Esattamente 37 anni fa, nel febbraio 1971, esce il primo numero di “A”. Formato “lenzuolo”, 16 pagine in bianco/nero, riporta in copertina una definizione originale e ironica del governo scritta un secolo prima dal filosofo francese Pierre-Joseph Proudhon.
A pagina 2, la penna di Roberto Ambrosoli propone la prima vignetta di Anarchik. Sempre a pag. 2 compare la dichiarazione del radicale Marcello Baraghini che spiega le ragioni per cui accetta di assumere la direzione responsabile di “A”. E a Marcello, che ancora oggi è attivo nel difficile mondo dell’editoria alternativa, rinnoviamo qui il nostro grazie per quel primo periodo di disponibilità legale.
Il primo articolo è di Guido Montana e si intitola “Le tesi del manifesto” Un manifesto imbroglio. Si comincia così con un saggio approfondito e polemico con il gruppo in quel momento più rilevante della nuova galassia marxista a sinistra del Partito Comunista.
Sempre il padre di Anarchik, sotto pseudonimo (R. Brosio) , dedica un lungo scritto (Torino come Chicago?) al problema della criminalità e dell’insicurezza sociale nella sua città. Per tanti aspetti, sembra scritto oggi.
Da Milano un servizio prevalentemente fotografico sugli scontri con la polizia nel primo anniversario sulla strage di Stato. Da Trento Alberto Toninello racconta la storia del locale gruppo anarchico, tra Vandea trentina e facoltà di Sociologia.
La strage di Stato rispunta nella bella intervista alla zia Rachele, la mitica zia di Pietro Valpreda, allora detenuto con l’accusa di essere il principale autore della strage, avvenuta poco più di un anno fa. Si è in piena campagna di controinformazione. “A” nasce proprio nell’ambito del Circolo anarchico “Ponte della Ghisolfa”, di cui ha fatto parte anche il ferroviere Giuseppe Pinelli, volato dal 4° piano della questura nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969.
Pinelli è ricordato anche da una testimonianza di Amedeo Bertolo (nom de plume A. Di Solata) che riferisce delle reazioni alla notizia da parte dei poliziotti di un commissariato di periferia. E ancora la vicenda di Pinelli fa da sfondo al secondo intervento fumettistico di Ambrosoli, protagonista sempre Anarchik.
Interessante l’attenzione dedicata a questioni contrattual-salaruali e un’intervento di una maestra elementare con presa di posizione cotro le “classi differenziali”, allora sostenute anche da settori della pedagogia “progressista”.
Luciano Lanza (nome de plume Emilio Cipriano) fin dal primo numero si dedica a questioni economiche. Titolo e sottotitolo chiariscono bene: Compagno sfruttatore (Il P.C.I. contende al Vaticano il primato della speculazione).
Chiudono il numero una ventina di “Cronache sovversive”, dalla radio anarchica in Russia all’editoria libertaria in Giappone, dalla lotta per la casa a Milano ai sindacati messicani.
Curiosa l’assenza di un qualchessia editoriale o articolo programmatico sul senso di questa nuova rivista. L’importante, comunque, è che questo nuovo progetto editoriale sia decollato.