Rivista Anarchica Online
Il vivaio dell'anima
di Marc de Pasquali
Anni addietro incontrai Kandinskij sotto il glicine del monastero di santa Chiara
a Napoli, tra maioliche
benedette. Quel luogo augusto, classico, intrecciato di arbusti torti color giallo-marrone, color della terra,
miracoloso equilibrio di lilla velato, e di viola triste, ambiguo, instabile, e d'indaco tattile, pendente, e di venato
ciclamino tondo, di triangoli grappolosi, di lingue quiete di verde arzillo e fiducioso, mi fece sentire forte il suo
Sguardo al passato (1924), la sua diversità, quel suo clima immateriale, acuto, ritmato da
energie autentiche,
fonde, un vivaio di collane da cogliere cogli occhi, lontane dal successo e dal possesso, dalle autorità
del mondo.
Oggi, tra bombe e morte (unica novità: la colpa non è più degli anarchici), dopo
l'elezione milanese d'un sindaco
nato altrove e ex socialista, nauseantemente finto e xenofobo e prodigo di «certamente», tra piazzamenti di altri
pomodori di regime al posto di piccioni e marocchini - di tutt'un'erba un fascio, Vassilij Kandinskij è
in mostra
a Palazzo Forti di Verona con Monaco - Mosca - Bauhaus -
Parigi sino a novembre, catalogo Mazzotta, è stato
a Firenze a Palazzo Strozzi Oriente e Occidente: capolavori dai musei russi sino a luglio, catalogo
Artificio;
chi nel tempo lo vorrà recuperare, con entrata gratuita è permanente a Milano in una sua piccola
opera a Palazzo
Reale, in abbondanza è a Parigi al Centre Pompidou, congruo biglietto d'ingresso. Hitler definì
l'opera di
Kandinskij (e di Klee e di Mondrian) arte degenerata, ma parlava di sé, della sua beota trasformazione
(l'hegeliano Sturm und Drang di Nietzsche e Wagner in dilagante e mortifero Kitsch) a pro d'una lugubre e
minuta borghesia diffusa e in difesa incapace di tollerare i colori dell'anima. Von Hartmann musicista e pittore
ucraino nel suo L'anarchia della musica inserito nel dirompente Cavaliere Azzurro fu
illuminante: «Non
esistono leggi esteriori. Tutto ciò che suscita la reazione della nostra voce interiore è permesso
(...) Salutiamo
il principio dell'anarchia in arte, l'unico che possa condurci a un futuro radioso, a una nuova rinascita». Ecco
i cicli della sua sperimentazione, cerchi caldi, rosso fiamma, illimitati sanguigni Delacroix, quadrati freddi, blu
riposanti, grigi protozoi monocellulari; ecco le musicali Improvvisazioni del «pittore, grafico e
scrittore» (e
compositore) che sgorgano da un Astrattismo Senza titolo - teorie e forme di colori, poetici testi,
turbamenti
neri, concerti nei contrasti, temporaneità. Un rinnovamento culturale implosivo che sorge nell'ambiente
familiare della Secessione di Berlino prima e di Monaco poi. Lo spirituale, anacronistico, polemico almanacco
Cavaliere Azzurro, nipote di Goethe, nasce nel 1911 sotto un pergolato, bevendo buon
caffè a casa di Franz
Marc (a Marc piaceva l'azzurro, a Kandinskij i cavalieri, a entrambi i cavalli): faccia spagnola, capelli neri,
snello, morto a 36 anni a Verdun, in guerra (come Boccioni), Marc dipinge animali-cartoline nel loro
movimento indipendente e individuale, aprospettico (alla Gauguin), in un'armonia inventiva tinta d'allegria, di
vita sciolta, di gioiosi Pan che saltano in noi. Kandinskij deve molto al grande Monet (oltre a Seurat); le sue
Improvvisazioni o Tempeste ricche e variopinte (si vedano le bellissime N. 7 e N.
10 del 1910) fanno pensare
alle gettate ribelli e confuse di Pollock esplicitamente proletario e inurbano, ordinario e materico, gli è
più simile
Klee per delicatezza e psicologia, così liquido e punteggiante, capricci alati, alla piccolo Proust. Suo
opposto
(esaltato nel Cavaliere Azzurro) è Rousseau, pittore naif, forastico, pesante. Suo
compagno è Schoenberg (e
Skriabin), condividono suoni interiori, geometrie, scrittura colorata, note atonali, e lettere. Ma solo lui,
Kandinskij progetta il cosmo con ordinaria chiarezza, è nobilmente implicito e raffinato, elegante e
intellettuale,
coi suoi occhialini d'oro (e sigaretta), opera nella vittoria dell'irrazionalismo orientale, nel fermento dell'utopia,
avvertendo il tramonto dei successi pragmatici d'una Europa gasata, svolazzante liberty e solido biedermeier,
conchiusa nella divisione di razze, di classi, organizzata negli stermini ... follia di triangoli gialli, rosa, rossi,
neri. L'artista introietta tutto, tutto e insieme, anime e corpi, urli e preghiere, e dipinge, e scrive: il vuoto della
vita bianca, la malinconia nera del pianoforte anarchico, il trascendente che si capta, il trasparente visibile, il
criptico, il cane, contro l'ipocrisia di un Cubismo che ostenta e consuma, furbo (un pizzico d'ideale per
consolidare il sistema imperante limitandosi a scomporlo, a rimescolarlo, a simularlo, a reclamizzarlo).
Kandinskij è unico nel tendere ai cieli, alla pace, all'archetipo che dal benessere egotico conduce
allo scambio
collettivo, controllato, sopra i vertici delle piramidi egizie, e lo fa con schizzi melodiosi, cantici simili a quelli
della connazionale Cvetaeva per cui il verso è suono; è un inno alla libertà, al regno
del profondo, persino con
l'antroposofia di Steiner, fedele alla vita, alla sacralità del cibo, a quel che vorremmo essere. La
sovversione di Kandinskij non ha confini, è dovunque, anche nella nostra sottile Liguria
(soggiornò a lungo
a Rapallo), nel mistero del mandala del principe Gotama, nel quadripartito mese lunare, nella qualità.
Ultra quarantenne occupò nella rivoluzione moscovita cariche importanti e prestigiose (snobbando
il
materialismo declassato di Tatlin), sino al 1921 - ultimo anno di permanenza in Russia dov'era nato nel 1866.
Ebbe grande stima, amicizia, amore, tre donne importanti; morì nel 1944.
N. B. Alcune letture di Kandinskij: della SE Lo spirituale nell'arte
L. 20.000; con Franz Marc Il cavaliere
azzurro L. 30.000; dell'Einaudi con Arnold Schoenberg Musica e pittura. Lettere,
testi, documenti L. 42.000;
e il classico Punto linea e superficie.
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