Rivista Anarchica Online
Pavia: come t'incastro l'"anarchico"
senza autore
Il 15 giugno negli ambienti di un certo giro si viene a sapere che è
in arrivo un carico di "erba" (hashish)
e "pastiglie" (LSD). La sera dopo il carico viene consegnato allo studente Antonino Maesano
(simpatizzante della sinistra
extra-parlamentare) che lo deve far pervenire ad un farmacista locale. Sul posto, quando
sopraggiunge il Maesano, c'è già la polizia. Il giorno seguente il giornale locale esce
a caratteri cubitali col titolo "Ricercato Nino l'anarchico, il
corriere della droga". Alcuni giornali locali scrivono che il Maesano militava in Lotta Continua. Lotta
Continua emette precipitosamente un comunicato stampa in cui butta a mare il compagno. Gli anarchici
di Pavia non hanno né confermato né smentito che il Maesano fosse anarchico. Questo
è corretto: noi
non rilasciamo patenti di anarchismo né scomuniche, tantomeno nei confronti di chi si trova nelle
"grane".
Possiamo però dire una cosa: fosse o non fosse anarchico, si dicesse o non si dicesse anarchico,
il
Maesano certo s'è comportato in modo molto stupido. Tutto questo episodio è
comunque molto interessante ed esemplare nel suo genere, e per questo ne
parliamo. È un bell'esempio di come la polizia usa la droga è chi ne fa uso. Infatti quello
che ha
consegnato ad Antonio Maesano il pacchetto contenente l'hashish e le pastiglie di LSD ci risulta esser
un
noto pregiudicato, più volte usato come spia e provocatore dalla polizia (nel 1969 fu allontanato
dai nostri
compagni e poi espulso da Lotta Continua su indicazione degli stessi anarchici). Il commesso di farmacia
destinatario del famoso pacchetto è una figura altrettanto squallida: drogato, omosessuale,
ricattato dalla
polizia con cui collabora fedelmente. Difatti fu proprio lui che, all'apparire del Maesano sul luogo
dell'appuntamento, urlò più volte ai poliziotti: "È lui, è lui,
prendetelo!" Se si guarda la campagna stampa orchestrata dai giornali locali e come la Questura
abbia usato questo
episodio per giustificare fermi, perquisizioni ecc., è difficile dedurre che tutta la faccenda
è stata
architettata dalla stessa polizia. Con queste cose i questurini si fanno tanta bella pubblicità e si
costruiscono una facile copertura per giustificare le provocazioni e la repressione presentando i
rivoluzionari come drogati e spacciatori di droga. Il giudice Cudillo, Istruttore del Caso Valpreda,
durante l'interrogatorio della compagna A.F. disse: "...
che tanto noi le cose le sappiamo, tra di voi c'è molta gente che "fuma" e per noi sono facilmente
ricattabili". Si riferiva evidentemente non ai militanti anarchici, ma a quelle frange di simpatizzanti che,
in buona o mala fede, stanno ai margini del movimento anarchico.
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