Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 2
marzo 1971


Rivista Anarchica Online

I faraoni vanno sulla luna
di R. Brosio

La gara spaziale U.S.A.-U.R.S.S.

La scienza inutile

È ripresa, dopo un breve periodo di stasi, la corsa allo spazio dei due colossi mondiali, e con essa il battage pubblicitario intorno a queste cosiddette grandi conquiste della nostra epoca. Ma nel vortice delle discussioni tecniche, delle polemiche e dei pareri qualificati, nessuno si è fermato a spiegare quello che invece sembrerebbe più logico, e cioè perché si va sulla luna? Qual è, al di là della gloria puramente sportiva, lo scopo concreto di questi voli, quali i vantaggi reali che se ne possono ottenere, quale l'utile economico? Sono risposte, queste, di cui ci stiamo sempre più abituando a fare a meno.
Non vogliamo fare il discorso superficiale di chi dice "vanno lassù, mentre c'è ancora tanto da fare quaggiù", anche perché non è certamente dalle tecnocrazie americane e sovietiche che ci aspettiamo la risoluzione dei problemi che ci interessano. Né, d'altro canto, ci sembra che questi avvenimenti possano essere interpretati in termini puramente militari o politici. È pur vero che alcuni voli spaziali possono esser usati per distrarre l'attenzione delle masse da fatti più importanti: le ultime due imprese lunari degli Stati Uniti hanno coinciso, stranamente, con due nuove aggressioni nel sud-est asiatico (Cambogia e Laos). Ma, l'effetto di paravento non è stato tale da giustificare, da solo, la spesa e i programmi per il futuro.
Il fatto è che anche le spiegazioni ufficiali al riguardo sono manchevoli e distratte. Come se il problema fosse già stato risolto da un pezzo, mentre invece ci siamo trovati a passare, in pochi anni, dalle "capriole spaziali" agli sbarchi sulla luna, senza mai sapere veramente il perché.
Questo è il progresso, si dice, l'aspetto moderno della ricerca scientifica, cui tutti i paesi industrialmente progrediti hanno sempre dedicato parte notevole delle proprie energie. E si pretende che questo basti a giustificare l'intero programma Apollo americano, i satelliti artificiali, le sonde su Venere, il Lunachod e tutto il resto.
La ricerca scientifica organizzata è qualcosa di relativamente recente, legata strettamente al sorgere dell'industria, ed agli inizi è stata, per così dire, al servizio dell'industria stessa. Che gli "scienziati" lo volessero o no, nei laboratori e negli istituti di ricerca venivano progettati sperimentati ricercati quei materiali e quelle tecniche che l'industria richiedeva e di cui aveva bisogno per produrre beni di consumo da vendere. Il più delle volte, questo rapporto non era sancito giuridicamente. Ma, il risultato era ugualmente quello descritto, perché, quali che fossero le ricerche che la scienza intraprendeva solo quelle che interessavano l'industria, che cioè avevano un interesse produttivo, venivano continuate e sviluppate. Per la verità, questo è quanto si verifica ancora oggi in un buon numero di casi.
Nel caso che ci interessa, invece, il rapporto si inverte. Sono i grandi complessi industriali che sono al servizio della ricerca scientifica, se così vogliamo chiamarla. Le sezioni missilistiche delle industrie aeronautiche americane, o il loro equivalente russo, non avrebbero ragione di esistere, in gran parte, se non esistessero i vari progetti Mercury, Apollo, eccetera.
Qui, è la ricerca scientifica che dà gli ordini, che richiede all'industria quel certo propellente, quel certo congegno, quel certo computer. E li richiede per scopi suoi, che con la produzione e la vendita dei beni di consumo non hanno nulla a che vedere. È già tanto se, qualche volta, è possibile recuperare qualche soldino dei miliardi spesi per fotografare l'altra faccia della luna, utilizzando il materiale inventato per rivestire una capsula spaziale, anche come isolante, ad esempio, per i frigoriferi o tute per i pompieri (*). Si potrebbe obiettare che questa situazione, pur corrispondendo alla realtà, non riveste però l'importanza che noi le attribuiamo. Infatti, industrie che forniscono alla scienza gli strumenti di cui abbisogna, e che, come tali, vivono quindi al servizio di essa, sono sempre esistite. Ma l'obiezione non regge. Intanto la differenza di mole, nei due casi, è spaventosa. È assurdo voler equiparare la fabbrichetta di vetrerie scientifiche alla sezione missilistica della Lockheed o al suo equivalente sovietico.
È assurdo voler considerare alla stessa stregua una apparecchio di kipp, fatto di tre bocce di vetro, e un razzo vettore, un distillatore da laboratorio e una piattaforma di lancio, un camice e una tuta spaziale. Tra questi fatti c'è un abisso, di miliardi investiti, di migliaia di tecnici all'opera, di energie spese, di rischio e di complessità. Se le differenze quantitative hanno un senso, questo è proprio il caso di tenerle presenti.
Ma, c'è un'altra considerazione da fare. Gli strumenti scientifici, di norma, hanno tutti uno scopo concreto ben preciso. Una provetta serve a eseguire una analisi o a coltivare microrganismi. Un Kipp serve a fabbricare l'idrogeno in laboratorio. Ma se un razzo è lo strumento di una ricerca scientifica allo stesso modo di una provetta o di un Kipp, a cosa serve? Il primo stadio serve a portare in quota il secondo, il secondo a portare in quota il terzo, il terzo a portare in orbita la capsula per mezzo della quale l'astronauta che la occupa esegue quelle prove, quei rilevamenti e quegli esercizi necessari per progettare e realizzare un'impresa successiva. Cioè per costruirne un altro razzo che porterà in orbita un'altra capsula con dentro un altro astronauta, che seguirà altre prove, altri rilevamenti e altri esercizi, che verranno utilizzati per una terza impresa dello stesso genere. E così via, in una specie di circolo vizioso, dal quale è ben difficile uscire onorevolmente, senza abbandonare la ragione per dire assurdità fantascientifiche.
In questi "moderni aspetti della ricerca", ricerca e scopo della ricerca, strumenti usati e funzione degli strumenti, sono tutt'uno, coincidono. Come se un tizio spendesse cinque milioni per un microscopio elettronico, per dimostrare con studi approfonditi che esso funziona alla perfezione. E non un paradosso. Ieri si sparava un razzo fuori dall'atmosfera ed era un successo l'esserci riusciti. La "ricerca scientifica" aveva dimostrato che era possibile sparare un razzo fuori dall'atmosfera. Oggi, alcuni robot umani, imprigionati in corazze di nylon e plastica, dopo un allenamento eccezionale, raccolgono, per mezzo di complicatissimi aggeggi, mezzo chilo di sassi dalla superficie di un pianeta morto e desolato. Dimostrando così che è possibile, imprigionati in corazze di nylon e plastica, dopo un allenamento eccezionale, raccogliere mezzo chilo di sassi da un pianeta desolato. La "ricerca scientifica" ha colto un altro successo.
In conclusione, se questa è la scienza moderna, è chiaro che essa sta perdendo i contatti con la realtà, per diventare una sorta di esercitazione sportiva fine a se stessa. E tutto sommato, l'ironia è fuori di luogo. Lo è quando si pensi ai miliardi sprecati, alle vite umane sacrificate (per ora sono poche, ma abbiamo appena cominciato), alla massa di energie, di cervelli e di tempo, sottratti alla produzione. Lo è, quando si pensi che, mentre l'Italia compie i suoi stitici sforzi per seguire anche lei quella misteriosa entità chiamata progresso, per lanciare anche lei il suo missiluccio o un suo satellitino, il bracciante siciliano zappa la terra, e produce usando uno strumento di venti secoli fa.
Ma d'altronde tutto questo è logico. Proprio quella ricerca scientifica che ora sta gloriosamente abbandonando il cammino della ragione, era un tempo (come si faceva notare più sopra) al servizio dell'industria, cioè della produzione dei beni di consumo. Proprio per questo, la produzione ha potuto svilupparsi, espandersi, nel modo che tutti conosciamo. Ma a mano a mano che essa cresceva, cresceva con lei la necessità che fosse controllata dall'alto, riorganizzata di pari passo col suo sviluppo, programmata per impedire che diventasse ipertrofica e irrazionale. E la vecchia classe borghese che si preoccupava solo di vendere e produceva per questo scopo, è stata sostituita a poco a poco dalle tecnoburocrazie in grado di sopperire a quelle necessità, preoccupate solo di dare un assetto stabile e razionale alla produzione.
Un assetto stabile, soprattutto. Perché non si può organizzare e controllare ciò che è fluido e dinamico. Il che vuol dire che lo sviluppo produttivo più aumenta e più tende a rallentare e alla fine, inevitabilmente, a bloccarsi, per cristallizzarsi nella forma che i nuovi padroni reputano la più opportuna. All'ossessione produttiva dei secoli d'oro della borghesia (d'oro per la borghesia, naturalmente), si va sostituendo la fissità programmata di un nuovo feudalesimo.
La ricerca scientifica perde perciò il suo scopo originario, che era creare nuovi materiali, nuove tecniche, per la produzione e la vendita. I nuovi padroni non si fanno concorrenza sui mercati, non devono vendere più del vicino, per restare a galla. Essi amano svegliarsi la mattina e vedere che tutto è ancora come l'hanno lasciato prima di andare a dormire, ogni cosa al suo posto, ogni individuo che svolge coscienziosamente il lavoro assegnatogli, ogni rotellina che gira ben oliata e senza attriti, nell'immenso congegno che sta immobile. E la scienza sciolta dai vincoli che aveva con la produzione perde i contatti con la realtà, diventa qualcosa di astratto, l'ansia dell'uomo di superare le barriere imposte dalla natura, il progresso della logica imperscrutabile, la scienza pura, staccata finalmente dalle prosaiche preoccupazioni del vendere e del produrre. Mito. O meglio, strumenti per realizzare i propri miti. Cosa ci può essere di più bello, per uno dei nuovi imperatori della programmazione, che una macchina mostruosa, alta come una casa, piena di mille meccanismi complicatissimi, di mille parti che ingranano le une nelle altre, zeppa di contatti, di fili e di viti, che... funziona. Così come era stato previsto, progettato, programmato. E quale altro spettacolo può rallegrarlo come la vista dell'esercito dei suoi vassalli, valvassori e valvassini, efficiente e ben ordinato, che attorno a questa macchina lavora, indaga e organizza. Quale simbolo del suo potere e dell'essenza del suo potere è più rispondente di questo?
Il nuovo feudalesimo celebra così suoi trionfi. I faraoni egiziani usavano le conoscenze costruttive dell'epoca per innalzare piramidi che cantassero la loro gloria nei secoli. I nuovi faraoni vanno sulla luna.

R. Brosio

(*) Nella foga di trovare e dimostrare una qualche utilità in queste imprese assurde, i protagonisti di stato arrivano ad estremi ridicoli. Ad esempio qualche settimana fa la televisione ci ha mostrato un'enorme apparecchiatura (grande come una stanza, del costo certamente di miliardi) che è stata costruita per il controllo delle pulsazioni degli astronauti e ci ha detto che essa sarà utilissima all'umanità perché potrà servire per ascoltare il battito cardiaco della madre e del feto prima e durante il parto! Forse servirà per qualche signora Onassis-Kennedy, certo non per i milioni di donne che ogni giorno partoriscono e neppure alle migliaia che ogni giorno hanno parti difficili.