rivista anarchica
anno 32 n. 285
novembre 2002


Chiapas

Se sale, lo bagnamo e ci resta attaccato!
a cura di Stefano B.

 

Movimento di resistenza civile al pagamento dell’energia elettrica in Chiapas.

Un elettricista quando termina il suo lavoro e per prova accende la luce, magari alla presenza del cliente, dà spesso l’impressione di fare qualche cosa di “magico”. Quel giorno in Chiapas quando si accesero le luci nella scuola la gioia dei bambini fu fantastica. Per me occidentale restava la sensazione, se vuoi piacevole, dell’illegalità: eravamo saliti sul traliccio e avevamo “preso” la corrente.
Di illegale c’era soltanto la mia mentalità.
In una conversazione con Ignacio Ramonet, il subcomandante Marcos dice: “Noi vogliamo far parte della nuova storia, della storia del mondo; noi abbiamo qualcosa da dire e non siamo disposti ad essere quello che voi vorreste che fossimo. Non vogliamo trasformarci in soggetti il cui valore sulla scala sociale sarebbe determinato soltanto dal potere d’acquisto e dalla capacità di produzione.”

Stefano B.

“se sale, lo bagnamo e ci resta attaccato!”

Questa è l’espressione che gridano le donne che sono in resistenza al pagamento della luce quando gli impiegati della Commissione Federale di Elettricità (CFE) tentano di salire i tralicci della luce che sostengono i cavi che trasportano l’energia, con l’intenzione di tagliarli, lasciando senza luce le colonie, i quartieri, le comunità e i municipi organizzati nel movimento di resistenza contro la CFE. Se li bagnano, ci sono molte possibilità di morire fulminati; queste donne non scherzano.
La compagnia parastatale è l’amministratrice dell’energia elettrica nella maggior parte degli stati del Messico. Dal 1994 si articolò nello stato del Chiapas un grande movimento di resistenza civile contro gli abusi di questa compagnia.
Si calcola che in Chiapas, attualmente, ci sono più di 450.000 famiglie, appartenenti a più di 3.500 comunità che dal ‘94 manifestano il loro dissenso contro la CFE.
Le loro strategie sono molto varie, dall’impedimento del passaggio ai lavoratori della compagnia come a Oxchuc, per esempio, dove hanno posto cartelli che proibiscono il passaggio a lavoratori e mezzi della CFE nella regione evitando così la lettura dei contatori o il taglio della luce. In alcune di queste organizzazioni ci sono persone appartenenti alle stesse comunità che si sono specializzate nel ricollegare la luce e altri gruppi contano sulla solidarietà di lavoratori della compagnia stessa. Questo movimento è formato da alcuni quartieri delle città più importanti, da centinaia di comunità, fino a interi municipi e possiede una tale forza che addirittura lo stesso governatore, Pablo Salazar, accordò con la compagnia una tregua per evitare i tagli della luce in massa e le azioni penali contro gli appartenenti al movimento di resistenza civile al pagamento della luce.
Oggi, le richieste di questo movimento vanno oltre le motivazioni economiche, estendendosi al piano politico e manifestandosi in differenti modi a seconda della regione, riflettendo chiaramente la complessità geopolitica dello stato.
Le tariffe sono sproporzionatamente alte rispetto al livello socioeconomico di queste popolazioni, in maggioranza rurali, dove la principale attività è l’agricoltura di autoconsumo, che non hanno quindi nessuna possibilità economica di pagare le elevate tariffe che a volte superano le entrate monetarie mensili di queste famiglie nonostante abbiano solo la possibilità di usare una o due lampadine e praticamente nessun elettrodomestico. Alle alte tariffe si aggiunge una aggravante: la qualità dell’energia che arriva nella maggior parte di questi piccoli centri abitati è di pessima qualità. Nelle città, le famiglie vengono fornite di luce da un flusso di energia costante che non danneggia i loro apparati elettrici mentre al contrario, nelle comunità rurali le variazioni nel flusso di energia sono notevoli, fino ai casi estremi, dove può succedere che la luce di una candela illumini più di una lampadina.
Fra le esigenze politiche, a seconda della regione, incontriamo: la richiesta di liberazione dei prigionieri politici di questa forma di resistenza e la richiesta di indennizzo delle persone danneggiate dalla costruzione di dighe. Ribadiscono il fatto che essendo uno stato produttore che provvede all’energia di tutti gli stati del sud-est e parte del Centro-America, non devono pagare un prezzo maggiorato, sono contrari al Piano Puebla-Panamá, si oppongono alla latente privatizzazione della CFE, rivendicano prezzi equi per i raccolti di mais e fagioli e il giusto compimento degli Accordi di San Andres.
In Chiapas si produce il 9,6% dell’energia totale prodotta in Messico, occupando il 6° posto a livello nazionale e il 1° posto con sette centrali idroelettriche che producono il 43% dell’energia elettrica totale prodotta nel paese.
Il Piano Puebla-Panamá prevede anche la costruzione di nuove centrali idroelettriche ed è proprio questo che ha messo in allarme la popolazione, visto che per la costruzione delle dighe già esistenti si inondarono più di 110.000 ettari delle migliori terre agricole dello stato: questo dette anche origine ai primi scontri con la CFE, nello stato.
Prendiamo per esempio la presa della Angostura, che si costruì negli anni ’70.
I contadini che si opponevano alla costruzione della diga furono repressi con carcerazioni, sparizioni e assassini.
La diga ha inizio nel municipio di Carranza e termina nel municipio di Frontera Comalapa, dove furono espropriate terre che appartenevano alle comunità, con la promessa che sarebbero stati spostati in posti dove avrebbero potuto usufruire di tutti i servizi, con buona terra coltivabile: è per questo che la gente accettò di spostarsi. Nella maggior parte dei casi, però, le promesse non vennero mantenute: nel municipio di La Concordia, la CFE e il governo devono ancora alla popolazione 550 ettari di terra e ad alcuni di loro vennero paradossalmente assegnate delle terre molto pietrose. La Union de Ejidos El Grijalva nacque in questo periodo e fra le sue richieste c’era la riassegnazione delle loro terre e l’indennizzo dei danni che furono causati.
Questa organizzazione sparì perché, come sempre succede, il governo applicò una politica di offerta selettiva di prestiti e la corruzione dei capi dell’organizzazione.
“Offrirono crediti, comprarono capi, dividendo le comunità. Disattivarono l’organizzazione e la disarticolarono: l’organizzazione perse e adesso non abbiamo più la possibilità di continuare a reclamare quello che ci tolsero. E quindi tutta questa gente se n’è andata non si sa dove, non hanno trovato una comunità dove stare o terra per lavorare e se ne sono andati a lavorare come giornalieri in altre regioni.”
Nel 1994, in contemporanea alla ribellione delle comunità zapatiste, nasce il movimento di resistenza civile contro il pagamento della luce: questa resistenza è stata nella maggior parte dei casi di successo, solo nel 1996 si tentò di arrestare la crescente resistenza contro la CFE. “La commissione dette vita ad un programma chiamato “una luce amica”: gli impiegati statali dichiaravano che, con il nuovo programma, avrebbero ridotto la tariffa delle bollette, però non a tutti; dicevano che avrebbero dato dei sussidi però solo a una parte della popolazione. Quelli che beneficiavano dei sussidi iniziavano a pagare mentre gli altri dovevano continuare ad affrontare il problema delle bollette molto care. Fu in quel momento che iniziarono le differenze (…) la gente si scoraggiò, la maggior parte di quelli che ricevevano il sussidio della “luce amica” abbandonarono la lotta mentre gli altri si arrabbiavano perché i “fortunati” li abbandonavano. E ad un certo punto aumentarono di nuovo le tariffe a tutti e fu quando il movimento di resistenza era ormai del tutto disarticolato.”
Daniel
Coordinamento regionale degli Altos

Visto il ritiro dei sussidi per il consumo dell’energia elettrica annunciato dal presidente Fox all’inizio dell’anno, si prevede che il movimento si estenderà anche ai centri urbani. Anche se dall’anno scorso la resistenza al pagamento della bolletta si era già riattivata, come conseguenza della precarietà economica, intensificatasi con la applicazione del Trattato di Libero Commercio, che ebbe come conseguenze la riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli nelle zone rurali e l’industrializzazione della pesca nella zona costiera. A questo si aggiungono le minacce latenti percepite dalla popolazione per la messa in atto del PPP e il concretizzarsi della privatizzazione della CFE.
Fra l’ultima settimana di febbraio e la prima di marzo del 2002, si realizzarono una serie di manifestazioni nello stato, organizzate dai differenti gruppi e organizzazioni che fanno parte di questo movimento. Sulla costa, nella città di Tonalà, manifestarono quasi 5.000 persone i quali, pentole in mano, gridavano:
Fox viaja y viaja y la luz nada que baja!
(Fox viaggia viaggia e il prezzo della luce mai si abbassa)
rechazo total al Plan Puebla Panamá!
(rifiuto totale al Piano Puebla Panamá)
e negli striscioni si leggeva:
no alle alte tariffe dell’energia elettrica
sì al compimento degli accordi di San Andres

Si faceva riferimento anche alle Tariffe Preferenziali, uno dei punti di divergenza del movimento: secondo alcune organizzazioni devono consistere in tariffe dell’energia che tengano conto anche delle possibilità economiche di ogni regione. Altri chiedono per lo stato del Chiapas, come uno dei maggiori produttori di energia elettrica, la tariffa più bassa, classificata come 1E e prevista in questi casi dalla compagnia stessa. Ed esiste un’ultima posizione: il pagamento di una tariffa fissa che consista in ciò che ogni comunità consideri giusta.
“Non ci siamo mai seduti ad un tavolo di trattative con il governo perché volevamo aspettare la tavola 3 di San Andres: siccome il governo si chiuse rispetto alle trattative, noi prendemmo una posizione politica e decidemmo che non avremmo pagato fino a quando non si sarebbero compiuti gli accordi di San Andres e di fatto, molte comunità continuano in questo proposito.”
Aidé
Municipio di Las Margaritas

Con l’intenzione di legittimare legalmente questa lotta (e come strategia per evitare una maggiore repressione) alcune organizzazioni hanno aperto alcuni conti correnti in banche, a nome della CFE, dove ogni mese depositano ciò che ritengono giusto, a seconda delle loro possibilità economiche. Si è iniziato a tenere questa posizione a partire dal periodo della drastica caduta del prezzo del caffè, visto che la vendita di questo prodotto era l’unica fonte di reddito per molte comunità le quali non si rifiutavano di pagare, però in nessuna maniera avrebbero potuto pagare le tariffe esorbitanti. Senza nessuna entrata economica, avrebbero dovuto scegliere tra mangiare o pagare la luce.
Più a sud, a Puerto Madero vicino alla frontiera con il Guatemala, l’organizzazione 24 de Noviembre organizzò una mobilitazione che coincise con la visita della Commissione Civile Internazionale di Osservazione dei Diritti Umani nella regione: l’organizzazione denunciò la repressione subìta dai suoi militanti, dalla pretesa di pagamento di tariffe sproporzionate, alle minacce di taglio della luce (gli abitanti di questa zona sopravvivono con la pesca e i pochi turisti che visitano la zona) fino agli oltre 200 ordini di carcerazione contro i suoi membri.
La Organizacion 24 de Noviembre fa parte di quelle organizzazioni che hanno cercato di raggiungere una soluzione alle proprie richieste legalmente e da più di cinque anni depositano la tariffa che considerano equa in un conto corrente bancario a nome della CFE.
Questa organizzazione è una delle più combattive ed è costituita da quasi 900 famiglie che non solo hanno promosso la resistenza civile al pagamento della luce con strategie come per esempio dipingere i contatori per impedire la loro lettura ma contano su persone specializzate nel ricollegare i cavi della luce quando vengono tagliati dagli impiegati della compagnia.
La stessa strategia si sta sviluppando in altre regioni del Chiapas come Tila, nel nord dello stato:
“stavamo bene, ci tolsero i coltelli (di collegamento) e noi collegammo i cavi direttamente. Quando videro che non ci davamo per vinti, hanno rotto gli isolanti del traliccio e non abbiamo potuto fare niente. E siccome non avevamo abbastanza conoscenze dei collegamenti, siamo andati con il compagno Antonio per cercare un elettricista e fargli vedere quello che era successo. In questo periodo abbiamo sofferto perché quando stai in questa lotta non puoi andare a pregare la commissione perché ti aiuti. Quando vai a riportare un fatto simile, la prima risposta che ti danno è: ‘paga la bolletta e noi ti ricolleghiamo la luce’. Questa è la prima cosa che ti dicono e quindi abbiamo dovuto cercare un elettricista privato.”
Don Antonio
Organizzazione di resistenza civile della zona nord, Chiapas

Un aspetto particolare di questa organizzazione è che per semplice solidarietà e ribellione di fronte alle ingiustizie della CFE, sono state autonomamente elettrificate colonie che non potevano usufruire di nessun servizio e che non interessano minimamente lo stato, visto che stanno all’interno della zona interessata dal piano Puebla Panamá dove si considera più importante creare una buona infrastruttura per le industrie che promuovere e mettere a disposizione una abitazione degna per questa gente.
Nella colonia Emiliano Zapata hanno installato i tralicci e comprato con i propri soldi due trasformatori, elettrificando la zona con l’energia elettrica dei cavi della compagnia che passano a pochi metri dalle loro case e che riforniscono di energia elettrica una compagnia che inscatola tonno (la principale contaminatrice dei canali di acqua della popolazione).

“El plan de desarrollo es puro pinche rollo”
Il piano di sviluppo è solo un fottuto imbroglio

Questa è la consegna che risuona nel nord dello stato, area tristemente famosa perché la strategia di contro-insurgenza dello stato, in questa regione, si è basata sull’azione dei gruppi paramilitari. Il movimento del non pagamento della luce non ne è stato escluso. Lì, sono le basi di appoggio zapatiste che lo rafforzano però c’è anche gente della società civile che si inserisce in questa forma di resistenza. Fra le azioni intraprese in questa regione, abbiamo l’esempio della gente di Tumbalá e di Yajalón che tolsero i contatori e fecero una manifestazione a Yajalón dove c’è l’ufficio centrale della regione Nord-Selva: “fecero la manifestazione con i contatori in mano; andarono fino agli uffici della CFE a consegnarli perché non accettavano di pagare le bollette e quando la compagnia si rifiutò di riceverli, ammucchiarono i contatori a piramide nella strada di fronte agli uffici”.
Daniel
Coordinamento regionale degli Altos

Le donne sono riuscite a bloccare molte azioni repressive degli impiegati della CFE, tanto che in alcune comunità, la compagnia si avvale di membri di gruppi paramilitari per eseguire la lettura dei contatori, riscuotere i pagamenti utilizzando la violenza, fino a minacce di stupro contro queste donne. Qui segue la dichiarazione emessa il 2 marzo dalle organizzazioni della zona nord, che non differisce molto da dichiarazioni di appartenenti ad altre regioni:
“L’organizzazione di resistenza civile della zona nord dello stato del Chiapas, il giorno di oggi, nella nostra seconda riunione regionale, ci siamo accordati per elaborare il presente documento con lo scopo di far conoscere gli argomenti che come popolo chiapaneco ci sono di guida nell’organizzazione di questa giusta lotta. Esigiamo da parte vostra tutto il rispetto che merita il documento. Le ragioni di questa resistenza civile sono generate da fatti reali causati dalle ingiustizie perpetrate dai governi federale e statale: non sono stati in grado di comprendere i sinceri reclami della popolazione di Yajalón e delle comunità circostanti dei distinti municipi coinvolti nella resistenza contro la CFE dello stato del Chiapas. Fra queste ragioni menzioniamo la mancanza di sensibilità da parte del governo, che ci ha portato a prendere un accordo definitivo e non pagare neanche un centesimo alla commissione federale di elettricità, fino a quando non si raggiunga una giusta soluzione a tutte le seguenti richieste:
Esigiamo
– la tariffa preferenziale o la quota fissa per tutto lo stato del Chiapas
– la cancellazione di tutti i debiti a partire dal 1994, a tutti quelli che aderiscono a questa lotta di resistenza civile
– il ritiro di tutti gli ordini di cattura e di carcerazione per tutti i prigionieri politici che si trovano ingiustamente incarcerati per aver partecipato a questa lotta: in specifico, Javier Torres Santis, Heriberto Lòpez Martìn, del municipio di Huixtla
– che la rete di distribuzione di tutte le comunità, sia eseguita con tutte le specifiche tecniche necessarie per avere una fornitura di energia elettrica di qualità per cui non si debbano subire i continui abbassamenti di tensione che danneggiano i nostri scarsi apparecchi elettrici
– che la CFE si impegni con un programma di progressiva elettrificazione di tutte le comunità che non usufruiscono di questo servizio
– che la commissione federale, oltre che rispettare tutte le richieste sopra indicate, sospenda immediatamente tutti i tagli di energia elettrica che coinvolgono la popolazione chiapaneca
– dal governo federale e dalla PGR in particolare, la sospensione di minacce dei corpi polizieschi e di spionaggio e la sospensione dell’esecuzione di tutti gli ordini di cattura che subisce chi partecipa a questa lotta
– dal governo statale e dalla PGJE in particolare, perché ordinino, a tutti i loro corpi polizieschi, di sospendere la partecipazione ai tagli di energia elettrica in modo da evitare tali atti di danneggiamento nei confronti della popolazione
– esigiamo dal governatore Pablo Salazar che compia le sue molteplici dichiarazioni e rispetti questa giusta lotta. Che smetta di schierarsi a lato della CFE, permettendo la attuazione, al limite della legge, dei tagli della luce e delle minacce alla popolazione.

Non un passo indietro
Con la repressione non c’è democrazia
No al PPP
Totale rispetto degli accordi di San Andres”

Perché queste comunità, nonostante le loro differenze politiche, sono tutte concordi nell’esigere il totale compimento degli accordi di San Andres?
Una donna del movimento di resistenza civile della zona Selva spiega:
“(…) perché negli accordi si dichiara che le risorse devono essere del popolo e quindi si dovrebbe organizzare una tavola di discussioni su questo. Perché il dialogo doveva svolgersi per tappe e una delle tappe più importanti era quella che veniva dopo il tavolo delle discussioni sulla democrazia: lì si doveva discutere la questione economica e più precisamente, anche i due impianti idroelettrici. Di tutto questo si doveva discutere e lì dovevamo intervenire anche noi, insieme all’EZLN.”
Aidé

Fra gli scandali di corruzione all’interno della CFE, il congresso discute delle nuove tariffe e, probabilmente per timore che il movimento si estenda maggiormente, dell’introduzione della tariffa preferenziale per lo stato del Chiapas.
Il Movimento di Resistenza Civile al Pagamento della Luce è un buon esempio di come la mobilitazione sociale è capace di frenare e di contrapporsi a politiche contrarie agli interessi del popolo. Speriamo che si possa andare oltre le richieste economiche e che tutta la popolazione in generale si mobiliti per fermare la privatizzazione di questa risorsa strategica, per fermare l’attuazione del PPP e le sue nefaste conseguenze: lo sgombero forzato, lo spoglio delle comunità, la maggiore repressione ai danni dei movimenti sociali e l’aumento delle tariffe delle bollette ai danni di tutta la popolazione messicana.

Per maggiori informazioni sul movimento di resistenza per la luce, e sulla situazione in Chiapas potete rivolgervi a :
Tierra Y Libertad gruppo di appoggio all’autonomia delle comunità zapatiste
g.tierraylibertad@libero.it
c/o coop. Alekos
via Plana 49 – Milano
tel. 02 39264592