rivista anarchica
anno 34 n. 304
dicembre 2004 - gennaio 2005


popolo in cucina

Una giornata per la cucina sociale
di Giorgio Sacchetti

Cronaca del 31 ottobre, tra relazioni e cappelletti.

 

Divin porcello per incominciare, grana di vacca rossa, lambrusco e aceto balsamico, gnocco fritto, erbe estinte ed erbazzone, liquori proletari in attesa del Sol dell’Avvenir... È piaciuto il logo per il convegno, ideato e disegnato da Pablo Echaurren, riprodotto in un manifesto che ormai tutti stanno cercando per farne l’icona nuova di un socialismo antico.
Già il programma intenso e coinvolgente della giornata, dedicata a “Le cucine del popolo/La rivoluzione a tavola”, aveva creato grandi aspettative che certo non sono andate deluse. Le idee di base per la discussione – fra convivio popolare, gastronomia storica, assaggi naturali, relazioni scientifiche e performance artistiche dove le parti ‘teorica’ e ‘pratica’ si sono dimostrate inscindibili – sono state quelle della Cuoca rosso-nera, fautrice del ritorno alla tavola proletaria ingiustamente sacrificata “sull’altare del perbenismo e della concertazione alimentare”, e la proposta De. Co. (le Denominazioni Comunali) di Luigi Veronelli, sostenitore entusiasta dell’iniziativa ma assente per motivi di salute (auguri Maestro!).
E si è parlato della “locanda itinerante” di Aurelio Chessa, mitico custode delle preziose carte dell’Archivio Berneri che ora ha sede a Reggio, delle osterie senza oste, dei minatori del Valdarno in sciopero per la mortadella e della cucina sociale della Via Emilia, della cucina delle avanguardie artistiche, dei cibi resistenti dei partigiani, di lambrusco e delle origini della vecchia Casa del popolo di Massenzatico.

Mattinata: esposizioni e comunicazioni di produttori eno-gastronomici con assaggi

La prima conclusione è… che intanto la storia non finisce qui. In effetti l’argomento della socialità operaia otto/novecentesca, e gli insegnamenti che se ne possono trarre oggi, nonché il rapporto fra cibo e movimenti di auto-emancipazione, rappresentano formidabili strumenti di comprensione e interpretazione dell’attuale contesto politico mondiale. Si parla così di un futuro convegno internazionale, della creazione di uno specifico centro studi, della valorizzazione degli interventi al convegno con la pubblicazione degli atti.
Gianandrea Ferrari ci ha intanto fornito i numeri della giornata. Cinquanta compagne/i della FAI reggiana e dell’Area libertaria sono stati attivamente coinvolti nel grande lavoro dei preparativi, durato ben 15 giorni.
Dodici le cuoche che, dimostrando un alto livello professionale, si sono impegnate nella preparazione del Veglionissimo Rosso con un menu ripreso da un’omologa festa socialista del 1903.
Alla fine, commosse, hanno incassato il ‘premio’: un’autentica ovazione dei 350 commensali presenti.
L’evento ha avuto una copertura mediatica eccezionale ed un successo di partecipazione oltre le previsioni.
Nel corso della giornata circa un migliaio di persone hanno visitato l’esposizione di produzioni eno-gastronomiche, oppure hanno seguito il convegno.
Purtroppo ben 500 richieste di partecipazione non sono state esaudite a causa del veloce esaurimento dei posti in prenotazione. Sono state bevute 600 bottiglie di lambrusco, consumati 40 chili di cappelletti, un quintale di torte, un quintale fra gallina e manzo per i bolliti, si sono vendute 150 punte di grana fra vacca rossa e normale, ecc… Come promesso alla fine tutti a casa, al canto dell’Internazionale “futura umanità”, e di “Figli dell’officina”.

Giorgio Sacchetti