Rivista Anarchica Online
Reclus, gli anarchici e i marxisti
di Martin Zemliak
Reclus è considerato uno dei teorici dell'anarchia, ma si possono osservare delle contraddizioni
tra la sua appartenenza momentanea alla massoneria e il suo anarchismo; il suo elettoralismo nel
1870 e il suo antiparlamentarismo successivo; la sua devozione per Bakunin e il giudizio severo
di quest'ultimo su Eliseo e suo fratello: "Uniti nei principi, ci siamo separati molto spesso, quasi
sempre, sulla questione della realizzazione dei principi. Anch'essi, come la loro amica,
credevano, due anni fa almeno, alla possibilità di conciliare gli interessi della borghesia con le
legittime rivendicazioni del proletariato". Nondimeno, Bakunin nominò Reclus suo legatario
(insieme a Cafiero) e fu Reclus ad operare una scelta dei manoscritti di Bakunin che pubblicò col
titolo di Dio e lo Stato nel 1882. Già la pubblicazione di quel testo (il più noto ed il
più diffuso
tra i testi anarchici) basta a dimostrare il ruolo di Reclus. Egli ebbe la medesima perspicacia
verso Kropotkin, di cui scelse alcuni articoli che presentò e che intitolò Parole di un
ribelle nel
1885. Dieci anni dopo, Reclus fece lo stesso per un altro libro di Kropotkin per cui scrisse una
prefazione e che intitolò La Conquista del Pane. Così Eliseo ha siglato colla sua
personalità tre opere fondamentali dell'anarchismo e tuttavia le
sue idee sono quasi dimenticate. Bakunin, in una lettera del 1875 ad Eliseo, scriveva: "Sì, tu hai
ragione, la rivoluzione, per il
momento, è rientrata nel suo letto, noi ricaschiamo nel periodo delle evoluzioni, ossia in quello
delle rivoluzioni sotterranee, invisibili e spesso persino impercettibili". E Reclus stesso sottolinea questa
idea nella prefazione della Conquista del Pane: "Certamente
l'imminente rivoluzione, importante quanto può esserlo nel progresso dell'umanità, non
differirà
dalle rivoluzioni precedenti compiendo un brusco salto: la natura non ne fa. Ma si può dire che,
per mille fenomeni, per mille modificazioni profonde, la società anarchica è già da lungo
tempo
in piena crescita". Nel suo unico libro politico (oltre agli opuscoli), L'evoluzione, la rivoluzione
l'ideale anarchico,
pubblicato nel 1897, Reclus spiega il suo punto di vista: "Bisogna diffidare non solo del potere
già costituito, ma anche di quello che è in germe". Sui tentativi comunitari: "S'era
avuto il fermo
proposito di trasformare il mondo e a conti fatti ci si trasforma in bottegai. Tuttavia gli
anarchici seri e sinceri possono trarre un grande insegnamento da queste numerosissime
cooperative". Il capitolo conclusivo è notevole per le sue sfumature: "Noi non c'illudiamo
affatto: sappiamo che la vittoria finale ci costerà ancora moltissimo sangue, fatica e sofferenze.
All'Internazionale degli oppressi si contrappone un'Internazionale degli oppressori". La lucidità
di Reclus spiega la sua triplice posizione di pazienza, di etica e di tolleranza nei
confronti della violenza rivoluzionaria: "Tra il difensore della giustizia e il complice del crimine
non ci son vie di mezzo! In questo campo, come in tutte le altre questioni sociali, si pone il
grande problema che si discute tra Tolstoi e gli altri anarchici, quello della non-resistenza o
della resistenza al male. Da parte nostra, pensiamo che l'offeso che non resiste consegna in
anticipo gli umili ed i miseri agli oppressori ed ai ricchi. Resistiamo senza odio, senza rancore
né spirito di vendetta, con tutta la dolcezza serena del filosofo e la sua volontà intima in
ciascuno dei suoi atti, ma resistiamo!" (...) "Dal punto di vista rivoluzionario, mi asterrò dal
preconizzare la violenza e sono desolato quando degli amici trasportati dalla passione si
lasciano andare all'idea della vendetta, tanto poco scientifica, sterile. Ma la difesa armata di un
diritto non significa violenza" (...) "Quotidianamente si compiono tante ingiustizie, tante
crudeltà individuali e collettive che non ci si stupirebbe di vedere nascere continuamente tutta
una messe di odii... e l'odio è sempre cieco" (...) "Naturalmente, ammiro la nobile personalità di
Ravachol, come si è andata rivelando persino durante gli interrogatorii di polizia. È pure
superfluo aggiungere che considero ogni rivolta contro l'oppressione come un atto buono e
giusto. "Contro l'iniquità la rivendicazione è eterna". Ma dire che "i mezzi violenti sono gli unici
davvero efficaci", oh no, sarebbe come dire che la collera è il più efficace dei ragionamenti!
Essa ha la sua ragion d'essere, ha il suo giorno e la sua ora, ma la lenta penetrazione della
parola e dell'affetto nel pensiero ha tutt'altra potenza. Già per definizione, la violenza impulsiva
non vede che lo scopo; sollecita la giustizia con l'ingiustizia; vede "rosso", ossia l'occhio ha
perduto la sua chiarezza. Ciò non impedisce affatto che il personaggio di Ravachol, così come lo
vedo io e come lo tramanderà la leggenda, non sia una figura grandissima". Occorre sottolineare
l'importanza che Reclus attribuisce alle questioni morali e alla spiritualità.
Si può fondare una morale senza Dio? No. "Non è né sarà possibile fondare
una morale
popolare unicamente sulla ragione.... Una cornice non ci può dare un quadro; la ragione, anche
la più sagace, accompagnata da tutte le buone "ragioni" del mondo, non c'insegnerà mai come
comportarci; all'esplicarsi della nostra morale occorrono tutte le forze dell'essere vivente. E tra
queste forze, si trovano proprio quella dell'amore, dell'entusiasmo, che si mescolano in modo
differente alla religione dei nostri antenati. Queste forze erano male utilizzate, poiché si
perdevano nell'adorazione dell'ignoto". (...) "Il bene comune, o meglio la felicità di tutti gli
uomini nostri fratelli, diverrà naturalmente lo scopo principale della nostra vita rinnovata.
Avremo così la nostra religione, che, ormai, non sarà più in disaccordo colla ragione, e
questa
religione, che d'altronde non è per niente nuova e venne praticata in ogni epoca dai migliori,
implica tutto quel che le religioni passate avevano contenuto di buono". (...) "Certo, la nostra
delusione sarebbe grande se,nel nostro entusiasmo, ci aspettassimo un'evoluzione improvvisa
degli uomini nel senso dell'anarchia. Noi sappiamo che la loro educazione di pregiudizi e di
menzogne li terrà per lungo tempo ancora in schiavitù. Quale sarà la "spirale" di
civiltà
attraverso cui dovranno passare prima di comprendere finalmente che possono liberarsi dalle
briglie o dalle catene? Non lo sappiamo, ma, a giudicare dal presente, questo cammino sarà
lungo". (...) "Per quanti anni, decenni o secoli ci separino dalla rivoluzione finale, non
lavoriamo con minor fiducia nell'opera che abbiamo iniziato, studiando con cura la storia
contemporanea, ma senza prendervi una parte che possa renderci traditori delle nostre
convinzioni". Kropotkin ha descritto Reclus come "il tipo di vero puritano per la sua vita e di
filosofo
enciclopedista francese del secolo scorso per la sua mentalità; uomo che animava gli altri, ma
che non ha mai comandato nessuno, né mai lo farà. È l'anarchico la cui fede è
l'essenza della
sua conoscenza vasta e profonda della vita umana in tutte le sue manifestazioni, in tutti i paesi e
a tutti i gradi di civiltà". (...) Attualmente, le opere anarchiche di Reclus, a parte la recente
riedizione di L'Evoluzione,
Rivoluzione e l'Ideale anarchico, non compaiono che raramente nella stampa libertaria. È forse in
Spagna che Reclus ha lasciato l'influenza più profonda: le sue opere geografiche ed anarchiche
erano nella maggior parte delle biblioteche collettive anarco-sindacaliste ed il suo nome è stato
dato a numerosi militanti. Durante la guerra civile del 1936-1939, la Nouvelle Géographie
universelle e L'Homme et la Terrefurono bruciate sia da filo-comunisti che da franchisti. Dopo la
guerra, il pubblicista anarchico Felipe Alaiz si rifece a Reclus per pubblicare una serie di
opuscoli socio-economici. Reclus non ha avuto rapporti diretti con Marx ed Engels, che, comunque, l'hanno
giudicato
severamente. "Quel che pensano i socialisti che parlano francese mi diverte in modo particolare. Questi
socialisti "che parlano francese" sono rappresentati, è noto, dalla triste figura dei fratelli Reclus
(co-fondatori clandestini dell'Alleanza e assolutamente ignoti per quanto riguarda opere
socialiste)" scriveva Marx a Bracke nel 1976. Ed Engels, scrivendo a Liebknecht l'anno
successivo, affermava: "Eliseo è un generico compilatore e nient'altro. Visto che lui e suo
fratello hanno partecipato alla creazione dell'Alleanza segreta, se vuole, può raccontarti più
cose vere su quest'argomento di quante non possa dirgliene tu. Se sia o no nel campo di questi
tipi, è assolutamente senza importanza: politicamente, è un pasticcione ed un
impotente". Malgrado il disprezzo di Marx e di Engels, la scienza sovietica attuale riconosce qualche
merito a
Reclus, come dimostrano le varie edizioni della Bol'chava Sovetskaya Entsiklopedia. La
presentazione più completa è quella della Enciclopedia filosofica che riportiamo
integralmente: "Jean Jacques Elisée Reclus - 15 marzo 1830-4 luglio 1905. Francese, geografo
e teorico
dell'anarchismo. Nel 1865, aderì alla Prima Internazionale e sostenne Bakunin. Nel 1871, lottò
al fianco dei difensori della Comune di Parigi. Dopo la sconfitta, fu bandito dalla Francia. Dal
1892 al 1905, insegnò geografia alla Nuova Università di Bruxelles, creata per sua iniziativa.
Reclus acquistò fama universale per le sue opere geografiche, nelle quali la sua brillante
capacità volgarizzatrice e letteraria si unisce a sconfinata scienza. Le opere di Reclus sono
impregnate di idee di umanesimo e di solidarietà tra i popoli. Nella sua opera
L'Homme et la Terre (traduzione russa, 6 tomi, 1906-1909), Reclus ha cercato
di dare un quadro complessivo dello sviluppo dell'umanità. Anche se Reclus esagerò l'influenza
dell'ambiente sulla società umana, non fu un geografo determinista. Reclus rilevava la differenza
tra l'ambiente statico (condizioni naturali) e l'ambiente dinamico (condizioni sociali),
sottolineando che quest'ultimo modificava l'influenza del primo. Reclus ha insistito su tre "fatti
sociali" o "leggi fondamentali" della storia: la divisione della società in classi e la lotta tra di
esse; la rivoluzione sociale, considerata come "la ricerca dell'equilibrio" tra le classi; ed il
ruolo predominante dell'individuo. Reclus ha seguito la teoria soggettiva dell'eroe e dell'eroismo
nella storia. La comparsa dei genì e la migliore utilizzazione delle qualità intellettuali degli
uomini di genio da parte della società costituiscono il criterio del progresso. La differenza tra
l'evoluzione e la rivoluzione è stata trattata da Reclus in numerosi scritti. Secondo la definizione
di Plechanov: per il carattere sociale delle sue riflessioni, Reclus richiama notevolmente gli
enciclopedisti del XVIII sec. Intervenendo come teorico anarchico, Reclus ha aggiunto
all'interpretazione anarchica la
formula umanista di Rabelais: "Fà ciò che vuoi" ed è caduto in contraddizioni irrisolvibili,
sforzandosi, attraverso un approccio anarchico, di risolvere il problema della libertà
dell'individuo e la difesa dell'anarchismo". Il marxista che studiò di più Reclus fu Giorgio
Plechanov nell'articolo in russo E. Reclus teorico
dell'anarchismo. Plechanov constatava che nel 1906 Evoluzione, Rivoluzione e Ideale anarchico
(pubblicato nel 1897) era alla sua sesta edizione e dichiarava: "non c'è motivo di meravigliarsi
per questo successo dovuto alla fama ed al talento letterario di Reclus. Ma occorre analizzare i
punti deboli del libro che sono anche quelli dell'anarco-comunismo". La prima critica di Plechanov verte
sulla definizione che Reclus dà dell'evoluzione e della
rivoluzione. Plechanov la rigetta, insistendo soprattutto sulla concezione di Reclus che citava
Linneo, secondo cui la natura non fa salti. Al contrario, secondo Hegel, "la natura compie salti". Plechanov
critica la visione dell'eroe di Reclus. Quest'ultimo non scriveva forse: "Se da un lato
vediamo l'uomo isolato sottoposto alla influenza della società intera colla sua morale
tradizionale, la sua religione, la sua politica, dall'altro noi assistiamo allo spettacolo
dell'individuo libero che, per quanto limitato nello spazio e nella durata delle epoche, riesce
tuttavia a lasciare la sua impronta personale sul mondo che lo circonda. (...) È facile ritrovare
distintamente nella storia la traccia di migliaia e migliaia di eroi che han saputo cooperare
personalmente in modo efficace all'opera collettiva della civiltà. (...) Senza voler qui esagerare il
valore proprio dell'uomo divenuto cosciente delle sue azioni e risoluto ad utilizzare la sua forza
nel senso del suo ideale, è certo che quest'uomo rappresenta tutto un mondo in confronto a mille
altri che vivono nel torpore di una semi-ebbrezza o nel sonno assoluto del pensiero e che
arrancano senza la minima rivolta interiore nelle file di un esercito o in una processione di
pellegrini. A un dato momento, la volontà di un uomo può intralciare il moto di panico di tutto
un popolo". Pur riconoscendo che Reclus respinge la confusione possibile di questi eroi con una
gerarchia,
una aristocrazia e che si oppone alle "élites", al potere, Plechanov domanda "Ma allora gli
ideologi da dove prendono le idee? È impossibile andare oltre nell'idealismo". In realtà,
Plechanov non ha voluto cogliere il fatto che Reclus respinge il determinismo e
dimostra coi fatti che la seduzione religiosa è sempre presente, malgrado l'annuncio della sua
scomparsa da parte degli enciclopedisti del XVIII secolo: "Storicamente, il terrore dell'ignoto,
origine della Religione, mi pare abbia preceduto il regime della proprietà privata. Se l'uomo
fatica tanto a rivoltarsi contro l'ingiustizia, è perché si sente sempre dominato dal
mistero". Plechanov sembra leggere Reclus all'inverso. Laddove Reclus sottolinea la potenza della
reazione, la fragilità delle illusioni, Plechanov conclude: "Il fondamento di tutta questa
argomentazione favorisce un'idea, ossia che in fin dei conti l'intelligenza trionferà sempre".
Plechanov assimila Reclus ad un enciclopedista del XVIII secolo (senza voler vedere che Reclus
li critica ed è diversissimo da loro) e ritiene che abbia scritto in sociologia delle "puerili
impotenze" ripetendo il "grande errore" dell'anarchismo. Infine, Plechanov ritiene Reclus
un antimarxista e cita il seguente testo: "Così, vedete com'è stata
trattata quest'individualità poderosa, Marx, in onore del quale dei fanatici, a centinaia di
migliaia, alzano le braccia al cielo, promettendo di osservare religiosamente la sua dottrina!
Tutto un partito, tutto un esercito con parecchie dozzine di deputati al Parlamento tedesco, non
interpretano forse adesso questa dottrina marxista proprio in senso contrario al pensiero del
maestro? Egli dichiarò che il potere economico determina la forma politica delle società e
adesso si afferma a suo nome che il potere economico dipenderà da una maggioranza di partito
nelle assemblee politiche". Ma Plechanov interrompe questo testo che così prosegue: "Egli
(Marx) proclamò che lo Stato,
per abolire il pauperismo, deve abolire se stesso poiché l'essenza del male sta nell'esistenza
stessa dello Stato. E ci si mette devotamente alla sua ombra per conquistare e dirigere lo Stato!
Certo, se la politica di Marx dovesse vincere, sarà, come la religione del Cristo, a condizione
che il maestro, in apparenza adorato, venga rinnegato nella pratica". Si deve diffidare non solo
del potere già costituito, ma anche di quello che è in germe. "Le rivoluzioni sono sempre state
a
duplice effetto: si può dire che la Storia offra in ogni cosa il suo diritto e il suo
rovescio". Sì, le idee di Reclus non hanno perduto niente della loro attualità né
della loro esattezza.
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