rivista anarchica
anno 32 n. 281
maggio 2002


ai lettori

Non siAmo a fianco di

In questi giorni, che vedono l’immane tragedia che sta sconvolgendo la vita degli abitanti della Palestina e di Israele, si vedono anche tanti, troppi professionisti della solidarietà, schierarsi a fianco dell’una o dell’altra fazione in lotta.

Usiamo consapevolmente il termine fazione anziché popolo, perché siamo convinti che questa vicenda non sia altro che il prodotto di ciniche e criminali politiche condotte, con identici fini anche se con mezzi e potenze diversi, da due ceti dirigenti divisi su tutto ma non sull’opportunistica volontà di consolidare i propri assetti di potere. E questo sulla pelle dei loro sudditi.

Usiamo consapevolmente il termine sudditi anziché cittadini, perché siamo convinti che gli abitanti di questo lembo del Medio Oriente siano considerati tali, dai loro governanti: nulla più che delle pedine da usare, e da far ammazzare, per poter gettare qualche manciata di morti in più sul tavolo delle trattative.

Usiamo consapevolmente il termine trattative e non scontri perché, al di là della drammatica ferocia con la quale si stanno affrontando i due eserciti, siamo convinti che il barbaro governo di Sharon e la barbara Autorità Nazionale Palestinese di Arafat, stiano giocando la solita partita a scacchi, anche se oggi più brutale, che deve finire, come le precedenti, in una situazione di stallo.

Usiamo consapevolmente il termine stallo e non pace, perché siamo convinti che la pace, la vera pace, non sia negli interessi di nessuna delle fazioni in lotta. Non è negli interessi della destra israeliana, che sopravvive solo mantenendo il paese in una situazione di continua paura; non è negli interessi delle organizzazioni politiche e religiose palestinesi, che vogliono semplicemente ridefinire i rapporti di potere nel loro futuro stato; non è negli interessi degli Stati Uniti, che vogliono uno stato di Israele tanto più fedele quanto più minacciato; non è nell’interesse dei paesi arabi, che sanno ben approfittare di questa situazione di drammatica incertezza; non è negli interessi della chiesa, delle chiese, che continuano, al di là delle belle parole, a seminare fanatismo e razzismo ed a sputarsi reciprocamente in faccia dalla mattina alla sera; non è nell’interesse dell’Europa. Ah, già, l’Europa non conta!

Ecco perché non siamo a fianco di.

Non siamo a fianco di nessuno degli squallidi attori di questa bruttissima tragedia. E non lo siamo, perché siamo convinti che se davvero vogliamo mostrare una fattiva solidarietà con chi muore e vive nel terrore, abbiamo il compito di lottare contro, e non con, chi ha provocato e strumentalizzato il conflitto. Senza kefiah e senza kippa, senza divise da kamikaze e senza elmetti militari, senza bandiere palestinesi e senza bandiere con la stella di Davide. Senza nessuno di quei simboli in nome dei quali l’odio riproduce se stesso, e il potere rafforza il proprio bisogno di sangue.

Questo comunicato-stampa è stato diffuso dai Gruppi Anarchici Imolesi il 10 aprile scorso. La redazione di “A” lo sottoscrive.