Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 231
novembre 1996


Rivista Anarchica Online

Autoguarigione anarchica

Cari compagni,
Vi scrivo in riferimento all'articolo di Filippo Trasatti pubblicato su «A» di giugno a pagina 28. Nell'ultima parte di questo articolo viene toccato l'argomento della medicina psicosomatica, di cui viene data una breve definizione abbastanza esatta. Ciò che non risulta assolutamente esatto è l'interpretazione dell'espressione «linguaggio dell'anima».
Innanzitutto è opportuno specificare che parlando di medicina psicosomatica è necessario parlare delle tecniche di autoguarigione che vengono utilizzate in rapporto ad essa. Queste tecniche, nella quasi totalità, non sono riconosciute dalla medicina ufficiale che si affretta a liquidare l'argomento parlando di superstizione, di «effetto placebo» (concetto alquanto vago) o di qualsivoglia autoinganno psicologico adatto solo alle menti deboli, scordandosi, come sembra che faccia Trasatti, di scoprire la reale importanza di quanto avviene negli individui.
I metodi di cura «alternativi» o «olistici» (omeopatia, medicina indiana, Reiki, tecniche di riequilibrio energetico, ecc...) sono quasi esclusivamente basati sull'autoguarigione. La figura del medico o di chiunque altro è da evitare o quanto meno da superare in breve tempo. Questo perché parlare di linguaggio dell'anima vuol dire riferirsi ad un segnale che proviene da dentro di noi, dalla nostra parte più nascosta e sconosciuta (qualcosa che va ben al di là dell'inconscio freudiano). Tale messaggio, per quanto doloroso, può rivelarsi utile al nostro progresso e alla nostra evoluzione.
Questo non significa assolutamente che bisogna parlare di «malattia morale», o, perlomeno, non necessariamente; ma in ogni caso la «morale» cui ci si riferisce quando si fa appello all'autoguarigione non è la morale standardizzata, cattolica o laica che sia, ma sempre preconfezionata e imposta dall'esterno. La nostra malattia parla a noi stessi e fa appello alla nostra individualità, e solo noi, ciascuno nel proprio intimo, dovremmo essere capaci di fornire l'esatta interpretazione del suo messaggio. Il raffreddore o l'Aids non sono sintomi di «male morale» e non sono proporzionali alla gravità delle nostre azioni, ma più semplicemente sono sintomi di conflitti interni. Sta a chi è colpito da questo tipo di disequilibrio individuare il significato di esso e integrare il messaggio nella propria vita mettendo in moto un meccanismo di guarigione che è prima di tutto interiore. Questa è la vera ricerca interiore personale, che rende le persone giudici e sacerdoti di se stesse, poiché nessun sacerdote con l'assoluzione ti toglierà la tua malattia, ma tu stesso, vero individuo cosciente e indipendente, potrai farlo con pieno successo.
È dunque molto superficiale parlare di «determinismo becero» senza evidentemente aver approfondito quelli che sono i risultati delle medicine olistiche e delle tecniche di autoguarigione; operare su se stessi è il migliore approfondimento possibile, ma in ogni caso ci si può informare sui successi di tali discipline, che vanno ben oltre quelli della cosiddetta «scienza» anche nel caso delle malattie considerate incurabili.
Qual'è il collegamento con l'anarchia mi sembra già evidente. Certamente non si può non parlare di morale, perché negare la morale è per un anarchico una evidente contraddizione, in quanto questa parola contiene in sé tutte le motivazioni che forniscono l'incentivo a lottare per un mondo più giusto, sino al limite del sacrificio personale. Sappiamo anche che prima di criticare o giudicare è necessario un riesame di noi stessi, riesame che anche in questo caso non è imposto dagli altri ma scelto liberamente. Tutto ciò è scontato per chi vive il movimento anarchico più o meno dall'interno, ma non lo è per gli altri, e se non si vuole aspettare che tutto il mondo sia anarchico è necessario aggiungere questo anello di collegamento per ora mancante.
Con l'autoguarigione si può dimostrare che chi è capace di conoscersi, chi sa essere individuo indipendente dagli altri (medici, sacerdoti, ecc...), può attuare una prima rivoluzione, vera, tangibile: la rivoluzione dello stare bene.
Così si cambia l'immagine e l'immaginario della malattia, ci si libera da paure e dipendenze e si attua finalmente una concreta rivoluzione culturale. Senza preconcetti.
Saluti anarchici

Luca Molinario
(Chianciano Terme)

Gentile Luca Molinario,
grazie per la lettera che mi permette di precisare meglio il mio punto di vista. Prima di te ho sentito altri compagni che mi domandavano ragione della mia critica alla medicina psicosomatica. In realtà il mio intento era ben diverso. Non basta fare psicosomatica o Reiki, o usare farmaci omeopatici per cambiare il proprio rapporto con la salute e con la malattia. Bisogna fare, come dici anche tu, un percorso di ricerca ben più radicale. Queste tecniche, se usate in modo distorto, possono diventare tranquillamente un alibi per lasciare le cose come stanno, allo stesso modo di una pillola. Si può sostituire al prontuario terapeutico della medicina ufficiale, un altro prontuario e si resta dipendenti come prima. Quello che piace poco è che si rifiuti la dipendenza farmacologica per accettare una dipendenza morale. É chiaro, questo non è probabilmente il tuo né il mio caso, e non è assolutamente implicito nelle pratiche di cui parliamo, ma purtroppo accade spesso. E quando scrivevo pensavo a persone concrete che ho conosciuto e che conosco. Chiamo determinismo becero quello di chi cerca (e sempre trova) la causa, facile troppo facile, di una malattia in un comportamento o in un atteggiamento o in un modo di essere. Ti è venuto questo, perché... Ci sono intere riviste che ammantano le malattie di un presunto linguaggio dell'anima e che, secondo me e mi par di capire anche secondo te, danno una visione a dir poco distorta della medicina olistica. Sta accadendo cioè nel campo psicosomatico, lo stesso processo di semplificazione e volgarizzazione che si è avuto per la psicoanalisi: vuoi sapere il significato del sogno? Cercalo sul dizionario dei sogni; vuoi sapere il significato della tua malattia?... E arriviamo così al punto finale. Il medico specialista ti dice: hai questo sintomo? Dev'essere questa malattia; prendi questo farmaco. Il farmaco potrebbe essere magia pura, per quel che capisco di chimica, ma funziona e dunque rinuncio a capire. Non mi prescrive un comportamento, salvo quello di obbedire e ingurgitare una pillola. Non è poco, dirai tu. Ma che dire di chi, in nome magari della psicosomatica dice: hai questa malattia? C'è qualcosa che non va nella tua vita, devi cambiarla. E magari ti suggerisce anche come. Beh, questo è molto di più. E io, in questo caso, passo. Spero di essermi spiegato meglio.
Saluti fraterni,

Filippo Trasatti