Voce di donna ha l'anarchia
Esce per stella*nera (era originariamente allegato all'ultimo numero di Aparte) un cd assai particolare e “controcorrente”. Sta con i piedi nel passato e gli occhi bene aperti sull'oggi e sul futuro, ed offre musica non facilmente commestibile o consumabile: il suo nome è Voce di donna ha l'anarchia e si intuisce facilmente come una raccolta di canti anarchici e libertari.
Qui dentro ce ne sono venti, noti e meno noti, storici e recenti, tutti interpretati da donne: è questo un progetto fortemente voluto da Fabio Santin, animatore della rivista libertaria veneziana Aparte e di mille altre iniziative anarchiche, che l'ha inteso dedicare al ricordo caro della nostra ma soprattutto sua compagna Marina Padovese.
Marina Padovese Con l'aiuto (comunque piuttosto marginale) di Rino De Michele e del sottoscritto, Fabio ha raccolto numerosi contributi inediti nonché alcune registrazioni storiche: l'anarchia e la rivoluzione raccontate da queste donne sono una specie di filo di lana nero e rosso che si dipana tra il 1968 e il 2005 senza sfilacciarsi né interrompersi mai.
È così che possiamo riascoltare in apertura, per gentile concessione di Antonella de Palma della Società di Mutuo Soccorso “Ernesto De Martino” depositaria del nastro orginale, la bella voce di Luisa Ronchini in quel “Canto dei malfattori” che aveva imparato trascrivendolo pochi anni prima da Armando Borghi (della viva voce del quale viene riportato in coda a questo cd proprio un frammento degli appunti magnetici di Luisa, raccolto nel 1964).
Scomparsa nell'estate del 2001 dopo una lunga malattia, nei primi anni Sessanta la giovane Luisa, bergamasca di nascita ma veneziana d'animo e respiro, aveva iniziato a frequentare alcuni anarchici veneziani del giro della libreria e galleria d'arte Internazionale, i quali la spinsero allo studio della chitarra. Divenne in breve un'appassionata ricercatrice del patrimonio musicale folkloristico lagunare, e diede presto vita assieme a Gualtiero Bertelli e ad Alberto d'Amico al Canzoniere Popolare Veneto, ancor oggi considerata una delle più alte e rappresentative formazioni del nostro folk. La ricordo in piazza, la Luisa, nelle assemblee, a voce sempre alta in calle in mezzo alla gente: imbracciava la chitarra come un'arma davanti ai cancelli delle fabbriche a Porto Marghera, nelle assemblee roventi delle scuole superiori, agli sfratti esecutivi, ai raduni contro l'EXPO a Venezia, ma quella stessa chitarra/fucile la sapeva improvvisamente trasformare in carillon di miele dolce per le ninne nanne dei bambini. Con ogni probabilità, senza il suo amore sarebbe andata perduta o dimenticata una parte importante del canto popolare veneziano e lagunare.
Un'altra presenza importante dell'etnostoriografia musicale nazionale è quella di Caterina Bueno: oltre quarant'anni di viaggio sulle strade secondarie e gli sterrati toscani a caccia di stornelli e vecchie strofe, per arrivare alla gente delle osterie nelle piazze di paesi troppo piccoli e troppo poveri per essere nominati sulle carte del touring club.
Nel cd sono raccolte tre sue interpretazioni. Le registrazioni de “L'interrogatorio di Caserio” e “Battan l'otto” sono state fatte chissà dove, chissà quando e chissà con chi: sono state recuperate da vecchie audiocassette non etichettate che rischiavano d'andar perdute. Meno male che non sono finite nella pattumiera del silenzio, perché sono terribilmente vive. Tra le pieghe della voce senza tempo di Caterina s'intravedono le facce degli scioperanti che indossano a mo' di maschera senza carnevale la polvere di miniera, ed il sangue di Sante Caserio, ghigliottinato in piazza a ventun anni per aver pugnalato a morte l'autorità che non gli aveva concesso alcuna scelta che la miseria. Nel cd è anche presente una bella registrazione degli “Stornelli d'esilio” di Pietro Gori, cantata in uno spettacolo recente da Caterina Bueno e dal pubblico tutto.
Altra voce storica delle manifestazioni anarchiche degli anni Settanta è quella di Paola Nicolazzi, che ha contribuito al cd con tre interpretazioni: il “Galeone” da lei musicato su un testo scritto dall'irriducibile antifascista Belgrado Pedrini, “Colonialismo” (una canzone di Gualtiero Bertelli, qui ricostruita grazie a Nando Staurini da un vecchio vinile edito dal circolo culturale anarchico di Carrara nell'aprile 1974) e un “Canto a Caserio” registrato amatorialmente nell'ottobre 1975 al Teatro Uomo di Milano. Era questo un concerto a sostegno di A/Rivista Anarchica, in occasione del quale Paola ed il figlio Roberto, che da sempre l'accompagna alla chitarra, vennero raggiunti sul palco per “Addio a Lugano” da Giorgio Gaber e Francesco de Gregori.
Il cd prosegue la sua corsa: sono quelle di Sandra Mangini e Giuseppina Casarin le voci che ora si alternano e si intrecciano in una serie di interpretazioni di canti anarchici e libertari, alcuni storici come “Amore ribelle”, “Le quattro stagioni”, “Addio a Lugano” e “Già allo sguardo” che risalgono all'ultimo Ottocento, altri contemporanei come il “Disertore” di Boris Vian (qui offerto nella celebre traduzione italiana di Ivano Fossati) e la “Canzone del Maggio” di Fabrizio de André.
Sandra Mangini è attivissima in teatro, un repertorio ricco che va da Carlo Goldoni ad Anton Cechov per giungere ai suoi recenti allestimenti sui popoli migranti, la resistenza, la civiltà contadina ed i racconti di filanda. Ultima allieva di Luisa Ronchini, Giuseppina Casarin ne ha raccolto l'eredità e l'impegno. Le canzoni di Sandra e Giuseppina sono state registrate dal vivo al Fuoriposto di Mestre, un piccolo spazio indipendente tenuto aperto con tenacia e più d'un pizzico di incoscienza e temerarietà.
Il cd a questo punto “volta pagina”: le voci sono quelle di Isa e Lalli, che offrono quattro canzoni in cui libertà ed anarchia hanno gli occhi dell'oggi.
Isa muove i suoi primi passi musicali in Francia, finché la sua voce giunge alle orecchie di Amilcare Rambaldi, anima del premio Tenco. Ha pubblicato un paio d'anni or sono il suo album di debutto “Disoriente”, un viaggio tutto femminile in compagnia di sirene e streghe, un po' per nave e un po' in mongolfiera, con mille fogli sottobraccio e mille libri e mille canzoni a rimbombare in testa. Occhi che sembrano rubati a un quadro importante, Isa canta qui una “Canzone di Leila” scritta da Michael Buhler e tradotta da Alessio Lega, e una dolcissima “Liberamente” tutta del suo sacco.
Lalli è stata spesso ospite in queste pagine, sin dai tempi di Franti e degli esperimenti folk/punk, fino alle improvvisazioni di Environs e alle ballate rock di Ishi. In questo cd sono raccolte due sue canzoni, già note e precedentemente edite ma qui offerte entrambe in versioni inedite. Una è “Mostar”, originariamente presente sul suo primo album da solista “Tempo di vento”, qui riarrangiata tra Torino e Cardiff con l'apporto del chitarrista (e polistrumentista) gallese Dylan Fowler e del sax desertico di Stefano Giaccone. Poi, una canzone di Franti “Questa è l'ora”, in una versione recentemente (…e fortunosamente) ritrovata in coda alle bobine delle sessions del primo album degli Orsi Lucille.
Nel cd c'è anche posto per la voce curiosa e sbeffeggiante di Paola Brolati, che ben conosciamo come attrice e cabarettista ospite a molte nostre feste, e ora ritroviamo come cantante alle prese col “Rivoluzzaio” di Erich Musham, corrosivo ritratto in rima dei rivoluzionari a metà, canzone che tracima nel coro spontaneo di “Nero nero”, canto veneziano della mala.
Il cd è confezionato in un libretto di 48 pagine in cui sono riportati tutti i testi e numerose foto e note informative, più interventi scritti di Paola Nicolazzi, Alessio Lega, Chiara Gazzola, Gualtiero Bertelli ed altri. Difficilmente riconducibile a una qualche logica commerciale, come dicevo proprio all'inizio questo è un cd “invendibile” perché pensato e fatto a tutt'altro scopo: per ricordare una nostra cara amica, e celebrare con lei le nostre compagne di ribellione e di sogno.
Marco Pandin
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