Rivista Anarchica Online
Gatto selvaggio in U.S.A.
di Sam Dolgoff
Al di là del falso mito della pace sociale, la lotta di classe è una realtà ben
presente negli Stati Uniti - Scioperi
autonomi, fermate improvvise della produzione, assenteismo generalizzato, rifiuto della logica
interclassista:
combattive minoranze della classe operaia sono passate all'attacco dell'organizzazione gerarchica del
lavoro -
L'irrompere massiccio dei dipendenti statali sulla scena sindacale americana
Comprendere la complessa e contraddittoria realtà del movimento operaio statunitense
non è certo facile;
tantopiù che vi è una generale carenza di informazioni precise sulle lotte, sui metodi ed
obiettivi. Cosicché
se ne sa in genere molto di più delle dure e clamorose lotte del passato - comprese, grosso modo,
tra il
1880 e l'inizio degli anni trenta - che di quelle avvenute negli ultimi anni. Lo stesso dicasi per la nostra
rivista: ad un articolo sostanzialmente storico sull'I.W.W., il sindacato rivoluzionario protagonista delle
lotte più significative agli inizi del nostro secolo (cfr. "A" 8), non è finora corrisposto un
altro articolo
sull'attuale realtà sindacale e di lotta del movimento operaio americano.
Cerchiamo ora di colmare questo vuoto pubblicando qui di seguito la traduzione (curata da
noi) di ampi
stralci del saggio American Labor Movement: Rebellion in the ranks ("Movimento
sindacale americano:
ribellione tra i ranghi"), apparso a firma di Sam Dolgoff sul terzo numero della rivista anarchica
quadrilingue Interrogations. Siamo certi di far così cosa gradita non solo a coloro
che non conoscono
quella rivista, ma anche a coloro - che sappiamo essere non pochi - che pur lettori di
Interrogations si
trovano nell'oggettiva impossibilità di leggere il testo originale, dovendosi invece accontentare
del
riassunto in italiano che regolarmente segue gli articoli su Interrogations.
I giovani lavoratori (il 40% dei membri dell'United Auto Workers (U.A.W.) -
sindacato metalmeccanico - ha meno
di trent'anni) si stanno rivoltando contro la struttura centralizzata, autoritaria, burocratica dell'industria
moderna.
Questi lavoratori si accorgono di riuscire sempre meno ad esprimere le loro opinioni sulla loro vita e sui
loro
interessi sui posti di lavoro, dal momento che la burocrazia sindacale determina in sempre maggior
misura le loro
condizioni di lavoro, d'accordo con il padronato. Questi lavoratori, insomma, domandano la
libertà individuale
sul posto di lavoro, nelle fabbriche e nelle officine nelle quali trascorrono la parte migliore della loro
vita. Douglas Fraser, uno dei vice-presidenti dell'U.A.W., si lamenta del fatto che "questi
giovani lavoratori hanno
opinioni differenti da quelle della mia generazione" e Walter Reuther, defunto presidente della
stessa U.A.W.,
parla addirittura di "... una nuova razza di lavoratore industriale, che è meno disposto ad
accettare la
disciplina sul posto di lavoro. Egli si rifiuta di accettare le decisioni corporative (del datore di
lavoro)...". Nella primavera del 1970 ebbe luogo la rivolta dei giovani lavoratori dello
stabilimento Chrysler vicino a Detroit:
si rifiutarono di fare lo straordinario dopo quindici giorni consecutivi di lavoro. Uno degli scioperanti
disse a
Fraser: "Il padrone ha forse il diritto di negarmi la mia vita sociale? Dopotutto, io non ho doveri
nè famiglia.
Io posso soddisfare i miei bisogni lavorando cinque giorni alla settimana". L'assenteismo in
fabbrica nei giorni
feriali è salito dal 2% degli anni cinquanta al 5% nel 1970. Il venerdì e di sabato la
percentuale di assenze
raggiungeva il 15% della manodopera. Ecco come un cronista, dopo aver intervistato numerosi giovani
scioperanti, descriveva la situazione: "... La giovane generazione, che ha già sconvolto il mondo
universitario, sta
mostrando chiari segni di insofferenza anche nelle fabbriche. Questi giovani hanno ricevuto
un'educazione
migliore ed esigono un trattamento da pari a pari sul terreno di fabbrica. Non li spaventa la prospettiva
di perdere
il posto e spesso rifiutano gli ordini dei capi-reparto... Molti giovani lavoratori sono in lotta per la
trasformazione
immediata delle loro condizioni di lavoro, lasciano indietro i loro stessi dirigenti sindacali ed iniziano
scioperi
a gatto selvaggio (tali scioperi sono spontanee fermate della produzione in aperta violazione delle regole
sindacali,
dei contratti e delle leggi statali)... Un lavoratore del reparto acciaierie ha sottolineato che dei giovani
lavoratori
hanno fatto scoppiare numerosi scioperi selvaggi in seguito al trattamento che un capo-reparto aveva
riservato ad
un dipendente... Essi vogliono che gli venga chiesto, e non ordinato, che cosa
fare...". Un'altra notizia suona così:
"Lo scorso mese, alcuni giovani lavoratori hanno fatto tre giorni di sciopero selvaggio in una fabbrica
di mattoni,
dopo che un capo-reparto aveva punito un lavoratore per la sua trascuratezza nell'uso di un
carro-gru...". In un voluminoso studio intitolato "Il lavoro in America", pubblicato (il 12/XII/1972)
dal Dipartimento statale
per la salute, l'educazione ed il benessere, si rileva che il "malcontento sul lavoro sta ferendo l'America.
Il danno
sociale ed economico è collegato alla disaffezione dei lavoratori a tutti livelli... La manodopera
americana si sta
trasformando e si diffonde l'insoddisfazione per i lavori monotoni, invariabili e ripetitivi... il malcontento
dei
lavoratori intrappolati e disumanizzati sta provocando una bassa produttività, stanno aumentando
l'assenteismo,
l'abbandono del lavoro, gli scioperi a gatto selvaggio, il sabotaggio e prodotti di scarsa qualità...".
Un titolo sul
New York Times del 26 marzo 1973, affermava: "I lavoratori della General Electric sono
malcontenti del lavoro
in sé".
Gatto selvaggio contro i profitti
I temi sollevati dagli scioperi a gatto selvaggio sono i seguenti: 1) l'accordo salariale non era
considerato di primaria importanza né dai lavoratori né dai padroni. Le lagnanze
per il trattamento subito durante il lavoro sono più importanti per i lavoratori, poiché
coinvolgono la loro
quotidiana relazione con i "controllori" sul loro posto di lavoro dove trascorrono tanta parte della loro
vita; i
lavoratori giudicano la loro dignità di esseri umani ancora più importante degli aumenti
salariali; 2) i padroni sono maggiormente disposti ad accordi monetari, che possono sempre essere
trasferiti sul
consumatore sotto forma di aumenti di prezzo. La risoluzione delle questioni normative, invece, si
scontra con
il diritto dei padroni di regolare la vita dei lavoratori all'interno della fabbrica, e con il diritto, sempre dei
padroni,
di determinare il tasso di produzione. I padroni temono che simili "usurpazioni" conducano gradualmente
a ciò
che essi temono di più e cioè: il controllo operaio delle fabbriche; 3) l'aumento degli
scioperi selvaggi denota l'inizio di una rivolta dei lavoratori manuali contro gli apparati dirigenti
sindacali. Le condizioni del lavoro in fabbrica sono state il tema-chiave nei negoziati del 1973 per
un nuovo contratto
nell'industria automobilistica. I lavoratori domandavano la volontarietà dello straordinario; che
i lavoratori
cambiassero mansioni nel caso di problemi di salute e di sicurezza; che i lavoratori non fossero sottoposti
a
procedimenti disciplinari prima di aver avuto la possibilità di presentare le loro ragioni attraverso
le procedure
di lagnanza. La direzione sindacale era tenuta sotto notevole pressione da parte dei membri di base e dei
leaders
locali, affinché fosse limitata la libertà dei padroni nel prendere decisioni riguardo
alla velocità di produzione,
alle sospensioni dal lavoro, all'automazione, ecc. D'altro canto, il vice-presidente della General
Motors sosteneva che l'assoluta priorità nelle trattative per un
nuovo contratto andava accordata alla "conservazione della libertà dell'imprenditore e della sua
responsabilità
nel prendere decisioni in aree vitali per il successo degli affari...", cioè, i profitti.
Gli scioperi a gatto selvaggio
degli ultimi vent'anni nelle industrie fondamentali coinvolgono in varia misura proprio questi temi.
Umanizziamo il lavoro
Nel 1950 l'U.A.W., stipulò un contratto per cinque anni con la General Motors, secondo
il quale gli scioperi
venivano posti fuori-legge, la richiesta dei lavoratori di bloccare l'aumento dei ritmi di lavoro e di
assicurare una
definizione dei reclami veniva trascurata. Per costringere la Corporazione a farsi garante di queste
richieste i
lavoratori erano forzati a condurre un'azione al di fuori del sindacato. Il 70% dei lavoratori rifiutò
infatti l'accordo
tra il sindacato e la General Motors e dette vita a scioperi selvaggi spontanei. Il movimento degli anni
1953-1954, che si diffuse a tutte le compagnie automobilistiche ed a tutte le fabbriche
del Paese, costrinse alla fine il sindacato, nel contratto successivo, a restaurare il diritto di sciopero e ad
abbreviare il periodo di validità del contratto. I lavoratori si rivoltarono contro il tradimento
dei loro rappresentanti ufficiali e li scaraventarono fuori dai loro
incarichi nazionali e locali nell'ambito dei sindacati dei lavoratori dell'acciaio, della gomma, del petrolio,
chimici,
tessili, elettrici, ecc., eleggendo nuovi dirigenti. Nonostante che i nuovi dirigenti si dimostrassero tali quali
i loro
predecessori, il fatto in sé dimostrava che alla base covava un diffuso malcontento. Una
percentuale ancora maggiore di lavoratori fu protagonista di scioperi a gatto selvaggio dopo la firma del
contratto nazionale da parte della stessa U.A.W. nel 1958. Lo sciopero di 116 giorni nel settore
dell'acciaio fu
portato avanti con il preciso scopo di contestare il diritto delle compagnie di modificare le regole di lavoro
e di
introdurre l'automazione senza consultarsi con il sindacato. Anche nel 1961 dei lavoratori bloccarono
completamente una gran parte della Ford Motors con uno sciopero selvaggio: le ragioni erano le stesse,
cioè il
diritto dei lavoratori sul posto di lavoro a regolare il tasso di produttività, a frenare gli abusi dei
capi-reparto, dei
"controllori" e degli altri tiranni, ed infine ad una rapida composizione dei reclami. Stanley Weir, uno
studioso molto attento alle vicende sindacali, riferisce che: "... poco prima dei negoziati per
il contratto del 1964, vi fu nell'U.A.W. uno sviluppo senza precedenti nella storia sindacale americana.
Numerose
importanti sezioni locali di Detroit iniziarono una campagna a base di adesivi apposti sui parafanghi. In
tutte le
città in cui sono situate fabbriche automobilistiche, i sostenitori dell'U.A.W. hanno scritto un po'
dovunque lo
slogan: rendiamo umane le condizioni di lavoro. Mancando dunque il sostegno da parte
dei sindacalisti
"ufficiali", questi lavoratori cercavano di informare il pubblico della natura della lotta che stavano
conducendo,
e che la sua prima meta era piuttosto il miglioramento delle condizioni di vita in fabbrica che il
salario...". Nel 1970 ben centomila camionisti della costa medio-occidentale ed occidentale, per la
prima volta nella storia
del sindacato camionisti, si rivoltarono e dettero vita ad un grandioso sciopero a gatto selvaggio,
rifiutando il
contratto firmato dai loro leaders nazionali. Dopo 12 settimane di sciopero, i ribelli l'ebbero
vinta e costrinsero
il loro leaders a rinegoziare l'accordo. Nell'inverno del 1971 la fabbrica della General
Motors in Lordstown, Ohio, venne seriamente danneggiata dai
lavoratori che provocavano alla General Motors la mancata produzione di migliaia di piccole autovetture
Vega
e di Camion Chevrolet. La maggior parte dei lavoratori era sotto i venticinque anni. I salari erano buoni.
Una
varietà di nuovi tipi di macchinari meccanici e di altri dispositivi automatici eliminava ormai la
maggior parte della
fatica fisica. La ribellione, dunque, affondava le sue radici in qualcosa di più profondo che non
la solita questione
salariale. Ecco dunque presentarsi il tema centrale del prossimo futuro del movimento sindacale,
come una "nuova"
tendenza: la richiesta dei lavoratori di avere voce in capitolo nel determinare come, a quali condizioni,
il loro
lavoro vada svolto; in altri termini, la tematica del "controllo operaio".
La riscoperta dell'azione diretta
I militanti non sono rivoluzionari sociali, determinati a rovesciare il capitalismo ed a costruire una
nuova società.
La loro attitudine nei confronti del capitalismo e dei problemi sociali, in generale, non differisce in nessun
aspetto
essenziale dalle opinioni ultraconservatrici o liberal-borghesi dei loro leaders sindacali -
come George Meany
o il defunto Walter Reuthers. Essi aspirano solo a riforme frammentarie e graduali all'interno del sistema
e
all'interno dei sindacati esistenti. La maggior parte delle rivolte sono di breve durata. Scoppiano
generalmente nel corso dei negoziati contrattuali
con i padroni, dopodiché le rivolte stesse cessano. Un rapporto sullo sciopero a gatto selvaggio
che lo scorso anno
interessò per quattro giorni lo stabilimento Chrysler's Dodge Truck termina con le parole: "La
verità è che uno
sciopero a gatto selvaggio, per la sua stessa natura, è con ogni probabilità condannato
alla sconfitta. Troppe forze,
infatti, si ritrovano schierate contro un semplice gruppo di lavoratori...". Uno sciopero selvaggio
è necessario per provocare l'azione ma sarebbe necessario anche che durasse più a lungo
di quella e che fosse sostenuto da una azione coordinata su più larga scala. Non vi è
nessuna prospettiva a largo
raggio e nessun programma complessivo capace di ispirare i lavoratori: né vi è
un'organizzazione permanente che
possa trasformare le scintille di rivolta in una fiamma durevole. Non vi sono strutture organizzative in
grado di
unire le sezioni sindacali locali in rivolta nell'ambito dei diversi posti di lavoro posseduti dallo stesso
padrone;
oppure in grado di collegare le sezioni locali di tutti gli Stati Uniti e del Canada; oppure, infine, in grado
di unire
i gruppi ribelli in settori differenti pur nell'ambito della medesima città, regione o
nazione. Comunque, le fondamenta per la costruzione di un simile movimento già esistono.
I lavoratori, nel corso della
lotta, hanno creato forme libertarie di lotta e di organizzazione, pur senza volerlo esplicitamente.
Aronowitz (uno
specialista in questioni sindacali) conclude che i lavoratori dovranno infine ripudiare le loro
organizzazioni,
rifiutarsi di accettare contratti imposti loro dalle sporche manovre della burocrazia sindacale e che: "la
rivolta
spontanea dovrà essa stessa sviluppare le proprie forme collettive di lotta e le proprie richieste..."e
che queste
"forme alternative" riposano sull'"impulso verso forme dualistiche di organizzazione - i consigli di reparto
e di
fabbrica, scioperi a gatto selvaggio, movimenti per i delegati di reparto - potranno diventare importanti
nel
movimento sindacale del futuro". Stanley Weir è ancora più esplicito, quando
sottolinea che: "in migliaia di stabilimenti industriali, un po'
dovunque negli Stati Uniti, i lavoratori hanno sviluppato sindacati informali ed
underground. Le unità-base di
questa organizzazione sono costituite da gruppi composti da numerosi lavoratori, molti dei quali lavorano
nel
medesimo stabilimento, per cui è sempre loro possibile comunicare gli uni con gli altri,
così da formare una
specifica entità sociale. Guidati da leaders espressi direttamente sul posto di lavoro,
essi portano avanti
quotidianamente la guerriglia a base di scaramucce contro i loro padroni e spesso anche contro i loro
rappresentanti sindacali ufficiali. Questi gruppi formano la base potenziale per un'insurrezione dal
basso... Questi
gruppi informali di lavoratori costituiscono le micro-unità organizzative che nel loro insieme
formano le unità-fantasma che stanno dietro gli scioperi a gatto selvaggio. Essi formano le uniche
organizzazioni che non possono
essere burocratizzate...". "Il coordinamento di tali gruppi di lavoratori e dei comitati aziendali in un
consiglio
cittadino, regionale e nazionale - suggerisce Weir - potrebbe costituire un'alternativa alle burocrazie elette
ogni
qualche anno, che sono lontane mille miglia dalle sofferenze e dalla vita dei lavoratori nelle
fabbriche...". Il fatto che sia fra gli storici del movimento operaio, sia tra i lavoratori più
avanzati si vada facendo strada che né
la proprietà corporativa né quella statale siano alternative soddisfacenti per realizzare un
controllo operaio, che
i lavoratori debbano assolutamente separare le loro organizzazioni dallo Stato e dai padroni, la stessa
insistenza
sul necessario decentramento all'interno del sindacato, sull'autonomia e sull'azione diretta, dimostrano
la rilevante
importanza delle idee sindacaliste libertarie in rapporto alla complessa realtà della vita moderna.
Rimane ancora tutta da verificare la capacità del movimento di base dei lavoratori nel
raggiungere questi obiettivi
in un futuro non lontano o almeno nello sviluppare la capacità di intraprendere il cammino verso
una meta di tali
proporzioni.
Le lotte degli statali
Con la tremenda espansione delle funzioni statali nei servizi pubblici, nella sicurezza sociale, nei
programmi di
sviluppo e in quegli enti che ormai coprono tutti gli aspetti della vita sociale, vi è stato un
parallelo enorme
aumento della forza-lavoro. Le amministrazioni federali, provinciali, di contea e comunali sono a tutt'oggi
i più
importanti datori di lavoro. Mentre nel 1953 vi erano 4,5 milioni di dipendenti di queste amministrazioni,
oggi,
nel 1975, siamo giunti a 15,5 milioni di lavoratori - beninteso, esclusi i militari -, il che costituisce un
sesto della
forza-lavoro complessiva. Il futuro del movimento sindacale e della sua efficacia dipende quindi, in
larga misura, dall'organizzazione che
si sapranno dare i lavoratori statali, tecnico-scientifici e professionali, scolastici e dei servizi, i quali
formano la
porzione più numerosa del movimento sindacale, superando così gli altri tradizionali
settori del movimento
operaio (manovali e semi-specializzati in campo industriale, minatori ecc.). Qualche progresso è
stato fatto in
questa direzione, ma il cammino da percorrere è solo agli inizi. Ma la manifestazione
più drammatica e significativa della crescita della coscienza di classe tra gli statali si è
avuta
nel marzo 1970 con lo sciopero dei lavoratori postelegrafonici - il primo nella storia del Governo
Federale -
esteso a tutto il territorio nazionale. Questo sciopero ebbe luogo non solo in violazione della legge
federale anti-sciopero che vieta qualsiasi sciopero contro lo Stato (la pena prevista per tale reato è
di un anno e mezzo di galera
e mille dollari di multa per ogni scioperante), ma anche in sfida ai loro dirigenti sindacali. Si
trattò di uno sciopero spontaneo, non autorizzato, a gatto selvaggio, che si estese rapidamente
da New York
ha più di duecento città, paralizzando il sistema postale e coinvolgendo 200.000
scioperanti. Se le altre principali
organizzazioni sindacali degli statali non si unirono allo sciopero dei postali (il che avrebbe
completamente
paralizzato lo Stato in tutte le sue funzioni) fu solamente per la durissima pressione del governo (che
utilizzò
l'esercito per smaltire la posta) e degli stessi leaders sindacali. La confluenza degli
statali, dei dipendenti dei pubblici servizi e della scuola - cioè di quella che viene ormai
definita "la nuova classe lavoratrice" - nel filone della migliore tradizione del movimento sindacale
americano è
un patto tremendamente significativo e foriero di importanti sviluppi.
Sam Dolgoff
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