rivista anarchica
anno 37 n. 331
dicembre 2007 - gennaio 2008



a cura di Marco Pandin

 

Non posso riposare

Imola – “Vino rosso, ovviamente, e buon cibo e tanta musica alla festa degli anarchici”. Così hanno titolato i giornali locali per raccontare il 25 aprile libertario e antifascista organizzato dai Gruppi Anarchici Imolesi e dal Circolo Culturale Autogestito Peacemaker. E in effetti vino rosso, buon cibo e ottima musica non sono affatto mancati in questa giornata... [da Umanità Nova, 6.5.2007].

Questa è l’immagine che appare sulla copertina del cd.
Si tratta di un’elaborazione grafica di Maria Tuliano

Questa storia ha molti inizi, sparsi indietro nel tempo. Non ce la faccio a raccontarli tutti, contemporaneamente: ne scrivo qui, brevemente, solo uno o due.
Uno è una telefonata: all’inizio dell’estate scorsa un bel giorno mi chiama Roberto Bartoli per un nuovo progetto a cui sta lavorando assieme a Paola Sabbatani, una musicista, cantante e attrice faentina. Poco prima, il 25 aprile, c’era stata una manifestazione anarchica ad Imola e un loro concerto, e…
Non gli do neanche la possibilità di accennarmi ai particolari (ho collaborato nel 2004 alla realizzazione, con la rivista Aparte, di un suo precedente lavoro “Anche se solo un miraggio…“, un’esperienza davvero positiva ed appagante) e gli dico subito che certo, vorrei esserci in mezzo, mi piacerebbe dare una mano. Ci sono, ecco. Un sì incondizionato: conosco bene Roberto, abbiamo amici e compagni comuni, l’ho incontrato e visto/sentito suonare più volte, non conosco Paola ma a questo si può rimediare. So comunque cosa aspettarmi: come minimo sarebbe andata bene come l’altra volta, con un po’ di fortuna magari sarebbe andata anche meglio.
Paola Sabbatani è una che ha iniziato a cantare in strada accompagnandosi coi bassi della fisarmonica, un’offerta semplice di canzoni popolari d’una volta, la voce che sa di pane e odora di frutta estiva, voce che via via s’è fatta sempre più personale e colorata e forte.
Tanto per dare un’idea degli intrecci, Paola ha curato per anni le musiche degli allestimenti del Teatro Due Mondi di Faenza ed ha fatto anche parte della Pneumatica Emiliano Romagnola assieme a Stefano Zuffi del Canzoniere delle Lame; è uscito di recente il suo album da solista “Vite andate”, arrangiato da Stefano Fariselli ed in cui suonano tra gli altri anche Roberto Bartoli, Patrizio Fariselli e Stefano Delvecchio dei Bevano Est.
Roberto Bartoli, contrabbassista eccellente, ha solida formazione classica e jazz ma riesce meravigliosamente a evadere dalle gabbie dei generi espressivi e delle classificazioni frettolose imprimendo voce caratterizzante al suo strumento: uno stile personale e multicolore il suo, che attraversa mille luoghi e mille spazi senza mai abbandonare le radici, anzi rinnovandole come in una primavera senza fine.
Con Paola, Roberto, Tommaso Marabini, Claudio Mazzolani e altri compagni imolesi ci si è incontrati a fine luglio, un fitto scambio di posta e telefonate finché un paio di settimane fa mi ritrovo a ricevere un pacchetto e a correre ad ascoltare queste registrazioni, trasformate nel frattempo nel cd “Non posso riposare”. Non c’è niente da fare, il destino riserva sempre delle sorprese. E stavolta la sorpresa per me è stata grande, enorme, una sorpresa bella, bellissima. Canzoni vive, pulsanti, date ufficialmente per morte e sepolte e che invece...

Paola Sabbatani e Roberto Bartoli
in un disegno di Daniele Reviati

Per trovare un altro inizio di questa storia bisogna cercare in quel 25 aprile che Roberto Bartoli, nella sua telefonata di inizio estate, aveva appena cominciato a raccontarmi. Eppure questo non è l’unico passo indietro che bisogna fare: “Per raccontare che cos’è una lotta sociale bisogna tornare indietro, per riuscire a raccontare quello che è la realtà anche oggi” – così Claudio Mazzolani nel filmato, senza la sua testardaggine “Non posso riposare” sarebbe certamente diverso o probabilmente ...non sarebbe: “La cosa straordinaria è che tutte le persone che erano lì al concerto sono rimaste colpite in una maniera incredibile, oserei dire quasi fino alla commozione. Non ci abbiamo pensato sopra neanche per un secondo. Quelle belle sensazioni di quel 25 aprile: perché dovevano essere perse?”.
Un altro inizio, anzi altri inizi ancora (e non solo: qui ci sono altri intrecci, altre storie, correnti sotterranee che abbracciano e trasportano altrove) si possono ritrovare in “Non possono riposare”, il filmato/dvd che viaggia a braccetto con il cd e che parte raccontandone qualche frammento per poi mostrare immagini che il suono e la voce da soli non descrivono. Una specie di documentario tra virgolette, realizzato da Mauro Bartoli e Giangiacomo De Stefano, alla fine del quale si avverte la sensazione urgente che bisogna far qualcosa, che bisogna muoversi e partecipare perché il discorso non si interrompa.
Chiamare questo “un cd e basta” è profondamente ingiusto e riduttivo, perché qui dentro, dentro alle motivazioni che reggono il tutto, dentro a questi cerchietti di plastica dall’anima digitale, assieme alla musica e alle immagini sono racchiuse delle convinzioni, delle speranze. Tutto il contrario del folklore immaginario televisivo: qui si parla e si canta innanzitutto di gente come me e come te. Di ragazzi che hanno vent’anni, di gente che ha passato vent’anni chiusa in un buco con le inferriate alla finestra. Una serie lunga di presenze, ciascuna canzone un ritratto forte: dal canto d’amore per una donna scomparsa alla folla che chiede pane vittima della violenza armata, dalla solitudine del carcere alla tristezza di un giovane disoccupato che si trasforma lentamente e inesorabilmente in disperazione. I luoghi sono campi, piazze di paese, prigioni, la riva del mare, una casa d’esilio. Aria che si conosce, voci familiari, gesti e facce che si conoscono, specchi dell’anima. Un passato che ritorna, anzi che sembra non si sia mai mosso dalla porta di casa.

“Questi brani hanno un contenuto molto forte, tutti” – spiega Roberto Bartoli – “proprio perché ripropongono dei valori che sono la solidarietà, la fratellanza universale, l’antimilitarismo, il “contro le guerre”, il socialismo delle origini che diceva tutti i diritti uguali per tutti gli uomini. Riproporre questi antichi e fondamentali valori ci sembra un’operazione per nulla banale, per nulla scontata”.
“Questi brani” – dice Paola Sabbatani – “è come se dicessero: noi non possiamo smettere di essere cantati e di essere suonati perché siamo nati per delle esigenze che sono state disattese. C’è ancora tanto bisogno di denunciare e di cantare. Secondo me queste canzoni sono ancora in grado di commuovere”.
“Non posso riposare” è prendere in mano una dozzina di canzoni e accarezzarle con rispetto come fossero dei fiori, così che si schiudano: certo così non si cambia faccia alla Storia, ma la si riesce a sorprendere in un’espressione nascosta, quasi privata, distante da quel ritratto ufficiale esposto nelle sale del potere. Un ritratto sopra il quale Paola e Roberto, che hanno significativamente dedicato questo loro lavoro a Caterina Bueno, non hanno scarabocchiato i baffi ma recato un danno ben maggiore: hanno cambiato quel ghigno in un sacrilego sorriso che sarà ben difficile lavare via.

Marco Pandin
stella_nera@tin.it

Paola Sabbatani e Roberto Bartoli
“Non posso riposare”
Canti di lotta, di lavoro, d’amore

Son cieco
Il galeone
Dimmi bel giovane
Todo cambia
O Gorizia tu sei maledetta
Bella ciao
Non potho reposare
Il feroce monarchico Bava
Le quattro stagioni
Nina
Veni l’amori meu
Quando l’anarchia verrà

Il cd è co-prodotto da Editrice Bruno Alpini e stella*nera.
Al cd è allegato il dvd “Non possono riposare”, di Mauro Bartoli e Giangiacomo De Stefano, co-prodotto da Editrice Bruno Alpini e Va.C.A. Vari Cervelli Associati.

Una copia cd+dvd: 15,00 euro.

Indirizzare le richieste a: stella_nera@tin.it e/o aparte@virgilio.it.