Rivista Anarchica Online
Cavare sangue dalle rape
Piano piano si sta diffondendo in Italia l'idea che la scuola debba autofinanziarsi, che le
entrate debbano o coprire
la quasi totalità delle spese scolastiche senza bisogno di contributi statali. La scuola, vista in questo modo,
diventa
molto americana. Anche in questo caso assistiamo al vassallaggio della nostra società nei confronti degli
Stati
Uniti, alla sudditanza della nostra cultura verso la cultura del mercato (cui spesso diciamo di non voler
appartenere ma cui sempre più decisi ci stiamo avvicinando). Effettivamente negli Stati Uniti Harvard
riesce ad
essere autosufficiente, una perfetta azienda dove la casellina entrate è sempre riempita con un numero
più grande
di quello segnato nella casellina uscite. Un laureato ad Harvard non resta disoccupato, le altre industrie sono felici
di avere presto tra le proprie fila il prodotto di un'altra industria. In ltalia non e così purtroppo. Qui da noi
c'è
ancora questa concezione antiquata della scuola come un diritto di ognuno, sia di chi possiede 80.000 dollari
l'anno sia di chi non li possiede. Che idea da illusi idealisti! Ma piano piano anche la scuola italiana si va
harvardizzando; le Università in particolare. Non solo, ma in ltalia abbiamo anche scoperto un bellissimo
trucco
pubblicitario che ci consente di salvare la faccia: le fasce di reddito. Che bella invenzione, queste fasce di reddito.
Tradotte, suonano più o meno così: chi ha poco paga poco e chi ha tanto paga tanto. Poi
però occorre specificare
cosa significano poco e tanto. L'Università di Tor Vergata di Roma ad esempio, ha deciso che poco
significa niente. Mi spiego meglio: a Tor
Vergata ci sono tre fasce: la A, di chi deve pagare poco (ossia 470.000 lire all'anno); la B, di chi potrebbe pagare
poco ma va a finire che paga di più (ossia 1.370.000 lire all'anno); e l'ultima, di chi deve pagare molto
(fino a
1.610.000 lire all'anno). Per stare nella classe A bisogna essere in uno stato di povertà tale che l'iscrizione
all'università è una spesa che non viene nemmeno presa in considerazione. Per stare nella C
occorre avere un
reddito tutto sommato nemmeno da nababbi, e non consola molto sapere che anche Berlusconi si troverebbe forse
nella stessa classe (ma sta nella C anche chi è fuoricorso, per esempio). Ma la vera meraviglia è
la classe B. Qui
sono raggruppati tutti quelli che avrebbero diritto alla tassa più bassa ma ancora non sanno quanto
dovranno
pagare (la differenza è di circa un milione, per cui può darsi che una persona si trovi d'un tratto
a dover affrontare
una spesa superiore di un milione a quella prevista). Il perverso meccanismo è questo: quelli della B
vengono
messi in graduatoria, i primi pagano meno e gli altri possono morire. Il numero delle persone che potranno pagare
meno viene stabilito in base a quanti sono quelli della A (il 25 percento della A). Non si è capito niente,
vero?
Beh certo, se fosse stato troppo comprensibile magari qualcuno poteva incazzarsi subito. Esempio se nella classe,
A ci sono 100 persone e nella B ce ne sono 1000, i mille della B vengono ordinati secondo un qualche criterio
non specificato ed i primi 25 (ossia un numero pari al 25 percento della classe A) pagano meno, gli altri 975
pagano il massimo. Una bella pensata, non c'è che dire. Qualcuno potrebbe obiettare che in questo
modo lo stato (o l'Università, che ne fa le veci) sta chiedendo una barca
di soldi a chi non ne produce ma si suppone che stia per ora solo acquisendo le nozioni necessarie ad essere
produttivo un domani, questo potrebbe sembrare brutto. Forse è brutto, ma è ciò che lo
stato ha sempre fatto. Del
resto se lo stato è una grande azienda destinata al fallimento, allora come tutte le aziende fallimentari sta
annaspando e cercando di rimandare il disastro arraffando quattrini da ogni parte possibile. Guardando l'intero
meccanismo da fuori è chiaro che tutto ciò assomiglia al voler cavare sangue dalle rape. Il fatto
che comportandosi
in questo folle modo qualcuno possa pensare di stare in realtà facendo il bene del paese può
derivare solo
dall'avere davanti l'esempio degli Stati Uniti. Ma quelli hanno molte più rape da strizzare, una delle quali
siamo
noi.
Riccardo Caneba (Grottaferrata)
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