rivista anarchica
anno 33 n. 289
aprile 2003


 

Un Robin Hood dei tempi moderni

La Storia ed i ricordi si intrecciano e si confondono lungo le pagine di questo romanzo (Bernard Thomas, Lucio, el anarquista irreductible, Barcellona, Ediciones B, 2001), per arrivare a scindersi in un unico splendido ed appassionante risultato. Lucio Urtubia, bandito popolare o anarchico rapinatore di banche, a seconda del punto di vista, truffatore che riuscì a mettere in ginocchio la First National CityBank, diventa suo malgrado un protagonista, l’eroe romantico di un romanzo dalle tinte appassionanti e vive, un Robin Hood dei tempi moderni.
Bernard Thomas, noto per una precedente biografia di Alexandre Jacob Jacob, recuerdos de un rebelde (Txalaparta, 1991) (1) e per il suo ruolo di capo redattore della rivista satirica Le Canard Enchaîné, viene investito dell’arduo compito di riuscire a mettere insieme gli infiniti pezzi di questa vita lunghissima e piena di avvenimenti e di incontri, cerca di mettere per iscritto una esistenza che sembra troppo piena e troppo intensa per poter essere riassunta fra le pagine di un libro. La sensazione è quella di una vita che trabocca, che troppe cose sono successe per poter essere riassunte in 400 velocissime pagine che finiscono in un momento, e che non ti permettono di staccare gli occhi neanche per un istante. Il risultato è affascinante, esula la sfera privata di un militante anarchico per arrivare a toccare ogni tipo di situazione, per incontrarsi con personaggi come Sabaté ed il Che Guevara, o eventi storici come la Guerra Civile Spagnola, l’esilio in Francia, la resistenza antifranchista, la resistenza popolare sudamericana e la rivoluzione cubana.
“Lucio, el anarquista irreductible” nasce nel 1931 in un paese della Navarra, circondato da carlisti, cattolici, e presto, per la vittoria del franchismo, da molto astio, a causa di un padre che nel 1936 era segretario della UGT. Furono proprio le parole del padre a far risvegliare in lui una coscienza politica diversa quando preso dalla disperazione per le ingiustizie di una società immobile e classista, oppressiva ed ingiusta disse: “Si tuviera que volver a comenzar, sería anarquista”. Le umili condizioni della sua famiglia, la condanna sociale che gli era stata inflitta per la sua povertà e per l’onta di provenire da una famiglia di rojos, lo spinsero in Francia, terra che per molti spagnoli, ignari dei campi di concentramento che li attendevano al confine, aveva voluto dire speranza e libertà.
È proprio in Francia dove Lucio mette in atto quanto fino a quel momento era stato solo in potenza, la sua fede politica nell’anarchia, che si palesa grazie all’incontro con Francisco Sabaté, El Quico, in quegli anni in piena attività militante contro il franchismo (se si volesse approfondire la storia di Francisco Sabaté si veda il libro di Antonio Téllez Solà, Sabaté: guerrilla urbana en España, Virus, Barcellona, 1992) (2).
E il Quico, si trasforma davanti agli occhi del novello Lazarillo, giovane muratore alle prime armi nel mondo dell’anarchia, in un modello, un eroe, un esempio da seguire e da cui imparare. Sarà lui a insegnargli che non è un delitto rubare ai ricchi per dare ai poveri, che non è un furto rapinare una banca, ma si tratta di un esproprio proletario rivoluzionario (“ladrones privados contra ladrones de Estado”). Grazie a El Quico, e alla mitragliatrice Thompson che ricevette da lui in eredità, Lucio diventa in pochi anni il più temuto truffatore, falsificatore di assegni, di traveller’s cheque, di passaporti per i compagni, di documenti, di soldi, diventa un rapinatore esperto e imprendibile, tutto per “los compañeros que tanto sufrían en los distintos frentes”.
Questo è il lato di Lucio che lascia maggiormente attoniti i lettori della biografia: tutto quello che questo militante ha fatto è stato sempre dedicato alla causa, all’internazionale libertaria e rivoluzionaria, non tenendo nulla per sé, che considerò sempre una fortuna essere nato povero, e che non si ritenne mai un mercenario, ma un semplice muratore, perché è il lavoro la base di una vera società libertaria.
L’agenzia AFP dichiarò nei giorni dell’uscita del libro che “Considerato come uno dei maggiori falsificatori del dopoguerra, il militante anarchico Lucio Urtubia ha accettato di raccontare la sua vita rocambolesca. Nel 1980 la polizia francese ricercava un temuto falsificatore che aveva sparso per tutto il mondo falsi traveller’s cheque. Fermò un sospetto, Lucio Urtubia, ma non riusciva a credere che l’uomo che aveva sfidato la più potente banca nordamericana era un semplice muratore che tutti i giorni si alzava per andare a lavorare”.
Fanno infatti quasi tenerezza le parole con cui Lucio spiega il perché di questa vita dedicata alla causa, i motivi di un impegno totale ed assoluto, e l’ennesima incomprensione verso un sistema giudiziario che lo portò per alcuni mesi in carcere per truffa: “Me trataron de deshonesto, pero yo les dije muy claro: los ladrones son los bancos; nosotros, lo único que tratamos de hacer es restablecer un poco el equilibrio”.
Oggi Lucio continua a lavorare in Francia come muratore, costretto dalla legge a non falsificare più ha deciso di aiutare la causa occupando edifici abbandonati, ristrutturarli e dedicarli a chi ne ha bisogno. Sostiene di non avere bisogno dello Stato, e d’altronde dopo aver ascoltato Louis Joinet, numero due della Magistratura francese dire “¡Lucio representa más o menos todo lo que yo hubiera querido ser!” qualche dubbio viene anche a noi.

Arianna Fiore

note redazionali:

1. Esiste una versione italiana di questo libro: Bernard Thomas, Jacob Alexandre Marius, detto Escande, detto Attila, detto Georges, detto Bonnet, detto Féron, detto Duro a morire, detto il Ladro, Catania, Centolibri, 1985.
2. Anche di questo libro esiste una versione italiana: Antonio Tellez, Guerriglia urbana in Spagna – Sabate, Ragusa, La Fiaccola, 1972.