Rivista Anarchica Online
Ecce bombo o ecco i bamba
Leggo su A-Rivista anarchica n.5, nell'articolo di G. L. Pascarella: Filmare impietosamente un
gruppo di "militanti in crisi", spiarli nella patetica routine sinistrese, ha coinciso con l'avvenimento
cinematografico dell'anno. Ovviamente mi rallegro e penso che qualcuno ha finalmente capito
che "Ecce Bombo" è, più o meno, una abile operazione commerciale giro tre pagine e, con mio
grande rammarico, leggo la recensione, a dir poco gratificante, che ne fa un certo R.Z.
Nanni Moretti: realizza quattro film in Super 8, l'ultimo (Io sono un autarchico) costato tre
milioni, è stato addirittura trasmesso in TV nella II rete un sabato sera, alla proiezione ha fatto
seguito un dibattito televisivo fra Stefano Satta Flores (noto attore di sinistra) e il Moretti
regista-autore-produttore-protagonista (quindi il film non ha girato solo nei circuiti d'essai).
Subito dopo ecco "Ecce Bombo", costo 170 milioni, girato in 16 mm e poi gonfiato in 35 mm
(queste sono affermazioni dello stesso Moretti tratte dall'intervista da lui concessa alla Rivista
del cineamatore n.4 - Aprile 1978); assai francamente W.P. su Re Nudo n.67 afferma: - Ma i
tuoi due film, Nanni, sono lo stesso film... e il terzo? Sarà ancora la stessa cosa? -, questo è il
punto di partenza per l'analisi del film.
Nell'Autarchico, Moretti descriveva realisticamente il mondo romano del teatro off
underground, aggiungendoci inoltre annotazioni intelligenti, descrivendo il patetico rapporto
fra il giovane regista ed il quotato critico teatrale o vivisezionando l'atteggiamento del
protagonista teatrale col figlio bambino: l'impressione generale risultava notevolmente sincera,
esiste effettivamente, e non solo a Roma, gente così che, da decenni ormai "fa" teatro
d'avanguardia.
Il discorso crolla però quando Moretti ritrasferisce tutto in un quadro più vasto, cioè analizza in
maniera simile una realtà sociale assai più complessa come la condizione di certi giovani ex-sessantottini (o presunti tali) inseriti, o meglio, disinseriti nel quadro socio-politico attuale; egli
deve ricorrere a quei cambi di scena velocemente violenti ("cup-up" secondo l'erudito R.Z.)
proprio perché il suo metodo di lettura della realtà è costruito per un piano ridotto (come quello
dell'Autarchico) e non per una realtà più complessa come quella che egli pretende, o meglio,
finge di non voler analizzare; in sintesi Nanni mi ricorda un prestigiatore nell'esecuzione dei
suoi giochi: c'è la scena, tu la vedi e incominci forse un po' a capire, ma bruscamente, quando
stai per arrivarci, la scena cambia e tu non capisci niente; l'abilità del prestigiatore consiste
appunto nel ridurre al minimo quel breve attimo di tempo in cui lo spettatore può intuire dov'è o
qual è il trucco. Insomma Moretti, spendendo 167 milioni, ha realizzato un aborto di
"Autarchico"; a questo punto il sospetto di un'abile operazione commerciale basata sul film
precedente diventa legittimo: in pratica, l'Autarchico, girato in Super 8, non poteva circolare
per le normali sale cinematografiche ed ecco quindi il nuovo film, simile al precedente, ma nel
formato 35 mm con un soggetto più comprensibile a tutti (o più alla moda) rispetto a quello di
prima.
Del resto lo stesso Moretti (nell'intervista pubblicata su A-Rivista Anarchica (n.1 di quest'anno)
ammette che la via è quella da un lato di entrare in tutte queste strutture (televisione, radio,
cinema, giornali) per cercare di trasformarle e dall'altro di continuare a fare dei prodotti
"alternativi"... - e, nella Rivista del Cineamatore prima citata, precisa che: -... ho posto come
"conditio sine qua non" alla produzione e alla distribuzione che mi lasciassero carta bianca
assolutamente su tutto. Non è quindi, che adesso ritornerò al Super 8 deluso dall'industria
cinematografica... -
A mio avviso Moretti quindi viene consenzientemente fagocitato da quelle "strutture" che
vorrebbe trasformare ed ha ragione chi parla di "commedia all'italiana" dell'ex-sinistra extra; il
suo Michele, in fin dei conti, starebbe benissimo nella galleria del film "I mostri" (nota raccolta
di gag della commedia all'italiana) assieme ai personaggi interpretati da Tognazzi e Gassman,
inoltre, da buon film-maker, Nanni accentua questa impressione nell'inconscio dello spettatore
urlando (nel film): ... questo non è un film di Alberto Sordi... - mentre invece il suo lavoro
(commedia dell'ex-ultra sinistra) fa il paio con il "Borghese piccolo piccolo" (pellicola
ambiziosamente "democratica" in realtà di estrema destra). In un'occasione precedente, su
questa rivista, ho cercato di spiegare come i critici cinematografici marxisti (o comunque tutti
quelli, e sono molti, che simpatizzano per la sinistra istituzionale) spingano, in maniera
determinante, le pellicole funzionali alla loro ideologia e alla nouvelle vogue culturale del
"sinistrese" (cioè alla cultura della nuova tecnocrazia).
Si vogliono liquidare una serie di problemi giovanili come: disoccupazione - disadattamento -
emarginazione - alienazione - uso di droghe pesanti? Si vuole dimostrare la possibilità del
recupero di tutta una fascia giovanile, oramai ex-extraparlamentare, da parte della sinistra
istituzionale? "Ecce Bombo" può essere una risposta: questo Michele così sciocchino da essere
perfino reazionario con la sorellina, questo gruppazzo di maschi che vive all'insegna del
"menarsela" (citazione di Pascarella), queste e altre situazioni sono così incredibilmente assurde
da suscitare omeriche risate negli spettatori, coetanei dei protagonisti (altro che rivedere se
stessi Ecce Bombo) o perlomeno, pur essendo reali, vengono presentate in maniera assurda o
ridicola (che è ancora peggio). Il risultato finale è la somma di tante gag tipiche della
"commedia all'italiana" allineata però con le nuove generazioni e tutto il quadro, descritto nella
pellicola, è funzionale ad una operazione di recupero cultural/politico di quei giovani ormai
sfuggiti al controllo della sinistra istituzionale dieci anni or sono.
L'operazione è naturalmente, come già detto, avallata, o addirittura orchestrata, da buona parte
dei critici cinematografici e la loro influenza sul pubblico si fa sentire; ad esempio, tutti parlano
della macchina da presa immobile anche se, vedendo il film, è assai difficile (proprio per il cup-up) accorgersi di questo espediente, nonostante ciò tutti conoscono lo stratagemma; è chiaro
che si sono divorati le recensioni! Intanto Moretti recita in due film dei fratelli Taviani
(sinistresamente noti per la loro obiettività, soprattutto storica): "Padre padrone" e "Il prato" e
la sua foto è in copertina della rivista "Uomo Vogue" (a quando una sua foto "nature" nel
pieghevole centrale de "La città futura"?). Al cinema, per piacere, non facciamoci trascinare
troppo dalle emozioni!
Bruno Vettore (Padova)
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