abbia il significato di peculiarità socioculturale e non essere appartenente ad uno stato, in cui le immense risorse destinate a creare distruzione vengano impiegate per costruire una vera giustizia sociale. Naturalmente questi sono solamente spunti di un discorso più ampio che avrò il piacere di chiarire il giorno 11 quando mi presenterò alla vostra caserma di Venezia Lido.

Dino Davide Taddei (Milano)

Presentatosi alla caserma del Corpo Lagunari di Venezia Lido venerdì 11 dicembre, Dino Taddei si è rifiutato di indossare la divisa e di essere inquadrato; è stato quindi denunciato e rispedito a casa. Si è trattato del primo caso di obiezione totale nella caserma dei lagunari.