Rivista Anarchica Online
Segnali di fumo a cura di Carlo E. Menga
Anna si sveglia a mezzogiorno
Non è per mestiere che guardo la pubblicità. Per questo motivo, se non ci sto attento e non
ho in quel momento
nessuna voglia di analizzare, perché sto aspettando che cominci il film o Super Quark, magari il
messaggio arriva
lo stesso, anzi: meglio, però non riesco a capire che cosa mi colpisce e per quale meccanismo. Finalmente,
dopo
tante volte che lo vedevo, ho capito che cosa mi sconvolge nello spot della pasta Barilla. Un'illuminazione:
perché
Anna si mette a fare la doccia mentre il marito (suppongo) armeggia in cucina fra pentole e grano duro? Non
me la sono sentita di dare subito una risposta. La mattina dopo, in ufficio, ho intervistato in proposito i miei
colleghi, quasi suscitando un vespaio di polemiche. E' giorno. No: è sera. Ma non hai visto che la luce
è diurna?
No, è artificiale. Ma sì: lei è appena tornata dal lavoro. E lui, allora? Perché non
si lava? Che c'entra: lui deve
tornare in ufficio il pomeriggio e non ha tempo; lei invece ha già finito. Non male, per dei bancari
abbrutiti. Non ho indagato oltre, anche perché, come dice il mio capoufficio, l'Istituto
aveva già cominciato da sette minuti a erogare il nostro stipendio. Però le ipotesi erano tutte
buone. Io e il mio
cervello, che non siamo abituati a vivere costantemente immersi in un fluido di pensieri esclusivamente dedicati
al lavoro, ne avevamo intravista un'altra, di ipotesi: quella che, o perché lei non lavorasse affatto o
perché fosse
Sabato o Domenica, Anna facesse la doccia perché si era alzata dal letto solo in quel
momento. Notate, però, che qualunque sia l'interpretazione prevalente, il messaggio implicito si
mantiene costantemente
in corsa sul filo di rasoio dell'ambiguità. Anna lavora? Però non capisce niente di pasta. Come?
Una donna
italiana? Già, ma quando poi alla fine l'assaggia, lo riconosce, il grano duro, per attitudine innata (poco
ci manca
che si metta a dire: "Colore chiaro, gusto pulito ..."). E' un giorno festivo? Va bene, però: guardate
come siamo moderni e liberali noi italiani. Lasciamo riposare la
moglie fino a tardi e ci mettiamo noi a occuparci delle faccende di casa. Oltre tutto, si capisce, le sappiamo fare
anche meglio. Non è l'uomo il miglior cuoco? Certo non riusciamo subito a trovare la pasta, però
anche lei, Anna,
non è che ci sappia dare delle indicazioni precise. Comunque, ed è quello che conta, conosciamo
bene la
differenza che c'è tra la pasta in generale e la pasta Barilla in particolare. Anna non lavora?
Però è tanto simpatica, con quel sorriso così disarmante, con quell'accappatoio bianco
e puro
e coi capelli neri ancora bagnati, mentre mastica il rigatone e dice: è Barilla. Sembra un topolino. Anche
lui è
simpatico, mica come Michele di Glen Grant con quella faccia da borgataro rifatto. Ha gli occhialini, sembra un
intellettuale, forse è addirittura uno che lavora nella pubblicità. Io non li conosco, quelli che
lavorano nella
pubblicità. Ma m'immagino, per quello che posso intuire del loro lavoro e da qualche film americano (vi
ricordate
Per favore, mi presti tuo marito?), che debbano avere quasi tutti la gastrite. Sospetto che possa
essere perché non
conoscono la pasta Barilla e pascolano nei fast-food. Anna piace parecchio anche a me. Cosa importa se
è giorno o notte, se lavora o poltrisce fino a tardi, se fa
carbonizzare il consommé o se il tempo di digestione del suo soufflé è pari alla vita media
dell'uranio 238, se io
ho due polli al giorno e tu zero polli? Non è deliziosa lo stesso? Non faremmo tutti qualsiasi sacrificio
per lei?
Non sopporteremmo eterne gastriti e quotidiane dispepsie pur di giacere di notte con quello zuccherino, e averla
nei pensieri, di giorno? Non siamo ancora convinti che, in media, siamo (pardon: abbiamo) tutti un solo,
unico pollo?
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