Claudie Lesselier, una studiosa degli
Archivi Lesbici di Parigi, ha evidenziato nelle sue ricerche
la solidarietà dei punti di vista di Chiesa cattolica e di destra
populista a proposito dell’ordine dei sessi.
Tanto per la Chiesa cattolica quanto per la destra populista
l’ordine socio-sessuale emerge dalla Natura e su di essa si
fonda, almeno fino a che non intervengano processi degenerativi
a determinare assetti antinaturali portatori di decadenza. Per
gli integralisti la Natura è prescrittiva in quanto creazione
divina ma anche le correnti pagane dell’estrema destra concordano
sul carattere paradigmatico della Natura: in nessun modo si
ipotizza che la Natura possa essere una costruzione ideologica
e storica, ci si attiene invece a un presunto carattere oggettivo
e autoevidente del suo ordine. La Natura per la Chiesa e per
la destra populista, tradizionalista o pagana, indica chiaramente
che i sessi biologici sono due, originariamente differenti e
complementari, pertanto finalizzati a distinti compiti sessuali
e sociali, pur nella pari dignità. Tale dignità permane se si
osserva il proprio destino, viceversa viene meno e lascia il
posto alla degradazione. La Chiesa è molto chiara in proposito:
“Qualsiasi cosa violi la complementarietà della donna e dell’uomo,
qualsiasi cosa impedisca la reale comunione di persone secondo
la complementarietà dei sessi offende sia la dignità della donna
che dell’uomo” ha detto Woitila ai vescovi statunitensi in visita
ad limina nel 1988. Il Catechismo della Chiesa cattolica, promulgato
dallo stesso Giovanni Paolo II nel 12, recita alla n. 2357:
“gli atti omosessuali sono intrisecamente disordinati. Sono
infatti contrari alla legge naturale, precludono all’atto sessuale
il dono della vita e non sono frutto di vera complementarietà
affettiva e sessuale. Non possono essere approvati in nessun
caso.”
Il
linguaggio della Chiesa
Sembra che questa intransigenza dottrinale fornisca alle destre
la giustificazione ideologica dei programmi di restaurazione
della società dei valori. Le destre paventano che la confusione
tra i sessi e tra le funzioni dei sessi origini la decadenza
della civiltà: è l’Occidente cristiano che tramonta spiritualmente
e storicamente affossato dall’omosessualità e dalla sterilità
del nuovo ordine dei sessi mentre incombono la bomba demografica
del Terzo Mondo e l’invasione straniera. Lesselier, nel suo
L’extreme droite et les femmes (Golias 1997), scrive:
“L’evoluzione demografica è un campo favorito da questo catastrofismo,
anche se ciò non vale solo per l’estrema destra. L’omosessualità,
se autorizzata a manifestarsi pubblicamente, va a generalizzarsi
e dare luogo alla fine del mondo. Il lavoro delle donne all’esterno
della famiglia causa il crollo della famiglia, la delinquenza
e l’uso della droga” e cita Le Pen: “Immigrazione, droga, prostituzione,
omosessualità, AIDS. Il cerchio infernale è completo. Con la
benedizione di un apparato politico la cui sola missione sembra
essere quella di accelerare il degrado morale e fisico della
Francia e il suicidio dell’Occidente”.
La Salvezza, cioè l’ordine morale politico cominciano dalla
vera famiglia, quella in cui si viene educati dalla madre sotto
la guida del padre, in cui cioè si viene nutriti dalla tradizione,
nella fedeltà al sangue e alla terra.
Lesselier richiama l’attenzione sul linguaggio utilizzato dalla
Chiesa e dai cattolici intransigenti il quale, mentre pretende
di fissare i comportamenti umani, simula senso civico e umanesimo:
si vedano le parole d’ordine della “difesa della differenza
femminile” o della “lotta contro eugenismo e genocidio” rappresentati
dalla pratica dell’aborto. Lesselier segnala che la campagna
contro l’interruzione volontaria di gravidanza nasconde un certo
antisemitismo in quanto, presentando l’aborto come il più importante
genocidio, o il solo vero, si avvicina sempre più al negazionismo.
Tornando al tema dell’omosessualità, e in generale dell’anticonformismo
di genere, la Chiesa respinge come odiosa calunnia l’accusa
di avere intenti discriminatori e, maestra di autoassoluzioni,
prefigura come libera la vita delle persone omosessuali che
vivono nascoste. Nelle Applicazioni per la cura pastorale delle
persone omosessuali del 1993 si legge: “La tendenza sessuale
di un individuo non è in genere nota ad altri a meno che egli
identifichi pubblicamente se stesso come avente questa tendenza
o almeno qualche comportamento esterno lo manifesti. Di regola
la maggioranza delle persone a tendenza omosessuale che cercano
di condurre una vita casta non rende pubblica la sua tendenza
sessuale. Di conseguenza il problema della discriminazione in
termini di impiego, alloggio, eccetera, normalmente non si pone.
E ancora “la tendenza sessuale non costituisce una qualità paragonabile
alla razza, all’origine etnica, etc, rispetto alla non-discriminazione.
Diversamente da queste la tendenza omosessuale è un disordine
oggettivo e richiama una preoccupazione morale.
L’espulsione
dei devianti
Vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione
tener conto della tendenza sessuale; per esempio nella collocazione
di bambini in adozione o in affido, nell’assunzione di insegnanti
o allenatori sportivi, nel servizio militare. La Lettera del
1986 della Congregazione della Dottrina della Fede ai Vescovi
sulla cura pastorale delle persone omosessuali diceva “la doverosa
reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali
non può portare in nessun modo a ritenere che la condizione
omosessuale non sia disordinata. Se poi tale valutazione viene
accolta e di conseguenza l’attività omosessuale viene accettata
come buona, oppure se viene introdotta una legislazione civile
che protegga un comportamento al quale nessuno può rivendicare
un qualsiasi diritto, allora né la Chiesa né la società nel
suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni
e pratiche perverse guadagnano terreno e se i comportamenti
irrazionali e violenti aumentano”. Eloquentemente il 16 maggio1999
il vescovo di Como, Alessandro Maggiolini, ha scritto su La
Provincia “Arriviamo agli omosessuali. Sono diseguali rispetto
a una qualche generalità delle persone umane a loro stessa ammissione.
Non a caso si dichiarano talvolta rabbiosamente - diversi -
e rivendicano i diritti di tutti. Ebbene anche gli omosessuali
hanno pieno diritto di essere rispettati, pur nel riconoscimento
di una loro anomalia. Sarebbe come disprezzare uno perché è
guercio, zoppo, gobbo. Semmai si può, e forse si deve, riconoscere
l’esigenza di una terapia che porti a una qualche normalità”.
La sintonia fra l’ideale ecclesiastico e i valori della destra
trova applicazione concretissima nella polemica chiassosa aizzata
a proposito della manifestazione dell’orgoglio omosessuale dell’8
luglio 2000: una staffetta mirabile si è verificata tra le dichiarazioni
vaticane e quelle di Alleanza Nazionale, a conferma del ruolo
irriducibilmente regressivo della Chiesa cattolica ufficiale.
Attualmente né la Chiesa nè le destre propongono persecuzioni
o repressioni tuttavia esigono l’espulsione dei devianti dalla
scena pubblica, culturale e legislativa, per scongiurare l’emulazione
e il contagio. La rivendicazione gay e lesbica del riconoscimento
delle coppie omosessuali, di per sé integrazionista e moderata,
acquista radicalità e dirompenza relativamente all’anatema ecclesiastico-reazionario:
l’ordine dei sessi non è più univoco se la legge si fa garante
di una pluralità di scelte familiari.
Cristina Gramolini
(ArciLesbica)
Per un Manifesto Lesbista nell’anno del giubileo 2000
La Chiesa cattolica considera destabilizzante l’attivismo
del movimento omosessuale perché spezza la morale unica,
e noi, anziché smentire, siamo consapevoli che tradurre
politicamente l’omosessualità è dirompente, in quanto
annulla la pretesa universalità dei principi cattolici.
Noi lesbiche non vogliamo tacere che le donne, i laici,
la stessa democrazia hanno molto da rimproverare alla
Chiesa cattolica.
Il divieto all’uso di anticoncezionali è ostinatamente
confermato, in spregio alla mortalità infantile, nelle
zone non sviluppate del mondo. La condanna dell’omosessualità
determina in molti gay e in molte lesbiche il disprezzo
di sé, mentre costituisce una giustificazione per coloro
che offendono le persone omosessuali. Il veto contro
l’aborto determina molte morti fra le donne che non
possono pagarsi medici preparati.
Tutte le associazioni religiose devono essere libere
ma senza determinare lutti, mutilazioni, né umiliazioni
della persona umana.
Ogni progresso del vivere associato nel segno della
libertà di pensiero e di stile di vita si è affermato
in Italia malgrado le opposizioni e le condanne della
Chiesa. Anche in questo passaggio, nonostante il giubileo,
vogliamo andare avanti a modificare la convivenza civile.
ArciLesbica promuove un Manifesto Lesbista per il World
Pride, aperto alle adesioni di donne e uomini che vorranno
sottoscriverlo in difesa del pluralismo, della democrazia
e della libertà di scelta.
L’8 Luglio 2000 manifestiamo a Roma
CONTRO la sovranità dimezzata dello Stato italiano,
dovuta all’interferenza della giurisdizione ecclesiastica
PER l’abolizione del Concordato craxiano, erede dell’accordo
tra fascismo e santa sede
CONTRO l’obbligo a essere credenti
PER la legittimità intellettuale e morale dell’ateismo
CONTRO i finanziamenti alla scuola privata, confessionale
e aziendale
PER una scuola pluralista e critica
CONTRO la gravidanza coatta e contro l’eterosessualità
obbligatoria
PER l’autodeterminazione delle donne in materia di sessualità,
maternità, stile di vita
CONTRO le violenze dell’integralismo, della superstizione
e dell’ignoranza
PER una società garante della libertà di esprimere le
individuali convinzioni morali e culturali
CONTRO il modello unico di famiglia
PER il riconoscimento giuridico delle unioni fra persone
dello stesso sesso
CONTRO i sessisti, gli omofobi e i razzisti
PER l’uguaglianza fra i cittadini, senza distinzione
di sesso, di orientamento sessuale, di razza
CONTRO il sacrificio di vite umane in nome dei dogmi
sulla Vita
PER la difesa degli esseri viventi, per il metodo della
riduzione del danno
PER ADESIONI: FAX 02.55210359 E-MAIL
zabia@tiscalinet.it
ArciLesbica Associazione Nazionale
Piazza di Porta Saragozza 2 40100 Bologna
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