Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 12 nr. 99
marzo 1982


Rivista Anarchica Online

Reclus, gli anarchici e i marxisti
di Martin Zemliak

Reclus è considerato uno dei teorici dell'anarchia, ma si possono osservare delle contraddizioni tra la sua appartenenza momentanea alla massoneria e il suo anarchismo; il suo elettoralismo nel 1870 e il suo antiparlamentarismo successivo; la sua devozione per Bakunin e il giudizio severo di quest'ultimo su Eliseo e suo fratello: "Uniti nei principi, ci siamo separati molto spesso, quasi sempre, sulla questione della realizzazione dei principi. Anch'essi, come la loro amica, credevano, due anni fa almeno, alla possibilità di conciliare gli interessi della borghesia con le legittime rivendicazioni del proletariato". Nondimeno, Bakunin nominò Reclus suo legatario (insieme a Cafiero) e fu Reclus ad operare una scelta dei manoscritti di Bakunin che pubblicò col titolo di Dio e lo Stato nel 1882. Già la pubblicazione di quel testo (il più noto ed il più diffuso tra i testi anarchici) basta a dimostrare il ruolo di Reclus. Egli ebbe la medesima perspicacia verso Kropotkin, di cui scelse alcuni articoli che presentò e che intitolò Parole di un ribelle nel 1885. Dieci anni dopo, Reclus fece lo stesso per un altro libro di Kropotkin per cui scrisse una prefazione e che intitolò La Conquista del Pane.
Così Eliseo ha siglato colla sua personalità tre opere fondamentali dell'anarchismo e tuttavia le sue idee sono quasi dimenticate.
Bakunin, in una lettera del 1875 ad Eliseo, scriveva: "Sì, tu hai ragione, la rivoluzione, per il momento, è rientrata nel suo letto, noi ricaschiamo nel periodo delle evoluzioni, ossia in quello delle rivoluzioni sotterranee, invisibili e spesso persino impercettibili".
E Reclus stesso sottolinea questa idea nella prefazione della Conquista del Pane: "Certamente l'imminente rivoluzione, importante quanto può esserlo nel progresso dell'umanità, non differirà dalle rivoluzioni precedenti compiendo un brusco salto: la natura non ne fa. Ma si può dire che, per mille fenomeni, per mille modificazioni profonde, la società anarchica è già da lungo tempo in piena crescita".
Nel suo unico libro politico (oltre agli opuscoli), L'evoluzione, la rivoluzione l'ideale anarchico, pubblicato nel 1897, Reclus spiega il suo punto di vista: "Bisogna diffidare non solo del potere già costituito, ma anche di quello che è in germe". Sui tentativi comunitari: "S'era avuto il fermo proposito di trasformare il mondo e a conti fatti ci si trasforma in bottegai. Tuttavia gli anarchici seri e sinceri possono trarre un grande insegnamento da queste numerosissime cooperative". Il capitolo conclusivo è notevole per le sue sfumature: "Noi non c'illudiamo affatto: sappiamo che la vittoria finale ci costerà ancora moltissimo sangue, fatica e sofferenze. All'Internazionale degli oppressi si contrappone un'Internazionale degli oppressori".
La lucidità di Reclus spiega la sua triplice posizione di pazienza, di etica e di tolleranza nei confronti della violenza rivoluzionaria: "Tra il difensore della giustizia e il complice del crimine non ci son vie di mezzo! In questo campo, come in tutte le altre questioni sociali, si pone il grande problema che si discute tra Tolstoi e gli altri anarchici, quello della non-resistenza o della resistenza al male. Da parte nostra, pensiamo che l'offeso che non resiste consegna in anticipo gli umili ed i miseri agli oppressori ed ai ricchi. Resistiamo senza odio, senza rancore né spirito di vendetta, con tutta la dolcezza serena del filosofo e la sua volontà intima in ciascuno dei suoi atti, ma resistiamo!" (...) "Dal punto di vista rivoluzionario, mi asterrò dal preconizzare la violenza e sono desolato quando degli amici trasportati dalla passione si lasciano andare all'idea della vendetta, tanto poco scientifica, sterile. Ma la difesa armata di un diritto non significa violenza" (...) "Quotidianamente si compiono tante ingiustizie, tante crudeltà individuali e collettive che non ci si stupirebbe di vedere nascere continuamente tutta una messe di odii... e l'odio è sempre cieco" (...) "Naturalmente, ammiro la nobile personalità di Ravachol, come si è andata rivelando persino durante gli interrogatorii di polizia. È pure superfluo aggiungere che considero ogni rivolta contro l'oppressione come un atto buono e giusto. "Contro l'iniquità la rivendicazione è eterna". Ma dire che "i mezzi violenti sono gli unici davvero efficaci", oh no, sarebbe come dire che la collera è il più efficace dei ragionamenti! Essa ha la sua ragion d'essere, ha il suo giorno e la sua ora, ma la lenta penetrazione della parola e dell'affetto nel pensiero ha tutt'altra potenza. Già per definizione, la violenza impulsiva non vede che lo scopo; sollecita la giustizia con l'ingiustizia; vede "rosso", ossia l'occhio ha perduto la sua chiarezza. Ciò non impedisce affatto che il personaggio di Ravachol, così come lo vedo io e come lo tramanderà la leggenda, non sia una figura grandissima".
Occorre sottolineare l'importanza che Reclus attribuisce alle questioni morali e alla spiritualità. Si può fondare una morale senza Dio? No. "Non è né sarà possibile fondare una morale popolare unicamente sulla ragione.... Una cornice non ci può dare un quadro; la ragione, anche la più sagace, accompagnata da tutte le buone "ragioni" del mondo, non c'insegnerà mai come comportarci; all'esplicarsi della nostra morale occorrono tutte le forze dell'essere vivente. E tra queste forze, si trovano proprio quella dell'amore, dell'entusiasmo, che si mescolano in modo differente alla religione dei nostri antenati. Queste forze erano male utilizzate, poiché si perdevano nell'adorazione dell'ignoto". (...) "Il bene comune, o meglio la felicità di tutti gli uomini nostri fratelli, diverrà naturalmente lo scopo principale della nostra vita rinnovata. Avremo così la nostra religione, che, ormai, non sarà più in disaccordo colla ragione, e questa religione, che d'altronde non è per niente nuova e venne praticata in ogni epoca dai migliori, implica tutto quel che le religioni passate avevano contenuto di buono". (...) "Certo, la nostra delusione sarebbe grande se,nel nostro entusiasmo, ci aspettassimo un'evoluzione improvvisa degli uomini nel senso dell'anarchia. Noi sappiamo che la loro educazione di pregiudizi e di menzogne li terrà per lungo tempo ancora in schiavitù. Quale sarà la "spirale" di civiltà attraverso cui dovranno passare prima di comprendere finalmente che possono liberarsi dalle briglie o dalle catene? Non lo sappiamo, ma, a giudicare dal presente, questo cammino sarà lungo". (...) "Per quanti anni, decenni o secoli ci separino dalla rivoluzione finale, non lavoriamo con minor fiducia nell'opera che abbiamo iniziato, studiando con cura la storia contemporanea, ma senza prendervi una parte che possa renderci traditori delle nostre convinzioni".
Kropotkin ha descritto Reclus come "il tipo di vero puritano per la sua vita e di filosofo enciclopedista francese del secolo scorso per la sua mentalità; uomo che animava gli altri, ma che non ha mai comandato nessuno, né mai lo farà. È l'anarchico la cui fede è l'essenza della sua conoscenza vasta e profonda della vita umana in tutte le sue manifestazioni, in tutti i paesi e a tutti i gradi di civiltà". (...)
Attualmente, le opere anarchiche di Reclus, a parte la recente riedizione di L'Evoluzione, Rivoluzione e l'Ideale anarchico, non compaiono che raramente nella stampa libertaria. È forse in Spagna che Reclus ha lasciato l'influenza più profonda: le sue opere geografiche ed anarchiche erano nella maggior parte delle biblioteche collettive anarco-sindacaliste ed il suo nome è stato dato a numerosi militanti. Durante la guerra civile del 1936-1939, la Nouvelle Géographie universelle e L'Homme et la Terrefurono bruciate sia da filo-comunisti che da franchisti. Dopo la guerra, il pubblicista anarchico Felipe Alaiz si rifece a Reclus per pubblicare una serie di opuscoli socio-economici.
Reclus non ha avuto rapporti diretti con Marx ed Engels, che, comunque, l'hanno giudicato severamente.
"Quel che pensano i socialisti che parlano francese mi diverte in modo particolare. Questi socialisti "che parlano francese" sono rappresentati, è noto, dalla triste figura dei fratelli Reclus (co-fondatori clandestini dell'Alleanza e assolutamente ignoti per quanto riguarda opere socialiste)" scriveva Marx a Bracke nel 1976. Ed Engels, scrivendo a Liebknecht l'anno successivo, affermava: "Eliseo è un generico compilatore e nient'altro. Visto che lui e suo fratello hanno partecipato alla creazione dell'Alleanza segreta, se vuole, può raccontarti più cose vere su quest'argomento di quante non possa dirgliene tu. Se sia o no nel campo di questi tipi, è assolutamente senza importanza: politicamente, è un pasticcione ed un impotente".
Malgrado il disprezzo di Marx e di Engels, la scienza sovietica attuale riconosce qualche merito a Reclus, come dimostrano le varie edizioni della Bol'chava Sovetskaya Entsiklopedia. La presentazione più completa è quella della Enciclopedia filosofica che riportiamo integralmente:
"Jean Jacques Elisée Reclus - 15 marzo 1830-4 luglio 1905. Francese, geografo e teorico dell'anarchismo. Nel 1865, aderì alla Prima Internazionale e sostenne Bakunin. Nel 1871, lottò al fianco dei difensori della Comune di Parigi. Dopo la sconfitta, fu bandito dalla Francia. Dal 1892 al 1905, insegnò geografia alla Nuova Università di Bruxelles, creata per sua iniziativa. Reclus acquistò fama universale per le sue opere geografiche, nelle quali la sua brillante capacità volgarizzatrice e letteraria si unisce a sconfinata scienza. Le opere di Reclus sono impregnate di idee di umanesimo e di solidarietà tra i popoli.
Nella sua opera L'Homme et la Terre (traduzione russa, 6 tomi, 1906-1909), Reclus ha cercato di dare un quadro complessivo dello sviluppo dell'umanità. Anche se Reclus esagerò l'influenza dell'ambiente sulla società umana, non fu un geografo determinista. Reclus rilevava la differenza tra l'ambiente statico (condizioni naturali) e l'ambiente dinamico (condizioni sociali), sottolineando che quest'ultimo modificava l'influenza del primo. Reclus ha insistito su tre "fatti sociali" o "leggi fondamentali" della storia: la divisione della società in classi e la lotta tra di esse; la rivoluzione sociale, considerata come "la ricerca dell'equilibrio" tra le classi; ed il ruolo predominante dell'individuo. Reclus ha seguito la teoria soggettiva dell'eroe e dell'eroismo nella storia. La comparsa dei genì e la migliore utilizzazione delle qualità intellettuali degli uomini di genio da parte della società costituiscono il criterio del progresso. La differenza tra l'evoluzione e la rivoluzione è stata trattata da Reclus in numerosi scritti. Secondo la definizione di Plechanov: per il carattere sociale delle sue riflessioni, Reclus richiama notevolmente gli enciclopedisti del XVIII sec.
Intervenendo come teorico anarchico, Reclus ha aggiunto all'interpretazione anarchica la formula umanista di Rabelais: "Fà ciò che vuoi" ed è caduto in contraddizioni irrisolvibili, sforzandosi, attraverso un approccio anarchico, di risolvere il problema della libertà dell'individuo e la difesa dell'anarchismo".
Il marxista che studiò di più Reclus fu Giorgio Plechanov nell'articolo in russo E. Reclus teorico dell'anarchismo. Plechanov constatava che nel 1906 Evoluzione, Rivoluzione e Ideale anarchico (pubblicato nel 1897) era alla sua sesta edizione e dichiarava: "non c'è motivo di meravigliarsi per questo successo dovuto alla fama ed al talento letterario di Reclus. Ma occorre analizzare i punti deboli del libro che sono anche quelli dell'anarco-comunismo".
La prima critica di Plechanov verte sulla definizione che Reclus dà dell'evoluzione e della rivoluzione. Plechanov la rigetta, insistendo soprattutto sulla concezione di Reclus che citava Linneo, secondo cui la natura non fa salti. Al contrario, secondo Hegel, "la natura compie salti".
Plechanov critica la visione dell'eroe di Reclus. Quest'ultimo non scriveva forse: "Se da un lato vediamo l'uomo isolato sottoposto alla influenza della società intera colla sua morale tradizionale, la sua religione, la sua politica, dall'altro noi assistiamo allo spettacolo dell'individuo libero che, per quanto limitato nello spazio e nella durata delle epoche, riesce tuttavia a lasciare la sua impronta personale sul mondo che lo circonda. (...) È facile ritrovare distintamente nella storia la traccia di migliaia e migliaia di eroi che han saputo cooperare personalmente in modo efficace all'opera collettiva della civiltà. (...) Senza voler qui esagerare il valore proprio dell'uomo divenuto cosciente delle sue azioni e risoluto ad utilizzare la sua forza nel senso del suo ideale, è certo che quest'uomo rappresenta tutto un mondo in confronto a mille altri che vivono nel torpore di una semi-ebbrezza o nel sonno assoluto del pensiero e che arrancano senza la minima rivolta interiore nelle file di un esercito o in una processione di pellegrini. A un dato momento, la volontà di un uomo può intralciare il moto di panico di tutto un popolo".
Pur riconoscendo che Reclus respinge la confusione possibile di questi eroi con una gerarchia, una aristocrazia e che si oppone alle "élites", al potere, Plechanov domanda "Ma allora gli ideologi da dove prendono le idee? È impossibile andare oltre nell'idealismo".
In realtà, Plechanov non ha voluto cogliere il fatto che Reclus respinge il determinismo e dimostra coi fatti che la seduzione religiosa è sempre presente, malgrado l'annuncio della sua scomparsa da parte degli enciclopedisti del XVIII secolo: "Storicamente, il terrore dell'ignoto, origine della Religione, mi pare abbia preceduto il regime della proprietà privata. Se l'uomo fatica tanto a rivoltarsi contro l'ingiustizia, è perché si sente sempre dominato dal mistero".
Plechanov sembra leggere Reclus all'inverso. Laddove Reclus sottolinea la potenza della reazione, la fragilità delle illusioni, Plechanov conclude: "Il fondamento di tutta questa argomentazione favorisce un'idea, ossia che in fin dei conti l'intelligenza trionferà sempre". Plechanov assimila Reclus ad un enciclopedista del XVIII secolo (senza voler vedere che Reclus li critica ed è diversissimo da loro) e ritiene che abbia scritto in sociologia delle "puerili impotenze" ripetendo il "grande errore" dell'anarchismo.
Infine, Plechanov ritiene Reclus un antimarxista e cita il seguente testo: "Così, vedete com'è stata trattata quest'individualità poderosa, Marx, in onore del quale dei fanatici, a centinaia di migliaia, alzano le braccia al cielo, promettendo di osservare religiosamente la sua dottrina! Tutto un partito, tutto un esercito con parecchie dozzine di deputati al Parlamento tedesco, non interpretano forse adesso questa dottrina marxista proprio in senso contrario al pensiero del maestro? Egli dichiarò che il potere economico determina la forma politica delle società e adesso si afferma a suo nome che il potere economico dipenderà da una maggioranza di partito nelle assemblee politiche".
Ma Plechanov interrompe questo testo che così prosegue: "Egli (Marx) proclamò che lo Stato, per abolire il pauperismo, deve abolire se stesso poiché l'essenza del male sta nell'esistenza stessa dello Stato. E ci si mette devotamente alla sua ombra per conquistare e dirigere lo Stato! Certo, se la politica di Marx dovesse vincere, sarà, come la religione del Cristo, a condizione che il maestro, in apparenza adorato, venga rinnegato nella pratica". Si deve diffidare non solo del potere già costituito, ma anche di quello che è in germe. "Le rivoluzioni sono sempre state a duplice effetto: si può dire che la Storia offra in ogni cosa il suo diritto e il suo rovescio".
Sì, le idee di Reclus non hanno perduto niente della loro attualità né della loro esattezza.