Rivista Anarchica Online
La CNT e la repressione
di Luis Andrés Edo
I tempi cambiano, la congiuntura politica si modifica, l'evoluzione della società spagnola si
traduce in una trasformazione innegabile, ma i metodi di provocazione contro la CNT e
l'anarchismo continuano ad essere gli stessi: si continua ad attribuire loro attentati
prefabbricati, compromettendo, implicando e accusando i loro militanti, torturandoli nei
locali della polizia, ottenendo con la violenza la confessione di delitti, assassinandoli nelle
carceri....
I tempi cambiano, i metodi di repressione rimangono gli stessi, ma la CNT continua a
crescere....
Nascita della montatura terroristica contro la C.N.T.
Dopo l'attentato compiuto dall'estrema destra contro gli uffici delle CC.OO. a Madrid
(Barrio de Atocha), avvenuto il 24 gennaio 1977 e che si concluse con cinque persone
assassinate, le cinque centrali sindacali della Catalogna: SOC, CC.OO., USO, UGT e CNT
si riuniscono in meno di un'ora.
Il Comitato Regionale, in rappresentanza della CNT della Catalogna, partecipa ad una
serie di riunioni che si susseguono a ritmo vertiginoso e nelle quali si decide la
proclamazione di uno sciopero generale per il 28 gennaio. La CNT ritiene che, nonostante
le differenze che la separano dalle altre centrali, sia assolutamente necessario affrontare
uniti l'attacco fascista.
Abbiamo voluto citare questo episodio perché quando nei giorni, nelle settimane e nei
mesi seguenti la repressione si accentra sulla CNT e l'anarchismo, nessuna organizzazione
operaia o politica ripeterà questo gesto di solidarietà.
La psicosi del terrore iniziata coi fatti del 24 si generalizza quando il 28 vengono uccisi a
Madrid tre poliziotti.
Ad iniziare da questo momento il Comitato Regionale catalano raccomanda di non
effettuare assemblee di massa dei sindacati. Domenica 30 ha luogo in un quartiere di
Barcellona una riunione convocata da militanti della CNT di tendenza anarchica, cui
partecipano due compagni italiani, un portoghese e un francese.
Un'ora dopo l'inizio della riunione avviene l'irruzione della polizia che arresta i cinquanta
partecipanti, con l'attuazione di uno straordinario spiegamento di forze. Tutto l'isolato
viene circondato, viene utilizzata vistosamente tutta la panoplia antiterroristica: giubbotti
antiproiettile, unità mobili con mitragliatrici, collegamento radio, occupazione del
quartiere, deviazione della circolazione.
Oltre a voler arrestare i compagni, la polizia vuole provocare un colpo che abbia effetto
politico cercando di collegare la riunione con l'ondata terroristica degli ultimi giorni.
Questo tentativo della polizia si evidenzia con la pubblicazione, meno di ventiquattr'ore
dopo, del lungo rapporto di arresto in cui si accusano i compagni della programmazione di
una linea d'azione terroristica che doveva essere portata avanti dalla FAI. Fu questo uno
dei grandi errori della polizia; infatti quando ancora non era stato interrogato uno solo
degli arrestati le telescriventi già trasmettevano la versione della polizia, per cui divenne
chiaro che la montatura e il rapporto erano stati preparati prima degli arresti.
Lo scopo politico di questa operazione poliziesca era esplicito. La CNT stava dimostrando
negli ultimi tempi una vitalità che sorprendeva lo stesso potere e la sinistra: la
Confederación era l'unica centrale operaia che rifiutasse la linea del patto sociale. Si era
rifiutata di dialogare con il ministro. Non accettava di essere assorbita negli organismi
dell'opposizione che negoziano col governo. Questa posizione della CNT trovava una
rispondenza sempre maggiore all'interno della classe operaia.
Era dunque necessario piegare i lavoratori di una centrale che si rifiutava di accettare le
regole del gioco imposte dal potere. Un'organizzazione che non si arrendeva. Il modo
migliore per neutralizzarla era di collegarla e implicarla nell'ondata terroristica che era
andata crescendo. E soprattutto occorreva implicare il suo nucleo vitale, quello che
cresceva in modo più visibile: in Catalogna.
L'estendersi della montatura terroristica contro la CNT
Quando per mancanze di prove il Juzgado n.2 di Barcellona si vede costretto a ordinare la
liberazione di 48 compagni, le versioni della polizia vengono poste in ridicolo in un modo
che non s'era mai riscontrato prima. Tutte le sue argomentazioni crollano clamorosamente.
È un fiasco che la polizia non è disposta a sopportare.
Con la liberazione dei 48 compagni, alcuni di essi selvaggiamente torturati, non solo crolla
la montatura della progettata "linea terroristica" che doveva essere decisa in quella
riunione, ma viene anche smantellato tutto l'attacco "politico" poliziesco. La tortura non
aveva dato i risultati sperati; occorreva quindi estendere la montatura ad ogni costo,
scoprire depositi di esplosivi, arsenali clandestini, diffondere dichiarazioni di
rivendicazione di attentati.
È per questo che la polizia progetta, nel febbraio del 1977, due nuove operazioni contro
militanti della CNT in Murcia e Malaga, utilizzando, come a Barcellona, tutta la panoplia
antiterroristica.
Gli undici arrestati di Murcia e i quattro di Malaga vengono rapidamente trasferiti a
Barcellona e inseriti nello stesso procedimento giudiziario istruito per gli arrestati del
giorno 30. L'intenzione della polizia è molto chiara: collegare i due casi, che non hanno
alcun nesso tra loro, per salvarsi dal ridicolo in cui l'ha fatta cadere l'opera del 4 Grupo
Antiterrorista della 2a Brigada Politico Social di Barcellona (gruppo specializzato anti-anarchico).
La nota pubblicata dalla polizia accusa i detenuti di Murcia di detenzione di un arsenale di
armi e di un deposito di esplosivi, rapine e furti di materiale tipografico.
La polizia diffonde la voce secondo cui uno degli arrestati aveva la pistola di uno dei
poliziotti uccisi a Madrid. Quando gli arrestati di Murcia, trasferiti urgentemente a
Barcellona, vennero posti a disposizione del giudice, dopo dieci giorni di interrogatori e
torture, gli avvocati poterono provare che il materiale delittuoso scoperto dalla polizia si
componeva di due pistole (una delle quali inservibile), uno schioppo da caccia e due o tre
bottiglie molotov. Né arsenali di armi, né deposito di esplosivi, né pistola del poliziotto
ucciso, né attentato alcuno.
Eravamo (gennaio, febbraio, marzo 1977) davanti al primo tentativo di provocazione -
dopo la morte del dittatore - debitamente programmato contro l'anarchismo e la CNT.
Gli obiettivi di questa provocazione erano, fondamentalmente: 1) spingere i militanti ad
una risposta armata, per confermare le versioni della polizia; 2) neutralizzare l'influenza
della CNT in seno alla classe operaia, frenando il processo di adesione e creando
l'atmosfera propizia allo sbandamento degli indecisi; 3) ricattare la CNT perché si piegasse
alla linea del patto sociale voluto dal governo.
La CNT riuscì, non senza difficoltà naturalmente, a superare questa posizione con
l'intelligenza e senza sbandamenti. A conferma, ecco alcuni dati: in seguito a questi fatti, la
CNT in Catalogna raggiunge la cifra di centomila aderenti. L'organizzazione a Barcellona
si articola in venticinque sindacati di settore. Duecentomila persone partecipano, il 2
luglio, al meeting in Montjuich, cifra non raggiunta da alcuna manifestazione organizzata
dalle altre centrali sindacali. Inoltre più di mezzo milione di persone partecipano alle
Jiornadas Libertarias Internacionales di Barcellona tra il 24 e il 28 luglio.
Questi dati sono la risposta più significativa ai tentativi polizieschi e politici di
provocazione contro la CNT e l'anarchismo.
Nuova fase della provocazione
Ma questa non era che la prima scaramuccia nel nuovo processo di lotta, altre prove più
dure sarebbero venute più tardi.
Parallelamente all'evoluzione del processo politico che si è concretizzata nel Patto Sociale,
detto della Moncloa, la repressione acquista un carattere più concreto. Non si tratta più di
eliminare i gruppi marginali radicali. Il potere rivolge le batterie della repressione contro
quelle organizzazioni che per la loro influenza e il loro peso sulla classe operaia sono
capaci di mettere in pericolo gli orientamenti politici, sociali e sindacali, contenuti nel
Patto Sociale della Moncloa e nel decreto sui "Rapporti di Lavoro" (continuità del
verticalismo fascista) due chiavi di volta che devono segnare l'orientamento del movimento
operaio e politico per i prossimi dieci anni.
La CNT costituisce il baluardo più solido di mobilitazione e di contestazione a questa
posizione di collaborazione interclassista. Il regime non poteva rimanere impassibile di
fronte alle campagne di denuncia e di agitazione operaia contro i compromessi politici a
tutto danno degli interessi dei lavoratori. Con queste campagne la CNT costituisce il
maggior ostacolo alla applicazione pratica del Patto della Moncloa. D'altra parte occorre
segnalare che l'atteggiamento della CNT contrario alle elezioni sindacali (nuova versione
del "verticalismo" franchista) trova una forte rispondenza nei lavoratori tanto che gli
astenuti sono il 20-25%, dopo tre mesi di elezioni dei delegati nelle aziende.
Davanti a questi fatti, il potere col consenso della sinistra parlamentare, dà inizio ad un
nuovo stile di repressione accentrandola in particolare sulla CNT e le tendenze libertarie.
Il nuovo stile della repressione contro la CNT non consiste più nell'arrestare i suoi militanti
e nell'accusarli utilizzando il metodo delle "prove per convinzione" che la polizia ha
continuato ad utilizzare per 40 anni. Questo metodo consiste nell'accettazione da parte dei
tribunali della "convinzione di colpevolezza" della polizia come prove documentate.
Questo procedimento fu messo ancora in atto contro i detenuti anarchici del 30 gennaio
1977 ed abbiamo già visto come fallì, essenzialmente, per la possibilità che ha oggi
l'organizzazione di rispondere pubblicamente alle versioni della polizia.
Questo metodo delle "prove per convinzione" non si può più applicare
indiscriminatamente, soprattutto quando si tratta di una cospirazione politica contro la
CNT. La polizia si vede costretta a provare i crimini, quindi niente di meglio che
"fabbricarli" e poi indurre alla loro realizzazione attraverso agenti infiltrati.
Attualmente esistono tre procedimenti giudiziari iniziati contro militanti libertari, in base ai
quali è stata montata tutta la campagna di discredito contro la CNT.
Questi tre processi sono: il passaggio di 50 kg di dinamite attraverso la frontiera del Coll
de Bayuls, sui Pirenei catalani, che portò all'arresto di due compagni, uno dei quali era
Augustin Rueda Sierra, recentemente assassinato nel carcere di Carabanchel. Arresto
effettuato dalla Guardia Civil l'ottobre scorso.
Il secondo processo è quello del salone delle feste della Scala di Barcellona. E il terzo,
diviso in vari stralci, è quello per l'arresto di gruppi libertari autonomi a Madrid e
Barcellona.
Ebbene, in tutti e tre questi processi l'organizzazione ha svelato l'esistenza di agenti
infiltrati al servizio della polizia.
Per quanto riguarda gli ultimi due, la polizia ha arrestato parecchie decine di compagni
militanti della CNT, che in seguito furono rimessi in libertà senza neppure essere
processati, ma lo scopo della polizia era stato raggiunto: il loro arresto era servito a
rafforzare la campagna di discredito diretta contro la CNT.
Tutti i dati principali che servivano come base all'arresto dei gruppi libertari autonomi di
Madrid e Barcellona la polizia li aveva in mano molto prima dell'attentato della Scala. La
prima domanda che logicamente si deve avanzare è: perché questi arresti sono stati
effettuati dopo l'attentato della Scala?
Perché, naturalmente, la chiave di volta della campagna di discredito contro la CNT era
costituita dai fatti della Scala. Dopo questo episodio, non ancora chiarito, gli arresti
susseguenti dei gruppi libertari appaiono con maggior rilievo, come una straordinaria e
brillante operazione di polizia il cui scopo politico è raggiungere i massimi livelli di
discredito per la CNT e l'anarchismo che tutta la stampa borghese promuove come
grandiosa cassa di risonanza.
La forma in cui si è sviluppata l'azione di polizia dimostra come gli arresti fossero stati
sistematicamente programmati prima dei fatti della Scala e si fosse atteso il giorno della
convocazione, da parte della CNT, di una manifestazione, legale, di protesta contro il
Patto della Moncloa, per realizzare quello stesso giorno l'attentato al salone delle feste,
che provocò quattro morti durante i tentativi di spegnere l'incendio.
Che esista una montatura cospirativa, basata sulla "fabbricazione" di fatti delittuosi da
attribuire alla CNT, è innegabile. Che questi fatti abbiano provocato tra i militanti
dell'organizzazione posizioni contraddittorie non è meno innegabile. È pure evidente che
lo scatenamento di queste contraddizioni era, e continua ad essere, uno degli obiettivi
principali dei nemici della Confederación.
La strategia contro la provocazione
In questo autentico "battesimo del fuoco" in cui il potere ha posto la CNT non abbiamo - a
livello politico e pubblico - che due atteggiamenti per reagire a questa situazione: 1) La
CNT si defila, non solo dai fatti concreti con cui in effetti non ha niente a che fare, ma si
disinteressa delle conseguenze e della difesa pubblica e giuridica degli arrestati; 2) la CNT
affronta la provocazione e, chiarendo che non è affatto implicata in alcuno dei delitti di cui
sono accusati gli arrestati, assume pienamente la difesa pubblica, mentre denuncia, accusa
e smonta il complotto politico di cui è oggetto.
Se la CNT resta fuori e non risponde alla provocazione mettendo in moto tutto il suo peso
di agitazione, di propaganda e di mobilitazione, credendo così di poter offrire all'opinione
pubblica e alla classe operaia un'immagine più accettabile, la CNT commetterebbe uno dei
suoi più grandi errori strategici. A parte il fatto che, finché l'organizzazione manterrà la
sua posizione contraria al Patto, continuerà ad essere bersaglio della provocazione e di
altre montature.
Per fortuna l'ultimo Pleno Straordinario della Catalogna l'ha compreso e all'unanimità si è
detto propenso ad affrontare pubblicamente la provocazione.
È indubbio che la CNT attraversa un momento estremamente delicato, non solo in quanto
si trova immersa nel processo politico che si sviluppa nel paese, ma anche per le difficoltà
del suo stesso sviluppo organico.
Ma il fatto che il Sistema si sia visto costretto a collocare la CNT nella posizione di
rispondere alla provocazione, costituisce il sintomo più inconfondibile del fatto che il suo
orientamento, la sua posizione e la sua azione creano problemi al potere.
La situazione è delicata per la CNT, ma contemporaneamente la situazione consente alla
CNT situazioni di lotta di innegabile interesse.
Se davanti a questo "battesimo del fuoco" l'organizzazione riesce a stabilire una strategia
globale, pubblica, di solidarietà e di difesa degli arrestati così come vuole la sua immagine,
resistendo al complotto attraverso il quale la si vuole integrare nel processo politico
(favorevole al Patto e interclassista in cui sono cadute tutte le sinistre parlamentari e tutte
le organizzazione operaie) la CNT può uscire vittoriosa da questa prova.
|