rivista anarchica
anno 37 n. 335
maggio 2008


l’angolo della poesia


La bella ignoranza

Le cento parole edificano padroni
futuri radiosi e alquanto vanitosi
la cui differenza – mi si consenta –
fra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni
riconosci subito dall’alitosi
di un pensar stracco e con l’artrosi.
Della chiarezza, la cui scipita saggezza
pesa più del tanfo di schifezza
lasciata ai margini in tutta fretta,
fanno sfoggio con lingua perfetta
giudici, politici, preti, giornalisti
complici d’intrighi oscuri, mai visti.
A un bel dire quel don Milani
che insegnava fiducia nel domani
di una scuola popolare per parlare
un linguaggio semplice, elementare,
un metodo facile, essenziale,
nel fornir ragioni ai proletari.
L’ignoranza è alquanto grama
e certo non facilità chi la fama
di indigente più del suo niente
lo costringe il vuoto nella mente.
Ma forma peggiore e assai vana
dar voce a lingua strana… lontana.
Che a saper dovute le parole
si diventa senz’altro professore
e più ancora vero competente
delle attese di sì misera gente.
Basta solo che almen risponda
alle domande messe in onda.
Perché il troppo arzigogolare
con parole vere può far male
se la pratica guida a ricordare
la bella ignoranza ancestrale
quando semplice, persino chiaro,
ridere in faccia al dotto somaro.
Di questi tempi tutto ha prezzo esagerato.
Perciò, giusto il parco disprezzo va dosato
sì grande il numero di bisognosi.
Noi, alfine, siam tanto generosi
e parola sola dobbiam pur dirla.
Merito loro va dato:
d’esser semplicemente dei pirla!

Jules Èlysard


Chirrisco

Al ritorno dalla risaia, Rogelio
è curvo, scalcia una lattina vuota
mentre riflette
e non si cura delle zanzare..

“...quell’idiota di indio...
non berrò più in sua compagnia...
ogni volta fa il pazzo...
se non c’ero io, ieri,
avrebbe accoltellato la povera Indira...”

Ancora un altro giorno,
un altro dollaro e cinquanta.
La bottiglia è nascosta bene e lo attende.

Rogelio ripensa al pastore anabattista,
alla sua predica sui vizi. Che ne sa il pastore?

Seppure è un poco sordo,
dalla sua radiolina
un vecchio calipso
gli farà ripensare a Milagros
che scaldava la zuppa al suo arrivo.

Fra un po’ non ci sarà più niente.
Uscirà dalla chosa
e andrà a giocare
(con la bottiglia)
a nascondere la luna.

Roberto Minardi