Rivista Anarchica Online
Lo sport e il suo doppio
di Pietro Tavernari
Qualche anno fa fece scandalo - e discussione - un'antologia di letteratura che
riportava (ed era ora!) anche testi
di De André, De Gregori, Guccini. C'è da sperare - ma insieme da dubitare - che accada
qualcosa di simile
anche per questa E lo sport si fece mondo, appena pubblicata da La Nuova Italia, e
incentrata sull'immaginario
sportivo. Insegnanti e studenti parlano molto di sport a scuola, specialmente il lunedì. Non nelle ore di
lezione
però, salvo rarissime eccezioni. Qualcuno dirà: «già non si riescono a finire i
programmi, ci mancherebbe altro
che nelle aule si perdesse tempo anche con il calcio!!.» Punto di vista rispettabile, come tutti, ma che Daniele
Barbieri e Riccardo Mancini non condividono e anzi rovesciano: «Insegnanti e genitori che chiedono al mondo
esterno di non turbare i programmi, perlopiù pieni di ragnatele, ci pare confermino come in Italia domini
l'idea
e la conseguente prassi d'una scuola programmaticamente separata dal mondo reale, che non riesce a fare un
discorso critico, pedagogico sul presente, si tratti di razzismo o di musica, di partecipazione alla vita pubblica o
di storia recente, della conoscenza di diritti e doveri essenziali o di minime nozioni di economia, di culture
giovanili o di conoscenza delle culture extra-europee, di Dylan Dog o degli ultras. Fatte salve, si capisce, le poche
meritevoli eccezioni». Che invece lo sport abbia invaso le nostre vite, soprattutto attraverso la sua celebrazione
televisiva, è indubbio. Se alcuni - pochi, in verità - si sottraggono ai fasti dello sport attraverso
atteggiamenti
snobistici e se moltissimi si abbandonano a cronache retoriche e apologetiche, è ben difficile trovare
(soprattutto
in Italia) un atteggiamento critico. Che non neghi dunque la indubbia bellezza della pratica e dello spettacolo
sportivi, le sue importanti funzioni
sociali/formative, ma che tenti di comprendere se questo sia davvero il «migliore» degli sport possibili. O, ancor
più semplicemente, di capire se davvero i sempre più frequenti fenomeni di strumentalizzazione
e degenerazione
dello sport (teppismo ultras e doping, tanto per citare i soliti, eclatanti e ormai perfino banali esempi) siano
davvero «estranei» al vero sport - come i più continuano a sostenere - o se invece la verità sia
assai più complessa
e meno rassicurante. Si potrebbe dire, parafrasando un noto motto, che lo sport è qualcosa di troppo
importante
per lasciarlo ai soli atleti, allenatori, spettatori e giornalisti osannanti. Se il tema dell'antologia è nuovo,
lo schema
è invece quello classico, forse persino troppo. Attraverso una scelta di testi esclusivamente letterari -
perché non
inserire anche sceneggiature di film e telefilm? - e con l'appoggio di alcune schede storico-critiche
(nonché degli
apparati didattici curati da Daniela Rugginini) si offrono punti di vista diversi su alcuni degli sport più
diffusi.
In alcuni racconti, in particolare quelli di Bloch e di De Brandao, come nella scheda di Gianni Boccardelli sulla
boxe (che, per inciso, uscì proprio su «Mosaico di pace»), si tenta anche di gettare uno sguardo sul
futuro, più
o meno prossimo, di capire cosa ci riservi il domani. Esercizio assai utile e particolarmente caro ai due curatori,
come dimostrano le due precedenti antologie scolastiche (sempre edite da La Nuova Italia) per «usare» la
fantascienza nelle scuole medie e superiori. Anche se la maggior parte dei testi sono italiani, la scelta complessiva
non è eurocentrica; c'è anche l'ironia latinoamericana di Soriano e quella amara del «pellerossa»
Alexie. E se pure
il calcio fa la parte del leone - era inevitabile? forse no - c'è spazio per boxe, basket e la «regina» delle
Olimpiadi,
l'atletica leggera. Gli autori sono ovviamente disponibili a presentare il libro. Possono essere contattati a
questi numeri:
0542-29945 (a Imola) Daniele Barbieri; 06-9412648 (a Grottaferrata, Roma) Riccardo Mancini.
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