Rivista Anarchica Online
Segnali di fumo a cura di Carlo E. Menga
Pubblicità privata
E' noto a tutti che la pubblicità sia l'anima del commercio. Detto così ha tutto il sapore di un
luogo comune da
proverbio contadino. Oggi il commercio si chiama mercato, con metafora che «modernizza» il termine desueto
sostituendolo con uno di origini più antiche. La radice comune è sempre «merce», e
«commercio» designa il
collettivo delle svariate attività che allo scambio di merci sono connesse, mentre 'mercato' designa, nel
linguaggio
ordinario, il luogo preposto allo svolgimento di tali attività. Il senso di «mercato» è dilatato
rispetto al termine
originario non tecnico, facendovi rientrare quello sostituito, e il motivo principale della dilatazione è
quello di
«smerciare» con presunto eufemismo l'ideologica attribuzione di natura commerciale alla totalità del
Villaggio
Globale, ivi inclusa ogni attività umana, perciò mercificata. Che dei vecchi contadini possano aver
precorso
Marcuse e McLuhan può stupire solo chi non conosce Talete e la sua abile mossa di accaparrarsi i frantoi
prevedendo un eccezionale raccolto di olive. Che poi quel «proverbio» abbia connotazioni moralistiche è
certo,
ma è altra fattispecie, pur essendo discutibile condividere o meno tali connotazioni. La sua struttura
metaforica
si basa infatti sull'equazione tra l'antico disprezzo per il corpo umano e quello, altrettanto antico, per il
commercio. Se il corpo umano è mosso e nobilitato dall'anima, ciò che muove il commercio
sarà la pubblicità.
C'è però come il sentore che per gli antichi non sussista analoga nobilitazione. Ciò
che qui interessa rilevare è il fatto che, contro l'opinione dei più, la pubblicità non si
limita a veicolare le
maggiori transazioni del maggior mercato, ovvero quelle svolte tramite movimenti di valuta monetari. Esiste
anche un mercato, fatto di "transazioni minori" (mi consentano gli amici Accame e Oliva la citazione), in cui la
pubblicità (sia pure in forme comunicative più ristrette di quelle dei mass media, ma con gli stessi
stilemi e forse
con la maggiore efficacia di un implicito consolidato, dunque più ideologicamente radicato) mobilita
moneta di
consuetudine, valuta di pensiero, numerario di idee. Il motivo che mi spinge ad affrontare questo argomento,
trasgredendo ai temi consueti di questa rubrica (ma invito anche voi a giudicare se davvero di trasgressione si
tratta), è l'irresistibile ed esemplare reperto fortuitamente rinvenuto lungo la costiera amalfitana, nei pressi
di
Sorrento. Ossia la seguente scritta, eseguita da ignoto con vernice a spruzzo sul parapetto stradale: «DUE ORE
CINQUE VOLTE. E LUI?» Notate quale densa matassa di riferimenti impliciti sia coinvolta in queste parole!
Un ingenuo alla Voltaire
potrebbe chiedersi, per cominciare, cosa sia potuto mai accadere cinque volte in due ore di così inconsueto
(per
LUI) e importante (per chiunque o per l'autore) da divulgarlo con tanta enfasi? Diamo pure per scontato che qui
di sesso si tratti, giacché per vagliare appieno le altre possibili ipotesi di lavoro non basterebbe un saggio
men che
ponderoso. Ma vedremo pure come su stratificati livelli di dar per scontato si basi l'interpretazione che l'autore
vuole veicolare. Mettiamoci, con un grano di sale, nei panni di quell'ingenuo, quanto basta per analizzare quei
livelli. Stimo abbastanza la vostra intelligenza per proporvi un'analisi anch'essa in gran parte implicita,
limitandomi a fornire quasi esclusivamente termini di confronto. Vi rendete conto di che razza di Biblioteca di
Babele di «sentieri che si biforcano» dischiuderemmo se solo ipotizzassimo che l'autore della frase fosse di sesso
femminile? Una conseguenza, e non necessariamente la più strana, potrebbe essere che LUI non sia
riferito a un
terzo escluso, ma al partner coinvolto; e il fatto che questi non sia designato da un TU, potrebbe poi far pensare
che l'interlocutore della frase non sia il partner in questione, bensì un'altra LEI, antagonista pertanto non
in
plusvalore di orgasmi ma in abilità; la qual cosa, ancora, non mancherebbe di far riconsiderare la frase
domanda
retorica. E via ipotizzando. Per non dire delle altre possibilità che scaturiscono dalla combinatoria a tre
per volta
degli elementi «maschio» e «femmina» (volendo fare i casistici potremmo includere oltre alla matrice «m-m-m»
e alla succulenta «f-f-m», le tre improbabili «x-x-f», tra cui «f-f-f», forse la meno folle, ove il pronome LUI
assumerebbe un valore metaforico tutto particolare). E per tacere della computabilità temporale delle DUE
ORE,
che, a decidere di includervi o meno i preliminari e il relax post coitum, farebbero accapigliare gli
storici più che
per stabilire la data d'inizio del Medio Evo. L'unico dubbio residuo nella mente del nostro ormai quasi del
tutto ex-ingenuo, potrebbe ancora essere di stabilire
(ma così trasferendo l'ingenuità dall'analizzatore all'autore analizzato: transazione che
sminuirebbe molto, se non
il significato umano, tuttavia la validità dello scopo per il quale la frase fu scritta; e rivelando inoltre fatale
confusione circa gli aspetti fenomenici della fisiologia dei due sessi) se i cinque orgasmi siano attribuibili
all'uomo o alla donna, o a entrambi contermporaneamente (fortunati mortali!). Negli ultimi due casi, solo le
complesse apparecchiature degli epigoni di Masters & Johnson potrebbero
dimostrare il collegamento biunivoco tra l'apparenza del fenomeno e l'eventuale "realtà" noumenica
sottostante.
Spazzata via questa perplessità ed eliminata la residua ingenuità, cosa resta, se non l'unica
interpretazione
possibile? Il "graffitista" anonimo, scartando scartando, e via via dando per scontato proprio tutto l'implicito
che, per innata
o culturale intuizione, egli sapeva che ogni lettore avrebbe scartato e dato per scontato con fedele esattezza, infine
trasmette con chiara univocità il seguente ovvio messaggio (meno ovvio, ora, spero, di quanto sembrasse
prima):
"Hai avuto, mia cara, un saggio della mia potenza virile nonchè delle mie risorse quanto a
capacità di ripresa,
anche perchè nelle sole due ore messeci a disposizione dal Fato e dalle circostanze non potevo perdere
tempo
anche a prepararmi quattro zabaioni. Avesti mai precedente occasione, o mai potrai averne futura, di constatare
altrettanto di quel mollusco di tuo marito/fidanzato/altro amante occasionale o abituale/ecc? A che pro dunque
indugi su quale sia il lato migliore onde voltar gabbana? O devo pensare che i tuoi criteri di scelta non siano come
supponevo i medesimi di tutte le tue congeneri, bens' riguardino in modo anomalo e inopinato vane quisquilie
spirituali o similari?" Direte voi: non glielo poteva dire ipso facto? Doveva proprio mettere i
manifesti? Ecco: vi siete risposti da soli.
Non sappiamo se glielo ha detto o no: in ogni caso avrà avuto i suoi motivi. Ed ecco anche, se fosse
necessario
ribadirlo, cosa c'entri la pubblicità: la pubblicità è pubblica e vanta pubblicamente il
prodotto. Il resto, trattandosi
di faccende private, è, come direbbe Shakespeare, silenzio.
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