Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 41
estate 1975


Rivista Anarchica Online

Gatto selvaggio in U.S.A.
di Sam Dolgoff

Al di là del falso mito della pace sociale, la lotta di classe è una realtà ben presente negli Stati Uniti - Scioperi autonomi, fermate improvvise della produzione, assenteismo generalizzato, rifiuto della logica interclassista: combattive minoranze della classe operaia sono passate all'attacco dell'organizzazione gerarchica del lavoro - L'irrompere massiccio dei dipendenti statali sulla scena sindacale americana

Comprendere la complessa e contraddittoria realtà del movimento operaio statunitense non è certo facile; tantopiù che vi è una generale carenza di informazioni precise sulle lotte, sui metodi ed obiettivi. Cosicché se ne sa in genere molto di più delle dure e clamorose lotte del passato - comprese, grosso modo, tra il 1880 e l'inizio degli anni trenta - che di quelle avvenute negli ultimi anni. Lo stesso dicasi per la nostra rivista: ad un articolo sostanzialmente storico sull'I.W.W., il sindacato rivoluzionario protagonista delle lotte più significative agli inizi del nostro secolo (cfr. "A" 8), non è finora corrisposto un altro articolo sull'attuale realtà sindacale e di lotta del movimento operaio americano.
Cerchiamo ora di colmare questo vuoto pubblicando qui di seguito la traduzione (curata da noi) di ampi stralci del saggio American Labor Movement: Rebellion in the ranks ("Movimento sindacale americano: ribellione tra i ranghi"), apparso a firma di Sam Dolgoff sul terzo numero della rivista anarchica quadrilingue Interrogations. Siamo certi di far così cosa gradita non solo a coloro che non conoscono quella rivista, ma anche a coloro - che sappiamo essere non pochi - che pur lettori di Interrogations si trovano nell'oggettiva impossibilità di leggere il testo originale, dovendosi invece accontentare del riassunto in italiano che regolarmente segue gli articoli su Interrogations.

I giovani lavoratori (il 40% dei membri dell'United Auto Workers (U.A.W.) - sindacato metalmeccanico - ha meno di trent'anni) si stanno rivoltando contro la struttura centralizzata, autoritaria, burocratica dell'industria moderna. Questi lavoratori si accorgono di riuscire sempre meno ad esprimere le loro opinioni sulla loro vita e sui loro interessi sui posti di lavoro, dal momento che la burocrazia sindacale determina in sempre maggior misura le loro condizioni di lavoro, d'accordo con il padronato. Questi lavoratori, insomma, domandano la libertà individuale sul posto di lavoro, nelle fabbriche e nelle officine nelle quali trascorrono la parte migliore della loro vita.
Douglas Fraser, uno dei vice-presidenti dell'U.A.W., si lamenta del fatto che "questi giovani lavoratori hanno opinioni differenti da quelle della mia generazione" e Walter Reuther, defunto presidente della stessa U.A.W., parla addirittura di "... una nuova razza di lavoratore industriale, che è meno disposto ad accettare la disciplina sul posto di lavoro. Egli si rifiuta di accettare le decisioni corporative (del datore di lavoro)...".
Nella primavera del 1970 ebbe luogo la rivolta dei giovani lavoratori dello stabilimento Chrysler vicino a Detroit: si rifiutarono di fare lo straordinario dopo quindici giorni consecutivi di lavoro. Uno degli scioperanti disse a Fraser: "Il padrone ha forse il diritto di negarmi la mia vita sociale? Dopotutto, io non ho doveri nè famiglia. Io posso soddisfare i miei bisogni lavorando cinque giorni alla settimana". L'assenteismo in fabbrica nei giorni feriali è salito dal 2% degli anni cinquanta al 5% nel 1970. Il venerdì e di sabato la percentuale di assenze raggiungeva il 15% della manodopera. Ecco come un cronista, dopo aver intervistato numerosi giovani scioperanti, descriveva la situazione: "... La giovane generazione, che ha già sconvolto il mondo universitario, sta mostrando chiari segni di insofferenza anche nelle fabbriche. Questi giovani hanno ricevuto un'educazione migliore ed esigono un trattamento da pari a pari sul terreno di fabbrica. Non li spaventa la prospettiva di perdere il posto e spesso rifiutano gli ordini dei capi-reparto... Molti giovani lavoratori sono in lotta per la trasformazione immediata delle loro condizioni di lavoro, lasciano indietro i loro stessi dirigenti sindacali ed iniziano scioperi a gatto selvaggio (tali scioperi sono spontanee fermate della produzione in aperta violazione delle regole sindacali, dei contratti e delle leggi statali)... Un lavoratore del reparto acciaierie ha sottolineato che dei giovani lavoratori hanno fatto scoppiare numerosi scioperi selvaggi in seguito al trattamento che un capo-reparto aveva riservato ad un dipendente... Essi vogliono che gli venga chiesto, e non ordinato, che cosa fare...". Un'altra notizia suona così: "Lo scorso mese, alcuni giovani lavoratori hanno fatto tre giorni di sciopero selvaggio in una fabbrica di mattoni, dopo che un capo-reparto aveva punito un lavoratore per la sua trascuratezza nell'uso di un carro-gru...".
In un voluminoso studio intitolato "Il lavoro in America", pubblicato (il 12/XII/1972) dal Dipartimento statale per la salute, l'educazione ed il benessere, si rileva che il "malcontento sul lavoro sta ferendo l'America. Il danno sociale ed economico è collegato alla disaffezione dei lavoratori a tutti livelli... La manodopera americana si sta trasformando e si diffonde l'insoddisfazione per i lavori monotoni, invariabili e ripetitivi... il malcontento dei lavoratori intrappolati e disumanizzati sta provocando una bassa produttività, stanno aumentando l'assenteismo, l'abbandono del lavoro, gli scioperi a gatto selvaggio, il sabotaggio e prodotti di scarsa qualità...". Un titolo sul New York Times del 26 marzo 1973, affermava: "I lavoratori della General Electric sono malcontenti del lavoro in sé".

Gatto selvaggio contro i profitti

I temi sollevati dagli scioperi a gatto selvaggio sono i seguenti:
1) l'accordo salariale non era considerato di primaria importanza né dai lavoratori né dai padroni. Le lagnanze per il trattamento subito durante il lavoro sono più importanti per i lavoratori, poiché coinvolgono la loro quotidiana relazione con i "controllori" sul loro posto di lavoro dove trascorrono tanta parte della loro vita; i lavoratori giudicano la loro dignità di esseri umani ancora più importante degli aumenti salariali;
2) i padroni sono maggiormente disposti ad accordi monetari, che possono sempre essere trasferiti sul consumatore sotto forma di aumenti di prezzo. La risoluzione delle questioni normative, invece, si scontra con il diritto dei padroni di regolare la vita dei lavoratori all'interno della fabbrica, e con il diritto, sempre dei padroni, di determinare il tasso di produzione. I padroni temono che simili "usurpazioni" conducano gradualmente a ciò che essi temono di più e cioè: il controllo operaio delle fabbriche;
3) l'aumento degli scioperi selvaggi denota l'inizio di una rivolta dei lavoratori manuali contro gli apparati dirigenti sindacali.
Le condizioni del lavoro in fabbrica sono state il tema-chiave nei negoziati del 1973 per un nuovo contratto nell'industria automobilistica. I lavoratori domandavano la volontarietà dello straordinario; che i lavoratori cambiassero mansioni nel caso di problemi di salute e di sicurezza; che i lavoratori non fossero sottoposti a procedimenti disciplinari prima di aver avuto la possibilità di presentare le loro ragioni attraverso le procedure di lagnanza. La direzione sindacale era tenuta sotto notevole pressione da parte dei membri di base e dei leaders locali, affinché fosse limitata la libertà dei padroni nel prendere decisioni riguardo alla velocità di produzione, alle sospensioni dal lavoro, all'automazione, ecc.
D'altro canto, il vice-presidente della General Motors sosteneva che l'assoluta priorità nelle trattative per un nuovo contratto andava accordata alla "conservazione della libertà dell'imprenditore e della sua responsabilità nel prendere decisioni in aree vitali per il successo degli affari...", cioè, i profitti. Gli scioperi a gatto selvaggio degli ultimi vent'anni nelle industrie fondamentali coinvolgono in varia misura proprio questi temi.

Umanizziamo il lavoro

Nel 1950 l'U.A.W., stipulò un contratto per cinque anni con la General Motors, secondo il quale gli scioperi venivano posti fuori-legge, la richiesta dei lavoratori di bloccare l'aumento dei ritmi di lavoro e di assicurare una definizione dei reclami veniva trascurata. Per costringere la Corporazione a farsi garante di queste richieste i lavoratori erano forzati a condurre un'azione al di fuori del sindacato. Il 70% dei lavoratori rifiutò infatti l'accordo tra il sindacato e la General Motors e dette vita a scioperi selvaggi spontanei.
Il movimento degli anni 1953-1954, che si diffuse a tutte le compagnie automobilistiche ed a tutte le fabbriche del Paese, costrinse alla fine il sindacato, nel contratto successivo, a restaurare il diritto di sciopero e ad abbreviare il periodo di validità del contratto.
I lavoratori si rivoltarono contro il tradimento dei loro rappresentanti ufficiali e li scaraventarono fuori dai loro incarichi nazionali e locali nell'ambito dei sindacati dei lavoratori dell'acciaio, della gomma, del petrolio, chimici, tessili, elettrici, ecc., eleggendo nuovi dirigenti. Nonostante che i nuovi dirigenti si dimostrassero tali quali i loro predecessori, il fatto in sé dimostrava che alla base covava un diffuso malcontento.
Una percentuale ancora maggiore di lavoratori fu protagonista di scioperi a gatto selvaggio dopo la firma del contratto nazionale da parte della stessa U.A.W. nel 1958. Lo sciopero di 116 giorni nel settore dell'acciaio fu portato avanti con il preciso scopo di contestare il diritto delle compagnie di modificare le regole di lavoro e di introdurre l'automazione senza consultarsi con il sindacato. Anche nel 1961 dei lavoratori bloccarono completamente una gran parte della Ford Motors con uno sciopero selvaggio: le ragioni erano le stesse, cioè il diritto dei lavoratori sul posto di lavoro a regolare il tasso di produttività, a frenare gli abusi dei capi-reparto, dei "controllori" e degli altri tiranni, ed infine ad una rapida composizione dei reclami.
Stanley Weir, uno studioso molto attento alle vicende sindacali, riferisce che: "... poco prima dei negoziati per il contratto del 1964, vi fu nell'U.A.W. uno sviluppo senza precedenti nella storia sindacale americana. Numerose importanti sezioni locali di Detroit iniziarono una campagna a base di adesivi apposti sui parafanghi. In tutte le città in cui sono situate fabbriche automobilistiche, i sostenitori dell'U.A.W. hanno scritto un po' dovunque lo slogan: rendiamo umane le condizioni di lavoro. Mancando dunque il sostegno da parte dei sindacalisti "ufficiali", questi lavoratori cercavano di informare il pubblico della natura della lotta che stavano conducendo, e che la sua prima meta era piuttosto il miglioramento delle condizioni di vita in fabbrica che il salario...".
Nel 1970 ben centomila camionisti della costa medio-occidentale ed occidentale, per la prima volta nella storia del sindacato camionisti, si rivoltarono e dettero vita ad un grandioso sciopero a gatto selvaggio, rifiutando il contratto firmato dai loro leaders nazionali. Dopo 12 settimane di sciopero, i ribelli l'ebbero vinta e costrinsero il loro leaders a rinegoziare l'accordo.
Nell'inverno del 1971 la fabbrica della General Motors in Lordstown, Ohio, venne seriamente danneggiata dai lavoratori che provocavano alla General Motors la mancata produzione di migliaia di piccole autovetture Vega e di Camion Chevrolet. La maggior parte dei lavoratori era sotto i venticinque anni. I salari erano buoni. Una varietà di nuovi tipi di macchinari meccanici e di altri dispositivi automatici eliminava ormai la maggior parte della fatica fisica. La ribellione, dunque, affondava le sue radici in qualcosa di più profondo che non la solita questione salariale.
Ecco dunque presentarsi il tema centrale del prossimo futuro del movimento sindacale, come una "nuova" tendenza: la richiesta dei lavoratori di avere voce in capitolo nel determinare come, a quali condizioni, il loro lavoro vada svolto; in altri termini, la tematica del "controllo operaio".

La riscoperta dell'azione diretta

I militanti non sono rivoluzionari sociali, determinati a rovesciare il capitalismo ed a costruire una nuova società. La loro attitudine nei confronti del capitalismo e dei problemi sociali, in generale, non differisce in nessun aspetto essenziale dalle opinioni ultraconservatrici o liberal-borghesi dei loro leaders sindacali - come George Meany o il defunto Walter Reuthers. Essi aspirano solo a riforme frammentarie e graduali all'interno del sistema e all'interno dei sindacati esistenti.
La maggior parte delle rivolte sono di breve durata. Scoppiano generalmente nel corso dei negoziati contrattuali con i padroni, dopodiché le rivolte stesse cessano. Un rapporto sullo sciopero a gatto selvaggio che lo scorso anno interessò per quattro giorni lo stabilimento Chrysler's Dodge Truck termina con le parole: "La verità è che uno sciopero a gatto selvaggio, per la sua stessa natura, è con ogni probabilità condannato alla sconfitta. Troppe forze, infatti, si ritrovano schierate contro un semplice gruppo di lavoratori...".
Uno sciopero selvaggio è necessario per provocare l'azione ma sarebbe necessario anche che durasse più a lungo di quella e che fosse sostenuto da una azione coordinata su più larga scala. Non vi è nessuna prospettiva a largo raggio e nessun programma complessivo capace di ispirare i lavoratori: né vi è un'organizzazione permanente che possa trasformare le scintille di rivolta in una fiamma durevole. Non vi sono strutture organizzative in grado di unire le sezioni sindacali locali in rivolta nell'ambito dei diversi posti di lavoro posseduti dallo stesso padrone; oppure in grado di collegare le sezioni locali di tutti gli Stati Uniti e del Canada; oppure, infine, in grado di unire i gruppi ribelli in settori differenti pur nell'ambito della medesima città, regione o nazione.
Comunque, le fondamenta per la costruzione di un simile movimento già esistono. I lavoratori, nel corso della lotta, hanno creato forme libertarie di lotta e di organizzazione, pur senza volerlo esplicitamente. Aronowitz (uno specialista in questioni sindacali) conclude che i lavoratori dovranno infine ripudiare le loro organizzazioni, rifiutarsi di accettare contratti imposti loro dalle sporche manovre della burocrazia sindacale e che: "la rivolta spontanea dovrà essa stessa sviluppare le proprie forme collettive di lotta e le proprie richieste..."e che queste "forme alternative" riposano sull'"impulso verso forme dualistiche di organizzazione - i consigli di reparto e di fabbrica, scioperi a gatto selvaggio, movimenti per i delegati di reparto - potranno diventare importanti nel movimento sindacale del futuro".
Stanley Weir è ancora più esplicito, quando sottolinea che: "in migliaia di stabilimenti industriali, un po' dovunque negli Stati Uniti, i lavoratori hanno sviluppato sindacati informali ed underground. Le unità-base di questa organizzazione sono costituite da gruppi composti da numerosi lavoratori, molti dei quali lavorano nel medesimo stabilimento, per cui è sempre loro possibile comunicare gli uni con gli altri, così da formare una specifica entità sociale. Guidati da leaders espressi direttamente sul posto di lavoro, essi portano avanti quotidianamente la guerriglia a base di scaramucce contro i loro padroni e spesso anche contro i loro rappresentanti sindacali ufficiali. Questi gruppi formano la base potenziale per un'insurrezione dal basso... Questi gruppi informali di lavoratori costituiscono le micro-unità organizzative che nel loro insieme formano le unità-fantasma che stanno dietro gli scioperi a gatto selvaggio. Essi formano le uniche organizzazioni che non possono essere burocratizzate...". "Il coordinamento di tali gruppi di lavoratori e dei comitati aziendali in un consiglio cittadino, regionale e nazionale - suggerisce Weir - potrebbe costituire un'alternativa alle burocrazie elette ogni qualche anno, che sono lontane mille miglia dalle sofferenze e dalla vita dei lavoratori nelle fabbriche...".
Il fatto che sia fra gli storici del movimento operaio, sia tra i lavoratori più avanzati si vada facendo strada che né la proprietà corporativa né quella statale siano alternative soddisfacenti per realizzare un controllo operaio, che i lavoratori debbano assolutamente separare le loro organizzazioni dallo Stato e dai padroni, la stessa insistenza sul necessario decentramento all'interno del sindacato, sull'autonomia e sull'azione diretta, dimostrano la rilevante importanza delle idee sindacaliste libertarie in rapporto alla complessa realtà della vita moderna.
Rimane ancora tutta da verificare la capacità del movimento di base dei lavoratori nel raggiungere questi obiettivi in un futuro non lontano o almeno nello sviluppare la capacità di intraprendere il cammino verso una meta di tali proporzioni.

Le lotte degli statali

Con la tremenda espansione delle funzioni statali nei servizi pubblici, nella sicurezza sociale, nei programmi di sviluppo e in quegli enti che ormai coprono tutti gli aspetti della vita sociale, vi è stato un parallelo enorme aumento della forza-lavoro. Le amministrazioni federali, provinciali, di contea e comunali sono a tutt'oggi i più importanti datori di lavoro. Mentre nel 1953 vi erano 4,5 milioni di dipendenti di queste amministrazioni, oggi, nel 1975, siamo giunti a 15,5 milioni di lavoratori - beninteso, esclusi i militari -, il che costituisce un sesto della forza-lavoro complessiva.
Il futuro del movimento sindacale e della sua efficacia dipende quindi, in larga misura, dall'organizzazione che si sapranno dare i lavoratori statali, tecnico-scientifici e professionali, scolastici e dei servizi, i quali formano la porzione più numerosa del movimento sindacale, superando così gli altri tradizionali settori del movimento operaio (manovali e semi-specializzati in campo industriale, minatori ecc.). Qualche progresso è stato fatto in questa direzione, ma il cammino da percorrere è solo agli inizi.
Ma la manifestazione più drammatica e significativa della crescita della coscienza di classe tra gli statali si è avuta nel marzo 1970 con lo sciopero dei lavoratori postelegrafonici - il primo nella storia del Governo Federale - esteso a tutto il territorio nazionale. Questo sciopero ebbe luogo non solo in violazione della legge federale anti-sciopero che vieta qualsiasi sciopero contro lo Stato (la pena prevista per tale reato è di un anno e mezzo di galera e mille dollari di multa per ogni scioperante), ma anche in sfida ai loro dirigenti sindacali.
Si trattò di uno sciopero spontaneo, non autorizzato, a gatto selvaggio, che si estese rapidamente da New York ha più di duecento città, paralizzando il sistema postale e coinvolgendo 200.000 scioperanti. Se le altre principali organizzazioni sindacali degli statali non si unirono allo sciopero dei postali (il che avrebbe completamente paralizzato lo Stato in tutte le sue funzioni) fu solamente per la durissima pressione del governo (che utilizzò l'esercito per smaltire la posta) e degli stessi leaders sindacali.
La confluenza degli statali, dei dipendenti dei pubblici servizi e della scuola - cioè di quella che viene ormai definita "la nuova classe lavoratrice" - nel filone della migliore tradizione del movimento sindacale americano è un patto tremendamente significativo e foriero di importanti sviluppi.

Sam Dolgoff