Rivista Anarchica Online
Cronache sovversive a cura della Redazione
MAO PING PONG Per i giovani marxisti leninisti
nostrani si avvicina forse il terribile momento della pre-puberale delusione
edipica. Papà Mao li sta deludendo e si mostra sempre più uomo di potere e sempre
meno uomo di
apocalittica rivoluzione proletaria internazionale. Dopo il telegramma di cordoglio per la morte di
De Gaulle, ("grande patriota"), causa di una prima
delusione filiale, è ora la volta del ping pong diplomatico con gli imperialisti americani. Peggio
ancora,
Mao non solo non ha appoggiato, neppure moralmente, i giovani ribelli di Ceylon (che pure si ispirano
marx-leninisticamente alla Cina), ma ha addirittura, per contro, dato il suo autorevole avvallo al
reazionario governo centrale pakistano ed alla sua sanguinaria repressione (decine di migliaia di morti)
dei ribelli bengalesi (fra i quali pare siano numerosi i filocinesi). Forse ce n'è abbastanza per fare
vacillare
la devozione filiale di qualche marxista-leninista.
"L'ADUNATA DEI REFRATTARI ": MEZZO SECOLO NEL
MOVIMENTO ANARCHICO
Con il numero di aprile "L'Adunata dei Refrattari", mensile degli anarchici italo-americani, ha cessato
di
uscire. Repressi e combattuti come sono da ogni regime, gli anarchici raramente riescono a tenere in vita
a lungo i loro giornali. L'Adunata era in questo senso un'eccezione nella pubblicistica anarchica. Dal
1922, anno in cui fu fondata da Max Sartin, riprendendo il discorso della gloriosa Cronaca Sovversiva,
cui intestò una rubrica (dalla quale abbiamo ripreso la testata delle nostre "cronache"), ha
continuato ad
essere presente nel movimento anarchico fino ai giorni nostri. Da mezzo secolo redatta e stampata negli
Stati Uniti, "L'Adunata dei Refrattari" è sempre regolarmente giunta ai compagni di lingua
italiana, in
Italia e all'estero, rappresentando uno di quei punti fissi su cui il movimento ha potuto contare anche nei
momenti più duri della lotta (come durante il ventennio fascista). Negli ultimi anni svolse
soprattutto la
funzione di collegamento tra i gruppi anarchici di lingua italiana del Nord America e tra questi ed il
movimento in Italia.
NON BRUCIO ME STESSO MA LA DIVISA
Milano. Il 18 aprile 1971 alle ore 10, durante un concorso ippico aperto al pubblico della Milano
bene
alla Caserma dell'artiglieria di Piazza Perrucchetti, un giovane soldato si è dato fuoco. Prima
di compiere il tragico gesto ha gettato dei volantini in cui diceva: "non brucio me stesso ma brucio
la divisa". Ora egli è in gravi condizioni. Naturalmente il concorso ippico è
tranquillamente continuato
dopo il fatto come se nulla fosse accaduto.
AZIONI DI CONTROGUERRIGLIA IN IRAN
Tredici persone, che avrebbero fatto parte di un commando di guerriglieri operante nelle montagne
della
provincia di Guilan, sono state giustiziate il 17 marzo scorso. Informazioni passate alla stampa
internazionale lasciano intendere che altri guerriglieri sarebbero stati uccisi o catturati nel corso di vaste
operazioni militari contro la guerriglia in tutta la provincia del Mar Caspio dove durante la prima guerra
mondiale era scoppiata la prima insurrezione armata, guidata dal rivoluzionario Mirza Koutche Khan,
e che era durata quattro anni.
PERQUISIZIONI A TRIESTE
I compagni di Trieste ci informano che sabato pomeriggio, 3 aprile 1971, sono state effettuate
perquisizioni nelle abitazioni di tre compagni e nella sede dei gruppi anarchici di Trieste, in Via Mazzini.
A tale proposito essi precisano quanto segue: a) I mandati di perquisizione, firmati dal Procuratore
della Repubblica Santoanastaso, non contenevano
la motivazione, necessaria per legge. Infatti sul mandato era scritto: "... ritenuto che vi sia fondato
motivo di procedere alle perquisizioni
richieste...". b) I mandati di perquisizione non specificavano la ragione del previsto intervento
notturno, come
avrebbero dovuto. c) Nel mandato di perquisizione di via Mazzini 11, questo indirizzo veniva
indicato come sede di "Lotta
Continua" mentre è noto che ivi hanno sede i gruppi anarchici Germinal e Libertario, e che a
Trieste non
esiste la sede di "Lotta Continua". Questo fatto veniva dichiarato ai carabinieri i quali procedevano
comunque alla perquisizione. d) Pur non essendoci alcuna motivazione sul mandato i carabinieri
dichiaravano di cercare volantini e
giornali antimilitaristi ed invece sequestravano pure il seguente materiale non pertinente: una pistola
giocattolo un coltello con l'arma arrugginita volantini su fascisti e polizia. e) Durante la
"visita" nella nostra sede venivano chiesti i nomi di una trentina di giovani studenti che, in
qualità di ospiti, stavano facendo una riunione. Inoltre le persone che suonavano alla porta della
sede,
mentre veniva perquisita, venivano costretti ad entrare e a loro volta dovevano dichiarare le proprie
generalità. f) I carabinieri negavano, durante l'interrogatorio al nucleo investigativo di via
dell'Istria, alla compagna
Clara C., la legittima richiesta di ottenere copia del verbale di sequestro.
Gruppo GERMINAL Gruppo Libertario
CARNE DA SERRATA IN ARRIVO DA REGGIO
Milano - Sono giunte al sindacato fascista della CISNAL, da Reggio Calabria, liste di disoccupati
che si
sono "battuti bene" durante i mesi della rivolta reggina. Le liste servono per raccomandare ai padroni
milanesi questi sottoproletari, come spie e picchiatori fidati da assumere e intrufolare fra gli operai.
Parecchi operai fascisti, raccomandati dalla CISNAL, sono stati assunti di recente alla Snia di Varedo
e
alla Innocenti.
A CHE SERVONO LE TASSE
La maggior parte delle tasse che i lavoratori pagano servono a mantenere in vita un enorme apparato
parassitario e improduttivo formato soprattutto dalle spese per il mantenimento della burocrazia statale,
della polizia, dell'esercito e della magistratura. LE CIFRE PARLANO CHIARO! POLIZIA, 700
MILIARDI ANNUI MAGISTRATURA, 200 MILIARDI ANNUI ESERCITO, 1200
MILIARDI ANNUI Ma queste istituzioni pagate con le tasse dei lavoratori fanno realmente gli
interessi di chi le paga? POLIZIA: serve a reprimere con la violenza le giuste lotte dei lavoratori,
serve cioè a difendere gli
interessi dei padroni e a proteggere i loro capitali accumulati col furto giornaliero sul lavoro degli
operai. MAGISTRATURA: serve a legalizzare lo sfruttamento capitalistico tramite l'applicazione
delle leggi che
difendono la proprietà privata e il capitalismo. ESERCITO: serve a mettere sfruttati di una
nazione contro sfruttati di un'altra per interessi che non sono
i loro ma dei capitalisti che li comandano e li abituano attraverso il servizio militare a comportarsi da
pecore obbedienti agli ordini dei padroni e dei superiori. Dunque i lavoratori pagano, tramite le tasse,
coloro che proteggono, legalizzano e difendono lo
sfruttamento (polizia, magistratura, esercito); pagano cioè chi li caricherà in piazza
durante uno sciopero
o una manifestazione, e chi li denuncerà e li manderà in galera per essersi ribellati allo
sfruttamento. Gli operai pagano per le imposte dirette il 25% del salario, detratto direttamente dalla
busta paga; in più
ci sono tutte le imposte indirette (sui trasporti, benzina, abitazioni, sigarette, vestiti, alimentari).
I PADRONI PAGANO LE TASSE NELLA STESSA PROPORZIONE? I mezzi concessi ai
padroni per non pagare le tasse sono molti: L'EVASIONE FISCALE legale ed illegale, IL
SEGRETO BANCARIO per cui non sì può conoscere l'ammontare dei capitali depositati
in banca, LA FUGA DEI CAPITALI oltre frontiera in comode e sicure banche, LA
FALSIFICAZIONE DEI BILANCI ecc. In questo modo le dichiarazioni dei redditi sulla "VANONI"
si riducono ad 1/5 dell'imponibile annuo
effettivo. LA RIFORMA FISCALE PROPOSTA DAL GOVERNO È UNA
TRUFFA! Mentre la tassazione dei lavoratori dipendenti diventerà ancora più
efficiente tramite la solita trattenuta
sulla busta paga, i padroni continueranno a pagare sulla fiducia: a partire dai 10.000.000 milioni
pagheranno addirittura meno in percentuale. Le tasse indirette continueranno a gravare sui generi
indispensabili, ma saranno ridotte sui prodotti di
lusso. Contro le timide proposte del PCI e dei Sindacati che tendono non ad eliminare ma a
modificare
quantitativamente l'attuale sistema fiscale, PROPONIAMO: NIENTE TASSE A CHI
LAVORA poiché già gli operai pagano una enorme "tassa" che è quella
parte della produzione che non viene
retribuita (plusvalore). NON DOBBIAMO PAGARE LE TASSE PER FARCI
SFRUTTARE NON DOBBIAMO PAGARE LE TASSE PER FARCI PICCHIARE NON
DOBBIAMO PAGARE LE TASSE PER FARCI ARRESTARE NON DOBBIAMO PAGARE
LE TASSE A CHI LEGALIZZA TUTTO QUESTO: LO STATO CON
I SUOI APPARATI.
Gruppo Comunista-Anarchico di Bari
IL PCI MILITARISTA
È stato affisso in tutta la città di Trieste un manifesto del PCI locale che protestava
perché alla Società
Ginnastica Triestina (notoriamente gestita da fascisti) l'avvocato Ghefter Vondrich (fascista, ex federale
a Trieste, e attualmente difensore di tutti i fascistelli nostrani) teneva una conferenza sull'esercito con
particolare riferimento alla campagna di Russia. Il manifesto, oltre a denunciare questi fatti, concludeva
dicendo che bisogna difendere questo esercito che difende la Repubblica nata dalla Resistenza
(testualmente: Viva l'Esercito Italiano che difende la Repubblica e la Costituzione nate dalla
Resistenza!)!!!
BRIGATE ROSSE: IL CONTRO-GOLPE DEL "TEMPO" E DEL
"CORRIERE"
Milano - "L'operazione della polizia milanese che ha portato ieri allo smantellamento di una delle
più
violente e pericolose organizzazioni extraparlamentari di estrema sinistra, la famigerata Brigata Rossa,
è stata accolta dalla popolazione milanese di ogni ceto con enorme soddisfazione": è il
"cappello" del
servizio "Attentati e sabotaggi nell'attività eversiva delle Brigate Rosse" di Sandro Dini,
pubblicato con
enorme rilievo nella prima pagina di Il Tempo, quotidiano para-fascista di
Roma, giovedì 25 marzo. Sulla
scia del Tempo si è mosso, per il Corriere della
Sera, Giorgio Zicari, il cronista giudiziario noto per la
costanza e la confidenzialità dei suoi legami con la procura della Repubblica milanese e con la
questura,
non meno che per avere distrattamente dimenticato sul tavolo del giudice istruttore romano Ernesto
Cudillo i taccuini relativi ai suoi viaggi e colloqui in Belgio con l'anarchico Ivo Della Savia. I due giornali,
più Il Secolo d'Italia, che era stato anch'esso tempestivamente
informato, hanno imbastito per quattro
giorni, basandosi su notizie messe a loro disposizione non si sa (ma si intuisce benissimo) da chi, una
montatura giornalistica destinata, nei desideri di Spadolini, Angiolillo e Almirante, a fare da contrappeso
alla faccenda Borghese. Alla fine di questa grottesca speculazione è risultato chiaro più
di quanto già non
si sapesse: 1) che la "violente e pericolosa organizzazione extraparlamentare di estrema sinistra",
cioè le Brigate
Rosse, è composta da non più di sette o otto persone; 2) che non si tratta affatto di
una organizzazione di estrema sinistra, ma di un gruppo di carattere
estremamente equivoco. A parte la dichiarazione del questore di Milano Ferruccio Allitto (le Brigate
Rosse non sono "né di destra, né di centro, né comunisti"), riportata soltanto da
La Stampa del 25
marzo, esistono in proposito i famosi elenchi dei personaggi contro i quali le Brigate Rosse avrebbero
inteso rivolgere la loro attività. Si tratta di elenchi, relativi a funzionari della "Pirelli", talmente
precisi che
sembrano ricavati pari pari dalle schede dell'ufficio personale. Inoltre, negli elenchi figurano, insieme a
personaggi legati alla proprietà, sindacalisti e noti antifascisti. 3) che è molto
improbabile l'identificazione nelle Brigate Rosse degli attentatori che il 25 gennaio scorso
incendiarono alcuni autocarri sulla pista di collaudo della Pirelli a Lainate. I volantini con i quali le
Brigate
Rosse si assumevano la paternità dei fatti furono trovati soltanto tre giorni dopo e al di fuori del
recinto
della pista. Chiunque avrebbe potuto collocarli, come chiunque, all'interno della pista, avrebbe potuto
incendiare gli autocarri, per motivi del tutto diversi da quelli di una azione "rivoluzionaria" o anche
soltanto presunta tale. 4) che l'incriminazione del pittore Enrico Castellani, una "svolta decisiva"
nell'inchiesta, secondo il
Corriere, appare estremamente fragile: "Voi giornalisti", ha detto il capo della
squadra politica di Milano
Antonino Allegra, "vedete sempre decine di sospetti, ma la magistratura in questo caso non vede
nemmeno i due che le abbiamo segnalato": una chiara allusione alla labilità degli indizi. 5)
che del resto, dall'incriminazione di Castellani difficilmente Il Tempo e
Il Corriere potrebbero
ricavare motivi di grande soddisfazione. Il pittore risulta infatti esser un uomo politicamente assai
inquieto:
non fino al punto di iscriversi al partito comunista, ma abbastanza per fare una capatina in quello
socialdemocratico, al quale per qualche tempo ha aderito.
CONTRO LE MENZOGNE DELLA STAMPA
Torino. Per combattere la versione poliziesca, servilmente diffusa dalla "Stampa" nelle sue cronache
del
processo ai giovani anarchici in corso alle Assise di Milano, i compagni dei gruppi "La comune" e
"Azione Anarchica" hanno organizzato un picchetto nella centrale Piazza Carlo Felice, il 17, 18 e 19
aprile, distribuendo volantini di contro-informazione.
AL VII ITIS E AL "MOLINARI" LA POLIZIA HA PICCHIATO DURO
Milano - Cariche di particolare violenza sono state effettuate da carabinieri e polizia lunedì
22 marzo
contro studenti del VII ITIS (istituto tecnico industriale statale, preside Pellegrino) e dell'Istituto
"Molinari" (preside Vincenzo Ricca) in via Crescenzago. Circa 200 allievi del VII ITIS, occupato, si
trovavano all'esterno dell'istituto. Al "Molinari" le lezioni si svolgevano regolarmente. La polizia, arrivata
con tre camion e quattro camionette di agenti, ha fronteggiato gli studenti, senza caricare, per un quarto
d'ora, bloccando la strada. Due insegnanti si sono rivolti a uno dei due commissari che comandavano i
reparti, il commissario Fossati di Greco, facendo presente la possibilità di incidenti. Il
commissario ha
risposto: "Finché dura questo stato di disordine non mi nuovo": i due insegnanti hanno allora
chiesto che
la polizia risalisse sui camion, garantendo che entro cinque minuti gli studenti si sarebbero sciolti.
"Può
darsi", ha risposto il commissario, "ma non dipende da me". Questa strana risposta è stata messa
da
qualcuno in relazione con le parole più volte ripetute, la sera prima, dal parente di un alunno,
certo
Lanieri, il quale asseriva di avere avuto da "amici" in questura la notizia che l'intervento poliziesco era
già previsto. Le cariche sono state di particolare violenza. I poliziotti sono partiti urlando e
incitandosi l'un
l'altro, i graduati hanno dovuto frenare i più eccitati. Studenti dell'altro istituto, il "Molinari",
usciti o
affacciati alle finestre, sono stati bersagliati di candelotti e inseguiti fin dentro la scuola. I candelotti hanno
infranto vetri e sono piovuti nelle aule in cui si faceva lezione. Alcuni poliziotti hanno aperto le porte
delle
aule gettandovi a mano, i candelotti. Un insegnante del "Molinari" si è rivolto ai poliziotti
dicendo:
"Nessuno vi ha chiamato" e chiedendo che uscissero dalla scuola. All'esterno le cariche sono continuate
fino a disperdere gli studenti, che rispondevano lanciando sassi, verso il Parco Lambro.
SEMPRE ATTIVISSIMI I CONGIURATI DEL MAR
Sondrio - Il MAR, l'organizzazione di estrema destra valtellinese, ha continuato a svolgere le sue
attività
clandestine senza preoccuparsi dell'inchiesta (peraltro molto blanda) conseguente agli attentati dello
scorso
anno. Dopo la riunione tenuta con grande riserbo il 7 luglio in un albergo della Valtellina, i dirigenti del
movimento si sono incontrati ancora in settembre a Sassella con la partecipazione del segretario del MSI
di Sondrio, Diego Pini. Fallito il tentativo di agganciare i lavoratori delle centrali elettriche locali per
coinvolgerli in un'agitazione di massa, gli uomini del MAR si sono riuniti di nuovo a Tirano insieme a
Gaetano Orlando, ex sindaco di Lovere, a un sacerdote, don Bonazzi e a Carlo Fumagalli, il latitante
più
indisturbato d'Italia. Una decina di giorni fa, ennesima "adunata" a Grosotto. Noti industriali della
zona, come Rigamonti e
Caimmi, intrattengono assidui rapporti con i capi del movimento (che, secondo i piani eversivi di Valerio
Borghese, nell'"ora X" avrebbero dovuto occupare le centrali elettriche valtellinesi per interrompere
l'erogazione della corrente a Milano). Un'altra segnalazione sulle attività del MAR viene dal
territorio al
confine con la Liguria e la Toscana dove, prima che si aprisse l'inchiesta sul "colpo di Stato", noti
emissari
del movimento stavano tentando di installare alcune centrali radio-fantasma. Nell'area dove opera il
MAR, e precisamente a Teglio, sempre attivo il traffico delle armi. Pare tuttavia che ora la polizia si sia
decisa finalmente a mettere le mani su Fumagalli e sui suoi collaboratori che devono rispondere di
cospirazione e di attentato contro lo Stato.
SETTECENTO UFFICIALI AGLI ARRESTI DOMICILIARI
Roma- IL S.I.D., Servizio informazione difesa, era da tempo al corrente delle forze e dei piani di
Valerio
Borghese. Un uomo del S.I.D. era diventato, da tempo, uno dei collaboratori più vicini del
principe.
Tuttavia, l'intervento del S.I.D. si è limitato a provocare il contrordine nella notte dal 7 all'8
dicembre,
durante la quale la congiura, che sarebbe dovuta esplodere, fu invece congelata. Perché Borghese
accettò
di prendere questa decisione? Egli era la figura più importante della cospirazione soprattutto
simbolicamente. Era il punto di riferimento convenzionale, ma l'esito reale del complotto era in altre
mani,
cioè in quelle di alti ufficiali, soprattutto dell'esercito e della marina (alla quale i piani previsti
affidavano
tutti gli impegni logistici). L'appoggio di questi militari o dei più importanti fra essi è
però venuto meno,
non si sa per quale motivo specifico. Era in gioco la scelta fra le due vie battute dall'estrema destra dopo
la riorganizzazione del fascismo, scelta insistentemente sollecitata dall'opera di mediazione e unificazione
patrocinata da Almirante, in vista dell'avvento "legale" di una repubblica presidenziale. Borghese
è stato
abbandonato al suo destino, oggi, allo scopo di riqualificare l'intera destra, "maggioranze silenziose" e
Corriere della Sera compresi. La notizia, non pubblicata dai giornali, che circa
700 ufficiali sono rimasti
per qualche tempo agli arresti domiciliari, probabilmente in attesa che si chiarissero le idee, sembra
confermare questa ipotesi, e inoltre dimostra il proposito dei pubblici poteri di coprire ogni
responsabilità,
pur di non intaccare il prestigio di istituti, confusi, come sempre, con le persone fisiche che ne fanno
parte. Le dichiarazioni dell'ammiraglio Birindelli, campana stonata nel coro conciliare delle destre e anche
del governo, hanno però ribadito quali sono i veri intenti e qual è la vocazione di una
casta che non è mai
stata al servizio altro che del privilegio.
IL REPRESSORE DI VERBANIA
Si è concluso con l'assoluzione di tutti gli imputati, il processo di Verbania contro 47 operai
(di cui sei
in stato di arresto) e sindacalisti della Rhodiatoce per blocco stradale e altri reati. Il procuratore della
Repubblica, Gennaro Calabrese De Feo, ha già annunciato che ricorrerà in
appello. De Feo è stato mandato a Verbania nel marzo 1970 da Napoli, dove aveva la carica
di sostituto
procuratore. Non fa mistero delle sue simpatie politiche, che vanno all'estrema destra. Il giorno dopo gli
arresti ha fatto sapere di essere stato mandato a Verbania "con il compito di reprimere". "Per un paio
d'anni", ha aggiunto: dopo di che, se ne sarebbe andato. È favorevole alla carcerazione
preventiva intesa
come pena. Nella prima ordinanza con la quale il giudice istruttore C. Pratillo Hellman, visto il parere
del
pubblico ministero, che è appunto Calabrese De Feo, ha rigettato l'istanza di libertà
provvisoria proposta
dalla difesa di uno degli imputati detenuti, si considera tra l'altro che "il periodo di carcerazione
preventiva
finora sofferto è esiguo", "attesi i gravi indizi di colpevolezza" esistenti a carico del
carcerato.
LA CASERMA UCCIDE
Trieste. Un soldato è morto in circostanze che documentano le gravissime
responsabilità sia di singoli
ufficiali che di tutto l'ambiente di caserma in cui i militari sono costretti a vivere. Il soldato si chiamava
BRUNO SPINELLI, abitava a Massa Marittima e apparteneva al II reggimento "Piemonte cavalleria"
di
Villa Opicina (provincia di Trieste). Spinelli aveva marcato visita al reggimento perché si
sentiva male e gli era stato concesso solo il riposo
in branda per 8-10 giorni, senza che venisse visitato e assistito adeguatamente e pressoché senza
mangiare. Nessun graduato, nonostante le sue condizioni peggiorassero, si è deciso a farlo
ricoverare.
Essendosi ulteriormente aggravato è stato finalmente trasportato da due soldati all'Ospedale
Militare di
Trieste la mattina del 26 marzo, senza essere accompagnato da alcun medico della caserma né
da dati che
informassero circa le cause della malattia. Viste le gravissime condizioni, l'Ospedale Militare di Trieste
ha subito deciso di farlo ricoverare al centro di rianimazione dell'Ospedale Civile di Trieste; qui i medici
hanno tentato invano nel pomeriggio di sapere per che cosa Spinelli fosse stato ricoverato senza ricevere
chiarimenti dall'Ospedale Militare né dal reggimento. Intanto il militare, già da tempo in
coma, moriva
per "diabete insipido ipofisario fulminante" alle ore 21,15 dello stesso giorno
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