Rivista Anarchica Online
Ma che colpo di stato!
di Anonimo
Se non fosse tutto così rabbiosamente drammatico, potremmo
tranquillamente attendere la loro morte,
perché il ridicolo, come sapete, uccide. Finalmente in Italia qualcuno si è accorto che
gruppi e formazioni
paramilitari di estrema destra stanno da tempo preparando un colpo di stato. Ma a questo punto la
pensano bella: ti fanno un'operazione contro-golpe coi fiocchi: perquisizioni, acquisizione di documenti
compromettenti, persino il proclama "fatidico" che avrebbero dovuto leggere alla televisione, dopo la
presa del potere. Si dimenticano solo una cosa: di arrestare i congiurati importanti, e soprattutto i loro
mandanti. E non si creda a una svista o a una mancanza di elementi probanti: no, in chiare lettere
l'intera
cospirazione si fa risalire, almeno sul piano esecutivo, al famigerato "Fronte Nazionale" e al suo "duce"
principe Valerio Borghese. Si dice che ci sono le prove, che volevano tentare un colpo eversivo di
destra e che sono stati sequestrati
esplosivi, armi e proclami. Ma, stranamente, né magistratura, né polizia, prendono seri
iniziative al
riguardo; Valerio Borghese viene lasciato tranquillamente fuggire e vengono arrestati solo quattro
"stracci" di camerati, troppo stupidi e troppo poco importanti per scappare. Nessun accenno ai
mandanti, ai complici delle alte sfere, come se un colpo di stato si potesse oggi
effettuare con quattro soldati di ventura, sia pure virili e marziali come i nostalgici della X Mas.
Nessuno parla né di generali (non diciamo di colonnelli) né di uomini politici ben
noti, burocrati alto
locati, ecc. Tutto tace su questo versante. E così si spiega anche il motivo per cui Valerio
Borghese e
camerati possono ancora tranquillamente circolare. Prenderli significherebbe esporsi al rischio di una
inchiesta, di interrogatori, di probabili denunce di complicità nei confronti di personaggi che oggi
operano
nell'ombra. Questo è certo: non prenderanno Valerio Borghese, e se lo prenderanno lo
faranno scappare, come
hanno fatto fuggire Stefano Delle Chiaie (1) (a proposito del quale molti lo hanno potuto vedere alla
manifestazione dei generali fascisti dell'Adriano - un cittadino lo ha indicato a un poliziotto che si
è
limitato a scrollare le spalle). A questo punto, però, intendiamo mettere i puntini sugli
"i". Divertitevi pure, ma non riuscirete a farci credere di voler fare sul serio contro i fascisti e i loro
complici.
Fate pure finta di dare la caccia a Valerio Borghese; parlate pure di "difesa delle istituzioni
democratiche",
eccetera eccetera. Ma a questo punto, poiché voi stessi - voi, il potere, la magistratura, la polizia
-
ammettete che la banda di Valerio Borghese aveva organizzato da molto tempo un colpo di stato e aveva
in tutta Italia depositi di armi, di micce, di tritolo, allora dovete anche ammettere (sia pure a denti stretti)
che le bombe alla Fiera di Milano, le bombe alla Banca dell'Agricoltura e alla Banca del Lavoro, al milite
ignoto, tutti questi attentati sono opera degli stessi personaggi, hanno la stessa matrice, che non è
anarchica ma reazionaria e fascista. Non riuscirete a farci prendere molto sul serio, a dire il vero,
nemmeno il colpo di stato che avete sventato
(2). Non perché non crediamo Borghese e gli altri camerati capaci di pensarlo. Non
perché non crediamo
che ci siano magistrati e poliziotti, generali e vescovi, industriali e burocrati, disposti ad accettare, se non
a favorire, un regime totalitario di destra (che anzi, siete voi che volete negarlo e nasconderlo). Ma
perché
sappiamo che un colpo di stato fascista in Italia è pressoché inutile. Il fascismo c'è
già in tutto l'apparato
statale, negli organi amministrativi e repressivi, plasmati sostanzialmente nel "ventennio" e rimasti
inalterati, nello spirito, nelle funzioni e nelle persone. La classe politica, dalla destra alla sinistra,
slegata dal movimento reale della società, si trova da 25 anni
impegnata esclusivamente nell'amministrazione oculata del proprio potere. Questa classe
politica, che ha
scimmiottato la divisione di destra e sinistra da altre "democrazie", ha degradato questa stessa divisione
alla vecchia italianissima e cattolicissima pratica gesuitica della "doppia verità" e del doppio nome
per
mascherare la medesima realtà. Abbiamo così una destra che non è neppure
conservatrice di fronte alla
realtà economica, produttiva e sociale ma lo è solo nei confronti del suo potere ed
abbiamo una sinistra
che è progressista solo nel senso sacrale del progresso del suo potere. Anche le strutture
fondamentali dell'apparato produttivo (oligopoli privati e statali) sono quelle create dal
fascismo e di cui il fascismo ha plasmato le caratteristiche essenziali, dall'organizzazione del lavoro al
sistema assistenziale. In questa situazione un colpo di stato fascista è veramente un rischio
inutile per la classe dirigente, che
solo qualche industriale arretrato e qualche "agrario" può sognare, finanziando il Fronte. Questi
"sogni"
di forze economicamente e storicamente superate vengono abilmente contenuti e strumentalizzati dai reali
protagonisti dell'economia e della politica italiana (IRI, ENI, Pirelli, Agnelli, centro-sinistra, PCI) che
lasciano abbastanza spazio ad iniziative reazionarie perché servono al loro scopo. Oggi si sta
giocando una lotta a colpi bassi tra coloro che vogliono sopravvivere (settori economicamente
arretrati) e coloro che ambiscono all'esercizio esclusivo del potere (oligopoli statali e privati). La
nuova classe dirigente italiana usa le "manovre reazionarie" (rendendole innocue) per neutralizzare
la rinascente autonomia operaia. È una tattica astuta che certamente porterà i suoi frutti,
che porterà il
PCI al governo, che contrapporrà sempre più alla spinta rivoluzionaria la reazione di
destra per poter
annullare contemporaneamente entrambe. Si è permesso a Junio Valerio Borghese di
allacciare relazioni importanti e di fomentare disordini perché
questo serviva alla teoria degli opposti estremismi. Il S.I.D. conosceva e controllava tutte le iniziative
del Fronte Nazionale & C., in qualsiasi momento
poteva neutralizzarlo, ma si è atteso il momento più opportuno per "scoprire" il
progettato colpo di stato.
Non dimentichiamo che il potere deve sempre basarsi anche sul consenso da parte di chi il potere lo
subisce, è necessario quindi creare (quando questo consenso vacilla) un clima di paura e di
incertezza per
poi far apparire necessaria l'unità attorno alla classe dirigente per salvare le "possibilità
di sviluppo
sociale". La paura del colpo di stato serve a creare la situazione di emergenza lo stato di
necessità che faccia
accettare questo governo "pur sempre democratico". Valerio Borghese e i suoi assurdi camerati sono
stati buttati a mare perché non servivano più (non
pericolosi, ma scomodi e fastidiosi erano diventati). In più, con questo brillante e qualificante
salvataggio
della democrazia dalla minaccia fascista (ma, non dimentichiamolo, è stata in realtà
colpita, con
delicatezza, una sola delle organizzazioni extraparlamentari fasciste; le altre continuano imperterrite e
petulanti le loro bravate da "opposto estremismo"; per non parlare del M.S.I. che imperturbabile continua
a sedere in parlamento); con questa mazzata a destra (ma ben altre mazzate sa dare il potere ai suoi veri
nemici) il governo ha ora l'alibi per colpire, ben più duramente, di nuovo a sinistra, in difesa della
"democrazia". Una "democrazia", ricordiamolo, che a parte quel poco di libertà e di
dignità che i
lavoratori sono riusciti a strappare ai padroni e a conservare, con la resistenza e con le lotte di questi
ultimi 25 anni, è sostanzialmente fatta di sfruttamento, di oppressione, di ingiustizia, di fascismo
malamente mascherato.
(1) Stefano Delle Chiaie, detto il "Caccola", noto neo-nazista romano, da due anni
ricercato dalla polizia
(ufficialmente, beninteso) perché fortemente sospettato di avere avuto a che fare con le bombe
del 12
dicembre 1969. Durante l'interrogatorio al Palazzo di Giustizia, nel giugno 1970, chiese di andare al
cesso
e scomparve (o, perlomeno, la polizia non riuscì più a trovarlo). (2) Che qualcosa
bollisse realmente in pentola ce lo fa credere anche l'inverosimile mansuetudine
democratica con cui Almirante, segretario del MSI, ha mostrato il suo grugno sul teleschermo la sera
dopo la "fuga di notizie" sul golpe. Mansuetudine palesemente impostagli da chi tira le fila anche della
truculenza missina, da chi aveva deciso di scaricare il "Fronte" forse perché s'era messo davvero
in testa
di "prendere il potere".
Junio Valerio Borghese
Junio Valerio Borghese è un miserabile. Ma non è un pazzo. Solo i funzionari dei
padroni (politici e
giornalisti) possono cercare di farci credere che un fascista è un pazzo, per meglio pigliare le
distanze dal
loro indiretto strumento. E tanto misera e l'opinione che essi hanno di chi compone il "popolo" che
vorrebbero propinarci storielle impossibili. Ad esempio: 1) Borghese voleva fare un colpo di stato
con 600 "uomini" o giù di lì (siamo oggi 56 milioni in Italia). 2) Borghese riteneva
che subito prima dell'azione la cosa migliore fosse rinchiudere tutti i suoi "uomini"
in luoghi facilmente controllabili e bloccabili (dalla polizia e anche dalla sinistra). 3) Borghese
riteneva che obiettivi primi per impadronirsi del potere fossero: la Rai-TV e il Viminale (non
caserme, aeroporti, strade). 4) Nonostante il tradimento che si sarebbe verificato, i paranoico-fascisti,
sarebbero rimasti a litigare sul
da farsi (invece di squagliarsela). 5) Nonostante il suddetto tradimento, dalla notte fatidica all'inizio
delle indagini sarebbero trascorsi circa
tre mesi (il traditore avrebbe svelato i progetti a chi?). 6) Borghese avrebbe saputo del tradimento
o nel momento in cui si era verificato (un traditore
doppiogiochista?) oppure il traditore si sarebbe tradito proprio pochi minuti prima dei fatti (un
traditoridiota?). 7) Nonostante tutto ciò nessuna prova sarebbe stata distrutta; anzi, Borghese
avrebbe tenuto in bella
mostra, in una cartella vistosa, sulla sua scrivania, in casa sua, a Roma, il testo del proclama che sarebbe
dovuto servire mesi fa (aveva paura di non ricordarselo e di non riuscire a riscriverlo una seconda
volta?). Non è che queste siano le sole idiozie dei comunicati ufficiali e ufficiosi. Tutt'altro.
Ma non ci interessa
fare i Maigret; ci basta indicare l'assurdità della versione ufficiale dei fatti per offrire uno spunto
a chi lo
voglia per dubitare, una volta di più della credibilità di un governo di classe, che
nasconde invece
complicità sia di fatto che internazionali. Così ciascuno potrà formulare
liberamente la propria analisi
degli avvenimenti con un dato sicuro in mano: la versione dei padroni è falsa. Junio
Borghese non è pazzo. Lo dimostrano, fra l'altro, le sue spregiudicate operazioni finanziarie, tra
cui la recente operazione GRAMCO, una società finanziaria per i Fondi Comuni, a capitale (per
modo
di dire) americano. In tale società, che era in effetti una "longa manus" speculativa degli
americani verso
l'Europa, Valerio Borghese era stato nominato vice-presidente (sezione italiana). Sì può
facilmente
immaginare quale compito fosse assegnato al comandante della "decima": quello di rastrellare denaro
presso industriali, commercianti e professionisti di estrema destra. Un'operazione, come si vede, che
mentre da una parte favoriva la "fuga" dei capitali italiani all'estero
(attraverso il paravento dei cosiddetti Fondi Comuni di Investimento), dall'altra consentiva al movimento
neo fascista cospicui finanziamenti, con provvigioni, sconti privilegiati, ecc. Dopo lo scandalo
dell'IOS (Fondo Comune Internazionale) non solo speculativo ma addirittura irregolare
sotto l'aspetto meramente finanziario, anche in Italia ci sono state grida d'allarme. Così alla
GRAMCO
è stato finalmente vietato di operare nel nostro paese (ma solo dopo che tale società
aveva rastrellato, non
meno di dieci miliardi).
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