Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 10 nr. 83
maggio 1980


Rivista Anarchica Online

Il ritorno di dio
di Piero Flecchia

Un settimanale a grande tiratura, Panorama, ha sentito la necessità di avviare una inchiesta sullo stato della religione in Italia. La forma è quella solita dell'inchiesta demoscopica: una sorta di quantificazione del sentimento, per cui si scopre che la fede in qualche Dio è diffusissima e tende a farsi più radicata e fondata quanto più basso è il grado di scolarità. Sembrerebbe ragionevole dedurre che si avvicinano tempi tristi per gli dei, vista la ferma intenzione statale di incrementare la scolarità di massa. Altro dato desumibile dall'inchiesta demoscopica è che nei giovani l'ateismo è molto più diffuso, anche se ancora fortemente minoritario ma, come ben sappiamo, i giovani sono il volto del futuro, per cui, collegando sviluppo della scolarità e affermazione di una generazione fortemente irreligiosa, in prospettiva: un paio di generazioni, per i vari giovampaoli saranno tempi acidi. Ma le cose stanno veramente così?
Nell'inchiesta demografica i negatori di Dio, gli atei, sono opposti alla religione, ma l'ateo è uno spirito a-religioso o non piuttosto un particolare gruppo o setta religiosa? Abbiamo motivata ragione di credere che non si supera un problema attraverso la sua pura negazione, come dovrebbe insegnare la nuda negazione della filosofia fatta da Marx, che ha portato alla fondazione di una filosofia marxista. L'ateismo è, nei fatti, una religione: che delle religioni tramanda l'intolleranza, la virulenza propagandistica, il messianesimo, l'aspirazione a spiegare tutto. Una religione il cui Dio è la Materia.
Se noi trattiamo gli atei come hanno da essere trattati, una setta entro l'universo del religioso, scopriamo che la religione sta trionfando in tutta la nazione. La religione fa problema, attrae, avvince, domina. Perché questo accade? E che cosa sta a significare? Perché grandi giornali nazionali inaugurano rubriche di tipo "Religione e Società" (La Stampa di Torino)? Perché libri mediocri e triviali come "La vita di Gesù" di Messori raggiungono tirature da Liala battendo addirittura "Il padrino", e non solo in Italia, e sono tradotti in molte lingue? Che cosa promuove questo sviluppo del sentimento religioso?
Un padre della chiesa, se ben ricordo il bilioso Tertuliano, afferma: "Solo nella religione è la libertà". Qui è la chiave per decifrare l'enigma della rinascita religiosa contemporanea. L'affermazione appare in sé contraddittoria perché ogni religione pretende di affermare la regola giusta e santa, vera e immodificabile: che predica esattamente al micron la verità. Come può esserci, a discendere da tali premesse, libertà nella religione?
Ritorniamo a Tertuliano: prima pagano, che ha fatto studi in medicina, poi è passato alla giurisprudenza e ha studiato a fondo la retorica. Spirito irrequieto, egli, nello sviluppo della sua personalità, viene a contatto con le istituzioni politiche del suo tempo: l'impero romano, ormai chiuso a ogni istanza di libertà, fondato sulla forza delle legioni e su una gigantesca e disfunzionante macchina di esazione fiscale, capace di tutti i peggiori crimini. La macchina politica vive ormai in una sfera separata, mostruoso organismo parassitario che succhia il sangue della gente. Questa macchina divide il mondo in servi della macchina imperiale e schiavi sfruttati dalla macchina. I servi, servendo la macchina, ingrassano sulle fatiche di chi lavora. La società civile appare come nuda società del dominio: non suscettibile di alcuna modificazione, se non nella direzione di un ulteriore accrescimento del dominio. Partecipare alla vita pubblica significava arruolarsi dalla parte degli sfruttatori. L'essere che aderiva all'esistente sociale, essere per l'impero, era un essere per il dominio. Contro questa situazione nella società della Roma imperiale si svilupparono delle controsocietà marginali dove la libertà si affermava come fantasticazione circa l'universo del religioso. Un uomo come Tertuliano poteva ancora dare il proprio contributo e sperimentare uno spazio di fratellanza entro l'universo del religioso.
Storicamente, tutte le religioni misteriche, a cominciare dall'orfismo (su questo argomento si veda il bel libro di Carchia: Orfismo e tragedia, il mito trasfigurato, ed. Celuc, lire 2.200) provengono dall'area degli imperi mediorientali, dove si afferma, contro la libertà selvaggia, la prima forma storica di dominazione statalista. Queste religioni acquistano spazio come momento di libertà e sola forma di libertà possibile: l'invenzione religiosa, entro i sistemi della dominazione, ma si rivelano incapaci di convertire e trovare masse di neofiti in occidente, malgrado i vari tentativi fatti a partire dal VI secolo prima di Cristo, fino a quando rimarrà uno spazio di contributi creativi alla libertà della polis per il cittadino.
L'impero, crollo della libertà greco-romana, è celebrato dal suo fondatore storico: Augusto sotto l'insegna della pace, ma è una pace ottenuta attraverso l'introduzione della censura, del conformismo, nel delitto di lesa maestà. La pace attraverso l'oppressione. Contro questa pace la tradizione classica sviluppò una linea di resistenza laica, attraverso lo stoicismo, e una serie di congiure, che però non giunsero a restaurare le libertà comunali del mondo greco-romano.
Davanti a un potere politico che appariva onnipotente e irresistibile, aderire al quale significava farsi partecipi a un sistema di nuda rapina; come era già accaduto in oriente, anche in occidente si sviluppò un ripiegamento verso le libertà fantastiche ed illusorie del religioso. Libertà fantastiche ed illusorie perché nulla ha più altrettanto necessità di ordine rigoroso e unanimismo dell'universo religioso, in quanto nulla è più esiziale che fraintendere la parola del dio che si venera. Infatti Tertuliano morì in sospetto di eresia (montanismo) e forse non divenne eretico bruciato sul rogo solo perché non esisteva ancora un potere cristiano. Ma già all'origine anche il cristianesimo, come tutte le sette religiose, si distingue per la ferocia delle sue beghe interne, per gli implacabili odi che lo lacerano, come oggi lacerano le varie sette-chiese marxiste. Non solo, questa religione di libertà redenzione e pace, arrivata al potere nel II secolo dopo Cristo nel piccolo stato di Edessa, immediatamente fece chiudere tutti i templi degli altri dei e perseguitò le altre religioni, come avrebbe fatto, diventata padrona della macchina imperiale romana, dopo Costantino.
Davanti allo sballo della società civile (un buon esempio ci è dato dalla Russia bolscevica, dove il triviale Islam si rivela impermeabile e prospera nelle regioni asiatiche, mentre la chiesa ortodossa, per secoli complice della barbarie zarista ritrova masse credenti, e conquista adesioni nei ceti intellettuali) là dove un sistema di dominazione riduce l'essere nel sociale a essere integrato nell'autonomia del dominio, nell'impossibilità di partecipare e contribuire allo sviluppo della propria società, gruppi di persone ritrovano una libertà fantastica nell'universo del religioso.
La radice della crescita dei sentimenti religiosi è dunque intimamente connessa con l'affermarsi di un sistema di dominazione: problema già chiaramente formulato da Machiavelli, soprattutto nei "Discorsi sulla prima deca di Tito Livio". La religione, e segnatamente la sua esperienza mistica, garantisce una sorta di fantasma o parodia della libertà, esattamente come il sogno per il prigioniero gettato nel fondo di una segreta putrida. Prodotto del mondo della dominazione, la religione non potrà non rivelarsi parte coerente di tale sistema, per cui contribuirà, in un prosieguo di tempo, a mantenere e perfezionare il dominio: come la paradossale vicenda del cristianesimo insegna (1).
Dobbiamo quindi concludere che la presente rinascita religiosa è in diretta connessione con il progressivo imporsi di un sistema di dominazione sempre più totalitario e rapace: mediante il quale una parte degli uomini, servi del dominio, ingrassano militando nella dominazione. Combattere l'effetto: la religione, è come fare cataplasmi su una gamba di legno. Solo eliminando la causa, si potrà eliminare l'effetto. Se poi l'uomo non potesse vivere senza religione, tale esperienza dell'anima umana, che è fenomeno vasto, complesso e affascinante, sarebbe comunque ritrovata la libertà politica, ricondotta entro forme e dimensioni non nocive alla società, come fu il paganesimo greco-romano, o il culto dei santi nei comuni medioevali (2).
Una posizione autenticamente libertaria davanti al fenomeno religioso esclude quindi ogni atteggiamento intollerante, polemico: non ha senso far polemiche col burattino: chi dice le cose è il burattinaio: la dominazione. Bisogna resistere alla dimensione istituzionale, politica, delle religioni, e non dibattere circa i dogmi, ricordando sempre l'aureo ammonimento di Errico Malatesta: "Se qualcuno ha bisogno di Dio, lasciateglielo". Nella coscienza però che la crescita del sentimento religioso è la spia di una crescita del peso della dominazione politica, contro la quale va orientata tutta la lotta.

(1) Vicenda paradossale perché tutto il cristianesimo delle origini è rivolta netta e radicale contro l'impero e predicazione della fine di Roma, mentre poi storicamente, con il papato, il cristianesimo sarà l'ultima forma della dominazione storica di Roma, che ancora dura virulenta e attiva. Fondamentali sono su questo punto i contributi del filosofo Pietro Martinetti "Gesù Cristo e il cristianesimo" ed. Il Saggiatore.
(2) I comuni medioevali furono sconfitti perché non ruppero il cordone ombelicale con il papato che, dopo essersi servito di loro nella lotta contro l'impero, li tradì e consegnò ai nascenti stati nazionali dinastici. Esemplare è la vicenda Firenze-Medici. Chiarificatore l'odio implacabile del Vaticano per Venezia, che i papi abbandonarono sola contro il Turco, e contro la quale promossero autentiche crociate, mobilitando re di Francia e imperatori.