Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 201
giugno 1993 - luglio 1993


Rivista Anarchica Online

Qui Living
di AA. VV.

Una lettera del Living Theatre per informare della chiusura del loro spazio teatrale a NewYork. La testimonianza di una studiosa italiana che ha vissuto per vari mesi con il Living a New York. Il testo finora inedito di una lunga poesia/canzone di Julian Beck dedicata a Giuseppe Pinelli e Andreas Baader.

Il 22 marzo scorso il Living Theatre ha scritto a tutti gli amici sparsi nelle varie parti del mondo per informarli della chiusura del Teatro della Terza Strada, lo spazio che Judith Malina, con Hanon Reznikov e gli altri membri stabili del gruppo, era riuscita ad aprire nell'aprile dell'89 in una delle zone più povere, ma anche più dense di fermenti artistici e sociali di New York. Di questo teatro avevamo scritto nel n. 177 di «A» pubblicando fra l'altro la traduzione di un articolo di Michael Merschmeier (da «Theater Heute» n. 11, 1989) che raccontava di questo piccolo spazio «ai confini fra la giungla metropolitana e la zona degli affari» dove arrivava gente «che non si sarebbe mai avventurata a Broadway».
Oltre alla traduzione della lettera che annuncia la chiusura di questo spazio, ma anche l'apertura di una nuova, coraggiosa fase per la vita del gruppo, pubblichiamo un brano dedicato al teatro della Terza Strada, tratto da un articolo di Grazia Felli, una giovane studiosa che si è laureata di recente sul Living Theatre, e che ha trascorso diversi mesi a New York con una borsa di studio dell'Università dell' Aquila. (L'articolo, intitolato Il Living Theatre alla Terza Strada, si potrà leggere per intero nel prossimo numero della rivista «Teatro e Storia», VIII, 15, ottobre 1993).

Cristina Valenti

Di nuovo sulla strada
Cari amici,
il Living Theatre è ancora una volta una compagnia sulla strada! Il nostro spazio sulla Terza Strada a New York è stato chiuso dal Servizio Antincedio e dall'Ufficio per l'Agibilità Edilizia e noi non possiamo sostenere i lavori di ripristino necessari per continuare a lavorare lì.
Nuovamente nomadi, andiamo avanti! Abbiamo ripreso ora le prove dello spettacolo Regole di comportamento, di George Washington, che presto rappresenteremo a New York, al «Theater for the New City» (24 aprile - 2 maggio) e in Germania in maggio.
All'inizio di giugno inizieremo a lavorare a un nuovo progetto (a New York, se nessuno ci offrirà ospitalità altrove). Vogliamo creare uno spettacolo destinato agli spazi pubblici sul tema della pena di morte attualmente in vigore negli Stati Uniti. Centinaia di persone sono state giustiziate negli ultimi anni e altre migliaia sono condannate in questo momento. Noi progettiamo di rappresentare questo spettacolo nell'imminenza delle esecuzioni. La compagnia del Living Theatre lo metterà in scena dovunque si trovi al momento, e inoltre manderemo un gruppo di attori nella città dove dovrà avvenire l'esecuzione e alleneremo dei volontari sul luogo, in grado di rappresentare lo spettacolo fuori dalla prigione.
Nello stesso tempo prepareremo uno spettacolo dal cast ridotto (lo pensiamo come «un pulmino») in grado di spostarsi in giro per il mondo e realizzare un progetto di teatro di strada. Abbiamo iniziato a preparare una pièce intitolata The Writing on the Wall (La scritta sul muro), che tratta della misteriosa comparsa della lettera «A» circondata da un cerchio sugli edifici di tutto il mondo. Chi ne è l'autore? Cosa significa?
Stiamo inoltre cercando i mezzi - un finanziamento, una sede, una sovvenzione adeguata - per creare un grande spettacolo da portare in giro con l'intera compagnia, basato sull'opera di Braudel Civiltà materiale e capitalismo: 1400-1800. Si tratta di un grande progetto che intende esplorare le radici del sistema economico vigente coinvolgendo la partecipazione attiva e consapevole del pubblico.
Ecco come puoi aiutarci mentre si apre questa ulteriore fase della nostra vita:
- inviaci nomi, indirizzi, numeri di telefono e di fax di chiunque possa essere interessato ad averci per spettacoli, laboratori, ecc.
- mandaci le tue idee sui progetti in cui ti piacerebbe veder impegnato il Living Theatre
- tienci nei tuoi pensieri e vieni a vederci dovunque siamo!

The Living Theatre

272, East Third Street
Abita qui il Living Theatre, nel punto esatto in cui la Terza Strada incontra la Avenue C, o Loisada (1). Una delle zone «calde» di Manhattan. Terra di Neri e di Neoricans (2), di squatters e di droga, di murales e di polizia, di alcolismo e di arte multiforme, di vita colorata e vivacissima in ogni ora del giorno e della notte, dove vive un'umanità spesso allo stremo ma combattiva e piena di calore. E' uno dei luoghi in cui la dimensione dell'arte incontra quella della povertà, dove ciò che si vive è semplicemente vero, dove si sperimenta la poesia della realtà.
Piena di teatri e di «Bar e Performance Space», questa parte della città la si percorre a suon di musica. Dal Living Theatre pochi passi a piedi portano al Mabou Mines, al Theater for the New City, al Gargoile Mechanique, al Neorican Poets Cafe, ma spingendosi sulla Decima Strada si può trovare anche il Tomkins' Square Park, intorno al quale ancora indugiano i poliziotti armati. Dopo la violenta cacciata degli homeless, gli scontri e l'intervento rovinoso delle ruspe, la normalizzazione è appena avviata.
Qui abita il «Teatro Vivente», completamente integrato nella realtà circostante; aperto agli artisti, agli anarchici visionari, ai vecchi junkies ricolmi di birra che si attardano seduti sui gradini dinanzi all'ingresso, al piccolo portoricano che viene ogni giorno portando una poesia da affiggere sul muro. E' il luogo privilegiato in cui gli artisti domandano di esprimersi ed è «casa» per alcuni, che vi trascorrono le loro notti insicure perché momentaneamente anche loro «senza tetto». E poco importa che lo scantinato sia polveroso, popolato da topi e scarafaggi: così vive molta gente di qui.
Lo spazio è minimo. Un ufficio immette direttamente nel teatro-sala prove. Il soffitto e le pareti di legno completamente dipinti di nero. Storefront, ossia «magazzino», non ha finestre. Dei catini vengono opportunamente disposti in caso di forte pioggia. Sistemando dei praticabili tutto intorno, la sala può contenere al massimo settanta-ottanta persone. Una scala sul fondo e una fuori, accanto alla porta d'ingresso, immettono nel basement, lo scantinato, che funge anche da camerino per gli attori. Qui si trovano i costumi, le attrezzature tecniche, le scenografie di precedenti spettacoli possibilmente riciclabili, i libri e il personal staff di quanti lo abitano.
Nella sostanziale continuità tra il 'fuori' e il 'dentro', è ugualmente percepibile una eccezionalità di tempo e di spazio, in cui tutto è regola e il suo esatto contrario. Una selezione naturale regola il tipo di gente che affluisce al Living Theatre, che resta o che passa per una stagione soltanto: consiste in una qualità culturale, in un modo civile di percepire la realtà, in un bisogno espresso di visioni, nella fede nella possibilità di un make up culturale collettivo. Impietose le regole della vita fuori, perciò 'dentro' la sensazione è precisamente quella di godere di una 'terra liberata', una zona franca dove è possibile spogliarsi delle necessarie difese e abbassare la guardia.
Qui il Living Theatre non è soltanto «teatro», luogo della rappresentazione dell'extra-quotidiano, è di per sé situazione extra-quotidiana, è un mondo, nel quale si può essere semplicemente quello che si è ed avere la chance di diventare artisti.

Grazia Felli

1) È la traduzione in spagnolo di Lower East Side e ricorda nel suono il nome di una cittadina portoricana.
2) Sono i Portoricani di New York, che ispanizzano il loro americano avvicinandone l'ortografia alla pronunzia.

Una poesia lunga una vita
Nel 1970 in Brasile il Living Theatre inaugurò L'eredità di Caino, un ciclo di creazioni collettive per interventi in strade, fabbriche, università, manicomi e altri luoghi dove sembrasse utile portare l'azione diretta del teatro. Tale ciclo, che non è mai stato considerato chiuso, si è composto di vari spettacoli, alcuni dei quali rappresentati molte volte, altri sotto forma di unicum per occasioni e contesti specifici (Fra i primi si ricorderanno almeno Sette Meditazioni sul Sadomasochismo Politico e Sei Atti Pubblici).
Del ciclo dell'Eredità di Caino fece parte anche Il corpo di Giuseppe Pinelli, rappresentato per la prima volta a Napoli, all'Ottavo Liceo Scientifico, nel gennaio del 1977 e sviluppato nel novembre seguente, in occasione di una rappresentazione presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma, col titolo Il corpo di Giuseppe Pinelli e Andreas Baader. A questo testo Julian Beck ha continuato a lavorare fino al gennaio '79, quando è giunto alla forma definitiva di una lunga poesia in tre parti che ha intitolato Pinelli Baader Manifesto.
Ma più che poesia, il componimento andrebbe definito «canzone» perché Songs of the Revolution Julian Beck ha chiamato i componimenti poetici che ha continuato a scrivere nel corso di tutta la sua vita, dei quali solo una minima parte è stata tradotta e pubblicata in Italia.
«Queste poesie sono il tentativo di registrare la dimensione epica della mia vita nei termini dei cambiamenti che ho sperimentato, che rappresentano il background e il grido del mio tempo» ha scritto Julian Beck in un brano dal titolo Singing These Songs of the Revolution, posto a prefazione di una raccolta recentemente pubblicata negli Stati Uniti (Living in volkswagen buses, Seattle, Broken Moon Press, 1992).
E ancora: «Le poesie registrano una progressiva visione e comprensione della realtà, dei suoi problemi, lacune e soluzioni. Le soluzioni assumono inevitabilmente la forma di cambiamento rivoluzionario. Le poesie registrano la mia disperazione, che credo sia la stessa dei miei contemporanei. Questa disperazione apre la strada al progetto rivoluzionario, le poesie sono un'invocazione che provoca visioni».
Queste parole di Julian Beck crediamo rappresentino la migliore introduzione al Pinelli Baader Manifesto, testo assolutamente inedito finora, che pubblichiamo nella recente, ottima, traduzione di Serena Urbani, che ringraziamo per avercene donato copia.

Cristina Valenti

Pinelli Baader manifesto (Julian Beck)

I
Il corpo di giuseppe pinelli

il corpo di giuseppe pinelli
continua a cadere dal quarto piano d'ogni edificio italiano
ogni giorno per ogni donna italiana
che nella voce di vita del suo corpo protesta contro questo cadere
uguale al suo stesso cadere ai piedi d'ogni uomo italiano
mente femminile serrata in sottomissione

il corpo di giuseppe pinelli
ancora e ancora cade dal quarto piano
d'ogni palazzo del privilegio
emblema d'un popolo ridotto al silenzio

il corpo di giuseppe pinelli
è buttato giù dal quarto piano del cielo
ogni giorno per ogni lavoratore italiano
con la sua vita buttata via
dal lavoro forzato che uccide

il corpo di giuseppe pinelli
giace sprecato sul selciato
tragico rifiuto
come i corpi di tutti i disoccupati
stivati da capitale e stato nei campi di concentramento della povertà

il corpo di giuseppe pinelli
è cacciato fuori dalla finestra d'una piramide
da sicari militari che brindano a princìpi
scritti su tavole di pietra e pergamene
tenuti assieme da ganci di morte

il corpo di giuseppe pinelli
cade dalla finestra della questura di milano
era il mio corpo quello che è caduto
io adesso sono un cadavere morto
ma continuo a cantare per voi
non potete fermarmi
le mie labbra ancora vibrano come la morta bocca d'orfeo
e scorre la voce di giuseppe pinelli
suoni di luce per trasformare la guerra di classe in amanti
e le prigioni in vuote reliquie della tirannia fallocratica

il corpo di giuseppe pinelli
che cade a morte
è il corpo d'ogni vittima della violenza
è il corpo d'ogni bambino picchiato
d'ogni donna sotto il peso della proprietà

il corpo di giuseppe pinelli
cade come le speranze dei bambini
quando imparano che la vita dal dolce sapore
diventerà dalle otto di mattina alle otto di sera
come morte dal sapore di metallo paga zuppa denaro
quando verrà il loro turno di trovarsi un lavoro
ed essere cacciati fuori dalla finestra della vita

il corpo di giuseppe pinelli cade
come la risposta delle autorità porta in faccia
alla richiesta del permesso d'aver sentimenti

il corpo di giuseppe pinelli che cade
è l'eclisse di dio
l'oscuramento delle sante possibilità

il corpo di giuseppe pinelli che cade
è il cibo faticosamente prodotto dai contadini
finché il cielo della loro vita s'è dissanguato all'orizzonte ed è sparito
è il cibo che viene poi sprecato
nelle fogne d'ammassi inceneritori istituzionali strategie di prezzi e mercati

il corpo di giuseppe pinelli
è il corpo di tutti noi
che abbiamo spiato tra le fessure del crepuscolo

il corpo di giuseppe pinelli che cade
è il corpo di sette lavoratori sette poeti caduti questa mattina
dalla finestra d'una fabbrica quando tutto è saltato in aria
chimica di morte valvole difettose e moralità
corpi buttati come zavorra da un sistema che non sa amare abbastanza i corpi

il corpo di giuseppe pinelli
è il corpo di un anarchico che vedeva i prigionieri
nei più oppressi lavoratori sotto padrone
nell'essere umano più afflitto
a fianco di quelli che muoion di fame e sono perseguitati e si disperano e son ridotti alla follia
e di quelli che son brutalizzati dal servizio militare e dall'attesa di rapporti profondi nei corridoi
della burocrazia e di poter pulire i pavimenti nelle petroliere d'alaska
e nelle sale del trono della democrazia senza umiliazione

il corpo di giuseppe pinelli cade
come cadono nel buco del tempo tutti i corpi di tutti i prigionieri di tutte le prigioni del mondo
e tutto il mondo è una prigione tenuta dallo stato
e dovunque c'è una prigione c'è anche uno stato

il corpo di giuseppe pinelli è caduto
portando in sè la coscienza che si può vivere senza polizia
quando gli uomini abbandonano il mito
che possedere carne umana per esempio una donna sia un piacere

il corpo di giuseppe pinelli cade come una musica
e le sue note per un secolo ci chiameranno
in assemblea generale a creare un teatro nel quale nulla sia forzato

il corpo di giuseppe pinelli che cade
è il corpo di un anarchico convinto
che è possibile per noi produrre e distribuire
ogni chicco di riso necessario a nutrirci tutta la vita
senza banchieri e statisti a decidere chi deve piantarlo e trasportarlo e chi dev'esser pagato e che prezzo

il corpo di giuseppe pinelli che cade
è il corpo di tutti gli anarchici convinti
che possiamo metter ordine nel caos malato delle nostre esistenze
in questo squallido ospedale tenuto dallo stato
organizzando il nostro sano folle impulso di libertà
sapendo che il tempo è la realtà della libertà

il corpo di giuseppe pinelli
vola nell'aria
agitando garze di sogni e fasce d'una nuova medicina chiamata mutuo soccorso concepita
da dottori anarchici per ricomporre i nostri bilioni di corpi smembrati
il processo di guarigione che si chiama rivoluzione

il corpo di giuseppe pinelli
sta cadendo è caduto ed ancora cadrà
e tutti noi siamo il corpo di giuseppe pinelli e stiamo cadendo
e la caduta deve finire dentro il sacco della morte
a dispetto di tutti i sogni e le ali di fasce di garza
e siamo caduti
e continueremo a cadere per sempre

II
Il corpo di andreas baader

il corpo di andreas baader cade sulla lastra di marmo nell'obitorio d'ogni cucina tedesca in ogni cucina aspettando che la gente parli

il corpo di ulrike meinhoff dondola appeso tra le tende di ogni finestra tedesca
aspettando che l'occhio tedesco ed ogni occhio si apra e veda

il corpo di gudrun ennslin giace sul pavimento d'ogni cesso tedesco
aspettando che la gente apra la porta

il corpo di jan-carl raspe giace nel bagagliaio d'ogni auto
aspettando

ed il corpo di hanns martin schleyer giace con lui dentro il bagagliaio d'ogni auto
aspettando che il motore s'avvii con un sobbalzo e che la gente pensi e si muova

ed ogni corpo nel suo letto tedesco sta aspettando che i suoi stessi occhi si aprano
e la bocca si muova in sante parole
che cosa ha ridotto al silenzio la germania e la grande bocca del mondo cosa ha reso il corpo
incapace d'osare
osare ed afferrare i rami della vita e lasciarsi dondolare
che cosa ha ridotto al silenzio l'italia che ha sentito i gemiti delle pallottole nelle orecchie
l'orecchio destro e poi quello sinistro tutta la notte tutta la mattina

sono domande retoriche queste?
mentre la luna si alza sul corpo in cucina
e adesso vi dico cos'è che ha spaventato la gente in germania in italia e nel mondo blu
è la paura del padre e della sua terribile dimensione

ecco perchè tanti di noi abbiamo un po' ucciso baader e tutti ci siamo uccisi un po' l'un altro ed abbiamo
paura dei centurioni con antenna philco piazzati proprio lì nella mente
con le loro prigioni mobili giù nella strada e non avevamo altra scelta

e baader credeva nell'uccidere per nostra paura e conseguente disperazione
e baader credeva nell'uccidere perchè lo stato nella sua terribile dimensione proclama
che non s'arrenderà mai
se non l'uccidiamo
e baader credeva nell'uccidere perchè tanti credono nel potere della morte
se la mosca dà fastidio schiacciala se il nemico non cede schiaccialo

è così che si presenta la vita adesso
il boia col rossetto sulle labbra
e noi siamo tutti così spaventati nei nostri letti
che è difficile fare l'amore

ma non è ancora finita non siamo ancora morti
i tedeschi son vivi e gli italiani

ed anche baader
in ogni cucina

ed anche pinelli
su ogni selciato

ed anche schleyer ed ogni poliziotto morto
in ogni culla

e continuano a cadere per sempre attraverso la linea della visione
quando guardiamo negli occhi i nostri amanti

finché

III
manifesto

finché
l'illusione delle coppie d'opposti
bloccate nell'abbraccio della lotta fatale oh zarathustra
si dissolve
nella comprensione del.movimento molecolare

finché
la strategia del a qualsiasi costo
e la strategia della carne macellata
e la strategia del diamogli una lezione
e la strategia del non c'è altro modo
e l'infezione dell'aria dell'acqua della mia vita
e tutte le strategie d'ideologia armata
incapperanno nei blocchi di luce che brillano con deliberazione
apri! nel nome delle tue membra e dei loro bisogni
apri! nel nome dei fiumi
apri! nel nome di tutti gli animali e dei loro spiriti
apri! nel nome del paradiso nel buco del culo
apri! nel nome del manifesto
dei corpi che son caduti
attraverso la mia vita e la tua
comete di morte
non lo sai che in loro c'è la fine del mondo

apri! nel nome dei corpi di dio che stan cadendo

tu sei l'arca

apri! apri!

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7 gennaio 1977 - 27 gennaio 1979

(traduzione di Serena Urbani)